Tarocchi: significato iconologico e storia dell’arte

La parola “tarocchi” oggi evoca subito un orizzonte magico ed esoterico. Eppure, questi mazzi di carte sono molto più di questo e hanno tanto da raccontare. In questo articolo analizziamo, in particolare, il loro valore storico-artistico, con riferimenti iconografici che permettono una loro miglior comprensione in qualità di manufatto culturale.

Tarocchi: cosa sono?

Innanzitutto, cosa sono i tarocchi? Si tratta di carte molto simili a quelle da gioco tradizionali, come le carte francesi o le carte napoletane. Anzi, nei mazzi di tarocchi più diffusi ne troviamo una parte identica a quelle del mazzo napoletano (come vedremo in seguito). Tuttavia, oggi i tarocchi sono perlopiù usati, o quantomeno associati, alla divinazione. Cioè, sono considerati uno strumento per la lettura della vita e del destino di una persona (“il consultante“), del suo passato, presente e futuro, da parte di chi lo usa come strumento per tale funzione (“il cartomante“).

In realtà, come descrivono diversi studiosi sulla base di documenti storici, sembra certo che la loro funzione divinatoria fa la sua comparsa solo in un secondo momento, nel 1600 e poi in maniera maggiore nel 1700. Invece, i tarocchi risalgono ai primi decenni del 1400. Infatti, la loro origine è ancora oggi oggetto di dibattito: chi li considera importati in Europa in un secondo momento dalla Cina, o dall’India, o dalle regioni arabe. Inoltre, anche sulla data di nascita sono sorte varie teorie, come chi la retrodata all’Antico Egitto.

Ma c’è anche chi sostiene che si tratta di un prodotto europeo, in particolare della penisola italica. Quale che sia l’origine, di certo i tarocchi che oggi conosciamo sono frutto evidente della cultura tardo medievale e rinascimentale occidentale. In effetti, la storia dei tarocchi è di difficile ricostruzione anche per la presenza di mazzi differenti. Questa varietà, favorita dalla frammentazione politica e culturale dell’Italia di quei secoli, è forse anche prova di un gusto diverso tra le varie genti che li usavano per giocarci, dagli aristocratici al volgo. Tuttavia questo, anziché un problema, costituisce dal punto di vista artistico un arricchimento, in quanto mostra la creatività insita nei tarocchi.

Le carte dei tarocchi: lame maggiori e minori, Il Matto

Dunque, il mazzo “standard”, quello oggi considerato classico, è costituito da 78 carte, definite anche “lame”. Di queste, 56 sono oggi note come “lame minori” e la maggior parte sono uguali a quelle del mazzo delle carte napoletane: possiedono i 4 semi di bastoni, coppe, denari, e spade. Tuttavia, oltre alle carte numerate da 1 a 7 per seme, e le figure di re, cavaliere e fante sempre per seme, abbiamo anche 4 carte raffiguranti le 4 regine. Si aggiungono altre 12 carte con 3 numeri per seme, dal numero 8 al numero 10.

Tarocchi
Fonte immagine: Wikipedia.org

Meno facile la sintesi delle carte restanti, che sono 22, note come “lame maggiori“. Infatti, queste non fanno parte di uno o più semi e costituiscono degli unicum, personaggi o circostanze ben definiti. Però anche queste carte, nei mazzi odierni, possiedono un ordine preciso. Infatti, in genere possiedono una numerazione che va da 1 a 21. Così, resta esclusa una carta considerata la lama zero. Cioè, la carta del matto. In effetti, se è vero che i tarocchi erano in origine carte da gioco, è possibile che Il Matto avesse la stessa funzione della carta del joker delle carte francesi.

Tuttavia, Il Matto come carta zero diviene rappresentazione della follia e della confusione, lo slancio creativo da cui tutto trae origine. Così, essa apre il mazzo dei tarocchi, che risulta uno schema ordinato per la comprensione del mondo, una rappresentazione simbolica di tutto ciò che esiste. Tutte le rappresentazioni del Matto appartengono a due tipologie: lo straccione vagabondo e il giullare. In effetti, quest’ultima rende la carta ancora più vicina a quella del joker. Ma le sue illustrazioni diverse nelle carte realizzate già dal 1400 risultano particolarmente interessanti perché ci rivelano gli abiti e l’aspetto che i giullari possiedono in quei secoli.

Le lame maggiori e la cultura medievale: Dante, Petrarca, Giotto.

Innanzitutto, la lame maggiori possiedono anche il nome di trionfi e la numero 1 rappresenta il mago. Seguono 4 carte accoppiate per genere: La Papessa, L’Imperatrice, L’Imperatore, Il Papa. Come la carta della Papessa, cioè una donna nel ruolo di Papa, lascia presagire, le figure non vanno considerate in qualità di documenti storici. Del resto, se queste carte servivano come strumenti di gioco, tale ruolo non era loro richiesto.

Poi, nelle carte restanti, vengono rappresentati virtù (La Temperanza, La Fortezza, La Giustizia) astri (Il Sole, La Luna, Le Stelle, Il Mondo) e cose (La Ruota, Il Carro, La Torre), in una miscela di elementi materiali e spirituali. Dipoi, troviamo altri personaggi (L’Eremita, L’Appeso, Il Diavolo, La Morte, Gli Amanti, L’Angelo) interpretati perlopiù come varie condizioni del vissuto. Insomma, i tarocchi attingono a quell’immaginario fantastico tipico del Medioevo, rintracciabile anche nelle opere più famose come la Divina Commedia. Inoltre, va ricordato che Petrarca scrive I Trionfi, un poema allegorico diviso in dodici capitoli, I Trionfi appunto, che consentono un accostamento con una parte delle lame dei tarocchi.

Accanto a queste opere letterarie, bisogna ricordare gli affreschi di Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova. Qui, tra le varie scene sacre, troviamo rappresentazioni di vizi e virtù in sintonia con le raffigurazioni presenti su diverse carte dei tarocchi.

I mazzi più famosi del periodo Rinascimentale

Dei tarocchi sono esistite versioni differenti. Molte di queste non ci sono pervenute o lo sono solo in parte. Tuttavia, sappiamo che la produzione era molto diffusa e che anche diversi aristocratici hanno richiesto a degli artisti la produzione di mazzi specifici.

Innanzitutto, abbiamo il mazzo Visconti-Sforza. Come il nome suggerisce, è realizzato alla corte dei duchi di Milano e si ipotizza che alcuni personaggi sulle carte sono membri delle due famiglie. Di esso abbiamo oggi carte appartenute a tre mazzi diversi e gli esemplari “doppioni” di questi mazzi consentono di verificare quanto le carte risultino diverse tra loro. Infatti, parliamo sempre di prodotti artigianali, differenti per materiali e manodopera.

Poi, abbiamo i tarocchi di Marsiglia e quelli di Besançon, che anche se diffusi in queste regioni della Francia hanno con probabilità un’altra origine. Si tratta forse di mazzi di origine tedesca o italica. Infatti, sembra che quelli marsigliesi provengono proprio dal ducato di Milano che la Francia sottomette, per poi importarvi, dal 1700, i suoi tarocchi. Questo mazzo è anche nominato nel romanzo di Calvino Il Castello dei Destini incrociati.

Ancora, in Piemonte si diffonde un mazzo molto simile a quello di Marsiglia, ma con la presenza di numeri arabi al posto di quelli romani. Invece, a Firenze dal 1400 si diffondono Le Minchiate, note anche come Germini, corruzione di gemini, in quanto il mazzo contempla la presenza di lame con raffigurati i segni zodiacali, incluso quello dei gemelli. Anche questo tipo di mazzo si diffonde in Francia e Germania.

Nello stesso periodo, nel Centro Italia troviamo il Tarocchino bolognese, un mazzo che, come le carte francesi, propone figure tagliate al centro e con una sagoma doppia e speculare. Invece, in Sicilia prende piede un’ulteriore variante prodotta ancora oggi e usata per giocare.

Caratteristiche simboliche dei tarocchi

Cosa conferisce significato simbolico ai tarocchi? Se rimaniamo nel campo della storia dell’arte, è possibile un’indagine di tipo iconografico, l’osservazione accurata di ciò che illustra ogni singola carta. Infatti, se riconosciamo determinate figure è proprio in base alle loro caratteristiche. Anche se di alcune sembra più facile l’identificazione (l’Imperatore ha lo scettro e la corona, La Morte la falce), meno immediata lo è per altre, più popolari nella cultura medievale e rinascimentale e meno nella nostra. Questo il caso, ad esempio, delle virtù.

Infatti, le virtù, di cui danno una definizione già i filosofi nell’antichità a partire da Platone fino a Tommaso d’Aquino, trovano ora una loro rappresentazione. Così, queste qualità dell’uomo hanno le fattezze di donne ben vestite e dal volto ora sereno, ora severo, ora fiero. La Fortezza, capacità di resistenza alle avversità e coraggio, apre le fauci di un leone, oppure sorregge o spezza una colonna, oppure impugna una clava, o tutte queste cose insieme. Invece, La Giustizia perlopiù regge in una mano una bilancia e in un’altra una spada, simboli classici del potere che agisce in modo equo e severo quando necessario. Infine, La Temperanza possiede due anfore e versa il liquido dell’una nell’altra senza che una sola goccia cada al suolo. Infatti, essa simboleggia la costanza, che richiede pazienza e disciplina, nel raggiungimento di un risultato tramite un lavoro ben compiuto.

Dunque, le virtù sono un esempio dell’attenzione da prestare agli attributi dei personaggi, cioè gli oggetti con cui sono raffigurati. Tuttavia, accanto a ciò vi sono altre caratteristiche. Cioè, se un personaggio è fermo o in movimento, seduto o in piedi, diretto verso l’alto o verso il basso, da solo o con altri. Tutti questi particolari erano scelti dagli artigiani che fabbricavano i tarocchi con attenzione per la buona riuscita dell’immagine.

Cosa significa “tarocchi”?

Ma da dove proviene il nome “tarocco”? In effetti, anche su ciò gli studiosi avanzano diverse ipotesi, che almeno per ora restano tali. Infatti, già nel 1500 gli studiosi che provano a giustificarlo brancolano nel buio. Oggi il Prof. Andrea Vitali suggerisce un’origine dalla parola barocco, già presente nel Medioevo, anche se, come è ovvio, non indicante lo stile artistico del 1600, quanto il significato di “follia“.

Altra ipotesi, dato che il gioco prevede un attacco tra i giocatori, è la contrazione di “t’arrocco“, cioè ti attacco. Potrebbe poi derivare da “taroccare” nell’accezione di litigare. Non mancano ipotesi legate a un aspetto più esoterico, cioè connesse al sapere arabo ed ebraico, come alla parola taro, deformazione di Torah (il nome del Testo Sacro). Ma questa ipotesi è da scartare se, come abbiamo detto, il significato esoterico attribuito alle carte è successivo.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

D. Meidi M. Carassiti, Il libro completo dei tarocchi, Polaris 1992.

M. Dummett, Il Mondo e l’Angelo. I Tarocchi e la loro storia, Bibliopolis 1993.

Sitografia

Portale dell’Associazione culturale Gioco Tarocchi Siciliani Michael Dummett che valorizza il gioco dei tarocchi siciliani come eredità culturale immateriale.

Una spiegazione più dettagliata di ogni carta dei tarocchi è dedicata a vari video del canale Youtube Il Settimo Tramonto.

Nota: l’immagine di copertina è tratta da Wikimedia Commons.