Lo strutturalismo: significato ed esponenti

Il termine strutturalismo viene applicato, oltre che a differenti studiosi, anche a numerose discipline, come la filosofia, la linguistica e la psicologia. In questo articolo illustriamo tutti i suoi usi e trattiamo degli esponenti principali.

Che cosa è lo strutturalismo?

Innanzitutto, Il significato del nome “strutturalismo” è comune a qualsiasi campo di studi a cui facciamo riferimento quando ne parliamo. Cioè, l’idea principale è che i fenomeni della vita umana sono comprensibili solo attraverso le loro interrelazioni, e queste relazioni costituiscono una struttura. Dunque, esso conferisce importanza primaria al “tutto” rispetto alle “parti”, in quanto queste ultime non sono altro che elementi comprensibili solo tenendo conto dell’insieme di cui fanno parte. Quindi, lo strutturalismo è tanto una teoria, in quanto teorizza l’esistenza di questa struttura totalizzante, tanto una metodologia. Difatti, la prospettiva per la quale ogni elemento è comprensibile solo in qualità di parte di un tutto condiziona le modalità stesse per la conduzione della ricerca sugli elementi.

Dunque, il termine strutturalismo fa le sue prime apparizioni intorno al 1930, in primo luogo in linguistica, sia in Europa che negli Stati Uniti. Poi, passa nelle altre discipline a mano a mano che sempre più studiosi lo adottano come approccio alla ricerca. Tuttavia, la sua formazione non avviene senza contrasti. Cioè, in psicologia ad esempio esso trova le critiche del funzionalismo e della Gestalt, già affermatesi e incentrate sul ruolo della percezione e dell’esperienza. Così, in modo simile in filosofia essa trova scontro con l’esistenzialismo, quel filone filosofico fondato sul valore dell’esistenza individuale. Poi, in biologia essa fa i conti tanto con il meccanicismo tanto col vitalismo.

Tuttavia, è necessario porre una distinzione tra i termini struttura e strutturalismo. Infatti, il primo termine è molto più usato del secondo, in quanto si parla di struttura anche al di fuori dello strutturalismo. Ad esempio, il filosofo Jean-Paul Sartre fa uso del concetto di struttura. Eppure, egli è uno dei più importanti filosofi dell’esistenzialismo, che, come già detto, è un filone filosofico con posizioni distanti dallo strutturalismo.

Émile Durkheim

Anche se in genere l’inizio dell’esistenzialismo è rintracciato nella linguistica, non si può non tener conto della sua presenza in sociologia. Infatti la nascita della sociologia in quanto scienza moderna “dei fatti e delle azioni sociali” coincide con le ricerche di Émile Durkheim.

Tra la fine del 1800 e il nuovo secolo, Durkheim descrive la società come un’entità che “viene prima” degli individui, nel senso che qualsiasi atto umano, anche quello che appare più legato all’individuo, deriva dalla società nella quale l’individuo è calato (lo studioso fa l’esempio estremo del suicidio). Dunque, ogni uomo nasce in un mondo preformato, una struttura sociale nella quale egli è destinato ad agire, e la sua libertà è confinata dai limiti della società stessa. Perciò, dato che i fatti sociali trovano spiegazione solo tramite altri fatti sociali, essi sono indispensabili per la comprensione tanto della società tanto dei singoli individui. Così, tutti gli stili di vita, valori e credenze, che un uomo assume, sono sempre fenomeni prevedibili.

Lo strutturalismo in linguistica

Strutturalismo
Ferdinand de Saussure. Fonte immagine: Wikipedia.org

Dunque, negli anni in cui Durkheim pubblica i suoi testi, lo strutturalismo si fa spazio in un’altra scienza, la linguistica. In effetti, la definizione di linguistica è “studio scientifico del linguaggio verbale umano e delle sue strutture“. Di fatti, oggi consideriamo il manifesto dello strutturalismo il Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure del 1916. Anche se già prima di questo studioso altri hanno gettato le basi per questo indirizzo di ricerca, è il testo di de Saussure che inaugura la filologia moderna. Quest’opera è pubblicata tre anni dopo la sua morte, ed in essa descrive il linguaggio come potenzialità universale di sviluppo di segni. Cioè, l’idea è che non vi è alcun legame connaturato tra il significante (una parola) e il significato (la cosa che viene indicata dalla parola). Tuttavia, una volta che quel legame avviene, diviene un canone che il singolo parlante non può più modificare.

Anche se il testo di de Saussurre è considerato fondamentale per lo strutturalismo, va detto che in esso tale termine non compare mai. Però, le idee di de Saussure, che fanno del linguaggio un sistema, influenzano studiosi di varie nazionalità, in particolare statunitensi, russi e danesi. Infatti, proprio in un articolo del 1933 di un linguista russo, Nikolaj S. Trubeckoj, rinveniamo per la prima volta un riferimento esplicito allo strutturalismo in qualità di movimento scientifico. Inoltre, Trubeckoj conia il termine scientifico “fonema” che indica la particella elementare di ogni lingua. Cioè, la parte più piccola di quella struttura complessa che è il linguaggio.

Lo strutturalismo in antropologia

Così, questa modalità di ricerca giunge in Francia e viene accolta, tra i primi, da Claude Lévi-Strauss, antropologo, etnologo e sociologo. Se già alcuni linguisti, come Lewis Henry Morgan, utilizzano un approccio strutturalista per la comprensione del linguaggio dei nativi americani, Strauss lo applica ad altri aspetti della loro cultura, come le organizzazioni familiari e la religione. Cioè, egli individua la presenza in questa, come in tutte le altre culture, di elementi primi. Così, sull’esempio dei fonemi della linguistica, egli definisce come elemento primo dei miti il mitema.

Les structures élementaires de la parenté del 1949, come il nome suggerisce, è il testo nel quale egli descrive la sua teoria e in questo come in altri suoi scritti lo studioso dimostra come le stesse regole costituiscono la base per lo sviluppo di qualsiasi civiltà. Tuttavia, ciò non implica che non esistono differenze tra le culture. Invece, è proprio il differente sviluppo che avviene nelle varie aree del mondo che garantisce caratteristiche peculiari, sotto cui si nascondono gli elementi primi e comuni. Dunque, ciò garantisce un relativismo culturale in quanto tutte le culture vengono poste sullo stesso piano.

Filosofia: strutturalismo e post-strutturalismo

Ma accanto all’antropologia, lo strutturalismo fa capolino anche nella filosofia. Così, tra i principali esponenti troviamo Roland Barthes e Louis Althusser.

Innanzitutto Barthes, in quanto linguista e semiologo, cioè studioso dei segni e del modo col quale essi hanno significazione, trasporta le ricerche di de Saussure, ma anche quelle di Strauss, in un ambito sociale. Difatti, egli è il primo che riflette sui discorsi sociali veicolati dai mass media e inaugura così la sociosemiotica. Cioè, in testi come S/Z egli riflette sulle strutture che caratterizzano una narrazione, oppure, come in Miti d’oggi, sulle mitologie della società borghese, anch’esse spiegabili tramite un’analisi di tipo strutturalista. Insomma, il suo è un tentativo di svelamento dei meccanismi comunicativi da sempre presenti e in cui anche gli uomini contemporanei non possono fare a meno di ritrovarsi.

Invece, Althusser ha come obiettivo una rilettura di Marx liberato dal suo retroterra hegeliano. Anche se oggi è considerato il pioniere del marxismo strutturalista, egli non ha mai voluto identificarsi in qualità di strutturalista. Comunque, la ricerca di Althusser garantisce nuova linfa vitale al marxismo, non più nell’ottica idealista e storicista bensì in quella socio-strutturalista.

Altro filosofo che non vuole riconoscersi nello strutturalismo è Michel Foucault. Eppure, proprio lui riflette sulla conoscenza e la vita umana e di come l’uomo è all’interno di strutture, relazioni di cui non è soggetto. In effetti, Foucault viene considerato più che uno strutturalista un post-strutturalità. Cioè, portatore di una visione strutturalista arricchita da elementi nietzscheani. In effetti, questa interpretazione è compiuta anche nei confronti di altri filosofi quali ad esempio Deleuze, Nancy, Baudrillard e Agamben. In sintesi, sono filosofi che, anche se criticano lo strutturalismo, ne riprendono certe idee con l’obiettivo di superarle.

Lo strutturalismo in psicologia

In quanto alla psicologia, in genere si individua come strutturalista il fondatore stesso della psicologia moderna. Cioè, Wilhem Wundt, studioso che getta le basi della psicologia sperimentale. Dunque, questa interpretazione retrodata lo strutturalismo al 1879. Infatti, in tale data Wundt fonda il primo laboratorio di psicologia sperimentale, volto all’indagine dei processi psichici umani. Per lo psicologo, essi passano tutti per quattro stadi: stimolazione, percezione, appercezione e atto di volontà. Dunque, la base dello strutturalismo in psicologia è l’idea che la coscienza è la sommatoria di elementi semplici di base. Infatti, i processi psichici non sono altro che la somma di elementi quali sensazioni, immaginazioni e sentimenti.

strutturalismo
Jacques Lacan. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Uno psicanalista significativo che rientra nell’insieme dello strutturalismo è Jacques Lacan. Lacan viene ricondotto ancora vivente a questa corrente di ricerca, tanto che rientra in quella che in modo umoristico è chiamata nel 1967 “la gang dei quattro strutturalisti“, insieme a Barthes, Foucault e Lévi-Strauss.

Dunque, Lacan prosegue gli studi sull’inconscio inaugurati da Freud. Tuttavia, unisce tali studi al pensiero di Marx, con un intreccio tra la tematica del godimento posta da Freud con quella del plusvalore di stampo marxiano. Inoltre, egli applica alle teorie freudiane concetti di stampo linguistico, filosofico e antropologico. Così, teorizza l’inconscio come un tutto strutturato come un linguaggio. Se il soggetto non coglie l’inconscio è proprio perché esso è linguaggio non decodificato che si svolge al di fuori del soggetto, che però lo condiziona. Inoltre, il linguaggio stesso è un trauma che condiziona ogni individuo.

Biologia e altre scienze

Precursore della biologia strutturale è considerato D’Arcy Wentworth Thompson, che nel 1917 compone Crescita e forma. La geometria della natura. Sulle sue ricerche, e su un sentimento anti-darwiniano, nel 1986 prende vita l’Osaka group, sostenitore della biologia strutturale. L’idea basilare è che tutti gli organismi applicano regole geometriche e semantiche comuni nello svolgimento dell’adattamento all’ecosistema.

La biologia è solo una delle altre scienze nelle quali ritroviamo approcci di tipo strutturalista. Di fatti, lo strutturalismo appare anche in matematica, archeologia ed economia.

Lo strutturalismo nell’arte

Lo strutturalismo è anche un movimento artistico, in particolare rivolto all’architettura. L’esponente principale di questa corrente è Aldo van Eyck, artista e professore all’Accademia di Amsterdam. Questo movimento architettonico, anziché considerare ogni elemento nella sua singolarità, lo esalta come parte di un’unica struttura. Dunque, ogni opera architettonica mostra l’insieme delle relazioni degli elementi stessi che la costituiscono.

Ma al di là di questa corrente, si è voluto vedere lo strutturalismo anche in altri artisti, da Stravinsky a Picasso.

Luigi D’Anto’

 

Bibliografia

Gilles Deleuze, Lo strutturalismo, SE 2021.

Claude Lévi-Strauss, Antropologia strutturale, Il saggiatore 2015.

Sitografia

Filosofia e scienze umane: lo strutturalismo, testo di Francesco Marsciani, semiologo italiano, che riflette sulla funzione della definizione “strutturalismo” oggi.

Intervista a Lévi-Strauss sulle sue teorie sulla società sul canale youtube dell’antropologo Matteo Parzanese.

Nota: l’immagine di copertina è tratta da Rawpixel.com.