Bakunin, Stato e anarchia

Bakunin è un intellettuale e rivoluzionario del XIX secolo, che scrive e viaggia ad un ritmo instancabile nel corso di tutta la sua vita. Partecipante attivo a vari momenti rivoluzionari, è considerato oggi uno dei principali teorici dell’anarchismo. In questo articolo analizziamo la vita, il contesto storico-intellettuale in cui vive e alcune sue riflessioni.

Cornice storica

Innanzitutto, il periodo storico in cui vive Bakunin è oggi noto come Primavera dei popoli o Rivoluzione del 1848. Periodo anticipato dai moti del 1820 e del 1830, la Rivoluzione del ’48 interessa l’Europa, ma con due importanti Stati esclusi: il Regno Unito e la Russia. Difatti, il Regno Unito vive il periodo prospero del regime della regina Vittoria senza che ceti popolari abbiano interesse a una seria rivolta. Invece la Russia, sotto il regime zarista, manca di una classe borghese e operaia.

Dunque, la rivoluzione del 1948 inizia in Italia, in Sicilia e Napoli, ed è una ribellione contro il regime borbonico, cosa che spinge il re Ferdinando II a concedere una costituzione, seguito da Leopoldo II, granduca di Toscana, Papa Pio IX a Roma e Carlo Alberto di Savoia. Tuttavia, queste costituzioni non bastano a soddisfare le richieste popolari. Così, nell’intera penisola italiana scoppia la rivolta.

Ma questa situazione coinvolge altri Stati, che per motivi locali, seppur anch’essi politico-economici, vivono un momento di subbuglio. In particolare la Confederazione germanica, la quale chiede all’imperatore prussiano un’intesa governativa, vicenda che sfocia nella rivolta ma che si conclude con una nuova forte presa di potere dell’imperatore Guglielmo IV. Poi, in Francia viene proclamata la Seconda Repubblica dopo atti di guerriglia cittadina, e qui prende il potere Luigi Napoleone Bonaparte, che si proclama imperatore. Ancora, nell’impero asburgico, oltre ai domini del Nord Italia, anche in Ungheria vi sono moti che rivendicano l’autonomia. Tuttavia, con l’aiuto della Russia, anche qui l’impero ripristina il suo dominio.

In sintesi, i moti del ’48 sono un fallimento riguardo gli obiettivi aspirati. Ma segnano la premessa per i cambiamenti che scuotono l’Europa nel periodo successivo. Del resto, proprio nel 1848 ha luogo la pubblicazione, a Londra, del Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels.

Bakunin: la vita

Dunque, Michail Bakunin nasce nel 1814 nel Principato di Tver, a nord di Mosca. Primogenito di undici figli, giunge prima a Mosca e poi a Pietroburgo, per studio, dopo una breve carriera militare che lo porta a diventare ufficiale. Così, studia l’idealismo tedesco, in particolare Fichte, di cui traduce un corso di lezioni, e poi Kant ed Hegel. Ben proiettato nell’ambiente accademico, cresce però il suo astio per il sistema politico. Così, iniziano i suoi viaggi coi quali intende minare le fondamenta della sovranità dello Stato e inizia il suo interesse per i primi segnali dei moti rivoluzionari tedeschi.

Quindi, nel 1842 è in Germania, l’anno dopo in Svizzera e negli anni seguenti a Parigi, dove conosce Proudhon, già teorico dell’anarchismo. Ma come è ovvio, l’Impero russo osserva questi suoi movimenti, gli confisca i beni e lo condanna al confine in Siberia in caso di ritorno. Così, viaggia tra Germania e Praga, e prende contatti coi gruppi rivoltosi e slavisti dell’area. Alla fine, arrestato e condannato a morte, viene richiesto dallo zar che lo deporta in Siberia. Però nel 1861, col pretesto di un viaggio d’affari, scappa e raggiunge il Giappone, sarà poi la volta di Stati Uniti e Londra. Qui incontra vari personaggi storici significativi quali Marx, Mazzini e Garibaldi.

Da lì, egli osserva i moti indipendentisti della Polonia e della Svezia, destinati al fallimento. Poi, nell’ottica di un aiuto alla rivolta della penisola italiana, aiuto promosso da tutta l’Associazione Internazionale dei lavoratori fondata nel 1864 da francesi e inglesi, raggiunge l’Italia quello stesso anno. Tuttavia, Bakunin e quelli vicini ai suoi ideali sono sempre meno convinti delle posizioni dell’Internazionale, col risultato che questa li espelle nel 1871. Bakunin, trasferitosi nel 1874 in Svizzera con la famiglia, muore nel 1876.

Hegel, Marx, Bakunin

Bakunin
Michail Bakunin. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Da un punto di vista concettuale, possiamo affermare che tre pensatori sono indispensabili per l’evoluzione del pensiero bakuniano: Hegel, Marx e Proudhon. Gli ultimi due, come detto, conosciuti di persona, il primo studiato da giovane.

Innanzitutto, il pensiero di Hegel subisce, a opera di diversi studiosi, le interpretazioni più differenti. Bakunin accoglie di Hegel l’idea che il mondo costituisce un tutt’uno indirizzato da un unico movimento determinato, e che l’uomo ne è parte. Eppure, nonostante questo ordine della Natura, l’uomo possiede una qual certa libertà con la quale indirizza lo sviluppo della società. L’uomo che riesce in ciò è l’uomo libero, il rivoluzionario. Ma questa libertà si raggiunge solo se egli riesce a realizzare un’uguaglianza sociale, politica ed economica. Insomma, si tratta di una rilettura della dicotomia hegeliana del servo-padrone, che come in Hegel vede l’uomo liberarsi dalla fase del dominio della Natura. Però, attraverso una liberazione che riguarda anche un radicale cambiamento della società di tipo economico.

Dunque, questa lettura di Hegel accomuna Bakunin e Marx. Infatti, tale liberazione prevede per Marx la fine del sistema economico capitalista, quella condizione in cui il ceto proletario (i servi) sono sotto lo scacco dei capitalisti (i padroni), questi ultimi in possesso dei mezzi di produzione, coi quali il proletariato lavora e senza i quali non può farlo. Quindi, la rivoluzione che comporta la fine del capitalismo è quella in cui i proletari prendono possesso dei mezzi di produzione.

Eppure il pensiero bakuniano presenta differenze notevoli rispetto l’ottica marxiana. Bakunin è più vicino a Proudhon, il pensatore che per primo attribuisce al termine “anarchia” un significato positivo.

Stato e anarchia di Bakunin

Dunque, Bakunin scrive molti testi che favoriscono la diffusione delle sue idee. Si tratta perlopiù di lettere aperte e manifesti nei quali si rivolge ad altri intellettuali che appoggiano i moti rivoluzionari, o chiunque abbia interesse nel leggerlo. Tuttavia, oggi ricordiamo uno dei suoi lavori più importanti Stato e anarchia, pubblicato in lingua russa in Svizzera, a Zurigo, nel 1873. In effetti lo scritto, pubblicato anonimo, è uno dei più completi dell’autore, e risulta essere un’esplicazione dell’anarchismo. Anche se il testo tratta vari argomenti in modo poco ordinato, essi risultano tutti uniti da un tentativo di analisi del proprio periodo storico.

Innanzitutto, Bakunin afferma che la rivoluzione proletaria europea è in una fase di prossima espansione e vittoria, e questo in particolare grazie al ruolo dell’Italia. Infatti, anche se già moti rivoluzionari sono individuabili in Germania, questa nazione non ha uno spirito abbastanza forte da compiere una rivoluzione di questo tipo. A prova di ciò cita la rivoluzione del 1848 degli Stati tedeschi contro l’Impero Prussiano, che definisce fiacca e senza reali risultati. Invece, osserva l’intellettuale, il popolo tedesco è sempre alla ricerca di un capo supremo che indirizza le azioni di tutti. In effetti, esempio di ciò è Bismarck, il quale ha agito su tutto lo scacchiere europeo, in una manovra che però va incontro a un interesse di tipo borghese, e che ne fa “il degno erede di Federico il Grande”, imperatore prussiano.

Invece, Bakunin dà più fiducia ai cambiamenti in atto in Italia, dato che vede il gruppo rivoltoso italiano composto perlopiù da proletari molto poveri, con pochi borghesi che, preso in odio il potere italiano e la loro stessa classe sociale, sono del tutto passati alle ragioni del proletariato. Perciò, egli afferma che l’Internazionale avrà molta risonanza in questo Paese.

La questione slava

Comunque, Bakunin dedica in questo testo ampio spazio alla “questione slava” e spiega i suoi timori e aspettative anche su tale argomento. Infatti, è una questione che, sulla base di fondamenti genetico-culturali ha delle ripercussioni di tipo politico. In effetti, la questione slava è, sotto il primo punto di vista, argomento ancora aperto ai giorni nostri, in quanto si tratta di determinare un ceppo etnico, che coinvolgerebbe gli abitanti dell’Europa dalla Russia fino alla Germania inclusi i Balcani. Invece, la questione politica che Bakunin affronta è l’indipendenza politica di questo ceppo, indipendenza osteggiata proprio da questa presunta discendenza comune e che rende tale reclamazione legittima. Cioè, in quegli anni la discussione verte intorno la possibile fondazione di un potere politico che rappresenta i territori occupati da questa etnia.

Bakunin
Il simbolo del movimento anarchico. fonte immagine: Freesvg.org.

Bakunin sottolinea il rischio che questi territori possono, anche in futuro, diventare dominio di una potenza maggiore. Cioè, o quella tedesca oppure quella russa. Nessuna delle due condizioni come è ovvio favorisce la liberazione che Bakunin prospetta. Tuttavia, in Stato e Anarchia egli mostra perplessità anche per un altro progetto rivoluzionario. Cioè, la formazione di un unico grande Stato che raccoglie tutti gli slavi e che con la sua potenza argina il potere tedesco e russo. In sintesi, Bakunin scarta questa ipotesi, perché ogni potenza, per definizione, ha per interesse la sua stessa preservazione e crescita. Dunque, sarebbe in ogni caso il fallimento della rivoluzione in quanto organizzazione di un mondo nuovo.

Lo scontro tra Bakunin e pensiero marxista

In effetti, il medesimo motivo per il quale il pensiero di Bakunin e il marxismo divergono è legato alla sua prospettiva sulla questione slava, nonché sul motivo per cui la sua ala è espulsa dall’Internazionale. Innanzitutto, punto in comune tra Marx e Bakunin è l’annientamento del capitalismo. Tuttavia, la corrente marxiana sostiene che l’anarchismo, prospettato da Bakunin, equivale a un caos nel quale l’uomo non si riesce a emancipare in quanto in una condizione di non-Stato vige la guerra di tutti contro tutti. Insomma, la possibilità di una società migliore contempla di necessità un apparato statale centrale.

La rivoluzione proletaria marxiana dà vita, al suo termine, ad uno Stato. Ma uno Stato, per definizione, prevede che ci siano ceti sottomessi, a meno di pensare che milioni di persone governino tutte insieme il nuovo Stato. Difatti, se i marxisti hanno poco interesse per i contadini è proprio perché questi diventano nei loro piani il nuovo ceto sottomesso ai proletari, in quanto considerati di un livello culturale inferiore. Tuttavia, i marxisti portano avanti l’idea che questo Stato, in cui governa una rappresentanza dei proletari, è transitorio e ha la funzione di educare tutti grazie al governo di questa intelligence proletaria. Ma, afferma Bakunin, chi governa, anche se proviene dal ceto proletario, di certo non ne fa più parte. Quindi, una volta al potere penserà in realtà solo al proprio interesse.

Dunque, se la dittatura proletaria è un governo popolare, per quale motivo prevederne la soppressione? E se non lo è, perché instaurarla? Tuttavia, la rivoluzione non può essere solo borghese, ecco perché egli appoggia l’idea di una rivoluzione proletaria. Ma questa deve poi portare a una completa dissoluzione di uno o più Stati centrali. In sintesi, un mondo nuovo è possibile solo con l’abolizione di qualsiasi grande potenza politica.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

M. A. Bakunin, Stato e anarchia, Feltrinelli 2019.

Sitografia

Intervista a Dacia Maraini sul suo testo su Bakunin.

Presentazione del testo di L. Pezzica Michail Bakunin viaggio in Italia sul canale Youtube PDE promozione.

Nota: l’immagine di copertina, stemma della famiglia Bakunin, è tratta da Wikipedia.org.