Corrado Alvaro: vita e opere di uno scrittore europeo

Corrado Alvaro è stato il più importante scrittore calabrese del Novecento. Tuttavia, la sua fama, purtroppo, fatica ancora a uscire dai confini di giudizi fuorvianti che lo considerano mero “scrittore regionale” o “epigono del verismo”. Oltre a Gente in Aspromonte – l’opera per cui ancora oggi viene ricordato nei manuali di letteratura – egli scrisse moltissimo e fu autore prolifico ed eclettico.

Nella sua produzione si annoverano romanzi, racconti, poesie, opere teatrali, saggi, libri di viaggio e memorie, nonché innumerevoli articoli prodotti nella sua attività giornalistica. Egli raccontò magistralmente la sua Calabria, ma fu anche scrittore del suo tempo che può ancora dirci tanto: uno dei massimi autori della letteratura italiana ed europea.

La vita di Corrado Alvaro

Corrado Alvaro nacque il 15 aprile 1895 a San Luca (RC), piccolo paese dell’Aspromonte, in Calabria. La madre era figlia di piccoli proprietari terrieri, mentre il padre un maestro elementare, che diede al figlio la prima istruzione. A nove anni si trasferì presso il collegio gesuitico di Mondragone (Frascati), da cui venne espulso per essere stato sorpreso a leggere testi non consentiti. Dopo un breve periodo in Umbria, conseguì la licenza liceale nel 1913 presso il Liceo “Galluppi” di Catanzaro, dove frequentò assiduamente la biblioteca comunale.

Durante la Prima guerra mondiale combatté sul Carso, dove rimase ferito, e nel 1919 si laureò in lettere all’Università di Milano. Nello stesso periodo iniziò un’intensa attività giornalistica. Fu nella redazione del «Resto del Carlino» a Bologna (qui conobbe anche la moglie Laura Babini), poi al «Corriere della Sera». Successivamente fu corrispondente da Parigi per «Il Mondo» guidato da Giovanni Amendola.

Già nel 1925 divenne critico teatrale del «Risorgimento» per poi entrare a far parte della redazione di «900», rivista di Bontempelli, da cui fu profondamente influenzato. Due anni dopo incominciò a collaborare con la «Stampa» di Torino, ma gli attacchi fascisti lo convinsero a trasferirsi a Berlino. Nel 1930 Corrado Alvaro rientrò dalla Germania con la sua opera più celebre, Gente in Aspromonte, già pronta. Intanto aveva pubblicato le sue prime opere, tra poesie, racconti e romanzi.

Come corrispondente della «Stampa», compì viaggi in Russia, nel Medio Oriente, in Germania, Turchia, Svizzera, Francia e Grecia. Da questi viaggi nacquero diversi articoli, nonché i due libri di viaggio in Turchia e nella Russia Sovietica.

Gli ultimi anni e la morte

Nel 1940 Corrado Alvaro ricevette il Premio dall’Accademia d’Italia per la letteratura. Durante il governo Badoglio diresse il «Popolo di Roma», finché, ricercato dai nazi-fascisti, non fu costretto a rifugiarsi a Chieti con lo pseudonimo di Guido Giorgi.

Dopo la Liberazione di Roma fondò il Sindacato degli scrittori con Libero Bigiaretti e Francesco Jovine; costituì anche la Cassa di Assistenza e Previdenza tra gli scrittori italiani di cui fu Segretario e Presidente. Fu direttore del «Risorgimento» di Napoli nel 1947; poi riprese il suo lavoro di giornalista come elzevirista al «Corriere della Sera» e di critico teatrale nel «Mondo» di Pannunzio. Nel 1951 ottenne il Premio Strega per Quasi una vita.

Mentre stava ultimando altri romanzi, lo scrittore fu colpito da un tumore addominale che lo portò alla morte l’11 giugno 1956. Nei suoi ultimi giorni egli fu vegliato e assisto nella sua casa di Roma in via del Bottino (vicino a piazza di Spagna) dall’amica e scrittrice Cristina Campo. Oggi Corrado Alvaro è sepolto nel cimitero di Vallerano in provincia di Viterbo, paese dove aveva acquistato una casa in campagna.

Corrado Alvaro e il fascismo

Mentre si affermava il potere di Mussolini, Corrado Alvaro era collaboratore del giornale “Il Mondo” di Giovanni Amendola, figura di liberale antifascista fondamentale per la maturazione nel giovane scrittore di un’opposizione consapevole al nascente regime. Dopo il delitto Matteotti, Alvaro sottoscrisse l’Unione Nazionale delle forze democratiche e il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, biasimando anche l’adesione di Pirandello al PNF, nonostante i fitti rapporti con lo scrittore siciliano. Lo stesso Alvaro si definì “antifascista per temperamento, per cultura, per indole, per inclinazione, per natura”. Egli si espose così agli attacchi del regime, che lo spinsero a trasferirsi a Berlino.

Tuttavia, dopo il rientro le cose sembrarono mutare. Pare che Mussolini in persona raccomandò la lettura di Gente in Aspromonte all’ambasciatore del Brasile, facendone molti elogi. Pochi giorni dopo Alvaro si trovò nella società più vicina al potere. Gli elogi del Duce e la buona fama che Alvaro iniziò a godere con i fascisti gli causarono numerosi attacchi di presunte compromissioni con il regime. La sua immagine di antifascista fu nuovamente appannata dalla pubblicazione di Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino (1934) per i tipi dell’Istituto Nazionale Fascista di Cultura. Più tardi l’autore farà un’autocritica sull’opportunità dell’iniziativa, ma respingerà ogni attacco sul contenuto, in virtù del valore oggettivamente meritorio della bonifica.

Corrado Alvaro
Corrado Alvaro nel suo studio

La “consacrazione fascista” di Alvaro avvenne nel 1940, quando lo scrittore fu insignito del premio dell’Accademia d’Italia per la letteratura. Il riconoscimento arrivò a seguito del successo del romanzo L’uomo è forte, dove si rappresenta un regime dispotico che la censura fascista pretese di ambientare in terra sovietica. Inoltre, come si è detto, durante la resistenza Alvaro si rifugiò in Abruzzo, sotto falso nome. A questo proposito è stato lamentato da alcuni che lo scrittore non avrebbe mai dato prova di apprezzare la Resistenza.

Le opere giovanili e le Poesie grigioverdi

Corrado Alvaro cominciò a scrivere con assiduità fin dall’adolescenza. Era ancora ancora studente liceale quando stampò il suo primo opuscolo, Polsi nell’arte, nella leggenda, nella storia (1912), dedicato al santuario della Madonna di Polsi di San Luca. Qui ritroviamo uno scintillante stile d’annunziano proprio del giovanissimo scrittore; ma l’influenza del Vate riecheggia anche nelle sue prime prove poetiche, accanto a quella di un Carducci ancora scolasticamente vivo.

Le prime poesie più mature di Alvaro furono quelle pubblicate fra il 1915 e il 1917 su «Riviera ligure». Alcuni di quei componimenti ricomparvero subito dopo nella raccolta Poesie grigioverdi (1917), ripubblicate successivamente nel volumetto Il viaggio (1942) che comprende anche la sua produzione poetica posteriore.

Le Poesie grigioverdi traggono spunto da esperienze personali e furono composte nel periodo che coincide con la diretta partecipazione dello scrittore alla Prima guerra mondiale. Il loro tema centrale è la guerra vista come emblema della miseria della condizione umana colta nei personaggi più umili, con sfumature che possono ricordare Jahier. Dal punto di vista formale si tratta di poesie legate ancora alla tradizione, ma di un lirismo colloquiale che risente del clima crepuscolare dell’epoca.

La narrativa di Corrado Alvaro

La narrativa fu la vera vocazione di Corrado Alvaro e occupa la porzione maggiore della sua opera. Al suo interno possiamo trovare innumerevoli racconti e romanzi lunghi e brevi; tra questi l’opera per cui lo scrittore calabrese è maggiormente conosciuto, Gente in Aspromonte.

Racconti

La prima opera narrativa di Corrado Alvaro, pubblicata nel 1920, fu la raccolta di racconti La siepe e l’orto, che mette in scena quella crisi dell’individuo già presente nelle poesie degli anni Venti. Emblematica è la crisi personale vissuta dal becchino Giambacua, protagonista del racconto che dà il titolo alla raccolta. Accanto all’ambiente agro-pastorale troviamo la rappresentazione della città moderna piccolo-borghese e di un mondo devastato dalla guerra. Tra gli altri racconti della silloge ricordiamo anche Figlioli, Il pericolo, Santa Venere, Il sogno.

Tra il 1929 e il 1930 Alvaro si dedica alla stesura di tre raccolte: L’amata alla finestra (1929), Misteri e avventure (1930) e La signora dell’isola (1930), poi riunite in un solo volume con il titolo della prima (1953). In questi racconti, fra le prove più felici dello scrittore, Alvaro si serve molto delle strutture del “realismo magico” bontempelliano.

I personaggi centrali sono spesso figure femminili immerse in una luce di innocenza e di dolore, come Melusina, Carmela, Melina o Creosoto. Spesso ritorna il tema dell’infanzia e della prima giovinezza e gli aspetti del costume meridionale offrono la materia a parecchi racconti. Alcune novelle presentano il tono dell’idillio elegiaco, mentre altre sono caratterizzate da un incubo allucinante e surrealistico, come Tre vestiti nuovi. Fra i racconti più riusciti vi è proprio L’amata alla finestra, che dà il titolo alla raccolta, ma anche Ritratto di Melusina o Ricco Garzia che riprende più direttamente suggestioni verghiane.

Nel 1940 Alvaro pubblica la raccolta Incontri d’amore, poi confluita nei Settantacinque racconti (1955), dove ritorna la Calabria in una luce nuova. Inoltre, ricordiamo le raccolte postume: La moglie e i quaranta racconti (1963) e Gente che passa (2007), che raccoglie cinquantotto racconti dispersi.

Romanzi

Nel 1926 Corrado Alvaro pubblicò il suo primo romanzo (già apparso in puntate negli anni precedenti), L’uomo nel labirinto, che insieme a Rubè di Borgese costituisce una prima rappresentazione di quella crisi postbellica della borghesia che stava acquistando una posizione centrale nella narrativa europea. Protagonista è Sebastiano Babel, giovane reduce meridionale che si trova ad affrontare la tumultuosa realtà urbana del primo dopoguerra.

Con il romanzo Vent’anni (1930) lo scrittore rappresenta il dramma della guerra attraverso un forte filtro autobiografico. Il protagonista Luca Fabio, alter ego dello scrittore, è un giovane sottotenente di origine meridionale che dopo l’addestramento a Firenze combatte in un reggimento sul fronte del Carso, dove rimane ferito.

Tre romanzi brevi (con l’aggiunta di una riduzione di L’uomo nel labirinto) sono invece raccolti in Il mare (1934): accanto al racconto eponimo troviamo L’ultima delle mille e una notte e Solitudine. Qui Alvaro ritorna sui temi della crisi dell’uomo europeo: disorientato in una società in cui è impossibile recuperare i valori tradizionali, egli è costretto ad annaspare in un ‘mare’ d’incertezza, falsità e indifferenza.

Dai romanzi distopici alle Memorie del mondo sommerso

Una grande importanza, anche per essere il primo romanzo distopico italiano, è rivestita da L’uomo è forte (1938): qui il protagonista vive sotto un regime totalitario che intende plasmare una nuova umanità. Scritto dopo un viaggio nell’Unione sovietica, il libro fu vietato nella Germania nazista e guardato con sospetto dal regime fascista. In seguito il filone distopico, in chiave fantascientifica, ritornerà nel romanzo incompiuto Belmoro (pubblicato postumo nel 1957), ambientato dopo la terza guerra mondiale in un regime di tecnocrazia assoluta.

All’ultimo periodo della vita di Alvaro risale il ciclo di tre romanzi dal titolo Memorie del mondo sommerso. Esso comprende L’età breve (1946) e i due romanzi postumi Mastrangelina (1960) e Tutto è accaduto (1961). L’età breve, senz’altro il libro più compiuto dei tre, è un romanzo di formazione che ha per protagonista, Rinaldo Diacono, un ragazzo calabrese espulso dal collegio per aver scritto deliranti storie d’amore a una ragazza giovanissima e che ritorna in famiglia a condizione di tener nascosto l’infamante accaduto. Qui Alvaro mette in luce il falso moralismo di certa società meridionale.

Il capolavoro di Corrado Alvaro: Gente in Aspromonte

Tra le opere narrative merita una trattazione a parte Gente in Aspromonte, l’opera più celebre di Corrado Alvaro, pubblicata nel 1930. Si tratta di una raccolta di tredici racconti, di cui il primo e più lungo (che dà il titolo al libro) costituisce un vero e proprio romanzo breve.

Prima edizione della raccolta Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro
Prima edizione della raccolta Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro

La vicenda narrata – ambientata in Aspromonte – mette in scena la catastrofe economica del pastore Argirò e della sua famiglia. Essi devono fare i conti con una condizione di vita ai limiti della sopravvivenza e soprattutto con le sopraffazioni dei loro padroni, i ricchi proprietari Mezzatesta. L’Argirò vedrà nel suo ultimogenito, Benedetto, l’unica speranza di riscatto sociale e, con l’aiuto del figlio maggiore Antonello, impiegherà tutti i suoi sforzi per farlo studiare in seminario. Ma davanti all’ennesima ingiustizia Antonello si ribellerà eroicamente contro i signorotti del luogo per vendicare tutti i soprusi subiti dai più deboli, recuperando il mito romantico del brigante-vendicatore. Il racconto si chiude con l’arresto di Antonello e con la sua celebre battuta finale: «“Finalmente” disse “potrò parlare con la Giustizia. Ché ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio!”».

Nello scrivere questa storia, hanno certamente agito su Alvaro i ricordi della sua infanzia. Tuttavia, non mancano i modelli letterari di riferimento, primo fra tutti quello di Verga. Ma su Gente in Aspromonte, e più in generale sull’opera di Alvaro, influì anche un certo filone della letteratura calabrese di ispirazione regionalistica, nonché molte delle nuove istanze della letteratura novecentesca del suo tempo.

Anche gli altri racconti della raccolta sono piccoli gioielli: La pigiatrice d’uva, Il rubino, La zingara, Coronata, Teresita, Romantica, La signora Flavia, Innocenza, Vocesana e Primante, Temporale d’autunno, Cata dorme e Ventiquattr’ore. Qui sono dominanti i temi delle passioni umane, dell’emigrazione e delle precarie condizioni dei più umili.

La produzione saggistica e il teatro di Corrado Alvaro

Corrado Alvaro trovò un valido strumento espressivo nel saggio: dall’analisi storico-antropologica al reportage di viaggio, dall’attualità alle memorie autobiografiche. Fu un genere che, accanto alla scrittura giornalistica, egli frequentò con assiduità e che influenzò in modo determinante anche la sua produzione narrativa.

Saggi

Come si è già visto, Alvaro inaugura la sua attività di scrittore, sin da giovanissimo, proprio con un saggio sul santuario di Polsi. A questo primo opuscolo, seguì, nel 1925, un profilo sul giornalista Luigi Albertini, e l’anno successivo un libro sussidiario di cultura regionale sulla sua Calabria (1926). Quest’ultimo, insieme alla conferenza fiorentina edita col titolo Calabria (1931), si inserisce in un filone etnologico sulla sua regione che sarà molto frequentato dallo scrittore sanluchese.

Il cosmopolitismo di Alvaro si consolida attraverso alcuni viaggi all’estero che costellano la sua attività di corrispondente per «La Stampa». Da questi viaggi nasceranno alcuni importanti reportage come Viaggio in Turchia (1932), Itinerario italiano (1933), Cronaca (o fantasia) (1934) e I maestri del diluvio. Viaggio nella Russia Sovietica (1935), dove la sua attenzione si concentra spesso sulle manifestazioni del vivere quotidiano.

Del 1945 è un pamphlet di denuncia contro i mali dell’Italia e del Mezzogiorno dal titolo L’Italia rinunzia? (1945); mentre del ’52 i saggi di vita contemporanea Il nostro tempo e la speranza.

Il carattere saggistico caratterizza anche i due preziosi diari, Quasi una vita. Giornale di uno scrittore (1950) e Ultimo diario (1959) dove lo spiccato moralismo si intreccia con vari materiali autobiografici. Il grande interesse suscitato farà vincere proprio a Quasi una vita il Premio Strega nel 1951.

Teatro e cinema

Alvaro ebbe modo di frequentare a lungo uno dei più grandi drammaturghi della sua epoca, Luigi Pirandello, della cui opera fu anche attento osservatore. Egli si avvicinò al mondo del teatro proprio in veste di critico.

Successivamente si cimentò anche lui nella scrittura teatrale, attraverso alcune opere di un certo interesse: Il paese e la città (1923), Caffè dei naviganti (1939), la celebre Lunga notte di Medea (1949), Il diavolo curioso (1963, commedia inedita, postuma). Rimase incompiuta la tragedia Alcesti, pubblicata nel 1983, rielaborazione dell’omonima opera euripidea in chiave moderna, sullo sfondo di un pese appena uscito dalla guerra.

Negli anni ‘40 Alvaro ha ridotto per le scene I fratelli Karamazov di Dostoevskij e la Celestina di De Rojas. Poi nel 1948 scrisse il soggetto cinematografico del Patto col diavolo, in seguito realizzato da Luigi Chiarini. Inoltre, ha partecipato alla sceneggiatura dei film Terra di nessuno (1939), Fari nella nebbia (1942), Una notte dopo l’opera (1942) e Roma ore 11 (1952).

Temi e stile di Corrado Alvaro

L’opera di Corrado Alvaro presenta un particolare tono saggistico che costituisce una delle costanti della sua produzione. Essa costituì una delle prime manifestazioni di un nuovo realismo, che ebbe un modello essenziale in Verga, ma che per la vicinanza con Pirandello e con le prospettive della rivista bontempelliana «900», si allargò verso suggestioni liriche e fantastiche, tipicamente novecentesche, trasponendo le vicende narrate in un orizzonte mitico, carico di risonanze personali e autobiografiche. Lo scrittore calabrese approda così a una personale cifra stilistica che trasfigura la realtà attraverso «una tavolozza allusiva, simbolica, liricizzante, che ne sfuma i contorni, ne stempera la concretezza, senza annebbiarla» [Ragni].

In Alvaro ritornano spesso temi quali la crisi dell’uomo moderno o l’ingiustizia sociale. Nelle sue opere appare molto evidente la distanza tra la realtà calabrese (ancora chiusa nei suoi valori e nella sua miseria) e la realtà del mondo industriale e cittadino. Si avverte forte l’esigenza di stabilire un rapporto fra letteratura e vita, fra individuo e società. L’infanzia in Calabria influenzò molto la sua scrittura: egli risalendo alle proprie radici si dibatteva tra la nostalgia per quel mondo primitivo e incontaminato e lo sforzo di uscire dalla sua secolare arretratezza e violenza.

Ritratto di Corrado Alvaro
Ritratto di Corrado Alvaro

Corrado Alvaro scrittore europeo

Come si è visto, in Corrado Alvaro, accanto alla ripresa della lezione verista, risuona lo spirito del suo tempo. Egli ritorna al realismo dopo aver metabolizzato la lezione e i temi del modernismo. Ciò fa del calabrese Alvaro uno dei più originali scrittori della sua epoca nel panorama italiano ed europeo.

D’altronde, egli aveva ampiamente frequentato i modelli della moderna letteratura europea, piegandoli alle proprie esigenze: dal privilegiato Dostoevskij a Proust, Joyce, Mann, Gogol, Gonciaròv, Orwell, Kafka, ma anche i più lontani Campanella, Stevenson e Swift. Tra questi si trovano scrittori che Alvaro aveva addirittura tradotto, insieme a Scott, Tolstoj, Marlowe, Shakespeare e altri. Per altro, quella di traduttore fu un’attività da non sottovalutare in Alvaro: essa convive accanto al giornalismo, alla saggistica, alla narrativa, annoverando titoli che spesso rimandano a precise scelte culturali (prevalgono soprattutto autori russi e inglesi).

Alvaro proveniva, sì, da una cultura arretrata e provinciale come quella calabrese, ma nel corso della sua vita ebbe modo di conoscere l’Europa. Oltre a stabilire a Roma la sua dimora, egli partecipò ad alcuni dei principali ambienti culturali italiani. Inoltre, si ricordino il suo soggiorno berlinese alla fine degli anni Venti e i suoi reportage di viaggio in Turchia e nella Russia sovietica. Visiterà anche attentamente la Francia e i paesi nordici.

Furono tutte esperienze che contribuirono in modo determinante a rendere Corrado Alvaro uno scrittore di respiro europeo, che tuttavia rimase isolato in un’Italia ancora provinciale, contrassegnata per lo più da «opposti estremismi e da conformistiche maggioranze silenziose» [Rando].

Rosario Carbone

Bibliografia

  • Corrado Alvaro, Opere, vol. 1, Romanzi e racconti, a cura di G. Pampaloni, Milano, Bompiani, 2018.
  • Corrado Alvaro, Opere, vol. 2, Romanzi brevi e racconti, a cura di G. Pampaloni, Milano, Bompiani, 2018.
  • Armando Balduino, Corrado Alvaro, Milano, Mursia, 1965.
  • Domenico Cara, Alvaro, Firenze, Il Castoro, 1968.
  • Vincenzo Paladino, L’opera di Corrado Alvaro, Firenze, Le Monnier, 1972 [poi Milano, IPL, 1995].
  • Walter Mauro, Invito alla lettura di Alvaro, Milano, Mursia, 1973.
  • Paola Del Rosso, Come leggere ‘Gente in Aspromonte’ di Corrado Alvaro, Milano, Mursia, 1994.
  • Luigi Reina, Corrado Alvaro. Itinerario di uno scrittore, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1994.
  • Eugenio Ragni, Cultura e letteratura dal primo dopoguerra alla seconda guerra mondiale, in Storia della letteratura italiana, diretta da E. Malato, XVII, Il Novecento, Roma, Salerno, 2000, pp. 287-450.
  • Pasquale Tuscano, Umanità e stile di Corrado Alvaro, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008.
  • Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana, IV, Il Novecento e il nuovo millennio, Milano, Mondadori, 2013.
  • Giuseppe Rando, La narrativa di Corrado Alvaro. Tra sperimentalismo, denuncia e profezia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2018.
  • Vito Teti e Pasquale Tuscano (a cura di), Ripensare Alvaro, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2020.
  • www.fondazionecorradoalvaro.it