L’età vittoriana: la storia inglese sotto la regina Vittoria

Per età vittoriana s’intende il periodo della storia britannica sotto il regno della regina Vittoria I, che va dal 1837 fino al 1901. L’età vittoriana è sicuramente uno dei periodi che hanno più affascinato il mondo contemporaneo, ricco di innovazioni e di riforme da un lato di ombre e problemi sociali dall’altro. La complessità della società vittoriana è stata raccontata dagli scrittori , come Charles Dickens e Thomas Hardy, che hanno ritratto le difficoltà e le contraddizioni del mondo inglese dell’epoca.

Il regno della regina Vittoria

Il regno di Vittoria I è stato a lungo tempo il più longevo della storia britannica (ma nel 2015 il primato è passato a quello dell’attuale monarca Elisabetta II). Vittoria salì al trono giovanissima, appena diciottenne. Per questo motivo durante i primi anni fu guidata dagli uomini di stato, ma ben presto affermò il proprio stile di governo.

Nel 1840 sposò il cugino Principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, il loro fu un matrimonio felice, dal quale nacquero nove figli. La condotta e lo stile di vita della famiglia reale furono un esempio di “rispettabilità” per la società vittoriana. Nel 1861 Alberto morì di tifo. Il lutto colpì profondamente la regina che si recluse per parecchi anni allontanandosi dalla società e dal governo.

Quale fu lo stile di governo dell’ età vittoriana?

Il modello di Stato inglese è quello della monarchia costituzionale, anche se la Gran Bretagna non ha una vera a propria costituzione scritta, ma si basa su varie leggi e convenzioni. Vittoria svolse il suo ruolo in accordo con questa forma di governo svolgendo un ruolo prevalentemente di consigliere, lasciando al Parlamento la centralità decisionale. Il lungo periodo sul trono le permise di acquisire una certa esperienza negli affari politici. Nei primi anni dimostrò simpatie per l’ala riformatrice dei whings, mentre in età matura supportò il partito più conservatore dei tories.

In politica interna promosse la moralizzazione dei costumi e una certa apertura alla tolleranza religiosa, in politica estera supportò con decisione l’espansionismo britannico. Fu proprio l’età vittoriana, infatti, il periodo di massima espansione dell’impero britannico. Nel 1867 Vittoria I fu incoronata «Imperatrice delle Indie», titolo di grande valore simbolico.

Quali furono e riforme dell’età vittoriana?

Le principali riforme dell’età vittoriana riguardano il diritto di voto e le condizioni dei lavoratori salariati.

Nel 1832 fu allargata la base elettorale, se prima avevano diritto al voto i nobili e l’alta borghesia, con il First Reform Act fu esteso anche alla piccola borghesia e le città industriali come Birmingham e Manchester.

Il Factory Act del 1833 impediva ai bambini dai nove ai tredici anni lavorassero più di 48 ore a settimana e per chi aveva tra i tredici e diciotto anni, il limite di ore lavorative era 72 a settimana.

Il Poor Law Amendement Act del 1834 istituì le famose workhouses, gli ospizi dei poveri. Queste erano degli istituti dove in teoria si accoglievano e accudivano gli indigenti, gli orfani echi era in difficoltà. Nei fatti, però, erano luoghi volutamente inospitali e difficili, perché si voleva spronare i bisognosi a cercare un lavoro per poter lasciare l’istituto e non contare su un sistema assistenziale, cioè usufruire delle workhouses era considerato parassitario, atteggiamento che si scoraggiava il più possibile.

età vittoriana

Nonostante fossero contraddittorie e parziali, queste innovazioni, operate dell’“alto”, permisero alla Gran Bretagna dell’età vittoriana di non essere coinvolta nei moti degli anni Trenta e nel 1848, che sconvolsero l’Europa.

Durante l’età vittoriana nacquero le Trade Unions, cioè le prime associazioni sindacali dei lavoratori, riconosciute ufficialmente nel 1871.

Un altro movimento importante da ricordare è quello Cartista, attivo principalmente dal 1838 al 1848. Il Cartismo prende il nome dalla People’s Charter, cioè la “carta del popolo”, un documento presentato al Parlamento nella quale il movimento presentava in vari punti le proprie richieste. Il cartisti si battevano per il suffragio universale maschile e i diritti dei lavoratori.

Nel 1867 e nel 1884 furono varate altre due leggi elettorali che estesero il diritto di voto anche agli uomini delle classi lavoratrici.

Com’era la società nell’età vittoriana?

La società dell’età vittoriana era caratterizzata da un forte moralismo, esaltazione delle virtù civiche e morali e codici di comportamento ben precisi. Da questo punto di vista ebbe molta influenza la religione, in particolare l’esaltazione del Puritanesimo del duro lavoro, del dovere e dell’umiltà che dovevano essere applicati alla vita quotidiana. Le chiese gestivano la maggior parte delle workhouses sopracitate secondo questi principi.

Oltre all’approccio religioso non bisogna dimenticare che l’età vittoriana è l’età del progresso. Quindi spronare le classi svantaggiate, tramite l’impegno e il duro lavoro a migliorare le proprie condizioni di esistenza, rientrava nell’ottica di ciò che stava avvenendo contemporaneamente nel mondo tecnico-scientifico.  

Ciò che distingueva le classi nobili e alto-borghesi da quelle popolari era la rispettabilità. Rispettabilità significava conformità sociale, rispetto degli standard di classe, quindi possedere una casa, una carrozza, avere dei domestici, ma anche frequentare istituti religiosi e fare beneficenza.

Cos’è la dottrina delle “sfere separate”?

Anche all’interno della vita familiare c’erano delle regole. La dottrina delle “sfere separate” infatti, voleva l’uomo e la donna diversi non solo biologicamente ma anche diversi nei compiti che gli spettavano. L’uomo era colui che lavorava e dava esempio di disciplina, era l’autorità all’interno della famiglia.

Il ruolo della donna era sottomesso a quello dell’uomo, marito, padre o fratello che fosse. La moglie si occupava dell’educazione dei figli e dell’economia domestica. Gli uomini si occupavano della sfera pubblica, della politica, le donne della sfera privata, erano considerate più caste e religiose degli uomini.

La sessualità era repressa e questo portò a denunciare le nudità nell’arte e a bandire tutti i termini legati alla sessualità nel lessico quotidiano.

Coloro che non rispettavano i dettami della società erano emarginati. Molto spesso si trattava di donne che non rientravano nei canoni imposti della donna pura e casta, venivano etichettate come fallen woman, letteralmente “donne cadute”. In particolare una donna non sposata con un figlio veniva ostracizzata dalla società e trattata come una reietta, indipendentemente se il figlio era voluto o se fosse stata essa stessa vittima di violenza.

Il progresso nell’età vittoriana

Durante l’età vittoriana in Gran Bretagna ci fu la seconda fase della rivoluzione industriale, che portò cambiamenti economici e culturali. Nel 1851 ci fu a Londra la Grande Esposizione voluta dal principe Alberto per mostrare al mondo la potenza industriale britannica. La crescita economica si concentrò soprattutto tra gli anni Venti e gli anni Settanta dell’Ottocento. L’economia britannica in età vittoriana era la più ricca al mondo.

Questa condizione di benessere non valeva solo per le classi ricche ma anche per i lavoratori; anche se il loro stile di vita era logorante e faticoso, con turni di lavoro massacranti, anche le famiglie più modeste potevano permettersi una casa e del cibo, cosa, purtroppo, non scontata. Per chi apparteneva alla classe media lo standard di vita migliorò, tanto da iniziare a potersi permettere le prime vacanze. Si diffusero sempre più prodotti fabbricati in serie e a basso costo, che sempre più persone potevano permettersi.

Miriam Campopiano

Bibliografia e Sitografia

  • https://www.britannica.com/event/Victorian-era#ref343824
  • A. Brancati, T. Pagliarini, Dialogo con la storia e l’attualità, Firenze, La Nuova Italia 2012, vol. 2 Dalla metà del Seicento alla fine dell’Ottocento.
  • G. Montroni, Scenari del mondo contemporaneo dal 1815 a oggi, Laterza 2005.