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Salvador Dalì e il Surrealismo: vita e opere

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Salvador Dalì è stato una delle figure più importanti della storia dell’arte. Uno dei pionieri del Surrealismo. Riuscì ad applicare il concetto del movimento a tutto ciò che intraprendeva. Noto a livello mondiale per le sue opere surrealiste. In questo articolo parleremo della vita, dello stile e le opere più famose dell’artista, nonché il suo approccio al movimento del Surrealismo.

Salvador Dalì: la vita

Salvador Dalì nacque a Figueres, una piccola città in Catalogna in Spagna l’11 Maggio del 1904, ed è conosciuto come uno degli artisti più influenti del Novecento ed è considerato uno dei pionieri del Surrealismo. Egli era noto anche come scrittore e poeta. Nacque in una famiglia borghese ed era figlio di Rafael Aniceto Dalì i Cusi avvocato e notaio, e di Felipa Domènech i Ferrés. Aveva un fratello maggiore, anche lui chiamato Salvador Dalì, che morì di meningite poco prima della sua nascita.

I genitori convinsero il figlio che egli era la reincarnazione di suo fratello, dandogli infatti lo stesso nome e lo condussero spesso alla tomba del fratello. Salvador Dalì aveva anche una sorella, Ana Marìa. Il pittore manifestò da subito il suo talento e la sua passione per l’arte. Divenuto più grande, infatti, iniziò a frequentare una scuola d’arte. Poco dopo scoprì la pittura moderna e iniziò a realizzare alcuni disegni.

Gli anni in accademia di Salvador Dalì

Nel 1921, poco dopo la morte della madre a causa di un tumore, Salvador Dalì si trasferì a Madrid, dove proseguì i suoi studi d’arte presso l’accademia De San Fernando (accademia delle belle arti). Qui incontrò Federico Garcìa Lorca e Luis Bunuel. Lorca sarà il primo ad accorgersi della vicinanza di Dalì al linguaggio surrealista. Nel 1924 Salvador Dalì cominciò ad apprezzare lo stile dadaista che lo accompagnò nella realizzazione di tutte le sue opere. In quello stesso anno venne arrestato con l’accusa di aver organizzato una protesta all’Accademia de San Fernando. Dopo questo episodio Dalì realizzò una delle sue prime opere, “Il bambino malato“.

Una personalità eccentrica

Salvador Dalì da subito manifestò la sua personalità eccentrica soprattutto per il modo in cui vestiva, portava giacche e lunghe calze che ricordavano lo stile dandy britannico. Si fece crescere i baffi in omaggio a Diego Velàzquez e che finirono per rappresentare un tratto distintivo e caratteristico del suo aspetto. Oltre che per le sue doti artistiche, era conosciuto per il sue essere eccentrico e ostentoso, amava esibire la propria personalità e soprattutto amava travestirsi e adottare atteggiamenti stravaganti.

Lo stile pittorico dell’artista non poteva ancora essere definito, tuttavia le sue opere cominciarono a mostrare alcuni tratti del Cubismo. Anche se non aveva ancora ben compreso i concetti di questo movimento poiché all’epoca a Madrid non esistevano ancora persone aderenti al movimento. Dalì non produsse solo opere pittoriche ma spaziò anche nel campo del cinema.

L’approdo al Surrealismo e gli ultimi anni in Catalogna di Salvador Dalì

Salvador Dalì abbandonò l’accademia e si diresse a Parigi, dove incontrò anche il noto artista Pablo Picasso. Insieme a lui ed a Juan Mirò, dipinse diverse opere. Inoltre con quest’ultimo entrò a far parte del gruppo dei surrealisti. Tuttavia a causa di alcune scelte e modi di pensare venne espulso dal gruppo, ma nonostante ciò continuò e portò avanti la sua carriera. Nel 1929 Dalì si innamorò di una donna, Elena Ivanovna Diakonova, conosciuta come Gala, sua musa e fonte di ispirazione. Si sposarono con rito cattolico nel 1958.

Nello stesso anno il pittore realizzò opere di grande successo ed inoltre si unì al gruppo dei surrealisti di Montparnasse, i quali apprezzarono particolarmente il suo metodo, definito “paranoico-critico“. Nel 1931, Salvador Dalì dipinse una delle sue opere più famose, “La persistenza della memoria“, ed inoltre pubblicò la propria biografia “La vita segreta di Salvador Dalì” nel 1942. Dopo qualche anno, nel 1951, l’artista tornò a vivere in Catalogna.

Nel 1980 Gala si ammalò di demenza senile e per sbaglio gli somministrò un miscuglio di medicine che gli causò gravi conseguenze al punto da costringerlo ad abbandonare per sempre il mondo della pittura, poiché gli causò un tremore alla mano. Nel 1982 sua moglie morì. Lui tentò più volte il suicidio, ma alla fine morì a causa di un attacco di cuore il 23 gennaio del 1989.

Il Surrealismo: metodo “paranoico-critico”

Salvador Dalì è conosciuto a livello mondiale per le sue opere surrealiste. Il Surrealismo è un movimento artistico nato negli anni venti che mette in luce un nuovo modo di rappresentare la realtà perché enfatizza il surreale ed il sogno. I surrealisti definivano lo stile “un automatismo psichico” poiché l’inconscio dominava l’arte e non si lasciava influenzare da altro. Il metodo di Salvador Dalì era definito “paranoico-critico” e lo teorizzò negli anni in cui andò a vivere con sua moglie. Esso corrispondeva nella trasposizione di immagini ed illusioni ottiche, inoltre consisteva nella ripetizione degli elementi nei quadri che rappresentassero la parte più profonda dell’inconscio. L’artista cercava di riportare i propri deliri e le proprie illusioni nei dipinti. Le tematiche dominanti del movimento erano: l’amore, la follia, il sogno e la liberazione dell’individuo.

L’adesione al movimento surrealista era per l’artista un’occasione per la partecipazione alle esposizioni collettive ed un riconoscimento internazionale. Anche se la posizione completamente apolitica di Dalì creò delle divergenze portandolo ad allontanarsi dai surrealisti: nel 1939, infatti, venne espulso dal gruppo. Nonostante tutto egli non se ne preoccupò e rispose, anzi, con una citazione famosa: “Il Surrealismo sono io“.

Le opere più famose di Salvadr Dalì

Salvador Dalì nel corso della sua carriera realizzò più di 1.500 dipinti. Oltre a questi realizzò anche illustrazioni e scenografie teatrali; uno di questi è “Un chien Andalou”, in collaborazione con Luis Bunuel. Nonostante l’artista prendesse ispirazione dai movimenti noti come il Dadaismo ed il Cubismo, il suo stile era sempre legato a quello del Surrealismo.

La persistenza della memoria (1931)

La persistenza della memora è una delle opere più famose di Salvador Dalì definita un capolavoro del Surrealismo, nella quale egli mette in atto il suo metodo “paranoico-critico”. Il pittore si immerge nelle sue paure e paranoie e le riporta nel dipinto. Esse corrispondono al passare del tempo.

Il paesaggio raffigura un paesaggio nei pressi di Port lligat (luogo di residenza di Dalì). Nel quadro sono rappresentati alcuni elementi, tra i quali tre orologi messi in primo piano, raffigurati come se fossero molli, ed un unico orologio solido. Gli orologi sono i protagonisti del quadro e simboleggiano il trascorrere del tempo quindi la sua relatività. Tutto nell’immagine sembra tranquillo come se il tempo si fosse fermato. Dalì prese ispirazione dal filosofo Freud con il suo concetto di pensiero legato al tempo.

Cigni che riflettono elefanti (1937)

Anche in quest’opera Salvador Dalì utilizza il metodo “paranoico-critico“. Egli utilizza delle immagini doppie per rappresentare le allucinazioni. L’illusione principale è rappresentata dal riflesso dei cigni in un lago che diventano elefanti. Gli elefanti sono molto ricorrenti nei quadri del pittore. Nel quadro gli animali sono circondati da un paesaggio che ricorda i paesi Catalani, mentre sulle rocce di lato vi sono delle pennellate veloci per formare dei vortici. Cigni ed elefanti inoltre non sono le uniche illusioni poiché in alto a sinistra sono raffigurate due nuvole che ricordano un cane e una figura umana. Infine è rappresentato anche un uomo in piedi che guarda la terra.

La tentazione di Sant’Antonio (1946)

In questo quadro si può subito notare una delle immagini ricorrenti nei quadri di Salvador Dalì, ovvero gli elefanti. Viene raffigurata la figura di un uomo, Sant’Antonio tormentato da alcune visioni inquietanti. Davanti a lui ci sono quattro elefanti e un cavallo imbizzarrito che sembra quasi come se volesse schiacciare il santo, poiché è ritto sulle zampe posteriori. Sul dorso di un elefante vi è raffigurata una donna nuda con lunghi capelli biondi. Su un altro elefante vi è invece un obelisco, altro simbolo ricorrente nei dipinti del pittore. Sant’Antonio, di fronte a questa visione, è relegato nudo in un angolo con in mano un crocifisso per tentare di esorcizzare le visioni.

Gli elefanti (1948)

Gli elefanti in questo quadro, simbolo maggiormente rappresentato dal pittore, sono rappresentati con delle zampe lunghissime e sottili. Essi si trovano in un paesaggio desertico e dai loro sguardi sembra quasi come se volessero affrontarsi. Sul loro dorso sono presenti degli obelischi. L’elefante di sinistra è più illuminato e avanza sollevando la proboscide, mentre quello di destra è più oscurato ed è chinato verso il basso. A terra invece sono raffigurati a destra una figura femminile che sembra correre, mentre a sinistra una figura maschile che sta ferma. Sul fondo si può notare una sagoma di un tempio sorretto da due colonne. Il cielo è dipinto con colori molto accesi quali il rosso e l’arancio ed infine corre una sottile linea di montagne.

La madonna di Port Lligat (1950)

In questo quadro sono raffigurati elementi che sono spesso presenti nelle opere di Dalì, come la figura di sua moglie Gala che impersona la Madonna. Il paese è Port Lligat, suo paese natale. Nel quadro si può notare un sipario agli angoli composto da due tende di colore diverso, quasi totalmente aperto come se il dipinto volesse far capire che lo spettacolo sta per avere inizio.

Al centro è presente la madonna con in braccio un bambino, frutto del suo amore e di quello di Dio. Al centro del quadro c’è la Madonna, che rappresenta il soggetto principale. La posizione delle sue mani suggerisce, oltre alla preghiera, anche un gesto di protezione nei confronti del bambino. Si può notare anche un uovo appeso tramite un filo ad una conchiglia. Il dipinto è ricco di sfumature, tranne in alcune zone dove vi è il chiaroscuro.

Sitografia su Salvador Dalì

Letizia Chianese

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Letizia Chianese

Mi chiamo Letizia Chianese ho 24 anni e sono una studentessa laureanda in mediazione linguistica e culturale all'università di Napoli L'Orientale

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