C’era una volta Esopo: nascita della favolistica antica

Esopo è uno scrittore greco vissuto tra VII e VI secolo a.C., noto per essere stato il più antico favolista. A lui sono attribuite circa 400 favole, molte delle quali, però, sono sicuramente aggiunte tarde al corpus dell’autore.

Le favole di Esopo hanno avuto una fortissima influenza sulla cultura occidentale. Infatti molte immagini esopiche sono diventate proverbiali, come la volpe e l’uva o la cicala e la formica. Inoltre sono stati numerosi i continuatori di Esopo, da Fedro a de La Fontaine.

Esopo
Esopo in un codice medievale

Una vita favolosa

Le informazioni biografiche su Esopo provengono soprattutto dalla Vita Aesopi. Questo testo, definito “di consumo” similmente al Romanzo di Alessandro, è anonimo, ha avuto ampia circolazione e ha subito numerose interpolazioni a partire dal VI secolo a.C. fino all’età imperiale.

Secondo la Vita, Esopo era di origine frigia ed era giunto in Grecia come schiavo. A Samo aveva persuaso l’assemblea cittadina a resistere all’invasione di Creso, re della Lidia, ed era stato ricompensato dei suoi consigli con la libertà. Segue la narrazione dei viaggi di Esopo in Babilonia, dove diventa consigliere del re Licurgo, e in Egitto, dove riesce a risolvere un indovinello. L’ultimo viaggio dell’autore è a Delfi, dove viene falsamente accusato di aver rubato una coppa d’oro dal tempio e per questo viene ucciso.

In questa biografia dai tratti fantasiosi, Esopo è descritto secondo i canoni della rappresentazione tradizionale del saggio. Egli risolve una serie di peripezie ricorrendo anche a massime, alla risoluzione di indovinelli e alle sue favole.

Esopo inventor generis della favola?

Per favola (in greco αἶνος, termine che ha la stessa radice di “enigma”) intendiamo un breve racconto che in genere ha per protagonisti degli animali e si conclude con una morale.

Un racconto avente tale struttura si trova per la prima volta in Esiodo (Le opere e i giorni, vv. 202-212). È la favola dello sparviero e dell’usignolo: lo sparviero porta tra gli artigli l’usignolo, che grida disperato. Lo sparviero lo ammonisce perché nella sua condizione di inferiorità lamentarsi è inutile. La morale della favola è che non è conveniente che i deboli si lamentino. Tuttavia Esiodo intende soprattutto denunciare la sopraffazione dei più deboli, dominante nella società.

Anche Archiloco racconta alcune favole nelle sue poesie, come quella dell’aquila e della volpe, che ritroviamo anche nel corpus esopico. Fanno accenno a favole anche Solone, Semonide e Teognide.

Dunque, sebbene Esopo sia stato il primo a mettere per iscritto un insieme di favole, questo genere letterario era già ampiamente diffuso nella cultura orale. Alcune somiglianze tra le favole esopiche e i racconti popolari babilonesi, inoltre, suggeriscono una reciproca influenza tra cultura greca e medio-orientale.

La funzione della favola esopica

Le favole esopiche hanno una funzione didascalica: il loro scopo principale è fornire insegnamenti al lettore. Le situazioni narrate nelle favole, infatti, alludono ad avvenimenti della vita quotidiana in Grecia. Allo stesso modo i comportamenti degli animali riflettono in modo velato vizi e virtù degli uomini. Ciò fa della favola uno strumento adatto a criticare la classe dirigente senza attaccare direttamente personaggi reali e quindi senza poter incorrere in sanzioni.

Un esempio di favola riferita alla politica è quella dedicata al lupo e all’asino. Il lupo, diventato capobranco, impone come regola di dividere tutte le prede in parti uguali all’interno del branco. L’asino obietta che proprio il lupo tiene nascosto il bottino nella sua tana. Così il lupo, svergognato, è costretto a ritirare la sua regola. La morale è che chi promulga leggi spesso non le rispetta.

cane con pezzo di carne
Il cane con il pezzo di carne

In generale la morale di Esopo invita ad essere operosi (vedi la cicala e la formica), ad accontentarsi di ciò che si possiede (come per il cane con la carne in bocca) e a rassegnarsi alla propria condizione, non fidandosi dei più forti (il lupo e l’agnello).

La fortuna di Esopo

Esopo era già celebre nel V secolo a.C.: Aristofane lo cita in varie commedie, alludendo a favole e a motti di spirito a lui attribuiti. Inoltre nel Fedone Socrate si diletta a rendere in poesia le favole esopiche.

La conservazione del corpus di Esopo è legata anche alla sua fortuna nell’ambiente scolastico: per la loro semplicità linguistica le favole erano tra i primi testi proposti agli studenti.

Nel mondo latino, Fedro (I a.C. – I d.C.) scrisse favole inserendosi dichiaratamente nella tradizione esopica, ma volle dare dignità al genere letterario, scrivendo in versi.

Nel Medioevo la tendenza moralizzante di Esopo ebbe ancora successo: furono realizzate traduzioni della sua opera in francese (XII secolo) e in volgare (XIV secolo).

Ancora oggi l’opera di Esopo merita di essere letta, in quanto i suoi messaggi acuti possono rivolgersi ad un pubblico ben più ampio di quello dei bambini.

Serena E. Di Salvatore

Bibliografia

Adrados F. R., The “Life of Aesop” and the Origins of Novel in Antiquity, in «Quaderni Urbinati di Cultura Classica», NS, 1, 1979, pp. 93-112.

Benedetti C. (ed.), Esopo. Favole, Milano, 1996.

Gallo I., La biografia greca. Profilo storico e breve antologia di testi, Soveria Mannelli, 2005.

Momigliano A., Lo sviluppo della biografia greca, Torino, 1974.