Matteo Ripa e la fondazione del Collegio dei cinesi

Matteo Ripa è stato un missionario italiano che, durante una missione in Cina, svolse attività di pittore e di incisore a corte dell’imperatore mancese Kangxi. Poi, tornato a Napoli, fondò il Collegio dei Cinesi, la più antica scuola di sinologia e di orientalistica in Europa.

Chi era Matteo Ripa?

Matteo Ripa è stato un missionario italiano. Nasce ad Eboli il 29 marzo del 1682, da una nobile famiglia dello Stato di Giffoni. Si trasferisce a Napoli per iniziare gli studi. Nel 1700, ascoltando una predica di un frate francescano davanti al palazzo del Viceré, decise di farsi prete. Si iscrive alla Congregazione dei preti secolari missionari, in un’epoca in cui vi era forte interesse per l’attività missionaria. Nel 1705 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Salerno. Successivamente si reca a Roma in un Collegio, dove gli ecclesiastici che volevano partire in missione, venivano educati.

Infine egli riesce ad ottenere il permesso da Papa Clemente XI, per andare in missione in Cina. Il Papa designò come capo della Missione Padre Funari. Nel 1707 il Papa accolse la comitiva apostolica e diede loro una medaglia d’argento e la propria benedizione. I missionari partirono il 13 ottobre 1707. Durante il viaggio il Padre Funari fu colto da un malore e Matteo Ripa dovette ricoprire il ruolo di capo missione. Ripa si recò in Cina al fine di consegnare l’investitura a cardinale al Legato Papale Padre Maillard de Tournon.

La questione dei riti cinesi

L’imperatore Kangxi a corte entrò in contatto con i gesuiti, i quali erano i suoi più fidati consiglieri. Mentre i gesuiti volevano conciliare la cultura cristiana con la cultura cinese, i missionari francescani e domenicani volevano vietare il culto dei morti, pratica in contrasto con la dottrina cattolica.

Nel 1693, il vicario apostolico del Fujian, Charles Maigrot emanò un decreto in cui si affermava che non si potevano utilizzare parole come “tian” 天 e “tianzhu” 天住 per indicare Dio. Inoltre i cristiani non potevano più partecipare alle cerimonie dei riti cinesi, ad esempio i riti in onore di Confucio e del “Cielo”. Nel 1701 Padre Maillard de Tournon, su invito di Papa Clemente XI, decise di recarsi in Cina per trattare con l’imperatore sulla questione dei riti cinesi. Sostanzialmente Tournon doveva far applicare la decisione papale ai missionari.

L’imperatore Kangxi non accettava queste imposizioni da parte dello Stato Pontificio e nel 1706 emanò un decreto. I missionari erano obbligati ad avere un’autorizzazione imperiale per poter rimanere in Cina e praticare la religione cristiana. I missionari dovevano detenere il “Piao”, un permesso di soggiorno, che veniva rilasciato in seguito ad un esame. Coloro che non detenevano l’autorizzazione imperiale sarebbero stati espulsi dall’impero. Essi inoltre dovevano associarsi all’idea di Matteo Ricci. Ricci, il primo grande missionario ad arrivare in Cina, cercò di diffondere il messaggio cristiano senza imporlo. Per Ricci, i riti in onore degli antenati erano compatibili con la fede cristiana. Il popolo cinese era oramai fortemente legato alla proprie tradizioni, alla propria cultura e non accettava che gli europei arrivassero ad imporre le proprie idee.

ll fallimento della missione Tournon

La missione di Tournon fallì e nel 1707 emanò un editto dove si affermava che i missionari non dovevano rispettare il decreto imperiale ed in caso contrario sarebbero stati scomunicati. Inoltre i missionari non potevano più partecipare alle cerimonie dei riti cinesi. Allora l’imperatore Kangxi ordinò la definitiva espulsione di Tournon a Macao, dove poi morì nel 1710. Nel 1715 il Papa Clemente XI emanò la Bolla Ex Illa Die dove si dichiarava l’inammissibilità dei cosiddetti “riti cinesi” e si imponeva ai missionari di proibirli. Nel 1742, Papa Benedetto XIV con la Bolla Ex Quo Singulari, condannò definitivamente i riti cinesi.

Il Viaggio verso la Cina

Era il 1707 quando Ripa insieme agli italiani Gennaro Amodei, Giuseppe Cerù, Domenico Perroni e il francese Guglielmo Fabre-Bonjour partì alla volta della Cina. I missionari arrivarono nel 1709, a Manila, nelle Filippine e soltanto nel 1710 sbarcarono a Macao. A Macao, Ripa incontrò il Legato Papale Padre Maillard de Tournon a cui consegnò l’investitura a cardinale e poco dopo partì per Canton. Nel frattempo l’imperatore Kangxi, sovrano appartenente alla dinastia Qing, richiedeva a corte tre figure: un musicista, un matematico ed un pittore. Allora i missionari si recarono a corte.

Matteo Ripa a corte dell’Imperatore Kangxi

Nel 1711 Ripa arrivò alla corte di Pechino insieme a Padre Bonjour Favre e Teodorico Pedrini. Ripa fu assunto a corte da Kangxi , in qualità di pittore e di incisore. Padre Bonjour Favre e Pedrini divennero rispettivamente il matematico e il musicista di corte. Spesso l’imperatore invitava gli europei a corte per introdurvi arti e scienze occidentali.  Alla corte di Pechino, Ripa rimase dal 1711 al 1723, continuando la sua attività di sacerdote e di missionario politico.

Matteo Ripa pittore e incisore

In realtà Ripa svolse l’attività di pittore, per soli due mesi, dal 7 febbraio al 9 aprile 1711, per poi dedicarsi all’incisione. Durante la sua permanenza a corte, Ripa incise 36 vedute della residenza estiva di Jehol (Manciuria) su lastre di rame che poi l’imperatore decise di donare ai propri familiari.

Matteo Ripa
La residenza di Jehol, disegno di Ma kuo-Hsien, nome cinese di Matteo Ripa.

Dalle 36 calcografie, possiamo notare che Ripa ritrae ruscelli e piccole isole artificiali collegate da ordinati ponti. Oltre ad una grande varietà di alberi e siepi, case, padiglioni e sentieri. La residenza estiva dei primi imperatori Qing, appare immersa all’interno di questo paesaggio naturale. In seguito l’imperatore Kangxi ordinò a Ripa di incidere su rame la carta geografica dell’impero cinese e la Tartaria. La Tartaria era una regione abitata dai Tatari o Tartari,  situata tra il Mar Caspio, i Monti Urali e l’Oceano Pacifico. Kangxi elogiava sempre le opere di Ripa. Inoltre Ripa era anche un bravo meccanico e presso la corte di Pechino riparò molti orologi di arena.

A Pechino, istituì presso una famiglia cristiana una cappelletta con annesso un oratorio. Qui i cristiani, i cinesi convertiti, si radunavano e Ripa ascoltava le loro confessioni. Alla fine di maggio del 1719, Matteo Ripa prese con sé quattro giovanetti cinesi, i primi allievi della sua scuola o collegio. Dopo poco tempo per ordine del sovrano, la scuola fu trasferita nel Palazzo Imperiale .

Il viaggio di ritorno di Matteo Ripa

Ripa decise in seguito di ripartire per l’Europa. L’imperatore donò a Matteo Ripa numerosi doni, come porcellane e stoffe di seta. Nonostante dalla Cina fosse impossibile uscire con i cavalli, l’Imperatore ordinò al Tribunale di dare al missionario il permesso e i documenti necessari per partire con i cavalli. Ripa decise di portare con sé anche i giovani cinesi, i primi orientali che avevano frequentato la sua scuola. I giovani cinesi si chiamavano Giovanni Guo, Giovanni Yin, Philipo Huang, Lucio Wu  e un maestro di lingua e scrittura mandarina di nome Wang.

Il 15 novembre 1723, la comitiva lasciò Pechino e solo il 10 gennaio 1724 raggiunse Canton. Poi si imbarcarono su una nave e, a causa di una tempesta, raggiunsero l’isola di S.Elena (Inghilterra). Tutti i giornali inglesi parlavano dell’arrivo di Ripa e dei giovani cinesi e lo stesso Re Giorgio I di Hannover desiderava conoscere Ripa e lo invitò a corte. Ripa accettò e Re Giorgio I lo accolse con grande riverenza. Il sovrano donò al Ripa un pacchetto di monete d’oro.

Il 5 ottobre la comitiva salpò da Londra per dirigersi in Italia. Il 1 novembre attraccarono al porto di Livorno e il 20 novembre sbarcarono a Napoli. Durante la sua permanenza in Cina, Ripa aveva annotato su di un diario tutti gli eventi, colloqui e documenti di cui era testimone. Il suo diario prendeva il nome di “Giornale”.  Al tempo, servì per condurre l’istruttoria che portò poi alla emanazione della Bolla “Ex Quo Singulari”, ma ancora oggigiorno possiamo trarne numerose informazioni.

La fondazione del Collegio dei cinesi

Nel 1724 Ripa arrivò a Napoli e, grazie al compenso in denaro ottenuto dall’imperatore cinese, poté fondare la Congregazione, ponendo la sede nella casa dei Padri Olivetani. Successivamente decise di fondare il Collegio dei Cinesi ma, per fare ciò, dovette affrontare molte difficoltà. Il Viceré di Napoli non poteva dargli il permesso di fondare a Napoli un nuovo istituto, poiché era proibito per legge. Allora Ripa si recò a Roma dal Papa e a Vienna, dove riuscì a parlare con l’imperatore d’Austria Carlo VI. 

L’imperatore Carlo VI diede a Ripa il permesso di aprire il suo collegio per ospitare i cinesi e anche la possibilità di usufruire di un vitalizio annuo di ottocento ducati. Nel 1729, oramai tornato a Napoli, Ripa decise di acquistare la casa degli Olivetani. Egli trasformò il monastero con giardino e Chiesa nel Collegio dei Cinesi. “Vicolo dei Cinesi”, “Salita dei Cinesi” e “Gradini dei Cinesi”: così venivano chiamate le strade nei dintorni del Collegio dei cinesi.

Obiettivi del Collegio dei Cinesi

Gli obiettivi del Collegio dei cinesi erano la formazione religiosa e l’ordinazione sacerdotale dei giovani cinesi per far sì che fossero possibili missioni in Cina. Dal punto di vista di Ripa, bisognava costituire un vero e proprio clero cinese. Ciò avrebbe facilitato la diffusione della fede cristiana, all’interno dell’impero celeste. Un altro obiettivo era la formazione di interpreti, esperti nelle lingue dell’India e della Cina, da mettere al servizio della Compagnia di Ostenda, una compagnia commerciale privata che si occupava di commerciare con le Indie, costituita nei Paesi Bassi con il favore dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Interpreti ed esperti nelle lingue dell’India e della Cina sarebbero stati fondamentali al fine di stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell’Estremo Oriente e l’impero asburgico. L’importanza dell’apprendimento delle lingue era, quindi, già fondamentale per lo sviluppo del commercio.

All’interno del Collegio si aggiunse successivamente un convitto per l’educazione a pagamento di giovani napoletani, dove soggiornarono Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e Gennaro Sarnelli. Anche gli imperatori cinesi conoscevano e apprezzavano le attività del Collegio di cinesi, perché avrebbero garantito un’istruzione di livello a chi l’avrebbe frequentata.

Il Collegio dei cinesi dal 1732 alla riforma del 1868

Ripa rimase a capo dell’istituto dal 1732, anno in cui Papa  Clemente XII riconobbe ufficialmente il Collegio dei Cinesi, sino alla sua morte che avvenne nel 1746. Matteo Ripa fondò un vero e proprio istituto di scambio culturale tra l’Occidente e l’Oriente.  Il missionario aveva già compreso l’importanza della conoscenza linguistica reciproca tra Occidente e Oriente.

Il Collegio, in seguito alla morte di Matteo Ripa, non visse anni facili. Le missioni del cristianesimo in Cina, a partire dal 1750, diminuirono. Dal 1747 albanesi, bosniaci, montenegrini, serbi, bulgari, greci, libanesi ed egiziani entrarono a far parte del Collegio. Essi ricevevano una buona formazione religiosa e l’ordinazione sacerdotale purché poi potessero svolgere attività missionaria nei loro paesi di origine.

Dal 1736 fino al 1888 una Congregazione di preti secolari, ovvero la Congregazione della Sacra Famiglia di Gesù Cristo, si occupò di fornire un’educazione sia ai collegiali che ai convittori. Dopo l’Unità d’Italia, il Collegio dei Cinesi prese il nome di Real Collegio Asiatico (1868). Era diviso in due sezioni: una sezione antica destinata ai missionari e una nuova sezione mirata all’apprendimento di lingue parlate in Asia Orientale da parte di giovani laici.

Università degli studi di Napoli “L’Orientale”

La lingua araba e russa erano già insegnate all’interno dell’istituto. Dopo la riforma De Sanctis del 1878 furono aggiunti gli insegnamenti dell’ hindi, dell’urdù, del persiano e del greco moderno. Il collegio rimase un istituto di scuola secondaria superiore sino al 1888, anno in cui il Real Collegio Asiatico prese il nome di Regio Istituto Orientale.

Qui sotto elencate le varie denominazioni dell’Istituto:

  • 1732-1868: Collegio dei Cinesi
  • 1868-1888: Real collegio asiatico
  • 1888-1937: Regio istituto orientale
  • 1937-1941: Regio istituto superiore orientale
  • 1941-1946: Regio istituto universitario orientale
  • 1946-2002: Istituto universitario orientale
  • 2002-2021: Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”
  • Dal 2021: Università di Napoli “L’Orientale”

La sezione missionaria fu eliminata e il nuovo Istituto fu equiparato ad università. Oggi l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” è considerata la più antica scuola di sinologia e di orientalistica in Europa. Il cinese mandarino, scritto e parlato, viene insegnato qui dalla fine del 1724, mentre l’hindi e l’urdù dal 1878. Attualmente “L’Orientale” è specializzata negli insegnamenti linguistico-letterari e storico-artistici inerenti l’Oriente, l’Africa, l’Europa e le Americhe.

Valeria D’Esposito

Bibliografia e sitografia