Critone, il dialogo di Platone sul dovere

Critone è il dialogo di Platone in cui Socrate riflette su ciò che l’uomo deve o non deve fare. Nel testo, Socrate riflette su queste tematiche in carcere mentre attende il giorno prefissato per la sua morte. Nell’articolo illustriamo i contenuti di questo intenso dialogo.

Posizione del Critone nel corpus platonico

Innanzitutto, Il Critone appartiene alla prima tetralogia dei dialoghi platonici. Infatti, lo studioso Trasillo ordina tutti questi testi in gruppi da quattro. Così, la prima tetralogia ruota intorno alla chiamata di Socrate in tribunale annunciata nel primo dialogo, l’Eutifrone. Poi, prosegue con L’Apologia a cui fa seguito il Critone. Infine, chiude questa tetralogia Il Fedone, nel quale Socrate, nelle ultime pagine, beve la cicuta e muore.

Critone
Ricostruzione del volto di Socrate sulla base delle sue statue di marmo. Fonte: Wikimedia Commons.

Dunque, Il Critone ha luogo dopo le vicende dell’Apologia. Infatti, Socrate ha già ricevuto la condanna a morte. Perciò, egli è in carcere da diversi giorni e attende la giornata della sua esecuzione. Ma perché Socrate deve attendere a lungo questo momento? In effetti, come raccontano questi dialoghi, causa di ciò è una celebrazione della città di Atene. Infatti, ogni anno Atene manda a Delo una nave, costruita per l’occasione, che commemora gli eventi del mito di Teseo. Secondo il mito, Atene è in passato soggetta a Creta dopo una sconfitta bellica e deve al re Minosse un tributo di quattordici fanciulli. Questi vengono rinchiusi nel labirinto e sbranati dal minotauro. Ma un anno Teseo decide di porre fine a tutto ciò, così parte coi fanciulli e una volta nel labirinto uccide il minotauro.

Quindi, la nave per Delo simboleggia quella con cui secondo il mito parte Teseo. Perciò, finché la nave non fa ritorno ad Atene, la legge vieta esecuzioni capitali. Ma la nave di quell’anno parte proprio il giorno prima della pronuncia della condanna a Socrate. Così, l’anziano ateniese attende per tutto il tempo finché la nave fa ritorno. Dunque, in questa condizione di attesa inizia e finisce questo dialogo.

Chi è Critone?

Così, in questo dialogo Socrate ha un unico interlocutore. Infatti, Critone gli fa visita in carcere alle prime luci dell’alba. In effetti, di Critone abbiamo notizia già durante la scena in tribunale dell’Apologia e ricompare poi nel Fedone. Dunque, sappiamo che è un suo devotissimo discepolo suo coetaneo. Inoltre, egli è anche un ateniese benestante che appartiene allo stesso demo di Socrate. Ma non solo, se crediamo alle parole di Diogene Laerzio egli ha scritto diciassette dialoghi su diverse tematiche. La veridicità di questa informazione è ignota. Invece, è certo che Critone, anche se seguace di Socrate, non sembra un brillante pensatore, in quanto fatica nella comprensione delle argomentazioni di Socrate in questo dialogo.

In effetti, dobbiamo considerare che tutti i testi platonici hanno sempre un elemento narrativo. Insomma, Critone segue il ragionamento di Socrate con difficoltà perché ciò permette a Socrate di esporlo nel migliore dei modi e chiarirlo anche al lettore. Così, Critone diventa l’icona dell’ateniese che adora Socrate e non vuole la sua morte, ma nonostante ciò non afferra del tutto il pensiero del filosofo.

La circostanza descritta nel Critone

Dunque, Critone fa visita a Socrate diverse volte nel corso della sua prigionia. Infatti, come egli racconta, ormai è amico anche della guardia, che gli permette l’ingresso anche molto presto. Ma l’ateniese trova Socrate che dorme ancora. Così, attende in silenzio il suo risveglio, e Socrate al risveglio lo vede nella sua cella accanto a lui. Questa circostanza spinge Critone a interrogarsi sulla tranquillità di Socrate, che dorme sereno nonostante la sentenza di morte. Così, ha inizio la disquisizione su questo argomento. Però, prima, l’anziano ateniese racconta il suo sogno.

In effetti, nel sogno di Socrate una donna vestita di bianco va da lui e gli dice che dopo tre giorni sarebbe giunto nella “fertile Ftia”. Dunque, Socrate è convinto che è un sogno premonitore, che indica l’arrivo della nave da Delo dopo altri tre giorni. Tuttavia, Critone non si sofferma più di tanto su questo sogno e pone subito il suo piano a Socrate.

Infatti, egli vuole salvarlo dal suo destino e gli assicura che lui ed altri amici hanno il denaro necessario per permettere la sua liberazione. Inoltre, Critone rassicura Socrate in quanto se quest’ultimo è preoccupato che al di fuori di Atene non saprà come vivere anche in altri luoghi come in Tessaglia troverà persone che gli vorranno bene. Infine, egli descrive la morte di Socrate come un male per i suoi amici e parenti. Infatti, gli amici perdono in questo modo una valida compagnia e fanno anche la figura degli incapaci visto che non riescono a salvarlo. Invece, i figli vengono abbandonati al loro destino anziché essere educati dal padre, che li condanna a una vita misera. Ma Socrate ribatte che nessuna argomentazione di Critone è valida se non è un’azione retta. Così, ha inizio la riflessione di Socrate su tale argomento.

Il sogno di Socrate

Critone
La giustizia è immaginata già dagli antichi Greci come una donna con una spada, a cui poi si aggiunge una bilancia. Fonte immagine: Look and Learn.

Socrate, dicevamo, sogna una donna che gli pronostica il suo arrivo nella “fertile Ftia“. Tuttavia, questo sogno viene presto dimenticato. Ma cosa significa e perché se ne fa menzione in questo dialogo? Forse questo sogno può essere interpretato come un segno che Socrate deve fuggire?

Innanzitutto, la frase è una citazione dell’Iliade. Infatti, Ftia è una città della Grecia settentrionale che, secondo il mito, è la patria di Achille e dei suoi guerrieri. In effetti, il poema omerico racconta che il re dei micenei, Agamennone, reclama per sé l’ancella di Achille, Briseide. Così Achille, furioso, annuncia la sua diserzione dalla guerra di Troia. Cioè, egli vuole tornare a casa, nella “fertile Ftia”, che raggiungerà entro tre giorni.

Inoltre, va notato come il nome Ftia assomiglia alla parola greca phthisis, cioè “deperimento”. Questi dettagli suggeriscono che Socrate indica qui un parallelo tra lui e Achille, il quale muore poco tempo dopo durante la guerra di Troia. Insomma, non è l’indizio di un desiderio di fuga, quanto un parallelismo con un gesto eroico.

Decostruzione degli argomenti di Critone

Possiamo definire l’intero dialogo platonico una decostruzione degli argomenti di Critone. Cioè, Socrate analizza ogni punto col quale il suo amico sostiene la sua evasione. Insomma, il filosofo non afferma di voler morire senza una ragione, bensì perché ritiene questa la scelta giusta suggeritagli dalla ragione stessa. Tuttavia, nonostante la sua convinzione, accetta l’esame del suo punto di vista che espone a Critone. Così, se questi scorge una falla in ciò che Socrate afferma, allora quest’ultimo può fare marcia indietro sulla sua decisione. Invece, se il ragionamento di Socrate sembra corretto, il destino di Socrate è segnato. Insomma, nonostante la condizione critica, Socrate resta lucido ed esige lo stesso da parte di Critone.

Innanzitutto, Socrate chiarisce perché bisogna ascoltare le opinioni buone e non quelle cattive. Infatti, il presupposto è che ogni uomo deve seguire le opinioni buone e bisogna scoprire se quelle di Critone appartengono a questa tipologia. Cioè, le opinioni cattive guastano la persona buona, anche quando è un gran numero di persone che le condivide. Invece, conviene seguire sempre l’opinione buona, anche quando essa è condivisa da un’unica persona. Insomma, Socrate argomenta contro l’idea che bisogna fare per forza ciò che dicono le masse, perché non è il numero di sostenitori che rende un parere giusto.

Ma se non è la quantità di persone, cosa rende un’opinione giusta? Socrate paragona queste opinioni alla condizione del corpo. Dunque, è impossibile vivere bene in un corpo malandato, mentre si vive bene in un corpo sano. Così, una qualunque persona vive bene se segue la giustizia, e questa condizione è del tutto indipendente dal parere delle masse.

Vivere bene o morire?

Ma questo reca in sé un’altra considerazione. Cioè, che ciò che è da tenere in massimo conto non è il vivere, bensì il vivere bene. Perciò, questo chiarisce meglio perché Socrate preferisce morire piuttosto che vivere grazie a una fuga. Infatti, egli ritiene che la fuga in questo caso allunga la vita, ma si tratta di una vita che non rispetta più la giustizia. Ma è proprio il rispetto per la giustizia che permette la vita migliore.

Ma davvero fuggire equivale a non vivere più secondo virtù e giustizia? In effetti, se Socrate ascolta Critone ed evade dal carcere, va contro le leggi della sua città. Dunque, la sua critica alle leggi che lo condannano decadono, visto che è in primo luogo lui che non le rispetta. Eppure, sono quelle stesse leggi che gli hanno permesso la vita tramite il matrimonio dei suoi genitori e gli hanno garantito una vita serena fino al giorno della sentenza. Dunque, non ha senso calpestarle ora che è, in ogni caso, verso la fine dei suoi giorni.

Poi, se egli fugge in un’altra città come vuole Critone, in quelle stesse città che considera da sempre inferiori ad Atene per il tipo di leggi che possiedono, di certo non ci vivrà bene. Invece, è certo che in queste città non sarà ben visto. Infatti, chi può credere nel suo rispetto delle leggi, dopo che è andato contro le leggi della sua città con un’evasione?

Inoltre, questo argomento tocca anche il punto circa l’educazione dei suoi figli. Infatti, chi mai può giudicare che lui è la persona giusta per la loro educazione dopo una fuga dal carcere? Invece, sembra che è molto meglio anche sotto questo punto di vista il suo rispetto per la legge in qualità di esempio per la sua progenie.

Conclusione del Critone

Così, dopo questa attenta analisi, Socrate lascia a Critone lo spazio per una replica. Ma Critone, sconsolato, ammette di non sapere cosa dire. Così, Socrate conclude il dialogo in questo modo.

«E allora lascia andare, oh Critone, e facciamo in questo modo, perchè in questo modo il dio ci indica la via»

Insomma, Socrate dimostra la correttezza dei suoi ragionamenti. Infatti, quello di Critone è l’ultimo tentativo che i suoi amici tentano ci compiere per salvarlo dalla pena capitale.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Platone, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

Sitografia

Lettura del Critone sul canale Youtube di Valter Zanardi: https://www.youtube.com/watch?v=r4ElFrUA10w

Nota: l’immagine di copertina è da Nypl.getarchive.net.