Gli Aztechi: storia, cultura e religione del loro impero

Gli Aztechi erano una delle maggiori società precolombiane dell’America Centrale. Al momento dell’incontro con gli Europei gli Aztechi avevano sottomesso un gran numero di popolazioni e controllavano gran parte del Messico; infatti, erano famosi per la loro aggressività e per il loro spirito guerriero. Il malcontento delle popolazioni sottomesse sarà una debolezza per loro fatale: i conquistadores sfrutteranno il risentimento delle popolazioni sottomesse a proprio vantaggio.

Quali sono le origini degli Aztechi?

Il nome Aztechi però era usato dagli Europei, nella loro lingua, il nahuatl, essi si chiamavano Mexica o Tenochca. Furono chiamati “Aztechi” dagli Spagnoli per il mitico paese di provenienza “Aztlán”, che significa “terra del sole”. Il luogo di origine degli Aztechi non è ancora certo: secondo la mitologia azteca essi provenivano da una zona del Messico settentrionale.

Intorno al XII secolo abbandonarono la vita nomade per diventare sedentari, si stabilirono presso il lago Texcoco e nel 1325 fondarono la loro capitale Tenochtitlán (oggi Città del Messico). La cultura azteca era mesoamericana, cioè rientrava nel quadro più ampio della civiltà dell’America centrale (Mesoamerica) e in particolare della popolazione nahua.

Gli Aztechi come conquistarono il loro impero?

Il territorio messicano non era però disabitato, né gli Aztechi furono l’unica popolazione a spostarsi. Prima degli Aztechi la popolazione dominante era quella dei Toltechi, che proprio nel XII si disgregò a causa delle lotte interne tra clan e l’arrivo di altri popoli dal nord. Il declino della civiltà tolteica ebbe come conseguenza la creazione di varie città stato di cultura mesoamericana.

Emerse subito la bellicosità dei Mexica che, la tribù che aveva capitale a Tenochtitlán; sotto la guida di Itzcóatl 1427-1440, gli Aztechi unirono le forze con Texcoco e Tlacopán per sconfiggere le altre tribù e popolazioni, iniziò così un periodo di espansione e di conquista

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Sotto Montezuma I (1440-1468) e suo figlio Axayacatl (1469-81) si estesero a Sud fino ad arrivare a Oaxaca. Ahuitzotl (1486-1502) estese il dominio azteco fino all’odierno Guatemala. Il suo successore Montezuma II (1502-20) dovette affrontare una sfida diversa: l’invasione spagnola.

La guerra per gli Aztechi

La guerra era molto importante per gli Aztechi, quasi una loro condizione permanente. Consistevano quasi in operazioni di rapina, organizzate grazie alla collaborazione di mercanti che reperivano e riportavano informazioni. La guerra aveva anche un movente religioso: infatti, un altro obiettivo era quello di catturare prigionieri da sacrificare alle divinità come tributi.

L’esercito non era molto sofisticato. Gli aztechi non conoscevano il cavallo (arrivato assieme agli Europei), né le armi da fuoco, usavano per lo più armi in ossidiana, materiale molto tagliente.

A parte i territori della Valle del Messico, l’impero azteco non incamerò i territori. Le campagne militari non servivano ad annettere un territorio, ma a controllarne le vie commerciali e ad imporre un tributo alle popolazioni sottomesse. Più che un controllo del territorio si trattava di un controllo della popolazione e delle sue ricchezze. Tenochtitlán passò dal governare tra i 400 e 500 piccoli stati al dominio su circa 5.000.000 persone in un territorio di 207,200 km2. La capitale stessa al suo massimo si estendeva su 13 km2 con più di 140.000 abitanti.

Com’era formata la società degli Aztechi?

La società azteca era divisa in classi. Al vertice della gerarchia c’era il re che era considerato un semidio, huey tlatoani, affiancato da un consiglio di funzionari, chiamati solo tlatoani. Questa parola infatti indica “chi parla” e il re era considerato il “grande oratore”, questo è il significato del suo nome. Il consiglio eleggeva il re in base a criteri dinastici e oligarchici.

C’erano poi i nobili, chiamati pilli, che erano esenti dai tributi. Inizialmente il loro titolo non era ereditario, ma lo diventerà con il tempo. Era essenzialmente una nobiltà burocratica, cioè si occupava delle attività amministrative, giuridiche e fiscali come la suddivisione delle terre, delle tasse o della gestione del raccolto. I sacerdoti erano scelti tra la classe nobiliare.

Poi vi erano i mācehualli, la classe popolare, letteralmente il termine indica sia la sofferenza che il merito e comprendeva tutti gli uomini abili al lavoro. Generalmente questa era la classe di contadini o artigiani, i quali erano organizzati in corporazioni.

Anche i mercanti, chiamati pochteca, erano importati per la società essi viaggiavano in tutto il territorio azteco e oltre, commerciando i beni in eccesso e schiavi. Erano una risorsa di informazioni da sfruttare nelle spedizioni militari.

Infine c’erano gli schiavi. Erano vari i motivi per cui si diventava schiavi, le cause più frequenti erano l’insolvenza di un debito o la cattura in battaglia ma si poteva diventare schiavi anche come pena per aver commesso un reato grave, come l’omicidio. Per la società azteca uno schiavo poteva avere dei possedimenti e addirittura avere egli stesso altri schiavi, c’era anche la possibilità di guadagnarsi la libertà pagando il proprio riscatto o sposando il padrone.

Come erano organizzati i clan?

Le famiglie erano divise in calpulli, cioè dei clan patrilineari. La capitale Tenochtitlán aveva una ventina di clan divisi in quattro fratrie, ogni fratria occupava un quartiere della città. I clan avevano una certa autonomia con un proprio rappresentante, un proprio dio e un proprio tempi ogni clan inviava un delegato al consiglio supremo che aveva funzioni politiche amministrative e giuridiche. L’assemblea dei delegati distribuiva la terra ed eleggeva i capi militari delle quattro fratrie.

L’economia azteca

Il terreno dove si insediarono gli Aztechi era estremamente povero, questo aveva incoraggiato un sistema “comunistico”, cioè la gestione della terra era comunitaria poiché il territorio non era adatto alla formazione di piccole proprietà private.

I clan familiari di cui si è parlato in precedenza amministravano anche le terre, ad ogni clan apparteneva una data porzione di terreno che il consiglio di anziani gestiva. Col passare del tempo e con la crescita dei territori conquistati il sistema divenne sempre più oligarchico con un gruppo ristretto di grandi famiglie ricche e potenti che dominavano il Paese.

Gli Aztechi erano abili agricoltori. Essi conoscevano il maggese, le tecniche di irrigazione e ripartivano periodicamente le terre. Essi coltivavano mais, fagioli, patate, pomodori, peperoni meloni, vaniglia, ma anche cotone, cacao (che poi trasformavano in cioccolata) e tabacco, che si usava fumare durante le cerimonie religiose. Anche se si praticava il commercio gli Aztechi non avevano moneta, procedevano quindi prendendo come valore di riferimento i chicchi di cacao.

Cos’è il gioco del tlachtli ?

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Uno dei giochi più diffusi tra gli Aztechi era il tlactli, detto anche ōllamaliztli. Era un gioco diffuso in tutto il Centro America, infatti lo conoscevano anche Maya. Si giocava con una palla (ollama) di materiale elastico, ma abbastanza pesante.

Lo scopo del gioco era far passare la palla attraverso uno dei due anelli di pietra posti ai lati del campo. Il gioco era molto violento, non erano rari gli infortuni e addirittura qualche mutilazione. Il gioco però non era solo una forma di intrattenimento ma faceva parte di un rituale.

Qual era la religione degli Aztechi?

La religione azteca si può definire sincretica, cioè si è sviluppata prendendo elementi da altre religioni di culture mesoamericane. La religione azteca era caratterizzata dal dualismo e dall’opposizione. Il mondo stesso sarebbe nato da un dio duale, maschile e femminile allo stesso tempo, da cui nacquero molti dei, che a loro volta diedero vita alla Terra, al Cielo e al Regno dei morti.

La nascita stessa degli uomini sarebbe nata dallo scontro tra due divinità: Tezcatlipoca e Quetzalcoatl. Il primo si era poi diviso in quattro divinità: Xipe Totec, il dio rosso dell’Ovest, Huitzilopochtli, il dio blu del Sud, Quetzalcóatl, il dio bianco dell’est e chiamato anche “il serpente piumato”, e Tezcatlipoca, il dio nero del Nord. Oltre a questi vi erano altri dei come Tlaloc, dio della pioggia o Tonatiuh, dio del sole. Ogni divinità era sempre collegata ad un elemento della natura

Gli Aztechi praticavano il sacrificio umano?

Gli Aztechi praticavano anche il sacrificio umano. Non erano gli unici, ma è una pratica accertata in più popolazioni precolombiane. Il sacrificio era sempre rituale, aveva lo scopo di compiacere o di placare un dio. Nel caso azteco il sacrificio era a beneficio del dio del Sole.

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Secondo la leggenda quando fu creato il mondo, non esistevano luce e calore, per crearli bisognava che una divinità si gettasse tra la brace e si facesse consumare. Due divinità accettarono di sacrificarsi dando origine al Sole e alla Luna. Gli astri furono creati, ma rimasero fermi. Bisognava alimentare il loro movimento e ciò si poteva fare solo con un altro sacrificio.

Per questo motivo la missione degli uomini era continuare a dare forza al Sole tramite il sacrificio umano, per non esaurire la forza del Sole e la forza dell’universo. Il sacrificio avveniva secondo un rituale solenne in cui si estraeva il cuore ancora pulsante della vittima, il rituale si concludeva con un banchetto in cui i commensali mangiavano il resto della vittima, in segno di comunione della divinità.

Esistono molte fonti dirette e indirette di Spagnoli che vennero a conoscenza o assistettero a queste pratiche, alimentando i pregiudizi che avevano nei confronti delle popolazioni precolombiane. Paradossalmente un mito azteco contribuirà al trionfo dei conquistadores e alla fine degli Aztechi.

La fine dell’impero azteco

Quando Cortés venne a contatto per la prima volta con gli Aztechi il loro impero era già in declino. Permettere alle popolazioni sottomesse di mantenere un certo grado di autonomia e di particolarità culturale era oramai diventato un elemento di debolezza. Non si era creato un forte impero unitario ma piuttosto si può parlare di una confederazione autoritaria con presidi militari periferici.

Quello che forse colpisce di più della fine dell’impero azteco è che pur essendo un popolo famoso per essere bellicoso, non oppose una resistenza significativa. Questo accadde per vari motivi, da una parte gli Spagnoli sfruttarono le popolazioni sottomesse agli Aztechi, assicurandosi così importanti alleati militari.

Cortés arrivò in America nel 1519 e nel giro di pochi anni conquistò Tenochtitlán e catturò Montezuma II. Nel 1521 l’impero azteco era di fatto finito. Considerando che, per quanto con armi da fuoco e con cavalli, gli Europei erano pur sempre poco più di cinquecento, in un territorio a loro sconosciuto, un’impresa del genere non sarebbe stata possibile senza l’appoggio militare e logistico delle popolazioni che conoscevano bene il territorio e il nemico, e che soprattutto erano volenterose di disfarsi del giogo azteco. Cortés sfruttò abilmente entrambi.

Il fatalismo dell’élite

Un altro aspetto che giocò un ruolo fondamentale fu il fatalismo dell’élite. Un’antica leggenda riguardava Quetzalcoatl, il “serpente piumato” dio civilizzatore che aveva rifiutato i sacrifici umani e per questo era stato cacciato via dagli altri dei.

Egli si era quindi allontanato verso Est ma sarebbe ritornato un giorno. Secondo alcune interpretazioni gli Aztechi collegarono questo mito all’arrivo di Cortés e degli Spagnoli, che rifiutavano anche il rituale del sacrificio umano come Quetzalcoatl.

Assieme a questo ci sono altre storie che raccontano di discendenti del primo condottiero, anch’egli partito a Oriente, e destinati a tornare e conquistare l’impero. L’atteggiamento arrendevole dei leader non aiutò il morale di coloro che stavano combattendo contro gli Spagnoli. Di seguito un estratto di un discorso che Monctezuma II, oramai prigioniero di Cortés, avrebbe fatto ai suoi dopo essersi consultato con gli dei, raccontata da Bernal Díaz Castillo, che prese parte alla spedizione di Cortés.

«A tutti gli altri vassalli riuniti Montezuma tenne un discorso […] Disse dunque che già molti anni prima i suoi antenati avevano predetto che un giorno sarebbero venuti da levante dei forestieri a dominare il paese, et il regno di Messico avrebbe così avuto fine.  Ora egli era convinto che quei forestieri fossimo proprio noi; la sua convinzione veniva da ciò che avevano detto gli dei. I suoi preti avevano consultato Huichilobos[1] offrendogli sacrifici, ma non aveva più ottenuto consiglio. […] Bisognava quindi giurare obbedienza al re di Castiglia[2]

Miriam Campopiano

Sitografia e bibliografia


[1] Huitzilopochtli, il dio della guerra

[2] B.Díaz del Castillo, La conquista del Messico, 1517-1521, a cura di F. Marenco, TEA, Milano 1991,pp. 190-191.