Mulholland Drive: la spiegazione del film di Lynch

Mulholland Drive (Mulholland Dr.) è un film del 2001 scritto e diretto dal genio visionario David Lynch, pittore e musicista oltre che cineasta, premiato nel 2020 con l’Oscar alla carriera. Il regista è noto anche per la serie tv Twin Peaks (1990-1991) e per altri film come Eraserhead – La mente che cancella (Eraserhead, 1977, suo esordio cinematografico), The Elephant Man (1980), Velluto Blu (Blue Velvet, 1986) e Strade perdute (Lost Highway, 1997).

Alle origini di Mulholland Drive: la scelta del cast

Il film, inizialmente concepito come episodio pilota di una serie tv, è stato ampliato e terminato da Lynch dopo l’acquisizione dei diritti da parte di StudioCanal, casa produttrice francese. L’emittente statunitense ABC, che aveva commissionato al regista la serie, non era infatti soddisfatta del risultato finale, giudicando la trama troppo complicata e incomprensibile. Non convinceva neppure la scelta delle attrici protagoniste, Naomi Watts e Laura Harring, ritenute troppo anziane e in fase di declino artistico.

All’uscita, invece, il film attirò l’attenzione della critica internazionale, rilanciando la carriera della Watts (che prima di iniziare a lavorare con Lynch era intenzionata a smettere di recitare) e rivelando il talento della Harring, ex Miss USA del 1985. Nel cast principale figurano anche Justin Theroux, Mark Pellegrino, Robert Forster (in una parte molto piccola), Michael J. Anderson (il celebre nano di Twin Peaks) e Ann Miller, diva del cinema americano alla sua ultima interpretazione.

Premi e riconoscimenti

Mulholland Drive è stato presentato in gara al Festival di Cannes del 2001, dove Lynch ha ottenuto il premio per la miglior regia. Il film valse all’autore anche la candidatura all’Oscar per quell’anno come miglior regista. Nel 2010 è stato eletto dai Cahiers du cinéma il miglior film della decade e nel 2016, attraverso un sondaggio della BBC, è risultato il film più importante del XXI secolo

Ecco perché, nonostante sia uscito in sala nell’ormai lontano 2001, Mulholland Drive continua ancora oggi a far parlare di sé, spingendo una cerchia non esigua di appassionati a guardarlo e riguardarlo in cerca di dettagli utili a svelarne il significato.

Mulholland Drive
Naomi Watts, David Lynch, Laura Harring e Justin Theroux al Festival di Cannes 2001. Da Wikimedia Commons.

In effetti, i timori dei produttori originari non si sono rivelati infondati. In Mulholland Drive, come in altre sue opere, Lynch adopera uno stile registico non facilmente abbordabile e poco confortevole per lo spettatore. La trama è inoltre di difficile lettura, poiché s’incrociano e s’intrecciano storie diverse, al confine tra sogno e realtà. Pertanto, in quest’articolo proveremo a fare un po’ di chiarezza, iniziando col ricostruire la trama del film.
Sì, ricostruire è la parola adatta…

La trama di Mulholland Drive – NO SPOILER fino all’epilogo

Come accaduto già in Eraserhead e Strade perdute, la storia raccontata in Mulholland Drive si presenta criptica sin dall’inizio. Lynch presenta poco alla volta diverse storyline apparentemente scollegate tra loro, ma che possono trovare ricongiungimento nell’ultima parte della pellicola.
Per semplificare le cose, abbiamo deciso di dividere la trama generale in più sezioni, seguendo linearmente lo sviluppo di ognuna di esse.

Prologo

Una donna (Laura Harring) sta viaggiando in limousine sulla collina di Hollywood, diretta verso una meta sconosciuta e accompagnata da due uomini vestiti di nero. A un certo punto l’autista ferma la corsa e minaccia la donna con una pistola. Prima che riesca a sparare, un’altra auto, proveniente dalla direzione opposta, si schianta a tutta velocità sulla limousine, uccidendo tutti tranne la donna che, ferita e visibilmente scioccata, si allontana dal luogo dell’incidente in cerca di un rifugio sicuro.

Arrivata in zona residenziale, si nasconde per la notte dietro i cespugli di una villa, la cui proprietaria lascia l’abitazione il mattino seguente, permettendole di intrufolarsi segretamente in casa. Qui, addormentatasi di nuovo, fa uno strano sogno in cui un uomo viene spaventato da una creatura disgustosa che gli appare dietro il muro di una tavola calda.

Storyline #1

A Los Angeles arriva Betty (Naomi Watts), una giovane attrice in cerca di successo, accompagnata nel volo aereo da due inquietanti vecchietti. Betty è la nipote di zia Ruth, un’ex attrice proprietaria della grande villa in cui si è nascosta la donna ferita e dove Betty va a soggiornare durante la sua permanenza in città.

Le vicende finiscono così per intrecciarsi. La donna misteriosa si presenta a Betty, che la crede un’amica della zia, col nome di Rita, preso in prestito dall’attrice Rita Hayworth interprete di Gilda, il cui poster campeggia nel bagno della casa. Dopo aver scoperto la verità, Betty decide di aiutare Rita, che non riesce più a ricordare il suo nome e il suo passato.

Betty scopre che Rita era diretta a Mulholland Drive, e frugando nella sua borsa trova una misteriosa chiave blu e molti soldi, che insieme decidono di nascondere. Indagando più a fondo, giungono alla stessa tavola calda del sogno di Rita. Il nome della cameriera, Diane, risveglia nuovi ricordi nella mente di Rita, che afferma di chiamarsi Diane Selwyn.

Dopo aver telefonato inutilmente all’unica Diane Selwyn presente sull’elenco telefonico (la cui voce in segreteria telefonica non sembra però quella di Rita), Betty e la donna misteriosa decidono di andare a controllare direttamente all’appartamento, il cui ingresso sembra però presidiato da alcuni uomini. Le due riescono a entrare dal retro, trovando sul letto della casa una donna senza vita.

Rita è sconvolta e in preda al panico. Tornate a casa, Betty la invita a dormire con lei, rivelandole di essersi innamorata di lei. Proprio quella notte, Rita fa un sogno molto particolare. «Silencio. No hay banda. No hay orchestra», ripete ad alta voce durante il sonno. Quando Betty la sveglia spaventata, Rita dice di dover andare subito in un posto, chiedendole di accompagnarla.

Le due arrivano in un locale chiamato Club Silencio, dove assistono a uno spettacolo illusionistico molto suggestivo, al termine del quale Betty trova nella borsa una misteriosa scatolina blu. Tornate di corsa alla villa, Rita decide di aprire la scatola utilizzando la chiave che lei e Betty avevano nascosto.

Rita (Laura Harring) e Betty (Naomi Watts) assistono allo spettacolo al Club Silencio.

Storyline #2

Un regista di nome Adam Kesher (Justin Theroux) sta cercando un’attrice per il suo nuovo film. Durante un incontro coi produttori, viene ricattato da due tipi loschi (uno dei quali interpretato da Angelo Badalamenti, autore delle musiche del film e collaboratore storico di Lynch) perché scelga una certa Camilla Rhodes.

I due pare agiscano per conto di un altro misterioso personaggio, che sembra gestire in segreto l’intero processo di scelta della ragazza. Sconfitto nell’orgoglio, il giovane regista torna alla sua villa hollywoodiana, dove scopre che la moglie lo tradisce. Dopo essersi vendicato in maniera infantile, fugge via. Si ritrova però costantemente seguito dagli scagnozzi dei ricattatori, finché, arreso, dà la parte a Camilla Rhodes. Durante i provini, sembra però rimanere folgorato dalla vista di Betty, la quale, trovandosi nello stesso studio per un altro film, si è fermata ad assistere alle prove.

Storyline #3

Un killer piuttosto goffo (Mark Pellegrino), dopo essersi impossessato di un misterioso libro nero, deve uccidere una certa ragazza bruna.

Epilogo – ATTENZIONE: DA QUI IN POI SONO PRESENTI SPOILER!

Aperta la scatola, Rita e Betty scompaiono dalla scena. Zia Ruth sembra essere tornata a casa, dove scompaiono la scatola e la chiave. Intanto, una donna bionda, simile a Betty, si risveglia nell’appartamento di Diane Selwyn. Qui vede Rita, che chiama Camilla. Attraverso il montaggio, in poche scene è raccontata la storia d’amore tra le due. Camilla decide però di troncare il rapporto: sposerà il regista Adam Kesher, da poco separatosi dalla moglie. Diane è emotivamente distrutta e reagisce cercando di allontanare dalla sua vita Camilla.

La vicenda degenera in occasione della festa di annuncio del matrimonio, che si tiene nella villa del regista a Mulholland Drive. Lungo il tragitto, l’auto che accompagna Diane si ferma improvvisamente. Fuori la attende Camilla, che vuole vivere l’ultimo momento insieme prima della separazione definitiva. Le donne raggiungono la festa che pone per sempre fine alla loro storia d’amore.

Accecata dalla vendetta, Diane assolda un killer per uccidere Camilla, il quale, a lavoro finito, lascia una piccola chiave blu sul tavolino dell’appartamento di Diane. Nella terrificante sequenza finale, la creatura disgustosa dietro alla tavola calda lascia cadere a terra una scatola blu, da cui sembrano venir fuori i due vecchietti che avevano accompagnato Betty a Los Angeles. I due si dirigono a casa di Diane che, vittima dei loro tormenti, si suicida sparandosi in bocca.

La spiegazione di Mulholland Drive: analisi e significato

Pur sapendo che qualsiasi tentativo di analisi razionale applicato a Mulholland Drive rischia non solo di essere non esaustivo ma anche di tradire la natura del film, strutturato come racconto onirico e surrealista, proviamo comunque a offrire una possibile soluzione all’intreccio. Attraverso la chiave di lettura qui proposta, tutti (o quasi) gli elementi e le scene del film riescono a trovare una spiegazione, o almeno a essere compresi.

Del resto, come lo stesso Lynch ha più volte ripetuto, il cinema non può ridursi alla ricerca di spiegazioni di quanto mostrato, ma deve essere recepito e vissuto nella sua totalità anche sensoriale, senza pretese, così da poter essere interpretato e portato a significato.

Il regista David Lynch.

L’incipit di Mulholland Drive

Nell’incipit di Mulholland Drive, prima dei titoli di testa, sono presenti due scene molto strane, che potrebbero passare per questo inosservate a una visione superficiale:
1) una serie di ballerini danzano su sfondo violaceo (in realtà si tratta di due o tre coppie che appaiono più volte a schermo). A essi, a tratti, si sovrappone l’immagine di Betty sorridente coi due vecchietti;
2) una ripresa in soggettiva di un letto. La camera si sposta verso il cuscino fino a raggiungerlo, come mimando i movimenti di qualcuno che stia per addormentarsi.
Se queste scene sono poste alle soglie della narrazione “principale”, un motivo ci sarà.

Alla festa nella villa di Kesher, Betty dice di essere venuta a Los Angeles per diventare una star del cinema dopo aver vinto un concorso di danza a Deep River, in Ontario. Nella prima scena potrebbero allora essere rappresentati proprio il concorso di danza e la vittoria di Betty, anche se in un contesto che non sembra proprio reale (lo sfondo viola e i due vecchietti)

La seconda scena sembra invece più chiara: le lenzuola rosse e la coperta beige sono uguali a quelle del letto nell’appartamento di Diane, che all’inizio dell’epilogo si risveglia, appunto, dal sonno. Ecco perché gran parte del film, fino all’ultima mezz’ora, può essere ragionevolmente considerato un sogno della stessa Diane.

La dinamica onirica

Se le varie storyline che abbiamo individuato rappresentano parti di uno stesso sogno, come tali vanno interpretate. Semplificando al massimo la questione, nei sogni la realtà di cui abbiamo esperienza viene filtrata dall’inconscio, che crea delle rappresentazioni orientate secondo le aspirazioni, le intenzioni, i desideri più segreti.

Così, nel suo sogno, Diane s’inventa una storia che origina dal senso di colpa per aver ucciso Camilla, dalle proprie ambizioni frustrate di diventare una star, dall’invidia per il nuovo amante di Camilla e dalla rabbia per la fine della loro storia d’amore. Allora, nel sogno il killer appare visibilmente in difficoltà, quasi ridicolizzato, mentre Camilla Rhodes è realmente un’attrice raccomandata priva di talento. Rita/Camilla è una vittima indifesa per la quale Betty/Diane rappresenta l’unica ancora di salvezza, l’amica e l’amante perfetta, mentre Betty/Diane è un’attrice magnifica, che trova subito un’agente pronta a investire su di lei e a raccomandarla al regista Adam Kesher. Questi, che appare da subito interessato a lei, è però un perdente coi fiocchi, che non può che arrendersi in maniera infantile alle minacce degli uomini misteriosi ed è tradito dalla moglie.

Mulholland Drive, la strada dove nella realtà si trova la villa del regista, teatro della fine della relazione tra Diane e Camilla, diventa infine il luogo dell’incidente di Rita, che nella dinamica ricalca per filo e per segno l’ultimo incontro tra le due amanti. Durante la festa a casa di Adam Kesher, tra l’altro, è possibile notare la presenza di molti personaggi secondari apparsi, sotto mentite spoglie, anche nelle storyline #1 e #2 (Coco, la madre del regista; il cowboy; il personaggio interpretato da Badalamenti e altri). Questo accade perché nei sogni si creano personaggi che hanno le fattezze di persone conosciute o magari solo intraviste di sfuggita.

Infine, la piccola chiave blu che il killer consegna a Diane come prova dell’avvenuta uccisione di Camilla, diventa nel sogno l’elemento fondamentale per aprire la scatola, vale a dire (probabilmente) per prendere consapevolezza dell’accaduto, tornare alla realtà e fare drammaticamente i conti con essa.

Il sogno nel sogno e i diversi livelli di realtà

In Mulholland Drive Lynch gioca abilmente con l’ambiguità, con la polisemia dei significanti e dei significati. Il regista riesce a creare un’opera in cui i confini tra sogno e realtà appaiono, seppur ben definiti, abbastanza labili. Eppure, in alcuni casi può essere d’aiuto per lo spettatore lo stesso linguaggio cinematografico, nell’uso del quale il cineasta si conferma grande esperto.

In una scena, forse la più spaventosa del film, il montaggio rende chiaramente l’idea di trovarsi in un livello di realtà (o di sogno) differente. Pur appartenendo all’immaginario di Diane, la sequenza dell’uomo al diner è posta tra due inquadrature di Rita/Camilla addormentata. Lo spettatore apprende così che si tratta di un sogno, ambientato nel luogo in cui Diane ha materialmente ordinato la morte di Camilla. Ciò consente d’interpretare con maggiore precisione anche la terrificante creatura che dimora sul retro del locale.

Inoltre, all’interno del film è spesso presente la riflessione sul cinema stesso, inteso come sogno, come mezzo di rottura e passaggio tra differenti livelli di realtà. Come durante le prove del provino tra Betty e Rita, o nella scena del provino («don’t play it for real, until it gets real», suggerisce il regista agli attori) o ancora nella fantastica sequenza al Club Silencio, dove narrazione e metanarrazione s’intrecciano senza soluzione di continuità.

Christian Maria Savastano

Bibliografia e sitografia