Fast food americani: un’abitudine squilibrata?

I fast food sono dei ristoranti, nati in America, in cui è possibile mangiare con pochi soldi e velocemente. Il Junk food, che è alla base di tutti i menù che troviamo in questo tipo di ristorante, è comunemente conosciuto come quello che in Italia chiamiamo “cibo spazzatura”.

Fast Food e dipendenza

Analizzando alcuni dati dell’Università del Michigan, trend che andava dal 2007 al 2012, questo tipo di cibo crea dipendenza nel nostro corpo. Ci sono vari tipi, di cui sicuramente il più famoso è il classico panino con hamburger, pomodoro e insalata che è la portata iconica che contraddistingue tutti i fast food. Patatine fritte, bibite gassate, gelati e torte si vanno ad unire a quei cibi che creano una dipendenza nel corpo del consumatore, data la loro alterazione che comprende carboidrati e zuccheri raffinati.

L’assunzione di tali prodotti, tanto amati da adulti e bambini, stimola i recettori della dopamina, neurotrasmettitore endogeno che dà segnali al cervello di appagamento e piacere; è lo stesso ormone che si attiva quando si fa uso prolungato di droghe e sostanze stupefacenti.

Ma perché se siamo a conoscenza del pericolo cui andiamo incontro, ci ostiniamo a fare abuso dei prodotti da Fast food? In questo articolo andremo a vedere tutto ciò che comprende le abitudini a tavola, dei possibili disturbi causati da queste e di come i fast food americani abbiano influenzato il mercato mondiale. Meglio però partire dagli USA, dove tutto è iniziato.

Wichita, Kansas: la nascita del fast food americano

Nel 1921 a Wichita nel Kansas, nasce White Castle, considerato il primo fast food americano della storia, che però pare non spiccare il volo a livello finanziario. Nel dopoguerra, la gente inizia a mangiare fuori casa e trova quest’azione come fonte d’intrattenimento. Era il 1948 quando Mac e Dick McDonald utilizzarono un sistema di vendita di panini a soli 15 cent l’uno (oggi 1,60$).

Nel 1948 nasceva In N Out Burger, il primo fast food californiano e sopratutto il primo ad essere dotato del Drive In, dove poter acquistare e mangiare hamburger senza uscire dalla propria auto. A North Corbin, Kentucky, nel 1952 affondava le sue radici nel mercato globale il famoso KFC (Kentucky Fried Chicken), celebre per l’esclusiva sul pollo fritto servito in diversi modi e per le salse segrete con le quali poterlo condire.

Mc Donald’s e Burger King: colossi del mercato globale

Era il 1954 quando venne inaugurato il primo Burger King, precisamente in Florida a Miami; da quel giorno ha visto espandere il proprio ristorante in in più di 11.000 sedi nel mondo, offrendo lavoro a 340.000 persone le quali servono circa 11,4 milioni di clienti al giorno.

L’anno dopo, nel 1955, i fratelli Mc Donald cedettero per circa 2 milioni di dollari il marchio all’imprenditore Ray Kroc che fondò il primo Mc Donald’s a San Bernardino, in California. Nel 1967 fu aperto il primo ristorante al di fuori degli Usa, in Canada; nel 1971 Mc Donald’s fece l’approdo in Europa, aprendo una sede a Zaandam, in Olanda. In Italia il primo fu aperto a Bolzano nel 1985. Giacché il Mc Donald’s è associato allo stile di vita americano, la sua espansione è stata definita “americanizzazione”.

Cibo di convenienza o crisi?

Dopo la nascita di numerosi fast food in America si cominciava a pensare di replicare più volte la propria sede affinché in tutti gli stati degli Usa si potesse godere delle prelibatezze dei vari cibi che si andavano via via diffondendo. Fu così che alla fine degli anni ’50 iniziò la “franchisizzazione” dei fast food.

Oggi si contano più di 250.000 sedi solo negli Usa, globalmente si arriva a fatturare circa 570 miliardi di dollari annui solo grazie ai fast food, cifra più alta del PIL svedese nel 2018.

Di base il cibo servito in questo tipo di ristoranti è precotto o riscaldato. Nel 1960 la nascita del forno a microonde permise di velocizzare il servizio dei fast food americani in maniera esponenziale. Nel 1978 si contavano più di 60.000 fast food in America. Nelle catene di ogni ristorante è possibile trovare sempre prodotti uguali in modo da poter aumentare la convenienza.

Nel 1995 aprì la prima sede di Mc Donald’s nel continente africano, In Sud Africa, dopo l’Apartheid. Nel 2019 Subway ha raggiunto il record del numero di punti vendita nel mondo con 41.000 sedi in confronto alle 38.000 del Mc Donald’s.

Fast food e abitudini

Con l’avvento dei Drive In, si è accelerato ancora di più il processo di consumo dei cibi rapidi. In Italia il primo fu inaugurato nel 1957 per il cinema e da lì cominciarono a spuntare anche quelli dipendenti dai fast food, dove per consumare in maniera veloce veniva fatto l’ordine stesso dall’auto senza bisogno di uscire e accomodarsi nel locale.

Ci sono anche tradizioni legate al nome dei fast food come in Giappone, dove ogni 24 dicembre si festeggia la Vigilia di Natale con il pollo fritto di KFC, cosa impensabile in Italia data la tradizione collegata al cibo pregiato soprattutto in occasioni celebrative.

Curioso è l’approdo dei fast food addirittura nello spazio dove, nel 2001, la celebre catena di Pizza Hut fece una consegna “a domicilio” nella stazione spaziale americana, dal valore di 1 milione di dollari.

Dipendenza da fast food: a cosa stiamo andando incontro?

Oggi va di moda fermarsi tra amici o colleghi e pranzare in un fast food. Spesso il pasto si compone da uno o più panini, una bibita gassata, patitine fritte condite da salse varie e talvolta anche un dessert o un milk shake per completarlo. Genericamente questo va tra le 1700 e le 2000 calorie, 2/3 del nostro fabbisogno calorico giornaliero, senza trascurare poi tutti i grassi saturi che vengono introdotti.

Questi prodotti sono a bassi contenuti di fibre alimentari (componenti fondamentali per una dieta sana). Abituarsi da bambini ai junk food comprometterebbe l’alterazione del gusto creando assuefazione a cibi ipercalorici salati o dolci e quindi andando incontro ad una diseducazione alimentare. Passare ad un’alimentazione così calorica farebbe aumentare il rischio di contrarre malattie cardiovascolari con conseguenti problemi respiratori ed un repentino aumento del peso.

All’inizio del loro sviluppo, i fast food americani cominciavano a rendere più abbondanti le loro porzioni o le dimensioni dei loro panini. Dal 1954 al 2006, un hamburger è passato dal pesare 140g a 340g, triplicando quindi il proprio volume.

Le bibite invece prima erano da 200 ml, oggi in alcuni casi anche da un litro. Il cibo di questi ristoranti però è buono ed economico e per questo crea dipendenza.

I fast food hanno provato anche una svolta vegana e light inserendo nei loro menù panini senza carne e derivati, insalate, frutta e yogurt. Nel 2018 l’FDA (Food and Drug Administration) ha obbligato i fast food ad inserire gli apporti calorici sulle confezioni dei propri prodotti e nuove leggi vietano di servire bibite con più di un certo contenuto di millilitri.

I fast food stanno danneggiando l’ambiente?

Ogni anno che passa notiamo come le estati diventino sempre più calde e come si stia perdendo il tatto con le quattro stagioni. Una delle cause principali di tutto questo è il metano che provoca il 10% dell’effetto serra, intrappolando il calore terrestre.

La maggior parte è dovuto alle mandrie di mucche con la produzione di anidride carbonica e gas metano che conta il 14,5% solo dal bestiame. Negli Usa vi è circa il 19,6% di allevamenti di manzo, il numero più alto in tutto il mondo, data l’alta richiesta dei consumatori dei fast food.

Le emissioni di anidride carbonica prodotte a causa della produzione di carne, l’uso di acqua e lo sfruttamento del terreno hanno effetti rilevanti sull’ambiente, che non possono essere ignorati.

Strategie di marketing dannose

I fast food da anni utilizzano giocattoli come sistema di marketing. questi sono però prodotti in plastica e si sta pensando ad una possibile svolta ambientalista per ridurne il consumo. 260.000 tonnellate sono i rifiuti plastici causati dai fast food in un anno. Dopo una petizione firmata e ottenuta grazie a “Change.org”, Nel Regno Unito si sta pensando di regalare regalare ai bambini giocattoli biodegradabili o riciclarli così come nei Mc Donald’s giapponesi. Il New York Times scrive che entro il 2025, Burger King eliminerà tutti i giocattoli di plastica non biodegradabile. Anche la catena con la M e gli archi dorati, si muove secondo questa scelta.

Da molti anni si premeva sui fast food per ottenere qualche modifica dal punto di vista produttivo che non potesse pesare sull’ambiente e di eliminare i giocattoli poiché molti bambini stavano iniziando a mangiare in maniera scorretta, recandosi in questi ristoranti attratti dalle sorpresine contenute nei famosi Happy Meal.  I fast food hanno un impatto economico molto rilevante a livello globale e per questo non è possibile farne a meno, ma bisognerebbe attuare qualche piano migliore in modo da poter garantire sicurezza a livello ambientale e salutare e dai dati degli ultimi anni pare andare nella giusta direzione.

Enrico Esente

Sitografia