Dolcificanti artificiali e bibite zero zuccheri: fanno male?

Oggigiorno c’è una grandissima diffusione dei dolcificanti, naturali o sintetici, tra gli alimenti e le bevande “zero” che assumiamo. Ma questi dolcificanti fanno male? Sono cancerogeni o tossici? Fanno ingrassare? Cerchiamo di interpretare quali sono le evidenze scientifiche a proposito di dolcificanti ed edulcoranti alimentari.

Cos’è un dolcificante?

Per dolcificante (o edulcorante) si intende una sostanza chimica (naturale o di sintesi) che ha il potere di addolcire alimenti e bevande. I dolcificanti sono in genere usati in sostituzione agli zuccheri per non aumentare eccessivamente le calorie del prodotto alimentare.

Una molecola di glucosio infatti possiede circa 4 kcal per grammo, mentre alcuni dolcificanti hanno calorie virtualmente uguali a zero.

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Come funzionano i dolcificanti?

Il sapore dolce viene percepito grazie all’azione di recettori proteici chiamati T1R-2 e 3; una volta attivati, questi inviano impulsi elettrici che, tramite i nervi faciale, glossofaringeo e vago, arrivano al cervello. I recettori del dolce si attivano quando legano zuccheri (glucosio, fruttosio, saccarosio), ma anche altri tipi di molecole che ne “mimano” la struttura chimica; i dolcificanti quindi “ingannano” questi recettori, dando la sensazione di sapore dolce.

Tuttavia, a differenza del glucosio e degli altri zuccheri alimentari, il metabolismo di queste molecole non produce energia. I dolcificanti infatti non subiscono glicolisi e ciclo di Krebs per produrre ATP, come invece succede con il glucosio. Per questo motivo, le calorie di molte di queste sostanze si possono assumere prossime allo zero.

Le sostanze dolcificanti

Spesso con un termine generico si intende una vasta gamma di sostanze chimiche, spesso di classi diverse. Aspartame, Acesulfame K (potassio), Sucralosio, Saccarina, Ciclamato, la Stevia e i Polioli (xilitolo, mannitolo, sorbitolo) sono i dolcificanti più frequentemente utilizzati nell’industria alimentare. La produzione è in genere di sintesi chimica, ad eccezione della Stevia e della maggioranza dei polioli (che vengono estratti da vegetali).

Il potere dolcificante è variabile. I dolcificanti sintetici sono centinaia di volte più dolci rispetto al saccarosio (lo zucchero da cucina): sucralosio, saccarina, aspartame e acesulfame sono rispettivamente 660, 350, 180 e 200 volte più dolci del saccarosio; invece la Stevia è 250 più dolce dello zucchero da cucina; i polioli hanno un potere dolcificante minore o pari al saccarosio.

I dolcificanti sono cancerogeni?

Saccarina

La saccarina è presente attualmente nella lista dell’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca contro il cancro). L’IARC infatti ha stilato una classificazione di rischio cancerogeno che suddivide le sostanze chimiche in gruppi:

  • 1: cancerogeni certi (es. fumo e alcol);
  • 2A: cancerogeni probabili (es. carne rossa);
  • 2B: cancerogeni possibili (es. Aloe vera);
  • 3: non classificabili come cancerogeni (es. caffè e tè);
  • 4: non cancerogeni.

In particolare, la saccarina è ora posta nel gruppo 3, cioè come sostanza non classificabile per la cancerogenicità nell’uomo: infatti dagli studi su umani e animali non è stata evidenziata cancerogenicità, pur non essendoci studi che ne dimostrino la sicurezza. Anche secondo l’ECHA (European Chemical Agency) la saccarina non ha dimostrato cancerogenicità.

Aspartame

L’EFSA (European Food Safety Authority) nel 2013 ha affermato che, a seguito della numerosa mole di dati raccolti sull’argomento, l’aspartame è sicuro dal punto di vista cancerogenico. Anche una metanalisi pubblicata su Food and Chemical Toxicology ha escluso un coinvolgimento in numerose tipologie di neoplasie; notificando tuttavia che uno studio evidenzia un leggero rischio di linfomi di Hodgkin in maschi e Mieloma Multiplo. In ogni caso, l’IARC ha programmato di valutare più attentamente l’aspartame per catalogarlo secondo i 4 gruppi di rischio di cui abbiamo parlato in precedenza.

Altri

Come la saccarina, anche il ciclamato rientra nel gruppo 3 IARC, per cui non è stato dimostrato un rischio di cancro, anche se mancano dati completi sulla sicurezza in umani.

Per il sucralosio non esistono attualmente suggestioni di cancerogenicità, sebbene (così come per l’aspartame) l’IARC ha in programma di catalogarlo secondo la propria classificazione.

Anche l’acesulfame K non sembra essere cancerogeno ai numerosi studi effettuati per dimostrarne la sicurezza prima dell’immissione in commercio.

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Foto di Jens Hembach

I dolcificanti fanno ingrassare?

Se molto si è studiato per escludere la cancerogenicità dei dolcificanti commerciali, ancora tanto c’è da scoprire sui loro effetti metabolici. Come abbiamo visto, infatti, i dolcificanti in teoria non dovrebbero fornire energia e dunque dovrebbero contrastare l’aumento di peso.

Tuttavia numerosi studi hanno evidenziato un certo effetto metabolico per alcune molecole dolcificanti. Queste infatti sono associate a un rischio di aumento di peso e di sviluppo di diabete, sebbene non sia stato ancora dimostrato un nesso di causa-effetto. Nonostante ci sia ancora dibattito su questo argomento, i principali indiziati per questi effetti avversi sono l’aspartame, la saccarina e il sucralosio.

In particolare soprattutto l‘aspartame sembra indurre a lungo termine una resistenza all’insulina (quindi la base biochimica del diabete di tipo 2) modificando il nostro microbiota intestinale. Il microbiota è l’insieme dei batteri che abitano nel nostro colon, i quali hanno un importantissimo ruolo metabolico: questi infatti producono sostanze chimiche che, agendo sul fegato, migliorano la sensibilità all’insulina. Una perturbazione del microbiota potrebbe dunque spiegare perché questi studi rilevano una maggiore incidenza di diabete in coloro che assumono dolcificanti artificiali.

Per il sucralosio è stato ipotizzato anche un altro meccanismo attraverso il quale provocherebbe un aumento di peso di coloro che lo assumono. In particolare si pensa possa causare un aumento del senso di fame che parte a livello cerebrale, stimolato dallo squilibrio tra apporto energetico e sensazione di dolce.

Altri effetti collaterali dei dolcificanti

I polioli in particolare (es. xilitolo, mannitolo, sorbitolo), appartenenti alla classe dei FODMAPS, come effetto collaterale possono dare spiacevoli reazioni gastrointestinali.

I FODMAPS (Fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides, and polyols) hanno la caratteristica di fermentare nell’intestino e di portare alla produzione di gas: questi possono causare, soprattutto in chi soffre di Sindrome del colon irritabile e di intolleranza ai FODMAPS, sintomi fastidiosi come dolori addominali, diarrea e flatulenza.

Quanto ne possiamo assumere?

La FDA (Food and Drug Administration) ha identificato, per i più comuni dolcificanti, i valori della cosiddetta ADI (assunzione giornaliera accettabile), espressa in milligrammi per kili di peso corporeo:

  • Acesulfame K = 15 mg pro kilo al giorno,
  • Aspartame = 50 mg pro kilo al giorno,
  • Saccarina = 15 mg pro kilo al giorno,
  • Sucralosio = 5 mg pro kilo al giorno,
  • Stevia = 4 mg pro kilo al giorno.

L’assunzione di aspartame inoltre andrebbe evitata in pazienti affetti da fenilchetonuria, una malattia genetica che rende sensibili ai livelli di fenilalanina nel sangue.

Antonio Spiezia

Bibliografia

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