Rivoluzione Francese: le cause, le conseguenze, gli ideali

In questo articolo risponderemo alle domande più comuni riguardanti la Rivoluzione Francese. Ma, innanzitutto, che cos’è la Rivoluzione Francese? Si tratta di un evento che, secondo molti storici, segna la fine dell’età moderna e l’inizio di quella contemporanea, l’epoca in cui viviamo ancora oggi.

La Rivoluzione Francese segue di una quindicina d’anni la Rivoluzione Americana, è ispirata da ideali simili ma ricca di elementi di diversità. La sua importanza più che nella riuscita è legata alle sue conseguenze sul lungo periodo. Fu proprio la Rivoluzione Francese, infatti, a portare all’adozione in Europa di ordinamenti di stato liberale e democratico.

Che cos’è la Rivoluzione Francese?

La Rivoluzione Francese è uno degli eventi più importanti della Storia. Si tratta della prima rivoluzione in Europa che porta a risultati che rimangono stabili per un periodo di tempo considerevole.

Rivoluzione è un termine preso dalle scienze naturali e indica il movimento di un corpo celeste intorno a un altro come, ad esempio, quello della Terra intorno al Sole. Il termine “rivoluzione” applicato alla Storia indica un grande stravolgimento che, in un determinato paese, porta al cambio dei governanti o, addirittura, della forma di governo.

Nel caso della Rivoluzione Francese, il popolo si ribella contro la monarchia. La Rivoluzione Francese porterà inizialmente all’adozione di alcune idee illuministe nella gestione del potere. In seguito la Rivoluzione Francese divenne più violenta, con la decapitazione del re e la caccia ai nobili.

Le premesse: perché inizia la Rivoluzione francese? Quali sono le cause?

Quando scoppia la Rivoluzione, la Francia era governata da re Luigi XVI di Borbone. La società francese era una tipica società di “Antico Regime“, divisa in tre “stati”. Questo significa che la popolazione era divisa in tre categorie, ossia il clero (gli appartenenti alla Chiesa), la nobiltà e il “terzo stato“. Il terzo stato era una categoria che comprendeva tutti coloro che non erano né sacerdoti né nobili, per cui includeva sia popolani che borghesi. La distinzione tra i vari stati era giuridica, ossia la nobiltà e il clero godevano di privilegi che gli appartenenti al terzo stato non avevano.

La situazione economica della Francia alla fine del Settecento era piuttosto difficile. Per poter pagare gli interessi sul debito sempre più crescenti, nel 1787 la monarchia avanzò la proposta di una nuova tassa senza esenzioni per nessuno. La nobiltà si oppose immediatamente a questa proposta. Il re, pur di approvare la nuova tassa, cercò di usare la forza, attirandosi numerose proteste.

Luigi XVI seguiva il modo di governare tipico dell’Assolutismo francese introdotto dal Re Sole. Il re cercava, cioè, di imporre il proprio volere senza sottostare a limitazioni da parte di altri corpi politici. Ma, a differenza del ‘600, Luigi XVI non aveva la forza politica per gestire il paese secondo i principi dell’Assolutismo. Le proteste da parte della popolazione erano troppe per non essere ascoltate.

Per tale ragione Luigi XVI, in cerca di un appoggio nelle sue riforme, convocò l’Assemblea degli Stati Generali nel maggio 1789. L’Assemblea degli Stati Generali era costituita dai rappresentanti dei tre stati e aveva il compito di aiutare il re nella gestione del regno. Al suo interno, però, si votava non “per testa” ma “per stato”. Non si contavano i voti di tutti i deputati, ma ogni stato era rappresentato da un singolo voto. In un assemblea del genere nobiltà e clero, guidati da interessi simili, avrebbero sempre avuto la maggioranza, avendo due voti a disposizione.

Il terzo stato, però, non era più disposto a tollerare questa situazione. I suoi deputati proposero quindi modifiche al sistema di voto, tutte rifiutate dalla nobiltà. Ciò fece solo aumentare la tensione sociale portando il terzo stato ad agire con la forza.

Il 9 luglio 1789 il terzo stato si autoproclamò dunque Assemblea nazionale costituente. In questo modo il terzo stato si proponeva l’obiettivo di scrivere una nuova costituzione francese.

Quando e come inizia la Rivoluzione Francese?

Presa della Bastiglia
La presa della Bastiglia, tradizionale inizio della Rivoluzione Francese, di Jean-Pierre Houël

Stabilire con precisione il momento d’inizio di una Rivoluzione non è mai facile, ma gli storici sono riusciti a scegliere una data comune di riferimento.

La Rivoluzione Francese inizia il 14 luglio 1789 con la cosiddetta Presa della Bastiglia. Folle di popolani e borghesi quel giorno presero d’assalto la Bastiglia. Quest’ultima era una prigione in cui si trovavano, oltre a soli sette detenuti, anche depositi di munizioni e polvere da sparo.

La presa della Bastiglia rappresentò la risposta popolare a una situazione di tensione che durava da mesi nella monarchia francese. Le cause furono un fortissimo aumento del prezzo del pane, una crescente disoccupazione e diversi contrasti politici.

Oggi della Bastiglia a Parigi resta solo la Colonna di luglio, al centro di Place de la Bastille, voluta da re Luigi Filippo e inaugurata nel 1840 per commemorare la rivoluzione del 1830 che aveva rovesciato il regime del re assolutista Carlo X.

Quali sono gli ideali e le novità della Rivoluzione Francese?

Rivoluzione francese

Gli ideali della Rivoluzione Francese si riassumono di solito con il motto “Liberté, Égalité, Fraternité“. Si dice che essa sia stata una rivoluzione “borghese”, in contrasto con la rivoluzione “operaia” avvenuta in Russia nel 1917. Ci sono ovviamente nette differenze tra le due rivoluzioni, ma riuscire a distinguere tra le idee “borghesi” e quelle “popolari” all’interno della Rivoluzione Francese non è cosa semplice. Infatti il dibattito tra gli storici è ancora aperto.

La Rivoluzione Francese è stata un evento così importante, stravolgente e soprattutto nuovo per la storia del mondo che racchiudere in poche parole le sue conseguenze è molto riduttivo. Bisogna quindi basarsi sugli atti legislativi di quel periodo.

L’11 agosto l’Assemblea nazionale approvò l’abolizione del regime feudale. Cosa significasse non era chiaro: feudalesimo significava tutto e niente. Con questa parola i Francesi dell’epoca non intendevano ciò che intendiamo oggi, ma tutti gli odiati privilegi dei nobili. Alcuni di questi privilegi erano stati effettivamente ereditati del Medioevo, mentre altri furono concessi durante l’Antico Regime.

Il 26 agosto l’Assemblea nazionale emanò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Ispirata alle idee illuministe, la Dichiarazione enuncia i diritti naturali dell’individuo (uguaglianza, libertà di espressione, di stampa, diritto di proprietà) che valevano, cioè, per tutti gli individui.

A questo si aggiungevano:

  • il principio della separazione dei poteri,
  • l’idea di sovranità nazionale (il potere è del popolo e il re ne è soltanto un esecutore, una sorta di “funzionario” della nazione)
  • l’idea che la legge sia l’espressione della volontà generale e che solo questa definisca il modo in cui il popolo può e deve partecipare alla vita politica.

L’influenza delle idee illuministe riguardò soprattutto il sistema economico: l’Illuminismo prevedeva l’eliminazione o comunque la riduzione di tutti gli ostacoli al libero commercio. L’Assemblea abolì tutte le dogane interne, sciolse le corporazioni e istituì un libero mercato del lavoro.

L’Assemblea soppresse gli “stati”, divise il territorio francese in 83 dipartimenti e approvò una nuova legge elettorale nel 22 dicembre 1789. Essa conferiva il diritto di voto a tutti i cittadini maschi maggiorenni (da 25 anni in su) ritenuti economicamente indipendenti (escludendo quindi domestici, vagabondi, mendicanti e i più poveri), ossia circa 4,3 milioni di francesi.

Inoltre introdusse un nuovo sistema di misure che prevede il sistema metrico decimale e l’istituzione del chilo come unità di peso standard. Si tratta del sistema di misure che usiamo ancora oggi.

I rivoluzionari francesi colpirono pesantemente la Chiesa, dichiarandone tutti i beni
“a disposizione della nazione”. Nel luglio 1790 la cosiddetta “costituzione civile del clero” dispose l’elezione di parroci e vescovi da parte dei cittadini.

In Francia per tradizione lo stato aveva sempre avuto un certo controllo sulla chiesa. L’Assemblea, però, approvò queste decisioni senza consultarsi col clero francese e questo fu la causa di grandi contrasti.

La nascita di Destra e Sinistra

L’Assemblea nazionale si dedicò nei mesi successivi a preparare la Costituzione, un documento che avrebbe contenuto i principi fondamentali del nuovo stato francese.

I deputati eletti nell’Assemblea nazionale iniziarono a riunirsi sulla base di idee comuni. Fu in questo periodo che nacque la distinzione tra Destra e Sinistra in politica, in base ai posti in cui si sedevano i deputati con idee simili. A Destra sedevano i più conservatori, favorevoli a salvaguardare i poteri del re, a Sinistra, invece, i più progressisti, favorevoli a cambiamenti radicali.

Questo dimostra anche l’assenza di un’unica linea comune. La storia della Rivoluzione è la storia di tante divisioni interne e di una continua lotta tra diversi schieramenti di rivoluzionari. Quali furono le novità della Rivoluzione Francese?

Quando nacque la Repubblica Francese?

In realtà la Repubblica Francese nacque solo 3 anni dopo lo scoppio della Rivoluzione. I rivoluzionari non hanno mai seguito un piano ben delineato e sono andati avanti per tentativi. Il re ha continuato a regnare, anche se con poteri fortemente ridotti, per circa due anni. Dopo l’introduzione della Costituzione furono eletti i deputati della nuova Assemblea legislativa, che prendeva il posto dell’Assemblea nazionale francese).

Gli stati europei controrivoluzionari entrarono quindi in guerra con la Francia. Le frange più estremiste, Giacobini e Girondini, presero il controllo della situazione: la conseguenza fu l’arresto del re nel 1792. Il 21 settembre di quell’anno nacque la Repubblica francese. L’anno dopo, con la decapitazione del re, la Rivoluzione prese una piega molto diversa.

Perché si arrivò al regime del Terrore?

Il periodo del Terrore fu la sistematica eliminazione fisica degli avversari politici da parte dei Giacobini, in posizione di egemonia dopo l’arresto di molti deputati girondini nel giugno 1793.

Il massimo esponente dei Giacobini era Robespierre, leader del Comitato di salute pubblica, nuovo organismo che aveva il governo del paese dall’aprile 1793.

Cosa volevano i Giacobini? Le loro idee discendevano soprattutto dalle teorie di Rousseau. Giacobini e sanculotti volevano, dal punto di vista economico, una società fatta di piccoli produttori, contadini e artigiani, proprietari dei mezzi di produzione. Dal punto di vista politico i Giacobini si presentarono come i veri interpreti della volontà popolare. I Giacobini credevano di trasformare la società francese portando a termine il cambiamento iniziato con la Rivoluzione.

Il Terrore finisce dopo il Colpo di Stato contro Robespierre del 9 termidoro / 27 luglio 1794, a seguito del quale Robespierre e i suoi più diretti seguaci vengono glighiottinati. Il regime rivoluzionario resiste in Francia altri quattro anni con il governo del cosiddetto Direttorio tra 1795 e 1799.

Quanto dura la Rivoluzione Francese? Come finisce? Quali sono le conseguenze?

Quando finisce la Rivoluzione Francese? È difficile stabilire una precisa data di fine. Sono gli storici a definire i limiti temporali dei fenomeni storici e ancora oggi le periodizzazioni della Storia sono oggetto di molti dibattiti.

L’inizio della Rivoluzione Francese può essere collocato il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia o il 5 maggio, con l’inaugurazione degli Stati Generali.

La fine può essere collocata il 9 novembre 1799, col colpo di stato di Napoleone. Dopo diverse fasi tumultuose, l’ascesa e la caduta di Robespierre e l’istituzione del Direttorio, il potere ritorna nelle mani di una sola persona.

Ma Napoleone rappresenta la vera e propria fine della Rivoluzione Francese o la sua prosecuzione? Anche su questo i dibattiti degli storici sono ancora vivi, a dimostrazione di quanto sia cruciale questo periodo.

Le conseguenze della Rivoluzione francese si faranno sentire per decenni. Ormai le sue idee si erano diffuse in tutta Europa non morirono con la fine della Rivoluzione. Le idee rivoluzionarie sopravvissero anche alla caduta di Napoleone e cambiarono per sempre il volto della politica europea.

Quando inizia la Restaurazione?

La Restaurazione inizia con il Congresso di Vienna che si tenne tra l’autunno 1814 e il 9 giugno 1815. Il Congresso di Vienna fu convocato dalle grandi potenze europee per ridisegnare i confini d’Europa. La Restaurazione sancisce la fine del periodo napoleonico.

Nel settembre 1815 nacque la Santa Alleanza, a cui aderirono i sovrani di Russia, Austria e Prussia. Il testo di questa Alleanza era ricco di riferimenti alla religione cristiana.

Tra le conseguenze della Restaurazione ci fu il ritorno delle aristocrazie nei posti chiave dei governi, nella burocrazia e nelle forze armate.

Davide Esposito

Bibliografia