In questi ultimi giorni i telegiornali, i social network e le pubblicità stanno informando la popolazione riguardo le misure preventive per arginare l’emergenza del coronavirus. Pertanto, sono diventati di uso comune termini come epidemia, pandemia, quarantena, ed epidemiologia. Risulta, quindi, necessario spiegare di cosa si occupa l’epidemiologia e come si articola uno studio epidemiologico.
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L’epidemiologia è la disciplina che studia le cause e i fattori che determinano l’insorgenza delle malattie e, dunque, la loro diffusione. Il suo obiettivo è, pertanto, di preservare e migliorare la salute dell’intera popolazione. A differenza della medicina, che ha come scopo la cura del singolo individuo, l’epidemiologia studia la comunità nel suo complesso. Quindi l’epidemiologia studia la popolazione intesa come “l’insieme degli individui sani e malati”. In questo modo è possibile ottenere dati e informazioni relativi alla distribuzione nello spazio e nel tempo. Quindi tre sono gli elementi che caratterizzano uno studio epidemiologico:
I determinanti sono, quindi, i fattori che causano le patologie. Essi vengono suddivisi in:
I determinanti primari, dunque, hanno un ruolo fondamentale nella comparsa delle malattie e si suddividono in:
I determinanti secondari, invece, sono fattori che possono influenzare la probabilità che la malattia si manifesti. Pertanto non sono fondamentali e per questo motivi vengono anche detti cofattori.
Quindi un determinante non è semplicemente la causa che dà origine all’effetto. Tuttavia, rappresenta un fattore che influenza il rischio.
Esso viene, infatti, definito come la probabilità di accadimento di un evento
L’epidemiologia, dunque, si suddivide in:
Uno studio epidemiologico stabilisce correlazioni. Infatti prevede l’uso di differenti indici numerici come frequenza, tassi e rapporti.
La frequenza, dunque, esprime il numero di individui che presentano la malattia. Il rapporto permette di confrontare gruppi differenti. Invece, il tasso è una particolare proporzione in cui è compresa la temporalità del fenomeno.
Si distinguono in:
Il tasso di prevalenza è il rapporto tra il numero di casi di malattia osservati nel tempo e il numero di individui. Invece il tasso di incidenza è il rapporto tra i nuovi casi in un tempo e il numero di soggetti osservati, sensibili ed esposti.
Non si può studiare l’intera popolazione come universo di studio. Pertanto, si prende in considerazione un campione, ovvero un insieme di elementi estratti dalla popolazione. Esistono, dunque, diversi metodi di campionamento:
Possono essere:
Gli studi retrospettivi valutano gruppi di individui esposti già al determinante. Dunque, gli individui che manifestano la malattia sono i casi, mentre quelli che non la manifestano rappresentano il controllo. In questo modo si ottengono informazioni in poco tempo.
Gli studi prospettivi seguono della malattia nel tempo. Infatti si parte dalla selezione degli individui sani. Questi sono distinti in:
Questi studi forniscono dati sull’incidenza della malattia e sono, infatti, caratterizzati da meno errori sistematici.
Le malattie presentano differenti andamenti nella popolazione; pertanto si possono distingue le malattie:
Le epidemie possono divenire, pertanto, pandemie quando la malattia si estende su scala globale.
Roberta Miele
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