Punture medusaLa puntura di medusa è uno spiacevole inconveniente delle nostre vacanze al mare. Nelle nostre aree italiane queste punture non hanno di solito conseguenze gravi, tuttavia in altre aree geografiche le punture di medusa possono comportare un serio pericolo per la salute.
Come spesso accade, ci sono dei rimedi “tradizionali” spacciati per infallibili che non solo non hanno fondamento scientifico, ma possono anche peggiorare la situazione.
Attraverso un metodo scientifico e sistematico si è ottenuta una review che ha stabilito le procedure più appropriate per trattare le punture di medusa, sulla base dei dati oggettivi.
Indice dell'articolo
Le meduse sono degli animali appartenenti al phylum degli cnidari e sono fra gli animali più antichi tra quelli ancora esistenti.
Questi esseri gelatinosi sono carnivori che, per catturare le proprie prede, si servono di un raffinato meccanismo di offesa: l’azione urticante dei propri tentacoli. I tentacoli di una medusa sono la parte anatomica provvista delle strutture capaci di provocare la puntura, mentre la cupola (o campana) ne è priva. Queste strutture si chiamano nematocisti, e sono dei veri e propri pungiglioni che si estroflettono all’occorrenza quando il tentacolo viene toccato. Ecco perché è appunto più appropriato parlare di puntura di medusa e non di morsi, né di bruciature.
La nematocisti permette alla medusa di iniettare nella preda un veleno tossico e irritante, capace di stordire o uccidere i piccoli pesci malcapitati.
Il veleno secreto dal pungiglione è una miscela di tre tossine: ipnossina, talassina e congestina; l’ipnossina ha un effetto paralizzante e sonnifero, la talassina scatena una potente reazione infiammatoria, mentre la congestina blocca il sistema cardiocircolatorio.
Anche gli esseri umani però possono cadere vittima delle punture di medusa, e in questo caso le conseguenze sono variabili a seconda della specie di medusa. Esistono infatti specie di medusa relativamente innocue per la salute umana, mentre altre possono provocare reazioni infiammatorie molto gravi, fino a specie potenzialmente letali.
Le 4 specie più diffuse nel Mar Mediterraneo non sono letali sebbene alcune di queste possano provocare fastidiose lesioni.
Esistono altri animali che somigliano alle meduse che incontriamo solitamente nel mediterraneo ma non appartengono in realtà alla stessa classe. Parliamo ad esempio della caravella portoghese (Physalia physalis) e delle cubomeduse (alla cui categoria appartiene la temibile vespa di mare, Chironex fleckeri). Questi animali gelatinosi e tentacolati posseggono ugualmente nematocisti piene di veleno. La caravella portoghese si ritrova principalmente negli oceani, sebbene ci sono stati avvistamenti al largo del Mediterraneo. Invece le cubomeduse più letali si ritrovano nei mari tra il sud-est asiatico e la costa nord dell’Australia.
La vespa di mare in particolare è capace di uccidere un uomo adulto attraverso un potente veleno che provoca arresto cardiocircolatorio.
Il trattamento delle punture di medusa è diretto a:
In ordine di importanza, bisogna risciacquare l’area lesa con acqua di mare, dopodiché bisogna rimuovere i tentacoli ancora attaccati al corpo della vittima. Infatti le nematocisti ancora attaccate continueranno a iniettare veleno. Per rimuovere i tentacoli è raccomandato l’uso di pinzette.
Sebbene esistano dei metodi che vanno bene per qualsiasi specie di medusa, bisogna quando possibile attuare alcune distinzioni in base all’are geografica dove è avvenuta la puntura.
Nelle zone geografiche dove non sono presenti meduse potenzialmente fatali, come nel Mediterraneo, l’aspetto più importante è il trattamento del dolore.
Per le punture di P. noctiluca e di altre meduse mediterranee è sufficiente risciacquare la zona lesa con acqua di mare, dopodiché utilizzare impacchi ghiacciati. Il ghiaccio infatti sembra rallentare la diffusione del veleno, oltre ad essere un ottimo lenitivo per il dolore. Non usare aceto di vino.
Un altro presidio con evidenza di efficacia è il gel al cloruro di alluminio. Questo preparato topico ha azione astringente, anti-prurito e anti-microbico, e andrebbe applicato sulla lesione dolorosa. Altre preparazioni topiche possono essere a base di lidocaina (un anestetico locale) o di bicarbonato di sodio.
Ci sono evidenze inoltre di efficacia da parte di vitamina C (acido ascorbico) ad alte dosi per via endovenosa, ma questa operazione andrebbe eseguita solo in ambito ospedaliero.
Alcuni trial hanno dimostrato che le protezioni solari a base di ottil-metossicinnamato e ossido di zinco possano prevenire le punture di medusa, proteggendo dal rilascio di veleno dalle nematocisti e riducendo l’infiammazione.
Nelle coste oceaniche, per le punture di caravella portoghese si usa l’acqua calda (40°C per 20 min) anziché il ghiaccio, e si può usare aceto di vino. L’efficacia analgesica dell’acqua calda non è stata ancora spiegata: infatti l’acqua a 40°C non è capace di denaturare le tossine al contrario di ciò che si crede.
Nell’Australia tropicale, dove c’è un alto rischio di punture da parte di cubomeduse, l’Australian Resuscitation Council (ARC) raccomanda l’uso di aceto di vino, seguito da rimozione dei tentacoli e utilizzo di impacchi di ghiaccio. È possibile usare l’acqua di mare in alternativa all’aceto.
Nelle zone a rischio di cubomeduse, la prima cosa da fare in caso di puntura di medusa è assicurarsi dello stato generale della vittima. Questo consiste nella sequenza ABC: airway (assicurarsi della pervietà delle vie aeree), breathing (della presenza di respiro), circulation (della presenza di polso arterioso). Il primo soccorso infatti può ritardare il degenerarsi delle condizioni in caso di shock anafilattico o di arresto cardiocircolatorio. Se necessario quindi bisognerà chiamare soccorsi medici e nell’attesa eseguire la rianimazione cardio-polmonare, cioè il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
Vanno evitate tutte le manovre che potrebbero provocare il rilascio di veleno dalle nematocisti ancora attaccate alla pelle del malcapitato, e che potrebbero esacerbare il dolore o l’irritazione della zona lesa.
La popolazione vulnerabile (soprattutto turisti e bambini) dovrebbe essere educata su cosa fare in occasione di una puntura di medusa, sia in acqua che a terra. Inoltre andrebbero sempre tenuti a disposizione gli strumenti per un primo intervento (ghiaccio, aceto, gel o pomate). Infine per le aree a rischio bisognerebbe utilizzare una segnaletica che avvisi sul possibile incontro con questi animali.
Antonio Spiezia
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23434796
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3773479/
https://www.mdpi.com/1660-3397/14/7/127/htm
http://www.ospedalebambinogesu.it/attenzione-alle-meduse-#.XRX-6NMzYWo
ATTENZIONE: Le informazioni contenute in questo sito hanno puramente scopo informativo e divulgativo. Questi articoli non sono sufficienti a porre diagnosi e decisioni di trattamento e non sostituiscono mai il parere del medico. Per ulteriori informazioni contattare il proprio medico generico o specialista.
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