Highlander – L’ultimo immortale: il prezzo dell’immortalità

Nel 1986 compare nelle sale Highlander – L’ultimo immortale (Highlander). Il film inizialmente non ottiene gli incassi sperati, ed anche le recensioni della critica non risultano esaltanti. Nonostante ciò, diviene col tempo un’opera di culto, un vero e proprio fenomeno di massa come dimostra l’uso “highlander” come sinonimo di immortale. La pellicola, una produzione internazionale diretta dall’australiano Russel Mulcahy, viene girata tra i verdi paesaggi di Scozia, Inghilterra, Stati Uniti.

Highlander – L’ultimo immortale segna la consacrazione artistica di Christopher Lambert, nei panni del guerriero celtico Connor MacLeod. Prima dell’inizio delle riprese all’attore franco-statunitense viene richiesto espressamente di seguire un corso accelerato di inglese, lingua che all’epoca parlava con scarsa dimestichezza. Nel ruolo di co-protagonista e mentore un insolito quanto pittoresco Sean Conner. Il ruolo del “cattivo” spetta invece al mastodontico Clancy Brown.

Highlander, immortale al suono del rock

La trama di Highlander – L’immortale abbraccia un arco temporale di circa quattro secoli e mezzo. La storia è narrata mediante l’uso della voce fuori campo e del flashback. L’opera ha dato vita a ben quattro seguiti, ciascuno diretto da un differente regista. Nessuno di essi è però riuscito ad eguagliare il successo del primo capitolo.

Uno dei principali motivi di tale successo di Highlander – L’ultimo immortale è la presenza al suo interno delle splendide melodie dei Queen. L’inconfondibile timbro vocale di Freddy Mercury dona all’opera un insolito carattererockettaro“, che le consente di travalicare le epoche storiche conferendole un alone di immortalità. La prorompente colonna sonora è opera del compositore statunitense Michael Kamen, specialista di musiche da pellicola.

Connor MacLeod, l’ultracentenario
Highlander

Highlander - L'ultimo immortale

Corre l’anno 1536, Connor MacLeod combatte sulle Highlands a difesa del proprio clan. Durante un duro scontro viene ferito a morte, ma sopravvive clamorosamente ai colpi infertigli. Credendolo posseduto dal demonio, il suo popolo lo rinnega condannandolo all’esilio. Nel 1985, lo stesso uomo si trova ad affrontare altri come lui  in una sorta di competizione, mirata al reciproco annientamento tramite decapitazione (unico modo per uccidere un immortale) e all’ottenimento di un prezioso premio. Gli Stati Uniti sono il luogo scelto per questo raduno.

Connor MacLeod, al termine di svariate peripezie, prevale sul feroce Kurgan, appartenente al lato oscuro della stirpe di immortali. Egli riceve dunque la sospirata ricompensa finale, ovvero il dono della mortalità. MacLeod perde i suoi poteri, potendo finalmente condurre una vita normale, libero dal dolore causato dalla solitudine, non più costretto a vivere da eremita nel timore di veder morire tutti i propri cari.

Highlander: nulla è unico, tutto è ripetibile

Highlander - L'ultimo immortale

Connor MacLeod incontra l’amore prendendo in sposa Heather (Beatey Edney). A seguito della lunga convivenza comprende quanto sia doloroso veder morire e dover sopravvivere alla donna amata. Dopo la morte naturale della compagna percorre il mondo in lungo e in largo nel corso dei secoli. Il guerriero scozzese cambia sovente identità evitando di allacciare rapporti umani, così da non doversi ritrovare a piangere la morte di nuovi amori o amici. Il protagonista ritiene il suo essere immortale alla stregua di una maledizione. La vita eterna gli impedisce di assaporare a pieno l’unicità degli istanti poiché tutto per lui appare ripetitivo e monotono.

Vive una condizione di perenne immodificabilità esistenziale che lo fa sentire schiavo in un mondo di mortali. Il protagonista non conosce presente né futuro, poiché l’eternità viene rappresentata come un continuum destinato a non cessare mai. Connor MacLeod è un dio in terra che desidera soltanto venire privato dei propri poteri, invecchiare per poi morire serenamente. La ricompensa finale non lo rende semplicemente mortale, ma finalmente libero.

L’immortalità come solitudine: Dracula…

Da sempre il tema dell’immortalità affascina la razza umana. La Bibbia narra l’esistenza di diversi esseri ultracentenari, tra cui il più longevo risponde al nome di Matusalemme, noto patriarca antidiluviano vissuto sino all’età di 969 anni. Con l’avanzare dei secoli molti scrittori si sono cimentati nella trattazione dell’argomento. Uno su tutti è l’irlandese Bram Stoker, autore di Dracula, il romanzo horror più celebre (e celebrato) di sempre. Con l’avvento del Novecento il cinema ha poi trasformato personaggi di penna in uomini in carne ed ossa. E dato che l’uomo è mortale per sua natura, è toccato proprio al vampiro dover spesso indossare i panni dell’essere immortale per antonomasia.

Il vampiro è solitamente rappresentato con le sembianze di un mostro assassino dalla carnagione pallida  e dotato di canini sporgenti, utili a succhiare il sangue dal collo delle proprie vittime. La gente reputa il vampiro una creatura demoniaca per il solo fatto di non conoscere la morte. Chi vive in eterno non ha particolare motivo di legare con le persone o di provare empatia per esse. Qualsiasi uomo o donna non sopravviverà comunque a lui, motivo che lo conduce a una eterna vita di solitudine e dannazione.

…e Wolverine

Highlander - L'ultimo immortale

Anche il mondo dei fumetti ha il suo personaggio immortale creato dalla prolifica matita di Stan Lee, ovvero Wolverine. In verità il “tagliagole” non è anagraficamente immortale, bensì possiede un organismo tale da permettergli un invecchiamento al rilento, tanto da farlo sembrare immune allo scorrere del tempo. Trattasi di un eroe atipico, dal carattere scontroso e dall’indomito spirito solitario. Non ama lavorare in squadra, nemmeno con i colleghi X-Men, e ancor meno apprezza frequentare luoghi affollati.

Sfrutta le sue innate qualità per entrare a far parte dell’esercito americano. Le innumerevoli battaglie affrontate divengono la causa principale dei suoi incubi notturni, ciò nonostante combattere è l’unica cosa che gli riesce, al punto da autodefinirsi “il migliore in quello che fa“. La sua esistenza è colma di dolore e, quando conosce finalmente l’amore, il fato avverso glielo strappa via dalle mani. Wolverine come Highlander, trova la pace soltanto in punto di morte poiché solo grazie alla morte l’immortale si tramuta in umano.

Davide Gallo