Wolverine: l’analisi del personaggio del fumetto Marvel

Gli anti-eroi

Esistono vari tipi di fumetti ed esistono vari tipi di personaggi. Una delle cose apprezzate nei fumetti Marvel e DC è il loro rendere i personaggi realistici, sebbene di realistico abbiano ben poco. È raro trovare un cattivo sempre cattivo, o un buono sempre buono. Il villain di turno può combattere per la salvezza del mondo, il buono di turno può essere crudele senza limiti.

Quest’ultima tipologia di personaggi rientra nella concezione di anti-eroe, ovvero un individuo che lotta per cause giuste, ma a cui mancano gli ideali e le qualità morali tipiche dell’eroe, quali ad esempio compassione, nobiltà e coraggio. Di anti-eroi è ormai pieno il panorama fumettistico. Probabilmente la gente è stanca di leggere di Topolino, apoteosi del “perfetto che fa sempre la cosa giusta”, e questo spinge sempre più a creare personaggi realistici nella loro irrealtà. Che hanno i loro pregi, ma anche e soprattutto i loro difetti.

Tra gli anti-eroi più famosi vanno senza dubbio ricordati Wolverine, Batman e Punisher. Quest’ultimo è spietato e violento, ma solo e soltanto verso i “cattivi”. Emblematica, a tal proposito, la scena in cui rifiuta di reagire ai pugni di Capitan America durante la cosidetta Civil War, in quanto questi è da lui considerato un uomo giusto.

Wolverine
Punisher rifiuta il combattimento con Capitan America

Batman è un super(anti)eroe che ha fatto del terrore la propria principale arma. Ma in una città come Gotham, era forse possibile comportarsi in maniera diversa? Nonostante ciò, come Punisher, ha, di solito, una gran fiducia nelle forze dell’ordine. Il più affascinante del gruppo è pero senz’altro Wolverine.

Wolverine: tra morale e natura

Wolverine oltre alla morale ha in sè un’altra forza, che lo spinge nella direzione opposta a quella indicata dal dovere: la sua natura. In “Wolverine: le origini” si può vedere un giovane Logan che si sente soffocato dalla vita degli umani. Ha bisogno, una volta ogni tanto, di correre nei boschi e di cacciare con i lupi, da cui è accettato proprio a causa della sua “natura animale”.

wolverine
La natura animalesca di Wolverine viene sfogata, di notte, cacciando al fianco dei lupi.

In contrapposizione alla sua natura violenta e animalesca, Wolverine è ligio al codice d’onore dei samurai. Ha sempre tenuto a bada la sua parte animale, cercando di non ricorrere alla violenza quando possibile. Ciononostante, come da sua ammissione, “siamo ciò che siamo”. Non si può essere qualcosa di diverso da ciò che si è, per quanti limiti morali ci si imponga. Nella saga “Wolverine all’inferno” Ciclope afferma ad esempio che Logan è sempre stato quello più propenso ad uscire dai gangheri, per semplice rabbia o perché posseduto da altre cose/persone.

Wolverine
Wolverine, dopo aver sconfitto Marduk Kurios, diventa il nuovo Re dell’Inferno.

A ben pensarci è una cosa piuttosto ovvia, che si ricollega con le due metà dell’animo di questo mutante. Se da un lato egli è una persona dotata di una morale, anche piuttosto forte, dall’altro non può fare a meno di essere se stesso. Probabilmente quando è posseduto non è un’altra persona, quanto piuttosto un’altra faccia della sua stessa persona. In fondo, in “Wolverine: le origini”, si può leggere:  “Ho perso il controllo. Mi sento male. Mi sento bene”, segno evidente della dualità insita nell’animo del canadese. Una sorta di novello dottor Jekyll e mister Hyde, ma rivestito di Adamantio.

Marco Giusto