L’identità europea dalla Grecia ai giorni nostri

Quando si parla di identità europea, inevitabilmente il pensiero corre alla UE. In effetti, pur non essendo l’unica né la più grande organizzazione regionale di rilievo, come vedremo, il suo particolare carattere sovranazionale la rende, ad oggi, il referente più immediato per questo discorso. L’Unione Europea, però, nasce solo, attraverso le sue progenitrici, negli anni ’50. Il nome “Europa”, al contrario, esisteva già nelle lingue classiche, più di due millenni e mezzo fa. Per individuare un’identità europea e scovare le caratteristiche distintive della civiltà del continente serve, quindi, guardare altrove. Si deve necessariamente partire dalla civiltà che è tradizionalmente considerata la culla non solo dell’Europa, ma di tutto l’Occidente: la Grecia antica.

Il ratto di Europa

Nel mito greco, Europa, la “fanciulla dall’ampio volto”, è la figlia del sovrano fenicio Agenore. La sua bellezza è tale da indurre Zeus, il re degli dei, a trasformarsi in un toro per sedurla. Affascinata dal possente animale, la ragazza gli sale in groppa e il dio, senza perdere tempo, si tuffa subito in mare. Dopo una lunga nuotata, i due giungono sull’isola di Creta, dove Zeus riprende le sue vere sembianze e finalmente appaga il suo desiderio. Dall’unione nasceranno una serie di figli, in particolare il celebre Minosse.

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Zeus ed Europa

Il legame tra questo racconto e le origini dell’identità europea è evidente. Zeus rapisce Europa su una spiaggia dell’Asia Minore, dov’era il regno paterno, e con lei arriva a Creta. Minosse, loro figlio, darà origine alla celebre civiltà che prospererà sull’isola tra il 2800 e il 1450 circa. Essa, dal suo nome, viene solitamente chiamata anche “minoica”. L’unione tra la sua cultura e quella degli Achei o Micenei, popolazione che invase l’isola intorno alla fine del suo periodo di splendore, darà origine alla civiltà minoico-micenea, diretta antenata di quella greca.

L’identità europea per i Greci

L’identità europea, quindi, presuppone un’ascendenza classica e, soprattutto, come vedremo nel prossimo paragrafo, una netta distinzione rispetto ad altre civiltà, in particolare quelle orientali. Non a caso, il padre di Europa, Agenore, apparteneva al popolo dei Fenici. Naturalmente, è bene sottolineare che l’Europa geografica dei Greci non era affatto la stessa che conosciamo noi oggi. Come ben evidenzia la prestigiosa enciclopedia Treccani:

“l’Europa è, nel pensiero greco antico, ancora assai limitata dal punto di vista geografico: alcuni (come Isocrate) la identificano con la sola Grecia, altri pensano ai popoli e alle regioni permeati dalla civiltà greca (Italia meridionale, Sicilia, coste mediterranee della Gallia e della Spagna).”

In realtà, la difficoltà di identificare l’Europa dal punto di vista geografico non è mai venuta meno. Se, infatti, i confini meridionali, occidentali e settentrionali del continente sono chiaramente delimitati dal mare, lo stesso non può dirsi di quelli orientali.

Dove finisce l’Europa e dove inizia l’Asia?

Un buon confine convenzionale potrebbe essere la catena degli Urali, ma questo vorrebbe dire che la Russia fa pienamente parte del continente. Ebbene, ciò non è universalmente accettato, proprio per i problemi relativi all’identità europea.

L’identità europea ai giorni nostri

Partenone, simbolo dell'imperialismo ateniese, Hugo, identità europeaCome ogni cosa, infatti, l’Europa si può definire solo in relazione a un contrario. Deve, cioè, possedere una caratteristica distintiva. Per gli antichi Greci, ad esempio, era la propria civiltà, fondata sugli ideali di libertà e democrazia, in contrapposizione al barbaro dispotismo di popoli orientali come i Persiani. Non a caso, come abbiamo anticipato poc’anzi, Europa era di origine asiatica. Questa concezione di un continente libero rispetto a un Oriente arretrato e autoritario ha continuato ad informare l’identità europea per secoli. Basti solo pensare, ad esempio, per tornare alla Russia, alle distinzioni che spesso vengono fatte tra questa e gli altri Paesi del continente. Un caso evidente potrebbe essere quello della Guerra Fredda.

Al giorno d’oggi, due sono i caratteri fondamentali per la costruzione di un’identità europea. Il primo è il Cristianesimo. La contrapposizione tra la religione di Gesù e l’Islam è da sempre centrale nei discorsi culturali del continente, dalle lotte di epoca medievale e moderna contro i saraceni ai più recenti dibattiti politici. Questa visione, però, ha il problema di escludere dall’Europa culturale comunità musulmane che abitano il continente da secoli, come l’Albania.

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Croci sulle bandiere dei Paesi nordeuropei

Un altro segno distintivo, allora, potrebbe essere quello che abbiamo citato in precedenza, che identifica l’Europa come una comunità di Paesi liberi e democratici. Anch’esso, però, presenta oggettivamente dei problemi: offre ben pochi argomenti per distinguere l’identità europea da una più generica identità occidentale e, soprattutto, ignora i periodi di autoritarismo che hanno interessato, in misura maggiore o minore, la storia del continente. Un caso eclatante potrebbe essere la caduta nel fascismo, una filosofia antidemocratica e illiberale, da parte dell’Italia, Paese che è universalmente riconosciuto come una delle culle dell’identità europea.

Alla ricerca di un’identità europea

La difficoltà di definire un’identità europea può essere colta, infine, anche guardando alle organizzazioni regionali del continente. Abbiamo già detto che quella che sembra esprimere l’unità più forte, ovvero la UE, in realtà è una di quelle con meno membri: 27 (dopo la Brexit), lo stesso numero dei componenti europei della NATO (cui si aggiungono USA e Canada). Da questo punto di vista, l’entità più numerosa è probabilmente il Consiglio d’Europa: 47 partecipanti.

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I membri del Consiglio d’Europa

Paragonando i suoi Stati membri con quelli di un’altra entità regionale come l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, appare evidente che, come abbiamo visto, uno dei nodi principali per la definizione di un’identità europea è il ruolo della Russia. Dell’OSCE, infatti, sono parte 57 Paesi, di cui tre extraeuropei, ovvero USA, Canada e Mongolia. Dei rimanenti 54, 49 sono gli stessi del Consiglio d’Europa, più il Vaticano e la Bielorussia e cinque, invece, sono le ex repubbliche sovietiche centroasiatiche, ovvero Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Tagikistan, di certo geograficamente non europee.

Al contrario, il Consiglio d’Europa si caratterizza in senso marcatamente regionale. Delle ex repubbliche sovietiche, quindi, esso ha inglobato, oltre alla Russia e alle certamente europee Ucraina, Moldavia, Estonia, Lettonia e Lituania, anche Armenia, Azerbaijan e Georgia, Paesi transcaucasici. L’unica esclusa è rimasta la Bielorussia a causa del suo regime autoritario.

Per il Consiglio, quindi, l’Europa arriva fino al Caucaso e si definisce per la sua democrazia. Due criteri di cui, però, come abbiamo visto, non dobbiamo mai dimenticare il marcato carattere artificiale. Basti pensare, ad esempio, alle polemiche che accompagnano regolarmente i dibattiti sull’eventuale adesione della Turchia alla UE, benché questa sia già membro di tutte e tre le altre organizzazioni.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Schimmelfennig, Europe, in (a cura di) Börzel, Risse, The Oxford Handbook of Comparative Regionalism, ed. Oxford University Press, 2016

Cantarella, L’amore è un dio. Il sesso e la polis, ed.Feltrinelli, 2011

Sitografia

www.grecia.cc

europa.eu

www.coe.int

www.osce.org

it.uefa.com

Fonti media

bryggerietangkvarn.se/