Albino Pierro, mancato premio nobel e la Rabatana

Albino Pierro (Tursi, 19 novembre 1916 – Roma, 23 marzo 1995) è stato un poeta dialettale lucano, che pur non godendo di grande notorietà presso il pubblico, almeno quello italiano, ha potuto vedere apprezzata la sua opera poetica dalla critica, dato che in Svezia il suo nome è stato inserito più volte tra i candidati al premio nobel: sia nel 1985 che nel 1988 arrivò secondo. Pierro nasce a Tursi in provincia di Matera nel 1916 e la sua infanzia è segnata dalla prematura scomparsa della giovane madre, morta quando il poeta era ancora in fasce. La figura materna e il paese natio saranno fondamentali nella poetica pierrana:

« Mia madre, morì poco dopo la mia nascita. La mia nutrice non aveva quasi latte. E mi davano alle donne del paese, madri fresche, per una poppata. Ancora oggi, quando torno a Tursi, incontro vecchiette che mi ricordano il debito: “Don Albine, io vi ho dato il latte”… »
(Albino Pierro, ‘A terra d’u ricorde)

La sua infanzia fu caratterizzata anche da una malattia alla vista che spesso lo costringeva a vivere le giornate nel buio della propria camera:pierro

« Quanne i’ére zinne / àgghie stète arrasète int’i càmmre / e a scure ll’occhiecèlle / mi pungicàine russe cumigghiète / d’ardìgue. / Dicìne nd’u paìse / ca m’avìj’ ‘a cichè.[..] »
(Albino Pierro, Quanne i’ére zinne)                                                                                                                                                                                                                                 « Quando ero bambino / me ne stavo negli angoli delle stanze / e al buio gli occhietti / mi pungevano, rossi coperti di ortica. / Dicevano nel paese / che sarei diventato cieco.[..] »
(Albino Pierro, Quando ero bambino )

Nel 1946  Pierro apre la sua carriera di letterato pubblicando varie raccolte in lingua e nel 1959 con “’A terra d’u ricorde” inizia la sua produzione in dialetto tursitano, compiendo definitivamente la sua svolta dialettale. Il dialetto di Pierro pur avendo attirato l’interesse di alcuni filologi e linguisti era ancora sconosciuto sino a quando il poeta lucano decise di non allontanarsi più dall’idioma della sua terra natia. Albino Pierro riuscì, attraverso un attento e continuo lavoro formale e metrico, all’originalità e alla schiettezza del lessico, a creare nel dialetto tursitano una lingua illustre, a renderla celebre quale antica lingua romanza, che attirò l’attenzione di numerosi critici, filologi e linguisti internazionali. Grazie infatti alle risorse foniche e simboliche che tale idioma possiede, lo studioso tedesco Gerhard Rohlfs, nei suoi Studi linguistici sulla Lucania e sul Cilento,lo definì il «vero rampollo di una latinità arcaica», nascosto nella zona sud orientale della Lucania «una delle aree più isolate e conservative dell’intera  Romània».

« Quella di Tursi, il mio paese in provincia di Matera,
era una delle tante parlate destinate a scomparire.
Ho dovuto cercare il modo di fissare sulla carta i suoni della mia gente. »
(Albino Pierro, ‘A terra d’u ricorde )

Nel 1960 esce “Agavi e sassi” cui seguiranno molte altre sillogi tra cui sono da citare: “I ’nnammurete”, “Metaponte” (1963) e “N ‘du piccicarelle di Turse” (1967), “Ecco a morte”  e tante altre fino all’ultima silloge “Nun c’è pizze de munne”, uscita postuma e molto apprezzata dalla critica. La sua poesia come dice lo stesso poeta in una intervista – “sgorga irrazionale e irrefrenabile, come se si ridestasse da un sonno profondo, da cui per incanto emergono suoni e colori, voci lontane di una vita dispersa che vincono i silenzi della notte e il buio della morte”. Ascolta un mondo naturale ed arcano, colloquia con la natura:

“I colloqui

dell’anima mia

con le ombre sui tetti e i fantasmi

della buia campagna

con gli assioli, le stelle, i miei morti.”

La Rabatana di Pierro

pierroLa Rabatana è stato il primo nucleo abitativo di Tursi, ed è letteralmente circondato per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni. Intorno alla metà del V secolo i Goti costruirono il Castello, attorno al quale sorsero le prime case in pietra e si costituì il nucleo primordiale di Tursi. Verso l’anno 850 la zona fu abitata dai Saraceni, che lasciarono profonde tracce nell’architettura e nel dialetto locale. A ricordo dei loro villaggi arabi, i Saraceni denominarono il luogo Rabatana, un quartiere arabo, antica città fortificata anche conosciuta come la “Tana degli Arabi”. Al suo quartiere natio, Pierro dedica un’omonima poesia.

« Cchi ci arrivè a la Ravatène / si nghiànete ‘a pitrizze / ca pàrete na schèhe appuntillète / a na timpa sciullète.[…] »
(Albino Pierro ‘A Ravatène )
« Per arrivare in Rabatana / si sale la pitrizza (strada irta di pietre) / che sembra una scala addossata / a una timpa (parete argillosa) in rovina.[…] »
(Albino Pierro ‘A Ravatène )

Il luogo di nascita fu un’importante fonte d’ispirazione per la lirica di Pierro che amò molto la sua casa chiamata pahàzze (palazzo), nella sua opera il paese sembra onnipresente ed è vivo il ricordo della madre:

« [..] Ma ié le vògghie bbéne ‘a Ravatène / cc’amore ca c’è morta mamma méie: / le purtàrene ianca supr’ ‘a sègge / cchi mmi nd’i fasce com’a na Maronne / cc’u Bambinèlle mbrazze. / Chi le sàpete u tempe ch’è passète… / e nun tòrnete ancore a lu pahàzze. »
(Albino Pierro, ‘A Ravatène )
« [..] Ma io voglio bene alla Rabatana / perché c’è morta la mamma mia: / la portarono bianca sopra la sedia / con me nelle fasce come una Madonna / col Bambinello in braccio. / Chi lo sa il tempo che è passato… / e non ritorna ancora al palazzo. »
(Albino Pierro, La Rabatana )

La Rabatana è il luogo aperto al cielo, che domina più a valle le case ben disposte di Tursi: le pietre, le case, i vicoli raccontano una storia lunga, che viene da lontano. Albino Pierro ha inventato la grafia del suo dialetto, attraverso un attento lavoro formale e metrico, riuscendo a ricreare con la sua lingua, le suggestive atmosfere legate al ricordo della sua infanzia le quali fecero ritornare in lui molti rimorsi che contribuivano ad alimentare quel dolore interno dovuto alla lontananza dalla sua terra. Il poeta lucano, dopo il suo trasferimento a Roma, ha riscoperto il dialetto della sua terra con la nostalgia di un esule:

« [..] Com’agghi’ ‘a fé, Maronna mèie, / com’agghi’ ‘a fé? / L’ agghie lassète u paise / ca mi davìte u rispire d’u céhe, / e mò, nda sta citète, / mi sbàttene nd’u musse schitt’i mure, / m’abbrucuuìne i cose e tanta grire / com’a na virminère.[..] »
(Albino Pierro, Le porte scritte nfàcce )
« [..] Come debbo fare. Madonna mia, / come debbo fare? / Ho lasciato il paese / che mi dava il respiro del cielo, / ed ora, in questa città, / mi sbattono sul muso solo i muri, / mi infestano le cose e tante grida, / come un vermicaio.[..] »
(Albino Pierro, Lo porto scritto in faccia )

La poesia dialettale di Pierro fa rivivere un mondo arcaico fatto di presenze e di figure inquietanti, di paure infantili, di favole e di miti che ne fanno il cantore del mondo contadino lucano, di un mondo animato da leggi non scritte, tramandate nel tempo. Fa da sfondo a questo mondo la sua amara solitudine, dovuta, oltre che ad una sua particolare condizione spirituale, anche ad esperienze molto dolorose. La lettura dei suoi versi testimonia un tempo fermo della storia.

pierroUna folk band campana del beneventano, i Sancto Ianne, riprende la poesia di Pierro nella canzone “Rabatana” inserita nell’album “Scapulà” del 2002. La canzone è un tentativo di render giustizia all’immeritato oblio in cui la cultura italiana sta gettando questo intellettuale del Novecento, ed è un bellissimo omaggio a questo grande poeta, di cui si può ascoltare la voce narrante all’interno del brano che all’inizio sottolinea la fase discendente della parabola esistenziale di Tursi che Pierro reputa conclusa, come se la storia si fosse fermata nel suo paese:

“Pe sta via che t’astregne dint”e fianche/Ca pare ca ‘o sciato te manca
E t’aspetta nu viento ca tuocchi cu ‘e mmane/ Tu t’accorgi che ‘o munno che
è stato/Ccà o tiemp nun l’ha maje cagnato/ e ‘a jurnata d’ajere è comme
a dimane.” (Sancto Ianne)

 

Maurizio Marchese

Sitografia:

http://www.rabatana.it/la-rabatana/casa-di-albino-pierro/

http://www.altritaliani.net/spip.php?article1874

http://www.criticaletteraria.org/2015/11/paginecritiche-albino-pierro.html