Optaziano Porfirio e i carmi figurati, tra “magia” e poesia

La produzione letteraria in lingua latina ritrova nel IV secolo e.v. nuova linfa vitale. Ciò è stato possibile grazie ad autori, quali Simmaco, Ammiano Marcellino e Aurelio Vittore per il versante della prosa. In ambito poetico, invece, oltre al più noto Ausonio, grande inventiva e originalità è dimostrata da Publilio Optaziano Porfirio.

La vita di Optaziano Porfirio

Su Optaziano Porfirio non si hanno, purtroppo, molte informazioni. È possibile, tuttavia, ricostruire per sommi capi la sua biografia grazie alla testimonianza di Firmico Materno e ai dati ricavabili dalle sue stesse opere. Sappiamo, pertanto, che Optaziano nacque nella seconda metà del III secolo e.v. Era figlio di Giunio Tiberiano, che fu sia console sia prefetto di Roma. Suo fratello, omonimo del padre, era stato a sua volta prefetto di Roma, oltre ad aver ricoperto la carica di proconsole d’Asia.

Optaziano stesso, d’altronde, ripercorse il cursus familiare. Prima fu senatore nelle frange pagane che sostenevano Massenzio, poi partecipò alla spedizione contro i Sarmati (322 e.v.) al fianco di Costantino. Fu proprio tra il 322 e il 323 che Optaziano venne condannato all’esilio. Ancora oscure sono le ragioni del suo allontanamento forzato, che lo portò presumibilmente in Africa. Forse fu accusato di pratiche magiche o di adulterio: quale sia stato il motivo, il poeta si difese strenuamente nei sui carmi dichiarando la sua innocenza.

Inviò a Costantino in persona il suo Panegyricus poetico (titolo dell’opera ricavabile dai codici che l’hanno tramandata). In esso, riprendendo un modello retorico ben consolidato, il poeta lamentava la sua triste condizione, che si ripercuoteva anche sulla scarsa qualità delle sue poesie. Egli, però, si appellava speranzoso al suo patrono e ispiratore, che era proprio Costantino. Questi, solo nel 325, gli concesse la grazia.

Da quel momento, Optaziano poté continuare in maniera spedita il cursus honorum intrapreso in precedenza, fino a diventare anch’egli prefetto di Roma. La sua morte, stando alla testimonianza di Firmico Materno, andrebbe collocata tra il 333 e il 337 e.v.

Pagano o Cristiano?

Optaziano si trovò, suo malgrado, a vivere in un momento molto delicato della storia imperiale. Oltre alle lotte di potere che vedevano protagonista il futuro imperatore Costantino, egli assistette anche alla presa di posizione di quest’ultimo a favore del Cristianesimo.

È dubbia, a questo proposito, la posizione di Optaziano. Nella manualistica scolastica, si legge spesso che egli si convertì al Cristianesimo. In realtà, molti studiosi mettono ancora in discussione questo aspetto. Bisogna, perciò, procedere con cautela. L’elemento religioso, come si vedrà, è certamente rilevabile nelle opere optazianee. La sua funzione, però, appare “interessata” a non contraddire la religione di Stato, in linea soprattutto con la sua esperienza di esule “graziato”.

Non va dimenticato, poi, che la maggior parte degli intellettuali tardo-antichi tendeva ad un sincretismo pagano-cristiano (tendenza che manifesta Costantino stesso, tra l’altro). E, ancora, va considerato che per il IV secolo è più opportuno parlare di cristianesimi che di Cristianesimo, tenendo conto delle innumerevoli istanze culturali sia regionali sia individuali.

I carmi figurati

Il genere letterario

I cosiddetti carmina figurata (carmi figurati) sono ascrivibili all’interno della poesia epigrammatica di età ellenistica. L’Anthologia Palatina riporta nel XV libro ben sei esempi di carmi figurati. La maggior parte di essi è attribuita al poeta Simia o Simmia, vissuto nel III secolo p.e.v. Secondo la tradizione, sarebbe stato proprio Simia l’inventore di questo nuovo lusus (gioco) poetico.

Questo lusus consisteva nel dare alla poesia la forma dell’oggetto di cui in essa si sarebbe parlato. La lunghezza dei versi, pertanto, variava a seconda della forma che si voleva ottenere. La bravura del poeta stava proprio in questo: riuscire a creare non solo uno scherzetto simpatico, ma dimostrare soprattutto la sua abilità metrica. A tal proposito, una variante del lusus di Simia è il Bωμός del poeta Bisento, anch’esso presente nell’Anthologia.

Bisento, vissuto probabilmente in età adrianea (II secolo e.v.), si mostrò particolarmente interessato all’acrostico. Quest’ultimo è un componimento poetico, in cui le prime lettere di ogni verso, se lette in ordine, danno una frase o una parola. Nel caso del Bωμός, le prime lettere dei suoi ventisei versi, lette di seguito, creano una frase di buon augurio. Il carme di Bisento, anche se poco conosciuto, mostra come il virtuosismo e l’erudizione possano dar vita ad alti esempi di poesia.

La variante di Optaziano Porfirio  

Il lusus di Simia e l’acrostico di Bisento trovano il giusto compromesso nella poetica di Optaziano Porfirio. I carmi figurati erano arrivati a Roma ben prima del IV secolo e.v. Tuttavia, in mancanza di altre testimonianze precedenti o contemporanee, pare che sia proprio con Optaziano che questo genere abbia trovato la sua consacrazione anche in lingua latina.

Costantino il “santo”

Il Panegyricus, a cui si accennava prima, è la raccolta di carmi figurati, la cui composizione ha occupato l’autore negli anni dell’esilio. L’oggetto poetico maggiormente presente in essi è, non a caso, Costantino. Il nuovo imperatore è esaltato come novello Augusto (padre fondatore dell’Impero) ed è elogiato il suo operato, in virtù sia della nobile stirpe dei suoi avi sia dei suoi illustri predecessori. Optaziano sembra, però, riprendere lo stile di altri panegiristi di corte, i quali adottato epiteti e descrizioni, volti a dare una precisa immagine di Costantino ai suoi sudditi, presentandolo come “figura santa”. In questo clima si inserisce anche il richiamo al monogramma di Cristo che il futuro imperatore avrebbe visto prima della battaglia di Ponte Milvio.

Scienza e “magia”

Il corpus optazianeo comprende anche carmi scritti precedentemente all’esilio. In essi è possibile riscontrare almeno due aspetti degni di nota. Il primo riguarda la presenza costante ma sibillina di elementi magico – esoterici. Alcuni richiami interni ai carmi sono sembrati agli studiosi moderni di difficile decifrabilità. Pertanto, si sostiene che Optaziano si rivolgesse al contesto culturale tardo-antico che condivideva e soprattutto comprendeva tali richiami esoterici, cosa quasi impossibile per i lettori di oggi. Da qui si avvalorerebbe l’ipotesi che l’autore fosse stato esiliato per pratiche magiche, incompatibili con l’elemento cristiano dominante in quel tempo.

Il secondo aspetto, connesso in qualche modo al primo, è la perfetta geometricità dei carmi. In molti casi, si nota una griglia di fondo, sulla quale l’autore ricalca delle figure geometriche di varia natura, ma di grande precisione e armonia. Si possono, perciò, incontrare esagoni, triangoli e quadrati incastrati tra loro (come nel carme VII) o rombi comunicanti (si veda il carme XII). L’uso della geometria non ha soltanto un valore “scientifico”, sintomo di grande erudizione da parte dell’autore, ma anche e soprattutto lo scopo di colpire con impatto visivo il lettore, guidandolo nella corretta lettura del carme. Si tratta di una tecnica molto comune negli acrostici, ulteriormente enfatizzata e scandagliata da Optaziano.

La fortuna di Optaziano Porfirio

La poetica optazianea sarebbe stata molto apprezzata sia nel Medioevo sia nel Rinascimento, dove alcuni imitatori avrebbero aggiunto “indovinelli eruditi” per rendere ancor più intrigante la lettura. L’esperienza dei carmi figurati avrebbe, invece, avuto scarso seguito in età moderna, se si esclude l’esperienza di George Herbert. Tra il XIX e il XX secolo il carme figurato sarebbe tornato nuovamente “di moda” grazie ad Apollinaire.

Elisa Manzo

Nota:

L’immagine in evidenzia è il carme XII del corpus optazianeo. Le lettere della prima colonna, dell’ultima e i due rombi, lette di seguono, formano i seguenti versi: Certa salus rerum, proles invicta tonantis/ orbi tu renovas felicis tempora saecli/ aurea iustitiae terris insignia donas (traduzione: O sicura garanzia dello stato, prole invincibile del Tonante, tu rinnovi per il mondo i tempi dell’età felice, tu doni alla terra le auree insegne della giustizia).

Bibliografia:  

  • Moreschini C., Il sapere scientifico-matematico di Optaziano Porfirio e Lullo, in Id., Storia del pensiero cristiano tardo-antico, Milano 2013, pp. 596-616.
  • Perrotta G., L’età ellenistica e l’età romana, in Id., Storia della letteratura greca, 3° vol., Milano – Messina 1948 (2° edizione riveduta). 
  • Publilii Optatiani Porfyrii, Carmina, recensuit Iohannes Polara, I. Textus adiecto indice verborum , II. Commentarium criticum et exegeticum, Augustae Taurinorum 1973.