Letteratura barocca

Torquato Tasso, la melodia di Qual rugiada o qual pianto

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Il madrigale Qual rugiada o qual pianto di Torquato Tasso fa parte della raccolta Rime ed è tra i più noti testi lirici di Tasso destinati alla musica.

Torquato Tasso, celebre soprattutto per il poema eroico “La Gerusalemme liberata” pubblicata nel 1581, compose moltissime poesie liriche, lungo l’arco di tutta la sua vita. Le prime furono pubblicate nel 1567 col titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose. Torquato Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendo rime amorose e rime encomiastiche. Previde poi una terza sezione dedicata alle rime religiose e una quarta di rime per musica, ma non riuscì a realizzare il progetto.

Torquato Tasso fu tra i principali rappresentanti di quella sensibilità che, col termine derivato dalle arti figurative, fu definita “manieristica”, alla cui radice vi è il senso di inquietudine che caratterizza l’età della controriforma. Tasso avvertì l’inadeguatezza e l’instabilità nascoste dietro la facciata di riferimenti apparentemente incrollabili e rappresentò nelle sue opere il senso di smarrimento, la coscienza della precarietà dell’esistenza, l’orrore e il fascino della morte.

Torquato Tasso ebbe notevole influsso sulle epoche successive, soprattutto a partire dal Romanticismo, che vide in lui il letterato solitario e incompreso in perenne conflitto con la società e il mondo. Goethe, nel 1790 ne fece il protagonista di un dramma, “Torquato Tasso”.

Qual rugiada o qual pianto: una melodia in versi di Torquato tasso

Il componimento “Qual rugiada o qual pianto” è un madrigale che fa parte della raccolta delle Rime che fu composta in tempi diversi e presenta una grande varietà tematica. La natura, attraverso i suoi elementi, riflette il dolore del poeta per la partenza della donna amata. Il testo è tra i più noti componimenti lirici di Torquato Tasso destinati alla musica. Costruito su insistite corrispondenze foniche e ritmiche e su un’articolazione sintattica in proposizioni interrogative, che accentuano l’andamento melodico dei versi.

“Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stille un puro nembo
a l’erba fresca in grembo?
Perché ne l’aria bruna
s’udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l’aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

Per la dolorosa partenza della sua donna, l’autore descrive un’alba in cui dal cielo notturno piove rugiada sulla terra, da lui paragonata a un pianto che sottolinea la pena infinita provata per la separazione dall’oggetto del proprio amore. Anche il rumore delle brezze sull’erba sono paragonate a un lamento (come se la natura si umanizzasse e partecipasse del dolore del poeta).

Con linguaggio raffinato e attraverso abili metafore Torquato Tasso paragona il candore della rugiada notturna al pianto delle stelle e della luna, e il soffio della brezza ad un doloroso lamento. È la natura che sembra partecipare al dolore del poeta per la lontananza della donna. Il poeta, nei versi conclusivi, si chiede esplicitamente se le sensazioni derivate dalla fusione del proprio stato d’animo con il paesaggio notturno non siano da interpretare effettivamente come segni della partenza della donna amata.

La musicalità del verso

La forma metrica e la disposizione interna ricercano effetti di musicalità, proprio come nella lirica barocca in cui il madrigale avrà grande diffusione. La musicalità del verso è resa dal gioco delle rime baciate e interne, dalle assonanze, dalle allitterazioni. Per dare il senso del dolore Torquato Tasso ricorre alle vocali velari cupe “o” ed “u”, mentre con frequenti enjambements determina un rallentamento del ritmo e una sintassi spezzata.

Claudio Monteverdi, dipinto di Bernardo Strozzi ca.1640

Le poche proposizioni del madrigale sono architettate in modo tale da generare fluidità musicale. La musicalità un po’ trasognata della lirica è data dalla particolare struttura sintattica, che si snoda attraverso quattro interrogative di lunghezza decrescente.  È come se Torquato Tasso affievolisse progressivamente il suo interrogare la natura, fino alla rivelazione finale circa la partenza della donna, causa della sua pena e del pianto della notte. È da ricordare che il madrigale fu spesso musicato nel Seicento, nell’ambito della lirica barocca, e di alcuni madrigali di Tasso esiste anche la partitura del grande musicista Claudio Monteverdi.

 

Maurizio Marchese

 

Fonti:

Torquato Tasso, Poesie, Ricciardi, Milano-Napoli, 1952

Le Rime di Torquato Tasso, Edizione critica sui manoscritti e le antiche stampe, a cura di Angelo Solerti, Bologna, Romagnoli – Dall’Acqua, 1898.

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Maurizio Marchese

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