“La sabbia del tempo” di Gabriele D’Annunzio

D'AnnunzioGabriele D’Annunzio pubblica “Alcyone” nel 1903, una raccolta poetica che si propone come diario dell’estate. Fu composta d’estate, e ha per tema proprio l’estate sia dal punto di vista della stagione fisica, che della maturità poetica di D’Annunzio.

L’Alcyone contiene però una sezione di undici componimenti intitolata “Madrigali per l’estate”, poesie insolitamente brevi che costituiscono una serie di variazioni sul tema della fine dell’estate che giunta alla sua pienezza comincia a manifestare i primi segnali di decadimento e trasformazione. D’Annunzio coglie nella natura questi segni esterni, subito trasformate in sensazioni soggettive; la lenta metamorfosi che annuncia l’arrivo dell’autunno suscita un senso di inquietudine e malinconia.

“La sabbia del tempo”, posta in apertura dei Madrigali, imposta il tema dell’intera sezione e ne chiarisce i significati. Il componimento è preceduto nella sezione dei madrigali solo da una “Implorazione” in cui il D’Annunzio appunto implora l’Estate di non affrettare il suo corso, di ritardare la maturazione dell’uva e lo sbocciare del colchico.

“Estate, Estate mia, non declinare!
Fa che prima nel petto il cor mi scoppi
come pomo granato a troppo ardore.

Estate, Estate, indugia a maturare
i grappoli dei tralci su per gli oppi.
Fa che il colchico dia più tardo il fiore.

Forte comprimi sul tuo sen rubesto
il fin Settembre, che non sia sì lesto.

Sòffoca, Estate, fra le tue mammelle
il fabro di canestre e di tinelle.”

D’Annunzio :”La sabbia del tempo”

la sabbia del tempoIl presentimento della fine è subito espresso da D’Annunzio nella poesia la “La sabbia del tempo”, titolo assai significativo che rimanda immediatamente all’oggetto che lega i due sostantivi: la clessidra.

Solo sulla spiaggia, il poeta lascia scorrere lentamente la sabbia nel cavo della mano; questo semplice gesto gli provoca improvvisamente la malinconica sensazione del passare del tempo, il presentimento doloroso della fine della stagione estiva e, insieme a questa, forse anche del declinare della vita. L’estate ormai al declino è segno del trascorrere del tempo come lo è la sabbia sfuggente fra le dita del poeta.

“Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.


E un’ansia repentina il cor m’assalse
Per l’appressar dell’umido equinozio
 Che offusca l’oro delle piagge salse.


Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L’ombra crescente d’ogni stelo vano
Quasi ombra d’ago in tacito quadrante.” 

D’Annunzio riassume già nel titolo l’idea del passare del tempo la vista materiale dello scorrere dell’esistenza e la nostalgia del passato, ma anche la ciclicità del rapporto vita-morte. Il componimento è interamente costituito sulla tecnica dell’analogia, ossia sulla corrispondenza, sull’associazione di immagini appartenenti ad ambiti lontani tra loro.

La sabbia costituisce il punto di partenza, la sensazione fisica esterna, che diventa quindi sensazione interiore, appartenente al cor (presente in ogni strofa), che avverte il sentimento inquieto e improvviso del declinare dell’estate. Una volta che si è instaurato questo primo rapporto analogico tra sabbia e tempo, ne deriva una serie di altre analogie, di identificazioni di immagini: la mano diventa urna, il cuore clessidra, orologio vivente, ogni stelo vano diviene ago della meridiana.

Il surrealismo di D’Annunzio

D'AnnunzioLe immagini espresse dai versi de “La sabbia del tempo”, assieme alle metafore numerose, sono la descrizione di uno scenario quasi surreale: vediamo su una spiaggia al tramonto il poeta che con la mano liscia la sabbia, e a questa immagine se ne sovrappone subito un’altra, quella della trasformazione del poeta in una clessidra vivente e palpitante, seduto su un enorme quadrante silenzioso e un po’ inquietante (la spiaggia), accanto agli aghi degli steli degli arbusti.

È una visione quasi onirica e metafisica del rapporto tra l’uomo e il tempo quella di D’Annunzio, che può ricordare i quadri Surrealisti, dove oggetti e uomini sono ridotti a funzione simbolica.

Tempo e natura in D’Annunzio

Come si è detto “La Sabbia del tempo” fa parte di un insieme di madrigali, chiamati “Madrigali dell’estate”, in cui D’Annunzio ripercorre cronologicamente le tappe della calda stagione, dal suo approssimarsi, al suo culmine, fino al suo termine. Le undici brevi poesie trattano un unico tema, il lento declinare dell’estate da cui nasce il sentimento angoscioso del rapido trascorrere del tempo. Questi madrigali esprimono una forte unione tra il poeta e la natura, che spesso assume i connotati di una vera e propria fusione spirituale e, più ancora, carnale. Nella Sabbia del tempo D’Annunzio diventa clessidra e urna del Tempo che scorre.

L’Alcyone è una sorta di diario; un diario poggia sull’asse del tempo ma un diario poetico poggia sul sentimento del tempo e quello espresso dai Madrigali per l’estate è sempre connesso alla dimensione naturalistica: si verifica la malinconica sensazione del passare del tempo, il presentimento doloroso della fine della stagione estiva e forse anche del declinare della vita. Le espressioni e le figure retoriche sono tutte tese a rappresentare un’unica, grande metafora che vuole il corpo del poeta come una clessidra vivente in cui sentire, fisicamente e psicologicamente, lo scorrere inesorabile del tempo.

Maurizio Marchese

Fonti

G.D’Annunzio, Alcyone, Garzanti, Milano,2006

G.D’Annunzio, Alcyone, in Versi d’amore e di gloria, Milano, Mondadori, 1984

https://it.wikisource.org/wiki/Alcyone/Madrigali_dell%27estate