Piazzetta Nilo, conosciuta anche dai napoletani come Largo Corpo di Napoli, si trova nel centro storico della città partenopea, lungo uno dei tre Decumani greco-romani, oggi noto al mondo come Spaccanapoli. La storia di questo luogo è antichissima e risale a più di duemila anni fa: tracce di questo passato persistono ancora adesso nella toponomastica moderna.
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Gli Alessandrini a Napoli
![Nilo](http://www.lacooltura.com/wp-content/uploads/2017/09/1-piazzetta-Nilo-300x225.jpg)
Partiamo dagli albori, dunque, dal nome “piazzetta Nilo”. Tale denominazione è sicuramente la più antica: rimanda, infatti, all’epoca ellenistica.
La storia tramanda numerose notizie riguardanti i flussi “migratori” di alessandrini verso Napoli: alcuni mercanti e schiavi provenienti da Alessandria d’Egitto, dunque, si trasferirono attorno al III-II sec. a.C. nella città della Magna Grecia.
Secondo la tradizione, la reazione dei napoletani fu assolutamente positiva. Città multietnica e molto accogliente, Napoli favorì l’arrivo degli Alessandrini, concedendo loro più spazi della città, chiamati “colonie nilesi”, in onore, appunto, del dio Nilo. Un intero cardine, addirittura, fu lasciato agli egizi: il lungo anfratto di strada fu chiamato cardo Alexandrinus, corrispondente oggi a Via Nilo o a Via Mezzocannone.
La statua del dio Nilo
Gli Alessandrini decisero, così, di erigere una statua in ricordo del loro luogo di provenienza. Il gruppo scultorio del dio Nilo è ancora oggi collocato nel Largo. Dopo numerosissime peripezie, infatti, la statua è ancora qui con noi, anche se non possiede più l’aspetto originario: le teste del dio, della Sfinge e del coccodrillo sono seicentesche, apposte dopo un temporaneo smarrimento della statua.
Il gruppo scultorio presenta il dio Nilo al centro: la divinità è stesa mentre imbraccia una cornucopia, simbolo dell’abbondanza e della fertilità della terra egiziana. Tale simbologia è accentuata dalla presenza di un putto che fuoriesce da un capezzolo del dio. Altri richiami all’Egitto sono la Sfinge, posta a destra del dio, e un coccodrillo, collocato ai piedi della statua.
![Nilo](http://www.lacooltura.com/wp-content/uploads/2017/09/nilo-300x200.jpg)
Perché Largo “Corpo di Napoli”?
Come mai, allora, la piazza assume anche il nome di “Largo Corpo di Napoli”? Tale denominazione, di certo meno nota oggi rispetto al passato, è dovuta, appunto, alle lunghe peripezie che il gruppo scultorio del dio Nilo subì.
Decapitata, perduta, ritrovata, la simbologia della statua fu interpretata in maniera errata: già secondo la trecentesca Cronaca di Partenope, la figura non sarebbe quella di un uomo, ma di una donna, che allatta al seno un bambino.
Da qui, dunque, l’interpretazione “locale”: la statua rappresenterebbe il corpo di Napoli, Partenope, che nutre i propri cittadini.
Napoli: tra religione e mistero
Al di là delle denominazioni, la storia di questo luogo rimanda ad un aspetto caratteristico della città di Napoli: la religione, l’esoterismo, l’occulto. Nel centro storico (cioè il centro greco-romano), infatti, molti culti erano diffusi: non solo quello del dio Nilo, ma anche quello di Iside, o i misteri eleusini. Napoli, insomma, diventò sul piano della religione molto presto “orientale”, importando dall’Egitto numerosi culti stranieri, legati al mistero e all’oltretomba.
Mentre in epoca greca (e in parte romana) tale libertà di culto fu assolutamente garantita, a partire dall’epoca cristiana l’inclinazione della città all’esoterismo fu prontamente repressa. Pare, infatti, che proprio nella zona di Piazzetta Nilo, ancora all’epoca del Sacro Romano Impero, i napoletani praticassero in segreto i culti del Nilo e di Iside. Fu questa aria di persecuzione a far perdere numerose volte le tracce della statua, trovata poi decapitata, senza i segni che rimandavano concretamente all’Egitto.
La città di Napoli, tuttavia, non perse mai davvero quest’attrazione per il misterioso e per l’oscuro, tant’è vero che dall’epoca seicentesca in poi il gruppo scultorio fu più volte recuperato e debitamente restaurato. Il dio Nilo, così, ha tutt’oggi il posto che gli spetta, e che mantiene da duemila anni, segno della lunghissima storia della città di Napoli, tra religione, folklore ed esoterismo.
Alessia Amante