Firenze del '300

I valori cortesi e borghesi nel Decameron di Boccaccio

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La figura del mercante nel Decameron viene celebrata da Boccaccio, diventando di rilevo nella nostra letteratura, dopo esser stata intensamente disprezzata da Dante e Petrarca.

Ciò deriva da un’esigenza di realismo, dalla volontà di Boccaccio di rappresentare la società urbana contemporanea, soprattutto quella fiorentina. Nella Firenze del Trecento, infatti, i mercanti, con i loro traffici e affari, avevano un ruolo determinante.

I nuovi valori del mercante nel Decameron: l’adesione di Boccaccio

L’attenzione di Boccaccio verso questo mondo risponde alla sua intima adesione ai nuovi valori diffusi della civiltà mercantile: l’intelligenza, l’affermazione individuale, la capacità di iniziativa sono tutti comportamenti derivati dalla pratica mercantile. La celebrazione dell’ingegno e la rappresentazione della logica dell’utile, che hanno un grandissimo spazio nel Decameron, sarebbero inconcepibili al di fuori della nuova cultura mercantile.

Il mondo del mercante nel Decameron e le novelle

Solo una quindicina di novelle raccontano storie di ambiente mercantile. Eppure la mentalità economica domina in molte altre. Infatti, la borghesia mercantile diviene la protagonista principale nel Decameron ideologicamente, più che nei personaggi e nei temi.

La novella di monna Filippa

Monna Filippa, ad esempio, difende il diritto a disporre liberamente del proprio corpo, ricorrendo ad una logica utilitaristica. Dopo essere stata sorpresa dal marito tra le braccia dell’amante, infatti, si difende così al cospetto del podestà:

Se egli ha sempre preso di me quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? Debbolo io gittare a’ cani?” [ VI, 7].

Rappresentazione ambigua del mercante nel Decameon

Quella del mercante nel Decameron resta una figura ambigua ricca di ingegno, ma povera di quei valori che caratterizzano la nobiltà. L’atteggiamento di Boccaccio è ambivalente, oscillante tra l’adesione e la critica; il Nostro è affascinato dalla concezione della vita del nuovo individualismo “borghese” (anche se l’utilizzo del termine borghesia in riferimento al Medioevo è molto delicato) ma è anche attratto dall’amore del rischio e dell’avventura, dalla sfida continua dell’ingegno.

Ma il denaro, il profitto, il lavoro, i temi specifici del mondo mercantile e i suoi singoli personaggi non sono affatto oggetto di esaltazione.

La novella di ser Cepparello

Il Decameron si apre proprio con una novella di ambiente mercantile, che offre una rappresentazione accurata del mondo degli usurai italiani in Borgogna.
Ciappelletto ha ricevuto l’incarico della sua missione economica grazie ad una straordinaria malvagità, così come è spinto alla beffa sacrilega dalla difesa degli interessi degli usurai che lo ospitano.
Boccaccio insiste più volte sull’ipocrisia e sul cinismo del ceto, disposto a tutto per salvare le apparenze morali e religiose in nome del profitto.
L’ingengno di Ciappelletto, pur destando ammirazione, è una virtù usata spregiudicatamente per fini immorali.

Boccaccio è profondamente attratto dalle molteplici manifestazioni di questa concezione nuova della vita, ma ne mostra anche i limiti.

Messer Torello e Federico degli Alberighi

L’unica figura di mercante nel Decameron positiva è quella di Messer Torello. Egli infatti unisce alla ricchezza e all’ingegno un comportamento cortese. Ha acquistato abitudini e virtù signorili, va a caccia, ospita il Saladino con magnificenza e generosità. Messer Torello è il “pendant” borghese di Federico degli Alberighi, il quale sposando Monna Giovanna, integra le virtù cortesi con quelle borghesi della masserizia, ovvero la capacità di amministrare i propri beni.

Il primo è un borghese che ha imparato a comportarsi da nobile, il secondo un nobile che ha imparato a comportarsi da borghese.

Boccaccio oppone i valori della gentilezza cortese all’avarizia e all’alienazione dell’intelligenza fine a se stessa, priva di motivazioni e scopi morali che la giustifichino.

Il ritratto dell’uomo ideale

Quando Boccaccio delinea un modello di uomo ideale mescola insieme accortezza economica e nobiltà d’animo.

Egli intende proporre un modello umano e sociale che unisca le virtù aristocratiche alle virtù borghesi. È un progetto utopico e consapevolmente lo distanzia in uno spazio e in un passato ideali.

Nadia Rosato

Fonti:

Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l’Arno, Olschki, Firenze 1976, G. Padoan

Il Decamerone, Giovanni Boccaccio, ed. Bur a cura di A. Quondam, M. Fiorillo, G. Alfano.

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