Christian Bale ne compie di ben più significative, di magie.
Fragilità
Facile fare esempi: il primo sarà sicuramente “Equilibrium” (Kurt Wimmer – 2002). L’idea di un futuro distopico non è sorprendente, né lo è la soluzione finale un po’ sciatta; lo è però l’interpretazione di Christian Bale, a dir poco toccante. Come da
Facciamo un salto di qualche anno: nel 2011 Christian Bale vince il premio Oscar come miglior attore non protagonista per “The Fighter” (David O. Russell – 2010). Altro personaggio, altra fragilità, altro modo di esporla: patetica ricerca dell’amore del pubblico, di riconoscenza, di autorevolezza e di una rispettabilità persa da tempo. Christian Bale si muove curvo e sgraziato come se una vecchiaia precoce gli avesse piegato la schiena e scavato gli occhi, e al contempo guarda ai suoi familiari come un bambino che piagnucola per avere una coccola.
Si potrebbe andare avanti per qualche ora e non ripetersi mai. Pensiamo al Russell Baze de “Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace” (Scott Cooper – 2013): protagonista di un revenge movie, ha un’evoluzione pulita, semplice e chiara, così come lo è anche la sua caratterizzazione. Non essendo un personaggio complesso, avrebbe potuto rischiare di essere piatto e monotono, o peggio scontato: affidato a Christian Bale diventa vero e snodato, un uomo che non si dubiterebbe possa esistere da qualche parte nel mondo, talmente vicino allo spettatore da suscitare empatia senza troppo sforzo.
È pur sempre Christian Bale
Ogni attore ha il suo metodo: Christian Bale tenta con ogni mezzo possibile di essere il proprio personaggio, non di interpretarlo.
Un caso eclatante: non si può dubitare che, con il saldo aiuto di Nolan, Bale abbia infuso nuova linfa vitale al personaggio di Bruce Wayne, costruendone la personalità su una paura sconfitta e dandogli il volto del dark hero che all’epoca non aveva ancora dato la nausea. L’immedesimazione è così concentrata e intensa, che rendersi conto della presenza del mantello che gli svolazza dietro le spalle e delle orecchie a punta è quasi imbarazzante. Splendido risultato di tutto ciò è “Il Cavaliere oscuro” (2008), i cui difetti sono decisamente messi in ombra dal carisma di Batman in sfida con la forza dell’acclamato Joker di Heath Ledger.
Insomma, da “American Psycho” (Mary Harron – 2000) a “The Prestige” (Christopher Nolan – 2006), da “Nemico pubblico – Public Enemies” (Michael Mann – 2009) a “American Hustle – L’apparenza inganna” (David O. Russell – 2013): a nessun ruolo, a prescindere dalla qualità della pellicola, fa mancare una pungente e saldissima credibilità.
Chiara Orefice