Christian Bale (il grande) e il piccolo equivoco

christian baleUn rischio in cui si incorre parlando di cinema è plaudere impulsivamente al gesto eclatante, alludendovi come alla prova finale e incontestabile della bravura dell’attore. Ad esempio, dimagrire di decine e decine di chili diventa un’abbagliante e ammirevole dimostrazione di talento, quando in realtà è la manifestazione unicamente di una forte dedizione – e nessuno nega che questa sia comunque una qualità di grande valore. Christian Bale è citato innanzitutto per le sue grandi trasformazioni fisiche. Come se quel segno esteriore di un processo di immedesimazione, che invece è interiore, fosse esso stesso il prodigio dell’interprete, la magia che compie sullo schermo.

Christian Bale ne compie di ben più significative, di magie.

Fragilità

christian baleÈ marginale, l’espressione di fragilità: un attore deve saper comunicare molto altro. Eppure è incredibile come Christian Bale abbia portato la specifica condizione di fragilità ad un livello superiore, facendone la propria incisiva, indelebile firma. La grande parte dei suoi personaggi ha un punto debole esposto: e quella debolezza in bella mostra è la dimensione che Bale si cura di aggiungere con grande attenzione.

Facile fare esempi: il primo sarà sicuramente “Equilibrium” (Kurt Wimmer – 2002). L’idea di un futuro distopico non è sorprendente, né lo è la soluzione finale un po’ sciatta; lo è però l’interpretazione di Christian Bale, a dir poco toccante. Come da christian baletrama, il suo John Preston compare nelle prime scene come essere umano privato di ogni sentimento, per poi mano a mano acquisirne di rudimentali, e imparare a gestirli, sviluppandoli e, a causa di ciò, spogliandosi di un’armatura fatta di impassibilità per ritrovarsi nudo. È così graduale e sfumato, questo processo, così coinvolgente, da emozionare persino con una certa violenza.

Facciamo un salto di qualche anno: nel 2011 Christian Bale vince il premio Oscar come miglior attore non protagonista per “The Fighter” (David O. Russell – 2010). Altro personaggio, altra fragilità, altro modo di esporla: patetica ricerca dell’amore del pubblico, di riconoscenza, di autorevolezza e di una rispettabilità persa da tempo. Christian Bale si muove curvo e sgraziato come se una vecchiaia precoce gli avesse piegato la schiena e scavato gli occhi, e al contempo guarda ai suoi familiari come un bambino che piagnucola per avere una coccola.

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Si potrebbe andare avanti per qualche ora e non ripetersi mai. Pensiamo al Russell Baze de “Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace” (Scott Cooper – 2013): protagonista di un revenge movie, ha un’evoluzione pulita, semplice e chiara, così come lo è anche la sua caratterizzazione. Non essendo un personaggio complesso, avrebbe potuto rischiare di essere piatto e monotono, o peggio scontato: affidato a Christian Bale diventa vero e snodato, un uomo che non si dubiterebbe possa esistere da qualche parte nel mondo, talmente vicino allo spettatore da suscitare empatia senza troppo sforzo.

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È pur sempre Christian Bale

christian baleEssendo pur sempre Christian Bale, non si può non affrontare l’argomento “gesti eclatanti a cui si accennava prima. Bisognerà mettere le mani avanti: Trevor Reznik (“L’uomo senza sonno” di Brad Anderson – 2004) non è un personaggio fenomenale perché ha domandato trenta chili alla salute di Bale. È inquietante, pietoso, interessante, perché l’attore che c’è dietro ha condotto un percorso di immedesimazione, anche attraverso la trasformazione fisica, che lo ha portato a comprendere e condividere la condizione christian baledi corrosiva ossessione del personaggio.

Ogni attore ha il suo metodo: Christian Bale tenta con ogni mezzo possibile di essere il proprio personaggio, non di interpretarlo.

Un caso eclatante: non si può dubitare che, con il saldo aiuto di Nolan, Bale abbia infuso nuova linfa vitale al personaggio di Bruce Wayne, costruendone la personalità su una paura sconfitta e dandogli il volto del dark hero che all’epoca non aveva ancora dato la nausea. L’immedesimazione è così concentrata e intensa, che rendersi conto della presenza del mantello che gli svolazza dietro le spalle e delle orecchie a punta è quasi imbarazzante. Splendido risultato di tutto ciò è “Il Cavaliere oscuro” (2008), i cui difetti sono decisamente messi in ombra dal carisma di Batman in sfida con la forza dell’acclamato Joker di Heath Ledger.

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christian baleChristian Bale è stato un serial killer da brivido, un dandy abbronzato e vanitoso, sofisticato nei modi e perverso in privato; è stato un prestigiatore così ossessivamente concentrato sul trucco perfetto da negarsi, nel pieno della sua follia, l’amore e la verità; è stato il Melvin Purvis che dava la caccia a John Dillinger sempre più ostinatamente; è stato infine un grassoccio e determinatissimo truffatore, insicuro del proprio aspetto quanto invece non lo è della propria “arte”.

Insomma, da “American Psycho” (Mary Harron – 2000) a “The Prestige” (Christopher Nolan – 2006), da “Nemico pubblico – Public Enemies” (Michael Mann – 2009) a “American Hustle – L’apparenza inganna” (David O. Russell – 2013): a nessun ruolo, a prescindere dalla qualità della pellicola, fa mancare una pungente e saldissima credibilità.

Chiara Orefice