Joan Scott: la definizione di genere

In questo articolo, spiegheremo perché la definizione di genere di Joan W. Scott abbia avuto un impatto decisivo sullo sviluppo degli studi di genere in campo accademico.
Infatti, Joan Scott ha definito il genere come un “elemento costitutivo delle relazioni sociali e un fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere.”

Nel 1986, quando Joan Scott pubblica il suo articolo, genere è un termine già molto diffuso tra le teoriche del femminismo, soprattutto in quanto sinonimo di donna. É allora che Scott costruisce un nuovo impianto teoretico intorno al termine, prendendo in esame meriti e carenze delle principali posizioni analitiche del tempo.

Successivamente, Joan Scott espone l’insieme di quattro elementi attraverso i quali il genere è costruito: simboli, norme, istituzioni e identità soggettiva.

Infine, Joan Scott spiega in che modo genere e potere siano correlati e come i discorsi di genere siano finalizzati a legittimare l’azione politica.

Secondo Joan Scott, la centralità del genere nella definizione dei processi sociali fa sì che esso possa essere considerato un’utile categoria di analisi storica. 

Joan Scott, figura preminente nel campo degli studi di genere
Joan Scott nel 2013. Fonte immagine: Wikimedia Commons.

Genere: uso e significato del termine

Il termine genere era già ampiamente utilizzato dalle femministe americane durante i primi anni Ottanta. L’impiego del termine genere era volto soprattutto a sottolineare la qualità sociale delle distinzioni basate sul sesso e, in questo modo, a rifiutare da un lato il determinismo biologico implicito nella parola stessa; dall’altro, a sottolineare la componente relazionale insita nel nuovo termine.

Tuttavia, è grazie alla pubblicazione nel 1986 dell’articolo di Joan Scott “Genere: un’utile categoria di analisi storica” sulla rivista American Historical Review che il termine assume una più precisa definizione a livello teorico.

L’aumento della produzione relativa alla storia di genere richiede un termine che sia in grado di legittimare il nuovo campo di ricerca a livello accademico. In questo senso, dunque, genere è utilizzato quasi come sinonimo di donna.

Allo stesso tempo, genere è apprezzato per la sua qualità neutrale. Privo delle connotazioni politiche del termine donna, genere suggerisce che il mondo delle donne sia parte di quello degli uomini e non isolato da esso.

Ciononostante, Joan Scott sottolinea che quest’uso del termine genere, in realtà, ne limiti l’impiego come categoria di analisi storica. Da questo punto di vista, genere sembra essere valido soltanto in quei campi in cui è presupposto un rapporto tra i sessi, come la famiglia. Al contrario, in campi di studio quali la politica e il potere, la sua utilità sembra di poco conto. Infine, Joan Scott aggiunge che genere non dice nulla sul funzionamento di tali rapporti.

Secondo Natalie Zemon Davis, gli storici hanno il compito di scoprire l’ampia varietà di significati attribuiti ai sessi e come essi siano stati utilizzati per mantenere l’ordine sociale o, al contrario, per promuovere il cambiamento.

Scott, pertanto, elabora un impianto teoretico rigoroso per ridefinire il termine.

Prospettive di genere: tre posizioni teoriche

Nel suo articolo, Joan Scott procede a elencare e decostruire tre posizioni teoriche: femminismo e critica del patriarcato; critica femminista-marxista; teoria di matrice psicoanalitica. Secondo Scott, occorre sottoporre le categorie analitiche a una critica costante e, in questo modo, riformulare il concetto di genere.

Le teoriche del patriarcato si sono soffermate sulla subordinazione delle donne, la quale è spiegata come il diretto risultato della volontà maschile di dominare il femminile. Questa volontà di dominio passa attraverso il tentativo di appropriarsi della funzione riproduttiva femminile.

Scott obietta che questa prospettiva non spieghi come il genere strutturi le diseguaglianze lungo lintera organizzazione sociale. In secondo luogo, la premessa si basa su un’apparente differenze fisica: questo renderebbe il genere un elemento astorico, invalidando il suo uso analitico.

Le femministe marxiste, al contrario, hanno un approccio più storico. Tuttavia, famiglie e sessualità sono sempre prodotti del mutare dei modi di produzione. Alcune studiose, come Heidi Hartmann, sostengono che il patriarcato e il capitalismo siano sistemi separati ma in interazione.

Tuttavia, la questione economica resta sempre prevalente. Pertanto, il genere non ottiene uno status analitico proprio.

Per quanto riguarda la teoria psicoanalitica, Joan Scott fa riferimento al post-strutturalismo francese e alla scuola angloamericana delle relazioni oggettuali. La prima sostiene che lo sviluppo dell’identità del soggetto avvenga attraverso il linguaggio; la seconda si occupa piuttosto del comportamento morale del soggetto.

Secondo Scott, nessuna delle due posizioni è soddisfacente. La scuola angloamericana si concentra troppo sulla sfera familiare, escludendo così altri sistemi sociali. La scuola francese, invece, tende a universalizzare le categorie di maschile e femminile, svalutando in questo modo le testimonianze del passato.

Joan Scott: Genere e costruzione dei rapporti sociali

La prima parte della proposizione di Scott definisce il genere come “l’elemento costitutivo delle relazioni sociali fondate su una cosciente differenza tra i sessi.” Questo primo segmento si costruisce su quattro elementi fondamentali, strettamente interconnessi.

Primo elemento sono i simboli culturalmente accessibili, in grado di evocare molteplici rappresentazioni. Un esempio lampante per quanto riguarda la costruzione della figura femminile è costituito dalla contrapposizione tra Eva e Maria: simboli di corruzione ed innocenza.

Per gli storici è importante domandarsi in quali contesti queste rappresentazioni sono utilizzate.

Il secondo elemento riguarda i concetti normativi, i quali sono espressi nelle dottrine religiose, didattiche e scientifiche. Esse hanno il compito di interpretare gli elementi simbolici e di affermarne il significato in modo inequivocabile. E’ interessante notare che le norme sono, in realtà, frutto del conflitto tra le possibili interpretazioni.

Tuttavia, la posizione dominante è indicata come naturale, mentre le altre sono soppresse. Un esempio, dice Scott, è costituito dall’ideologia vittoriana della domesticità. In questo modo, le posizioni normative sembrano essere il prodotto del consenso, piuttosto che del conflitto.

Il terzo elemento riguarda le istituzioni e le organizzazioni sociali. Il genere, secondo Joan Scott, è costruito attraverso questi sistemi. Molti antropologi hanno limitato l’uso di genere al sistema della famiglia; tuttavia, in una società moderna le relazioni sociali sono costruite anche attraverso altri sistemi. Alcuni di questi sono il mondo del lavoro, l’istruzione e il sistema politico.

Infine, l’ultimo parametro che caratterizza il genere riguarda l’identità soggettiva.

E’ necessario sottolineare che nessuno di questi quattro elementi agisce senza gli altri. I rapporti che intercorrono tra di essi costruiscono la relazione tra i sessi. Scott conclude che il suo impianto di analisi può essere applicato per analizzare qualunque altro processo sociale, così come i concetti di classe ed etnia.

Genere e rapporti di potere

La seconda parte della proposizione, dal punto di vista teorico, è legata al genere come luogo di elaborazione del potere. Joan Scott afferma che il genere è “un fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere”. Il genere non è l’unico luogo in cui il potere è costruito, ma è sicuramente uno dei più ricorrenti.

L’antropologo Maurice Godelier scrive che le differenze fisiche legate al sesso sono chiamate in causa di continuo per definire i rapporti sociali, anche quando questi non hanno niente a che fare con la sessualità. Lo scopo è utilizzare tali differenze per legittimare le dinamiche sociali.

I mutamenti nell’organizzazione dei rapporti sociali sono strettamente legati ai mutamenti nelle rappresentazioni del potere. Il genere fornisce, in veste di categoria di analisi storica, un mezzo per decodificare questo complesso rapporto.

Pertanto, secondo Joan Scott, gli storici dovrebbero tenere conto del “carattere di reciprocità che si stabilisce tra genere e società, e i modi particolari e contestualmente specifici in cui la politica costruisce il genere e il genere costruisce la politica”.

Joan Scott: politica e genere

La politica è un luogo che è stato a lungo considerato asessuato, esterno ai problemi relativi alle donne e il genere. Tuttavia, genere e sessualità hanno fornito chiavi di lettura ben precise a eventi storici e azioni politiche.

Scott parla, ad esempio, delle immagini di femminilità utilizzate per delegittimare la Rivoluzione Francese nei dibattiti del tempo. Edmund Burke paragona i sanculotti alle furie dell’inferno, un’immagine di femminilità negativa; allo stesso tempo, usa Maria Antonietta come paragone di bellezza nel quale la Francia si deve identificare. La stessa Maria Antonietta, per altro, è usata nei pamphlet rivoluzionari come oggetto di scherno nel quale incarnare l’intera classe nobiliare.

Immagini simili sono state usate dalla propaganda americana durante la Rivoluzione. La Gran Bretagna da madrepatria si trasforma nel padre senza cuore incarnato dalla figura del Re. Allo stesso tempo la Libertà assume l’aspetto di una donna fragile che deve essere difesa.

Scott, influenzata dal post strutturalismo, insiste molto sul come il significato sia costruito e comunicato attraverso il linguaggio. Le opposizioni binarie tra maschile e femminile, ad esempio, sviluppate nel discorso ad un certo punto sono naturalizzate. Ciò vuol dire che appaiono immutabili e senza tempo. Il compito dello storico è, sotto questo aspetto, recuperare l’origine di questi significati.

Conclusioni

Il passato è ricostruito attraverso il lavoro degli storici. Ciò che conosciamo del passato, dunque, corrisponde alle domande che gli storici si sono posti e cosa hanno ritenuto degno di considerazione. In questo senso, prendere in esame il genere come categoria analitica ci dice come esso abbia influenzato la produzione storica stessa.

Joan Scott propone un impianto teoretico rigoroso che struttura una nuova idea di genere, un concetto finalizzato a trasformare la visione stessa del passato. Piuttosto che recuperare la storia delle donne, Scott si è interrogata su come i discorsi intorno al genere abbiano strutturato le differenze tra maschile e femminile. I significati attribuiti alle differenze percepite in relazione ai sessi sono ciò che definiscono l’idea di genere.

Il genere come categoria di analisi storica, in conclusione, è un utile mezzo per leggere le dinamiche sociali e i rapporti di potere che si sono costruiti nel tempo.

Lidia Spina

Bibliografia

  • Joan W. Scott, Gender: A Useful Category of Historical Analysis, The American Historical Review, Vol. 91, N. 5 (Dec., 1986), pp. 1053-1075
  • Natalie Zemon Davis, “Women’s History” in Transition: The European Case, Feminist Studies, Vol. 3, No. 3/4 (Spring – Summer, 1976), pp. 83-103
  • Sonya O. Rose, What is Gender History?, Polity Press, 2010