Gamal Abd el-Nasser: la vita e la politica

Questo articolo tratta del personaggio storico di  Gamal Abd el-Nasser, il suo pensiero politico e le sue battaglie. Il generale Nasser é stato il più importante e rivoluzionario governatore d’Egitto che con la sua ideologia politica e un forte sentimento nazionalista ha portato l’Egitto a essere il paese leader del mondo arabo.

L’era di Nasser

Contesto storico

Con l’inizio della prima guerra mondiale gli assetti e le alleanze nel mondo arabo cambiano. Nel 1914 la Gran Bretagna, che già occupava l’Egitto, entra in guerra contro l’Impero ottomano. Quando la guerra finì con la sconfitta dell’Impero ottomano i nazionalisti egiziani consegnarono al commissario britannico una richiesta formale per la piena indipendenza dell’Egitto. Il commissario britannico rifiutò la richiesta dei nazionalisti e iniziò in tutto il paese una protesta anti britannica.

La rivolta costrinse i britannici a rivedere la loro politica in Egitto. Nel 1922 la Gran Bretagna dichiarò l’indipendenza dell’Egitto riservandosi però alcuni diritti di controllo come il controllo del canale di Suez e della politica estera egiziana. L’Egitto fu riconosciuto come stato indipendente retto da una monarchia costituzionale.

Ascesa al potere di Gamal Abd el-Nasser

Dopo la dichiarazione d’indipendenza dell’Egitto nel 1922, la vita politica egiziana fu incapace di favorire un reale sviluppo del paese e di risolvere i problemi nazionale anche e soprattutto a causa dei continui cambi di governo.

Gli scandali per la corruzione e la clamorosa sconfitta nella prima guerra arabo-israeliana diedero il colpo di grazia al regime monarchico. Si intensificarono le manifestazioni per rovesciare il regime e la caduta del regime avvenne con il colpo di stato di un gruppo di giovani militari guidati dal generale Gamal Abd el-Nasser nel 1952 che porta Nasser a capo del paese.

Periodo nasseriano

La rivoluzione in Egitto cambiò il sistema politico egiziano. Una nuova classe di burocrati sostituì l’élite tradizionale formata da proprietari terrieri e vennero trasferiti alle istituzioni statali il potere politico e economico.

Il periodo nasseriano può essere diviso in tre grandi fasi: nella prima fase il regime definì le proprie caratteristiche attraverso una lotta interna. Nella seconda fase il regime nasseriano si radicalizzò grazie allo scontro con Israele e le potenze occidentali. Nella terza fase Nasser cercò di portare il regime verso il riformismo per compensare l’indebolimento del paese dovuto alle politiche precedenti.

Obiettivi di Nasser

Pochi giorni dopo il suo golpe di stato Gamar Abd el-Nasser enunciò i principali obiettivi della sua politica. Gli obiettivi di Nasser erano la difesa dei diritti dei cittadini, colmare la differenza tra classi, l’unità araba e la lotta al colonialismo. Nasser abolì la costituzione e la monarchia egiziana e nominò un governo composto soprattutto da militari.

Successivamente Nasser concentrò i suoi sforzi per eliminare le due fonti di limitazione del suo potere. La presenza militare britannica in Egitto e l’associazione Fratelli musulmani. Fratelli musulmani fu messa fuori legge dopo un tentativo di assassinio a Nasser che raggiunse un accordo con la Gran Bretagna per l’evacuazione delle truppe britanniche dall’Egitto.

Le sfide internazionali di Nasser

Gli anni 1955 e 1956 proiettarono Gamal Abd el-Nasser sul palcoscenico internazionale facendone un leader di statura mondiale.

Movimento dei non-allineati

La politica israeliana spinse Nasser su posizioni sempre più rigide verso Israele. L’atteggiamento neo-coloniale di Francia e Gran Bretagna erose l’inclinazione filo-occidentale di Nasser spingendolo a cercare alleanze alternative.

Nasser conobbe il presidente della Jugoslavia il quale si rifiutava di diventare un satellite dell’unione sovietica ed il primo ministro indiano. I tre leader parteciparono alla conferenza di Bandung nella quale fu fondato il Movimento dei non-allineati che riuniva i paesi che si rifiutavano di allinearsi con USA o Urss.

Nazionalizzazione del canale di Suez

Per migliorare i suoi armamenti, legato al conflitto con Israele, Nasser si rivolse alla Cecoslovacchia per acquistare nuove armi. Nella prospettiva della guerra fredda questo accordo con la Cecoslovacchia alleata dell’Unione Sovietica faceva di Nasser un probabile alleato sovietico ed un potenziale nemico degli USA.

Gli Stati Uniti decisero di negare a Nasser i finanziamenti richiesti tramite la banca mondiale per la costruzione della diga di Aswan. Un imponente progetto infrastrutturale che avrebbe aumentato notevolmente la capacità industriale del paese.

Dopo che gli fu negato il prestito Gamal Abd el-Nasser decise di nazionalizzare il canale di Suez per utilizzare i proventi del traffico sul canale in sostituzione dei finanziamenti negati. La decisione di Nasser lo rese estremamente popolare in patria così come in tutto il mondo arabo.

Nasser
La carta dell’Egitto

La guerra di Suez

La decisione di Nasser consolidò la sua posizione anti-occidentale e cementò un’alleanza tra Israele, Gran Bretagna e Francia finalizzata ad abbattere il leader egiziano. Israele attaccò l’Egitto raggiungendo Suez attraverso Gaza e Sinai, Francia e Gran Bretagna iniziarono i bombardamenti.

Le truppe anglo-francesi dovettero accettare il cessate il fuoco proclamato dall’Assemblea generale dell’ONU su proposta degli USA. Gli USA temevano un allargamento del conflitto con l’intervento dell’Urss.  Il successo militare si trasformò così in una disfatta politica per Francia, Gran Bretagna e Israele a causa della netta opposizione americana.

La guerra di Suez fu un’aggressione tripartita a Nasser e segnò una svolta nelle relazioni internazionali manifestando il tramonto del potere anglo-francese in Medio Oriente. La guerra trasformò Nasser nell’eroe del Mondo arabo.

Lo statalismo

Con il potere ormai saldamente nelle sue mani Nasser poté avviare un ambizioso programma di trasformazione dell’Egitto. Il principale strumento della trasformazione dell’Egitto sul fronte interno fu la riforma agraria che spazzò via il latifondo dei grandi proprietari terrieri. Più sfumati furono gli effetti socio-economici della riforma per i contadini senza terra. La redistribuzione riguardò solo il 15% delle terre coltivabili ma la regolamentazione prevista per il salario e l’età minima per i braccianti non fu applicata.

La riforma agraria fu solo la più importante delle politiche economiche che trasformò l’Egitto. Tra le altre ricordiamo la politica di “egizianizzazione” che tra il 1956 ed il 1961 nazionalizzò progressivamente le imprese possedute da stranieri i quali abbandonarono l’Egitto in massa. La politica di industrializzazione veloce mirava all’indipendenza economica tramite la produzione di beni sostitutivi delle importazioni la quale generò un significativo sviluppo industriale del paese soprattutto nel settore manifatturiero.

Tutte queste politiche economiche ebbero come risultato complessivo lo statalismo ovvero un ruolo esteso e centrale delle istituzioni statali nella gestione dell’economia. L’approfondimento dello statalismo egiziano provocò progressivamente dei contraccolpi politico-economici come la nascita di movimenti d’opposizione e la crisi del modello di sviluppo economico egiziano.

Il panarabismo di Gamal Abd el-Nasser

Anche in politica estera il regime nasseriano sperimentò una crescita vertiginosa dell’influenza regionale dopo il 1956. La vittoria di Suez fece di Nasser il punto di riferimento della politica interaraba. In tutti i paesi le forze sociali e politiche che sfidavano il potere dei notabili guardarono alla rivoluzione egiziana come il modello da seguire.

Tutti i movimenti nazionalisti arabi videro in Nasser il leader che poteva finalmente far avanzare la causa dell’unità araba e della lotta contro Israele. L’Egitto incoraggiò queste aspettative sostenendo politicamente e militarmente molte forze progressiste arabe e sviluppando un’intensa campagna propagandistica contro l’imperialismo occidentale.

Gamal Abd el-Nasser mise così in pratica un’interpretazione del nazionalismo arabo elaborata dal partito Ba’th: il panarabismo. L’unità araba secondo Nasser andava realizzata innanzitutto attraverso una stretta cooperazione tra gli stati arabi e l’unione politica tra gli stati stessi. Il panarabismo rappresentò una vera rivoluzione e fornì ai paesi che lo adottarono un potente strumento di influenza politico. Per il panarabismo ogni regime arabo doveva legittimarsi come paladino del nazionalismo arabo e delle sue cause, soprattutto quella palestinese e trovare in Israele il nemico comune.

Per Nasser l’unità araba era uno strumento indispensabile per la realizzazione della rivoluzione egiziana, quindi il panarabismo nasseriano va interpretato soprattutto come uno strumento per l’egemonia regionale del nazionalismo egiziano.

La più nota delle iniziative panarabe si ebbe nel 1958 quando la Siria e l’Egitto unirono la rispettive istituzioni nazionali per formare la Repubblica araba unita (RAU) che assieme allo Yemen del nord formò poi gli Stati uniti arabi. L’unione fu realizzata secondo i termini imposti da Nasser trasformandosi in una vera e propria annessione politica della Siria da parte dell’Egitto. Come tale fu presto rifiutata dalla maggioranza delle forze politiche siriane le quali guidarono la secessione nel 1961.

La disfatta di Gamal Abd el-Nasser

La terza guerra arabo-israeliana

L’inizio dell’escalation che portò alla terza guerra arabo-israeliana del 1967 furono gli attacchi israeliani in Sira nel 65 e 66. Dopo i continui scontri tra Israele e Siria, Nasser prese alcune iniziative bellicose contro Israele. Questi atti furono interpretati ed utilizzati da Israele come casus belli per scatenare una guerra preventiva contro gli arabi, conosciuta come la guerra dei sei giorni.

L’attacco a sorpresa che Israele scatenò il 5 giugno 1967 ebbe come bersaglio principale l’Egitto il più forte militarmente dei suoi vicini. Il 7 giugno la Giordania accettò il cessate il fuoco; l’8 giugno anche l’Egitto accettò la resa; la Siria fece altrettanto il giorno seguente. Quando il 10 giugno i combattimenti si conclusero, la vittoria di Israele era schiacciante, gli eserciti di Egitto, Siria e Giordania erano distrutti. Israele aveva occupato il territorio egiziano del Sinai, quello siriano del Golan e soprattutto Gaza e Cisgiordania ovvero quanto rimaneva dei territori assegnati ai palestinesi dall’ONU.

Morte di Gamal Abd el-Nasser

La sconfitta subita nella guerra dei sei giorni era inevitabilmente la sconfitta delle scelte di Nasser, le forze armate si erano rivelate inefficienti, il progresso verso l’unità araba e la sconfitta di Israele erano gli obiettivi centrali della politica di Nasser mentre Israele occupava Gerusalemme, il cuore del mondo arabo.

Gamal Abd el-Nasser rassegnò le dimissioni già nel 9 giugno 1967, ma fu convinto a riprendere il suo posto da enormi manifestazioni popolari. Nasser comprese che la sconfitta subita richiedeva una profonda revisione delle sue politiche. L’esercito fu ricostruito con l’aiuto dell’Urss e sul fronte dei rapporti con Israele Nasser mantenne vivo il fronte militare ma contemporaneamente si preparò ad una soluzione diplomatica.

Gamal Abd el-Nasser non ebbe il tempo di consolidare il riorientamento intrapreso dopo la sconfitta del 67, morì il 28 settembre 1970 per un attacco cardiaco, gli successe alla presidenza Anwar al-Sadat, vice presidente dal 1969.

Fonti