Preghiera musulmana: pratiche e importanza

La preghiera musulmana (in arabo alāt) rappresenta per i Musulmani un vero e proprio obbligo, con le proprie regole da seguire. In questo articolo vedremo quali sono i suoi orari, le sue pratiche e perché riveste tale importanza nella vita quotidiana dei musulmani.

La preghiera: uno dei cinque pilastri dell’Islam

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Foto di Federica Di Domenico

L’obbligo di pregare per i musulmani deriva dal fatto che la preghiera è uno dei cinque pilastri della religione islamica. I pilastri costituiscono il fondamento della vita di un musulmano e la preghiera è il modo più efficace per entrare a contatto con Allah. Pregare infatti, è di vitale importanza nella vita quotidiana del fedele.
Di seguito i cinque pilastri:

La Shahada (fede) consiste nella testimonianza di fede in un Dio unico (Allah) e nel Suo Messaggero (Muhammad).
La alāt (preghiera) è l’orazione quotidiana da effettuare cinque volte al giorno.
La Zakata (elemosina) è l’atto di donare parte della propria ricchezza ai bisognosi.
Il Sawm (digiuno) rappresenta il digiuno nel sacro mese del Ramadan.
L’Hajj (pellegrinaggio) è il pellegrinaggio da effettuare almeno una volta nella vita nella città santa della Mecca.

Le cinque preghiere

Secondo il Corano sono cinque i momenti in cui i Musulmani devono dedicarsi alla preghiera. Non a caso, se ci si trova in un paese arabo è inevitabile ascoltare l’adhān, ovvero il richiamo alla preghiera musulmana recitato dal muezzin, incaricato di richiamare i fedeli alla preghiera. La sua voce alta e possente, recita la formula convenuta negli altoparlanti posti all’alto dei minareti delle moschee, rivolti verso i quattro punti cardinali.

È per questo che se ci si trova in un paese sunnita, si può godere dell’ascolto del muezzin cinque volte al giorno. I momenti che scandiscono la preghiera musulmana giornaliera sono:

1. Al-Fajr (la preghiera dell’alba)
2. Al-Dhuhr (la preghiera del mezzogiorno)
3. Al-‘Asr (la preghiera del pomeriggio)
4. Al-Maghrib (la preghiera del tramonto)
5. Al-‘Ishà’ (la preghiera della sera)

Tuttavia, se ci si trova in un paese sciita, il richiamo viene effettuato tre volte al giorno. Infatti, gli sciiti tendono a considerare tutte e cinque le preghiere in tre sessioni.

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Foto di Federica Di Domenico

L’importanza della preghiera nella vita quotidiana

L’adhān non è l’unica evidenza dell’impatto che la preghiera musulmana ha nella vita quotidiana. Nei paesi musulmani è molto comune trovare una copia del Corano nel retro di qualsiasi negozio, sulle scrivanie degli uffici o accanto al registratore di cassa nei ristoranti, mentre le Sure del Corano risuonano nelle casse in sottofondo.
Allo stesso modo, è possibile trovare un tappeto per pregare negli stessi luoghi, ma anche in luoghi come biblioteche, negozi di barbiere o farmacie.

Poco prima del richiamo del muezzin, è frequente notare i fedeli lavarsi il viso, i gomiti e i piedi, ovvero praticare il wudu (abluzione), pratica richiesta prima di pregare, che può essere effettuata sia nei bagni pubblici che nelle sezioni apposite delle moschee.

È per questo che nei bagni delle scuole, delle università, ma anche di autogrill o tavole calde, sono anche collocate stanze adatte alla preghiera, con copie del Corano, tappeti e cuscini.
Non ha importanza, dunque, il luogo dove viene effettuata la preghiera. Molto spesso il musulmano interrompe qualsiasi cosa stia facendo per pregare.

Infatti, può capitare di dover aspettare che il proprietario di un negozio finisca di pregare prima di pagare alla cassa di un negozio, di vedere un uomo chino sul tappeto tra le macchine parcheggiate per strada, o un musulmano pregare nel mezzo di un corridoio di un aereo durante un volo di lunga durata.

Il venerdì islamico

L’impatto della preghiera musulmana nella vita quotidiana è tangibile soprattutto durante il venerdì. La Jumu’a, infatti, è il giorno in cui i musulmani si recano alla moschea per le preghiere pubbliche. Queste sono recitate a mezzogiorno, in sostituzione della dhuhr; tuttavia, è obbligatorio solo per gli uomini assistere alle jumu’a, mentre le donne possono regolarmente pregare a casa.

La preghiera comune è preceduta da un sermone diviso in due parti detto khuṭba, pronunciato dall’Imam della moschea. Il sermone tratta temi quali la vita quotidiana, sociale o politica.

Nei paesi musulmani le strade di venerdì sono semi-vuote, tutto sembra interrompersi e si vedono numerosi fedeli recarsi in gruppo in moschea, mentre nelle strade riecheggia l’adhān.
Il venerdì è considerato il giorno sacro e per questo, è il primo giorno che scandisce il fine settimana.

Se volessimo fare un parallelismo, il venerdì islamico è come la domenica per i cattolici, dove la messa di mezzogiorno rappresenta la preghiera più importante della settimana ed è l’occasione per celebrare Dio con la propria famiglia in chiesa.
Nella maggioranza dei paesi islamici, finito l’orario lavorativo, il giovedì rappresenta l’inizio del weekend che continua fino al sabato. Di domenica poi, si riprende la vita lavorativa quotidiana e scolastica e per questo, il primo giorno della settimana è proprio la domenica.

Il calendario islamico nei paesi arabi

Tra i paesi che adottano il calendario islamico, troviamo i paesi del Levante, dunque Giordania, Iraq, Palestina e Siria. Altri paesi del nord Africa concordano su questa scelta come Algeria, Egitto e Libia; ma anche paesi del golfo come Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar e Yemen.

Tuttavia, fanno eccezione il resto dei paesi mediorientali. Infatti, nel 2013 l’Arabia Saudita ha ufficialmente deciso di non seguire più il calendario islamico, bensì quello occidentale, seguita poi dal Libano nel 2017.

Nel 2021, anche Emirati Arabi Uniti e Tunisia hanno smesso di adottare il calendario islamico e sono ufficialmente in linea con il metodo occidentale. Allo stesso modo, in Marocco la settimana inizia di lunedì.

Le regole della preghiera musulmana

L’ora esatta per pregare varia da un giorno all’altro e da un luogo all’altro, poiché il tempo prescritto per ciascuna delle preghiere dipende dalla posizione del sole. È proprio per questo che tra fedeli che si trovano in paesi non musulmani, è molto diffuso l’uso di app apposite che fungono da reminder. In assenza del muezzin, infatti, attraverso la geolocalizzazione dell’utente, le app informano l’utente quando è tempo di pregare.

Esistono anche app che indicano dove si trova la Qibla, la direzione della città della Mecca e del santuario islamico della Caaba cui deve rivolgere il proprio viso il devoto musulmano quando sia impegnato nella Ṣalāt. Infatti, solo dopo aver effettuato l’abluzione ed essersi posti in direzione della qibla, si può iniziare a pregare.
Le preghiere devono essere recitate rigorosamente in arabo, poiché è questa la lingua del sacro Corano.

Inoltre, uomini e donne devono assicurarsi di essere interamente coperti, in modo che qualsiasi movimento durante la preghiera, non permetta di rivelare nessuna parte del corpo o della pelle.
In particolare, per le donne è previsto che non sia applicato lo smalto né alle mani né ai piedi e che il wudu rimuova completamente il trucco dal viso.

Ogni moschea ha due sezioni: una dove possono pregare gli uomini, e l’altra apposita per le donne.
È vietato parlare ad alta voce o deconcentrarsi durante la preghiera, ma anche essere intossicati da alcohol o farmaci.

L’esecuzione della preghiera musulmana

La Ṣalāt inizia in piedi con la sollevazione delle mani all’altezza delle orecchie mentre si pronuncia Allah Akbar ovvero “Allah è il più grande”. Successivamente, i sunniti porteranno le braccia al petto (qabd), mettendo la mano destra su quella sinistra. Gli sciiti invece, pregano con le braccia ai lati (sadl).

Gli occhi non devono vagare per l’ambiente circostante, poiché fissare un punto preciso aiuta la concentrazione. In questo momento si recita la preghiera di apertura, poi il capitolo di apertura del Corano (sura Al-Fatiha), seguito da un’altra sura a piacere del fedele.
Segue poi la posizione del ruku, l’inchino, dove schiena e testa devono formare un angolo di 90 gradi con le gambe.

Dopo aver glorificato Allah, ci si solleva dall’inchino e si torna in piedi, continuando a invocare Allah.
È il momento del sujood, la prostrazione: si appoggia la testa, le ginocchia e le mani sul pavimento, che deve essere toccato da fronte e naso.

Segue una formula ripetuta tre volte, per poi sollevarsi dalla posizione a contatto col pavimento (sajdah) e sedersi sulle ginocchia. Il piede sinistro deve essere allineato dall’avampiede al tallone al pavimento, mentre quello destro deve toccare il pavimento solo con le dita.
In questo istante si chiede perdono ad Allah due volte, per poi tornare alla posizione sajdah e recitare l’apposita formula.

Dopo aver ripetuto che Allah è il più grande, ci si alza in piedi e in questo modo si è completato un ciclo. A seconda dell’ora, potrebbe essere necessario completarne altri tre. A ogni secondo ciclo, dopo la seconda sajdah, ci si siede di nuovo sulle ginocchia per recitare il tashahhud.
La preghiera finisce solo dopo aver concluso con il tasleem, ovvero restando in ginocchio e girando prima la testa verso destra e poi verso sinistra.

Dopo la preghiera è solito portare tra le mani una collana per glorificare Allah.
Questa può essere fatta di perline di legno, plastica, avorio o ulivo. Il suo nome varia a seconda del dialetto, tra i più comuni troviamo: misbaḥah, subḥa, tasbīḥ o in turco tespih.

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Foto di Federica Di Domenico

I benefici della preghiera musulmana

Molti musulmani non pregano, o ignorano le condizioni della preghiera. Eppure, il suo significato è quello di rafforzare il proprio rapporto con Dio e di gratificarlo. Proprio come il corpo ha bisogni fisici, come cibo e acqua, allo stesso modo l’anima ha bisogni spirituali, nutrendosi di atti di adorazione, il cui più importante è la Ṣalāt.

La prostrazione è il momento in cui il fedele è più vicino ad Allah, perché la preghiera è il mezzo più potente per connettersi con Dio. Non a caso, la parola as-salah deriva dall’arabo “connessione”.
Inoltre, i benefici della preghiera sono molteplici. I principali effetti positivi sono descritti dal Corano, come la Sura 29, versetto 25: “Davvero, la preghiera trattiene (ciascuno) da atti vergognosi e ingiusti”. Ciò significa che senza chiedere l’aiuto ad Allah, è impossibile trattenersi dal male.

La preghiera soddisfa il bisogno spirituale di essere a contatto con il Creatore e permette di arricchire l’animo con pace e contentezza. “Senza dubbio, è nel ricordo di Allah che il cuore trova appagamento” Corano 13:28.

Pregare rende umile il fedele: “Vincenti per davvero sono i credenti che sono umili nelle loro preghiere” Corano 23:1-2. Secondo l’Islam, dunque, orgoglio e arroganza sono messi da parte quando si realizza la grandezza e la dipendenza da Dio. Nella preghiera, il musulmano pone la parte superiore del suo corpo e la fonte del suo intelletto, la mente, a terra e dice “Quanto è perfetto il mio Signore, il più alto”.

Tutti commettono peccato, e Allah ha fornito, attraverso la Ṣalāt, un modo per spazzar via i propri peccati. “Recita la preghiera…di sicuro gli atti buoni rimuovono quelli cattivi” Corano 11:114.

Gli effetti della preghiera sul musulmano

Come in tutte le religioni, la preghiera musulmana non è solo il momento di raccolta con Dio per confessare i propri peccati, ma anche per chiedere aiuto a Colui che è considerato capace di risolvere i problemi. Secondo l’Islam, se si rafforza il rapporto con Dio, a Sua volta Dio rafforzerà i rapporti del fedele con il resto del creato.

Infine, la preghiera è un momento dedicato anche alla fratellanza, che favorisce la congregazione, l’uguaglianza e l’umiltà tra Musulmani, senza distinzione di razza, nazionalità, colore, benessere, famiglia o status sociale. Un esempio è proprio la jumu’a, momento fondamentale di raccolta tra fedeli, che può avvenire però anche in casa con la propria famiglia, o con i propri amici in moschea.

Ogni musulmano dopo aver pregato, rivela di sentirsi migliore, risollevato, appagato e a stretto contatto con Allah, come se potesse percepire la Sua presenza di fronte al proprio volto. In fondo, il senso di ogni religione consiste in questo: ritrovare un porto sicuro per la propria persona, nella speranza che questo possa esserlo anche per il prossimo.

Federica Di Domenico

Fonti:

http://www.huda.it/h/servizi/servizi_preghiera.htm

https://www.islamic-relief.it/cinque-pilastri-dell-islam/#:~:text=L%E2%80%99Islam%20si%20fonda%20su%20cinque%20pilastri

https://dateandtime.info/it/citynamaztimes.php?id=3169070

https://www.reference.com/world-view/muslims-wash-before-pray-bd01355360db3c3e

https://ilmusulmano.it/quali-sono-le-differenze-tra-sunniti-e-sciiti#6_Gli_sciiti_pregano_diversamente_dai_sunniti

https://it.wikipedia.org/wiki/Jumu%CA%BFa

https://www.thenationalnews.com/mena/2021/12/07/when-is-the-weekend-in-the-arab-world/

https://www.wikihow.it/Pregare-nell%27Islam

https://issuu.com/muscombda/docs/07_prayer_en_v104_iso-a4_20101124