Filosofia greca

Il mito di Atlantide in Platone: Il Crizia

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Il filosofo greco Platone è la prima persona a noi nota che scrive un testo in cui nomina il mito di Atlantide. In effetti, questo è l’argomento del Crizia, uno dei suoi dialoghi che tuttavia giunge a noi incompleto. In questo articolo illustriamo tale dialogo e il significato di questo mito nel corpus platonico.

Posizione del Crizia nel corpus platonico

Ricostruzione del volto di Socrate sulla base delle sue statue di marmo. Fonte:Wikimedia Commons.

Innanzitutto, Crizia è il trentaduesimo dialogo platonico secondo la lista del filosofo Trasillo. Infatti, quest’ultimo ordina i dialoghi di Platone in gruppi da quattro e Il Crizia risulta così l’ultimo dell’ottava tetralogia. In effetti, in questo gruppo troviamo altri due dialoghi collegati al Crizia. Cioè, La Repubblica in primis e poi un altro dialogo in cui già riceviamo notizie su Atlantide, Il Timeo. Infatti, questi tre dialoghi hanno un collegamento narrativo oltre che contenutistico. Cioè, personaggi presenti in La Repubblica, quali Socrate e alcuni suoi interlocutori, si rincontrano il giorno dopo e proseguono il loro dibattito. Così, il dialogo inizia nel Timeo e prosegue nel Crizia.

Tuttavia, secondo alcuni studiosi, nelle intenzioni di Platone doveva esserci un altro dialogo collegato a questi che Platone non ha mai scritto. In effetti, una prova di ciò sarebbe presente proprio nel Crizia. Infatti i presenti affermano che dopo Crizia sarà Ermocrate ad avere spazio di parola. Insomma, a differenza di molti dialoghi platonici in cui troviamo un botta e risposta tra Socrate e i suoi interlocutori, o tra gli interlocutori di Socrate, con Il Timeo e Il Crizia abbiamo due libri interi dedicati all’intervento di ogni personaggio. In effetti, è una dinamica simile a quella del Simposio, dove ogni personaggio espone la propria idea. Però, ciò avviene qui in più trattati anziché nello stesso.

Dunque, alcuni studiosi ritengono che Il Crizia non doveva essere un testo conclusivo ma un testo di mezzo. Cioè, avrebbe dovuto fare seguito un altro dialogo, forse chiamato Ermocrate come l’ultimo personaggio che partecipa al dialogo. Perciò, si fa riferimento al Crizia e al Timeo come a una “trilogia incompiuta”.

Chi è Crizia?

Ma anche sull’identità del personaggio che dà il nome al dialogo vi sono idee discordanti. Infatti, lo studioso Giovanni Reale, ad esempio, ritiene che questi è il Crizia che fa parte del regime dei Trenta Tiranni ad Atene del 404 a.C. In effetti, oltre ad essere un uomo politico, è anche un uomo che partecipa al circolo socratico. Anche se, va detto, di tale circolo non fa mai parte del tutto e resta più vicino alla sofistica, e scrive vari testi di cui ci sono rimasti pochi frammenti. In effetti, se questo è il Crizia del dialogo, allora dovrebbe essere uno zio di Platone.

Invece altri studiosi, come illustra Francesco Fronterotta, mettono in dubbio questa ricostruzione. Infatti, ritengono che tale idea collide con la cronologia dei personaggi storici. Dunque, questo Crizia è un omonimo del politico ateniese. Anche se, d’altro canto, spesso Platone nei dialoghi non tiene conto della cronologia storica per davvero.

Comunque, Crizia è nel dialogo platonico un personaggio che conosce il mito di Atlantide ed è lui a esporlo a Socrate. In effetti, egli inizia il suo racconto già nel Timeo. Comunque, tutto ciò che leggiamo nel Crizia, dopo i preliminari nei quali Socrate e gli altri gli lasciano la parola, è il mito di Atlantide così come racconta Crizia.

Il mito di Atlantide nel Crizia

Innanzitutto, Crizia invoca Mnemosine, la dea della memoria, nella speranza di ricordare tutto ciò che gli è stato detto riguardo il mito di Atlantide. Poi, inizia il racconto e afferma che la sua storia torna indietro di più di novemila anni. Cioè, al tempo in cui gli dei, spartita la Terra e i popoli, danno leggi ad ognuno di loro. Però due divinità, Efesto e Atena, ricevono la stessa regione. Cioè, quella che costituisce Atene, che governano con amore e sapere dell’arte. Inoltre, se Atena veste delle armi è perché anche le donne combattono. Ma nessuno, nemmeno tra i guerrieri, possiede proprietà, perché tutto è in comune. Poi, sopraggiunge un terremoto e molte terre finiscono sommerse dal mare.

Invece, Poseidone ha in sorte Atlantide e fonda il regno per i figli avuti da una donna mortale. Così, perché ogni figlio abbia un dominio, l’isola ha vari anelli di terra concentrici intervallati dall’acqua. Così, al centro dell’isola c’è la reggia col tempio di Poseidone. Poi, ci sono altri edifici come piscine con acqua calda e fredda, palestre, guarnigioni, templi, giardini e porti per le navi. Così, ogni cinque o sei anni, i vari regnanti si incontravano per prendere decisioni comuni dopo aver compiuto un sacrificio a Poseidone.

Ma questa epoca di grandezza finisce. Infatti, gli Atlantidei vanno incontro al decadimento etico. Cioè, allontanandosi dalle regole della giustizia, perdono di vista il bene più prezioso, ciò che rende una vita felice. In effetti, tale rovina dipende proprio dalla commistione con le altre genti quando l’impero di Atlantide si espande. Infatti, questo li porta alla perdita di quella componente divina originaria. Ma Zeus si rende conto di ciò e chiama a raccolta tutte le divinità per decidere cosa fare.

Ed è a questo punto che Il Crizia si interrompe.

Il mito di Atlantide nel Timeo

Dunque, come suddetto, prima di Crizia prende la parola Timeo, come racconta il dialogo a lui dedicato. Infatti, con esso sappiamo anche che il giorno in cui Socrate e gli altri dialogano è un giorno sacro ad Atena, il che trova un collegamento col racconto del giorno dopo. Ma questo lo evidenzia Il Timeo stesso. Infatti, Crizia afferma qui che con questo racconto stanno davvero facendo onore ad Atena.

Comunque, va notato che entrambi i dialoghi raccontano di Atlantide, oltre che dell’Atene antidiluviana. Ma forniscono informazioni diverse. Innanzitutto, nel Timeo si evidenzia che Atene era una città eccellente nella guerra. Infatti, proprio come nella città di Sais nella quale Solone, secondo Il Timeo, apprende queste cose, i guerrieri dell’antica Atene non devono occuparsi di nient’altro se non della guerra. Inoltre, viene subito anticipato che Atene sconfigge Atlantide. Qui, troviamo l’informazione che Atlantide è grande quanto “la Libia e l’Asia messe insieme”. In effetti, con “Libia” i Greci intendono la sezione dell’Africa che va dal Marocco all’Egitto, e con Asia perlopiù l’Impero Persiano. Insomma, un’isola che compete per grandezza con i continenti. Inoltre, l’impero atlantideo comprende anche altre isole e parte dei popoli “fino alla Tirrenia”, l’Italia Occidentale.

Ma nonostante ciò, Atene riesce a sconfiggerla, fermandone l’espansione. Insomma, nel Timeo troviamo una vera esaltazione della forza di Atene, che abbandonata dagli altri popoli riesce da sola a sconfiggere un impero enorme. Infatti, il cataclisma avviene solo dopo questo momento e la vittoria avviene senza intercessione divina.

Invece, Il Crizia si interrompe proprio quando Zeus scorge la corruzione negli Atlantidei che, nonostante l’ascendenza divina, si sono allontanati dai costumi. Al contario, Atene è descritta come una grande città non solo per la ricchezza del territorio, ma soprattutto perché governata da Atena ed Efesto.

Differenze tra il mito di Atlantide del Timeo e del Crizia

Anche se ambo i dialoghi ci parlano di Atlantide, risulta chiaro che lo scopo è diverso. Infatti, nel Timeo ciò che viene raccontato riguardo il mito di Atlantide legittima il discorso di Timeo sulla mutevolezza del mondo. Infatti, l’idea di grandi imperi che scompaiono per la distruzione degli elementi, così come la fine o la nascita di grandi civiltà, rientra in quell’ordine cosmico che il Demiurgo, il dio ordinatore descritto nel Timeo, stabilisce. Inoltre, troviamo qui un’esaltazione della città di Atene e in particolare delle sue capacità in guerra che le permettono di resistere nel corso delle varie epoche.

Invece, nel Crizia vediamo che l’argomento è approfondito. Così, scopriamo che gli Atlantidei hanno origine divina. Ma ciò non basta a garantire loro la perfezione. Invece, Atene resta fedele alle leggi volute dalle sue divinità fondatrici. Insomma, Atene risulta potente qui non tanto per le sue capacità belliche quanto per la qualità che la contraddistingue in quanto polis, e tali caratteristiche derivano dalle divinità. Quindi, risulta chiaro perché il racconto evidenzia che gli dei vogliono punire Atlantide. Tuttavia, risulta difficile dire altro proprio perché il dialogo si interrompe senza proseguire e non sappiamo di quali altri argomenti avrebbe trattato.

Il mito di Atlantide e La Repubblica

L’isola di Santorini, una delle isole che alcune ricostruzioni vorrebbero come ubicazione di Atlantide. Fonte Immagine: Wikimedia.org

Infine, risulta necessario un parallelo col dialogo che inaugura la conversazione dei personaggi del Crizia. Innanzitutto, abbiamo detto che tra Il Crizia e La Repubblica c’è un collegamento narrativo. Cioè, il rapporto ricorda quello tra Il Parmenide e la cosiddetta “trilogia platonica”, i tre dialoghi che dal Teeteto fino al Politico descrivono gli stessi personaggi che proseguono la loro discussione per due giorni. Ma il legame è anche di tipo contenutistico. Infatti, nella Repubblica troviamo la descrizione della città ideale. Cioè, il modello a cui ogni città dovrebbe tendere per la perfezione. Poi, nel Timeo e ancor più nel Crizia, Platone descrive due città che in un passato remoto sono vicine alla perfezione, Atlantide e Atene.

Insomma, all’interno di questa cornice teorico-politica, il mito di Atlantide e la città ideale sono parte del medesimo discorso. Ma quali sono le differenze tra le due città del passato e la città ideale de La Repubblica? In effetti, possiamo trovare varie differenze. Ma una sembra la più rilevante. Cioè, Atene che sconfigge Atlantide è una città che appartiene a un passato ideale. Invece, la città de La Repubblica è una città che appartiene a un futuro ideale in modo necessario. Infatti, essa è un’ideale che sorge nel momento in cui una qualsiasi città diviene molto grande e inizia a prendere piede la corruzione degli abitanti.

Conclusione: da Platone a More

Così, questa differenza temporale mostra che le due città non sono sovrapponibili. Eppure, esse sono intrecciate, in quanto Platone invita a guardare quel passato per costruire una circostanza diversa nel futuro. Perciò, Giovanni Reale afferma che forse Platone non ha mai pensato di realizzare un dialogo dopo Il Crizia. Invece, La Repubblica insieme al Timeo e al Crizia sono a tutti gli effetti una trilogia.

Comunque, sia ciò che Platone descrive nella Repubblica, sia nel Crizia, ispira il dibattito dei filosofi successivi. Primo tra tutti, Thomas More, il quale conia il termine “utopia” e descrive una città ideale su modello delle città platoniche. Così, dal suo testo “Utopia”, traggono origine tutte le storie che riguardano le utopie.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Platone, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

Sitografia

Lettura parziale del Crizia: https://www.youtube.com/watch?v=n2yr1HOgGFk.

Nota: l’immagine di copertina è ripresa da Wikipedia.org.

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Luigi D'Anto'

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