Fedro di Platone, dialogo sull’amore e l’Iperuranio

Il Fedro di Platone è un testo filosofico che tratta di numerose tematiche, tra cui la retorica e l’amore, nel classico stile platonico del dialogo. Gli studiosi considerano rilevante il testo non solo per le tesi in esso trattate, ma anche per lo stile, originale sotto certi aspetti rispetto alle altre opere platoniche. In questo articolo lo illustriamo e ne analizziamo i tratti peculiari.

Posizione del Fedro di Platone nel corpus del filosofo

Fedro di Platone
Ricostruzione del volto di Socrate sulla base delle sue statue di marmo. Fonte: Wikimedia Commons.

Il Fedro di Platone è, secondo l’ordine che il filosofo Trasillo fornisce al corpus platonico, il dodicesimo dialogo del filosofo ateniese. Cioè, esso segue uno dei più famosi testi del filosofo, Il Simposio. Infatti, questi due dialoghi, insieme al Parmenide e al Filebo, costituiscono la terza tetralogia. Cioè, il terzo gruppo di quattro dialoghi scritti da Platone, secondo l’ordine stabilito dallo stesso Trasillo.

In effetti, Il Simposio approfondisce il tema dell’amore e il suo rapporto con il piacere. Invece, Il Filebo riflette su cosa costituisce il vero bene per l’uomo, se esso è il piacere oppure la conoscenza. Dunque, potremmo individuare un nesso tra questi tre dialoghi nel legame conoscenza-piacere-amore. Ma Il Parmenide è una riflessione sulla dottrina delle idee e sull’Uno, argomento avulso dai temi degli altri dialoghi della tetralogia. Insomma, non sembra esserci qui un legame contenutistico che accomuna tutti e quattro i dialoghi.

In effetti, gli studiosi ritengono Il Fedro di Platone un dialogo che appartiene a un periodo tardo della vita del filosofo. Infatti, individuiamo in esso un riferimento alla Repubblica, altra famosa opera del filosofo, che è uno dei suoi ultimi scritti. Eppure, Trasillo lo colloca in una delle prime tetralogie.

Chi è “il Fedro di Platone”?

Dunque, come molti dialoghi platonici, anche questo ha per nome quello di un personaggio che ne fa parte. In questo caso, i personaggi presenti nel testo sono solo due, Socrate e Fedro. Anche se a questi va aggiunto Lisia, di cui Fedro ripete le sue idee sull’amore a Socrate, e proprio ciò avvia la riflessione filosofica. Insomma, il dialogo presenta Fedro non come un pensatore che porta avanti la sua idea personale, quanto come un giovane appassionatosi alle idee di un retore. Tuttavia, Fedro ha in grande considerazione Socrate. Perciò, quando quest’ultimo afferma che la sua visione è opposta rispetto a quella di Lisia, ascolta volentieri l’anziano ateniese.

Ma chi è Fedro? Come è ovvio, questi non va confuso col più famoso scrittore romano di favole, che nasce secoli dopo la composizione di questo dialogo. In effetti, è probabile che il Fedro di Platone è un personaggio di pura fantasia, o quantomeno non abbiamo alcuna informazione storica su di lui. Così come il discorso di Lisia che Fedro riferisce a Platone è con molta probabilità invenzione di Platone stesso. Infatti, a differenza di Fedro, conosciamo Lisia come un personaggio storico. In effetti, gli antichi gli attribuiscono più di 400 discorsi. Ma tra questi, non vi è notizia di quello qui descritto. Insomma, a differenza di molti dialoghi platonici, in cui Socrate parla con uomini ben noti al suo pubblico, abbiamo qui forse un incontro di pura fantasia.

La circostanza descritta nel Fedro di Platone

Ma un’altra caratteristica peculiare di questo dialogo è la lunga introduzione che precede la parte della trattazione. Infatti, vi sono vari scritti platonici in cui è del tutto assente l’introduzione e il lettore viene immerso da subito nella riflessione filosofica. Invece, essa riceve qui largo spazio.

Innanzitutto, Socrate incontra Fedro per caso, il quale passeggia fuori le mura di Atene dopo che ha passato molto tempo seduto nell’ascolto dell’orazione di Lisia. Così, Socrate prende in giro Fedro e afferma che proprio per via di quell’ascolto il giovane ha deciso di girare per le campagne alla ricerca di qualcuno che lo ascoltasse ripetere il discorso di Lisia. Ma Fedro partecipa allo scherzo e i due vanno verso un fiume a piedi nudi, per ripararsi dal caldo.  Così, raggiungono un grosso albero sotto cui stare, e nel mentre Socrate rivela che ancora non ha trovato risposta alla domanda dell’oracolo di Delfi “conosci te stesso“.

Comunque, Fedro rimane sorpreso per la constatazione che Socrate non conosce il luogo che hanno raggiunto. Infatti, l’anziano Ateniese guarda con sorpresa le statue che circondano quel luogo sacro. Ma Socrate gli spiega che preferisce imparare, e insegnare lo fanno gli uomini, non le piante. Perciò egli esce così poco dalla città. Tuttavia, ringrazia Lisia perché gli permette di uscire dalla città e nel contempo imparare qualcosa.

Discorso sull’amore di Fedro

Così, Fedro inizia la lettura e afferma che gli innamorati provano dispiacere per i benefici compiuti non appena la loro passione muore. Invece, i non innamorati sono esenti da ciò, proprio perché il loro sentimento resta il medesimo. Inoltre, se devi scegliere il migliore tra quelli innamorati di te, la scelta contempla meno persone rispetto a quella del migliore tra i non innamorati di te. Dunque, c’è più possibilità di trovare il miglior amico tra chi non è innamorato di te. Inoltre, gli innamorati fanno vanto delle loro azioni per la difficoltà della loro impresa. Invece, gli amici compiono azioni senza ciò. Inoltre, quando due innamorati trascorrono il tempo insieme, tutti pensano che è per soddisfare al più presto le loro brame, mentre se vedono due amici insieme pensano che è per amicizia o qualcosa che dà piacere a entrambi.

Poi, gli amanti distolgono l’amato dall’altrui compagnia. Infatti, temono sempre che qualcuno è più ricco o più intelligente o altro, e che ciò spinge l’amato lontano da loro. Inoltre, gli innamorati lodano in modo sbagliato, o per paura di diventare odiosi o perché accecati dal sentimento. Perciò, conviene concedere favori a coloro che ci stanno vicino anche quando diventiamo vecchi, e non solo a chi ci loda da giovani. Cioè, a chi ci è amico per tutta la vita.

Risposta di Socrate

Così, Socrate loda Fedro per la sua esposizione del testo di Lisia. Ma in quanto ai contenuti, affermare di essere in totale disaccordo, anche perché Lisia ripete gli stessi concetti più volte, a riprova che egli ha poche argomentazioni a suo favore. Invece, autori antichi come Saffo e Anacreonte sostengono tesi opposte. Così, Fedro supplica Socrate perché lui inizi un discorso sull’amore, e alla fine Socrate cede. Ma afferma che parlerà a capo coperto per la vergogna. Quindi, dopo un’invocazione alle Muse e una piccola storia introduttiva, Socrate inizia la sua riflessione.

Innanzitutto, l’amore sembra in modo evidente un desiderio. Tuttavia, anche chi non è innamorato desidera cose belle. In effetti, ci sono due forme di tendenze che guidano l’uomo, il desiderio dei piaceri e la tensione verso un bene più grande. Quando ha il sopravvento il primo, ha luogo la dissolutezza, mentre col secondo la temperanza. Inoltre, la dissolutezza ha varie forme, come l’ingordigia o desiderio per il cibo. Invece, il desiderio irrazionale per ciò che è retto in direzione del piacere della bellezza diviene eros o amore.

Tuttavia, un innamorato mal sopporta un amato superiore o pari a lui, in quanto tenta di renderlo inferiore perché necessiti del suo aiuto. Così, ad esempio lo tiene lontano da coloro la cui vicinanza lo rende più saggio.

Inoltre, secondo Socrate la compagnia migliore per un uomo è quella con un suo coetaneo. Ma i coetanei in genere non trasformano la loro relazione in rapporto amoroso, bensì in amicizia, in quanto i piaceri sono i medesimi.  Invece, l’innamorato è amico dell’amato come il lupo dell’agnello.

Nuova risposta di Socrate

Dunque, da quanto detto l’amore sembra un male. Ma poi Socrate ricorda che Eros è figlio di una divinità, Venere. Perciò, se Eros è divino, non può essere un male. Ma di lui non ha fatto menzione Socrate, né il discorso di Lisia. Dunque, Socrate afferma che deve ricominciare da capo con un nuovo discorso.

Innanzitutto, abbiamo detto che l’eros è uno stato di mania. Ma tali sono anche le condizioni in cui Pizia e le altre profetesse rivelano i loro vaticini, che sono benefici per chi li conosce. Inoltre, la mania che è conseguenza di un dio, come Eros, è migliore di quella che deriva da un uomo. Tuttavia, va dimostrato che l‘eros è una mania inviata dagli dei non per un vantaggio per gli dei stessi, ma per gli uomini. Così, inizia l’indagine di Socrate sull’anima.

Dunque, le cose o sono in un movimento senza fine o in un movimento destinato alla fine. Ma l’anima appartiene al primo tipo, cioè è immortale, in quanto è mossa da se stessa, mentre ciò che finisce equivale a ciò che è mosso da altro in quanto ha un inizio e una fine.

L’auriga e l’Iperuranio

Fedro di Platone
Bassorilievo con auriga greco. Fonte immagine: Wikimedia Commons.

Così, Socrate descrive l’anima umana come un carro trainato da due cavalli, l’uno è bello e buono, l’altro è “opposto”. Ma capita che l’anima perda le ali e finisca nella materia con la quale trova congiunzione. Dunque, le ali spingono l’anima verso il divino e le cose divine le alimentano, mentre le bruttezze le fanno perire. Così, alcune anime raggiungono l’Iperuranio, il livello del dio immutabile e informe, contemplabile solo dall’intelletto. Invece altre, a causa dei cavalli che impediscono l’elevazione, restano nella materia e perdono le ali. Così, in base a quanto l’anima ha colto la verità, si rincarna in un corpo più o meno elevato. Insomma, l’anima più elevata è quella che meglio comprende il mondo delle Idee. Perciò, quest’anima corrisponde a quella del filosofo.

Però tutte le anime, quando vedono nel mondo della materia qualcosa che ricorda il mondo dell’Idea, restano colpite. Perciò, l’amore deriva da questo cogliere la bellezza dell’intelligibile nel sensibile. Così, tale contatto risveglia gli umori che circolano là dove si trovavano “le penne delle ali” dell’anima. Perciò gli antichi chiamavano Eros anche Pteros, perché “fa crescere le ali”. Dunque, conclude Socrate, è molto meglio circondarsi di persone che amano piuttosto che persone che non amano.

I discorsi

Ma ecco che il tema cambia e Socrate riflette sul modo migliore per tenere i discorsi. Così, Fedro afferma che non è importante che il retore sia un uomo colto, perché basta sapere ciò che piace al pubblico. Tuttavia, dice Socrate, chi invoglia la propria città al male, in quanto non sa che un atto del genere provoca anche il proprio male, di certo non sembra agire nel migliore dei modi. Dunque, la corretta retorica è sempre legata alla filosofia. Infatti, solo chi conosce la verità di ogni cosa può distinguere tra una cosa e l’altra, che è proprio ciò che la retorica fa.

Così, Socrate elenca quelle parti utili al discorso. Cioè, il proemio, la narrazione, le testimonianze, la verosimiglianza, conferma e riconferma, confutazione e controconfutazione. Ma al di là di ciò, il bravo oratore è colui che fa discorsi diversi e adeguati ai diversi tipi di anime a cui si rivolge.

Inoltre, Socrate richiama una divinità dell’Egitto, Thot, che secondo il mito inventa la scrittura. Quando questo dio reca al faraone la sua invenzione, la loda affermando che grazie ad essa gli uomini non perdono la memoria. Ma il faraone lo smentisce e afferma che proprio per via della scrittura gli uomini la perderanno, perché scorderanno tutto ciò che non viene scritto, e crederanno di conoscere per le letture fatte mentre non conosceranno nulla con l’esperienza. Perciò, il filosofo è colui che affida le cose di maggior rilevanza all’oralità.

Infine, Socrate e Fedro lasciano il luogo dove hanno conversato dopo una preghiera a Pan, nella quale Socrate gli chiede di diventare “bello dentro“.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Platone, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

Sitografia

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