Pier Damiani di Ravenna: la vita, il pensiero, lo stile, la fortuna

In questo articolo illustriamo la vita e il pensiero di un intellettuale italiano vissuto in pieno medioevo: Pier Damiani di Ravenna. La notorietà di questo pensatore ha avuto alti e bassi. Infatti, è stato quasi dimenticato in alcuni periodi, come racconta anche Boccaccio, nonostante compaia perfino nella Divina Commedia. Oggi il suo pensiero è oggetto vivo di dibattito, dato che anticipa tematiche molto discusse dal Rinascimento a oggi, come l’esistenza di linee temporali parallele!

La vita di Pier Damiani

Il nome con cui oggi ricordiamo Pier Damiani non corrisponde completamente al suo nome reale. Il perchè, è legato alla sua vita.

Ultimo di sette fratelli, nasce a Ravenna poco dopo l’anno mille. I genitori, probabilmente una famiglia nobile caduta in disgrazia, morirono quando era ancora un bambino. Così, Pietro ha vissuto con un fratello, Damiano. Pietro assume il nome di “Damiani” in riferimento a questo fratello, e il cognome reale ci è ignoto. Damiano, arciprete, lo inizia agli studi, e Pietro si trasferisce in varie città, tra cui Parma e Faenza, dedicandosi con passione a tale esercizio. Nel frattempo adotta uno stile monacale per avviarsi a tale scelta di vita. Così, prima dei trent’anni, dopo aver conosciuto due eremiti, intraprende questa strada, diventando in breve tempo magister del suo monastero.

Pier Damiani tela di Andrea Barbiani

Da lì inizia ad avere contatti con i vari centri monastici della penisola. Infatti, accanto a varie opere, ne conosciamo oggi 180 lettere e alcune sono dei veri e propri trattati. Tra i fautori della riforma gregoriana, Pietro diviene vescovo e per un periodo vive a Roma presso il papa, pur compiendo vari incarichi che lo portano a viaggiare ancora, anche per missioni diplomatiche. Nel 1072 muore durante uno di questi viaggi, e oggi è sepolto nella cattedrale di Faenza, dove si trova un’epigrafe scritta di suo pugno per chi ne avrebbe visitato la tomba. oggi la Chiesa cattolica lo venera come santo.

Cornice storica, tra Chiesa e guerre

Il periodo storico in cui vive Pier Damiani è di grande fermento per la penisola. Infatti nel sud i normanni prendono il posto di longobardi, bizantini e arabi. Ma questo “cambio della  guardia” interessa anche la Chiesa. Non a caso, il nuovo assetto politico è sancito dal Trattato di Melfi del 1059, accordo con cui il papa legittima il potere normanno.

Tuttavia, la Chiesa affronta anche un altro problema: combattere per il difficile rapporto con il potere imperiale nella questione nota come “lotta per le investiture”. Così, la risposta della Chiesa è un tentativo di riforma interno, che parta dalla moralità stessa dei suoi membri, operazione ricordata come “riforma gregoriana“.

Pier Damiani, come anticipato, partecipa a questo momento di riforma. In effetti, la sua stessa vita ne è un esempio. Anche se vescovo, più volte chiede al papa di ritornare nel suo monastero e vivere in una condizione meno agiata e cadenzata da digiuno e penitenze, perfino l’autoflagellazione. Tuttavia, oggi è considerato un “moderato” per le sue posizioni. Ad esempio, non condanna i religiosi sposatisi prima di questo momento, benchè appoggi l’idea che, dalla riforma in poi, questi non avrebbero più dovuto sposarsi. Così come considera validi i sacramenti officiati fino ad allora anche dal clero che aveva peccato di simonia, d’accordo che per il futuro non doveva essere così anche in questo caso. Scelte che sembrano dettate da senso pratico contro posizioni troppo rigide e che rivelano questo aspetto dell’uomo di chiesa.

Pensiero di Pier Damiani

Nel pensiero di Pier Damiani di Ravenna è possibile scorgere influssi di vari autori precedenti, anche pagani, sia dal punto di vista contenutistico sia metodico. L’idea che l’uomo sia un microcosmo che riproduce il macrocosmo, che Dio è il tempio dell’uomo e l’uomo è il tempio di Dio, ricalca il pensiero di Anassimandro. Invece, per il metodo, è indubbio il debito nei confronti della dialettica aristotelica.

Disquisizioni dialettiche conducono Damiani a conclusioni del tutto originali per la sua epoca, come l’idea nel De divina omnipotentia che Dio può modificare il passato. Per il vescovo, affermare che Dio non può modificare il passato significa dire che non può operare sul tempo e sul futuro. Ma è assurdo affermare che la natura divina non ha potere su quest’ultimo. Dunque, la divinità può modificare il futuro e, di conseguenza, anche il passato. Ma come è possibile de facto una cosa del genere? Damiani sembra contemplare la possibilità di tempi paralleli con accadimenti contraddittori, che tuttavia sfuggono alla ragione umana. Ad esempio, le categorie aristoteliche non possono spiegare come Maria può essere contemporaneamente vergine e madre per via del principio di non contraddizione. Ma questa contraddizione è possibile proprio perchè Dio può modificare il passato, creando un tempo in cui Maria è vergine e uno in cui è madre.

L’esempio mostra la finitezza della mente umana, rinchiusa nei limiti del concetto di necessità. Ma la natura divina può travalicare detti limiti, e di conseguenza anche la natura non si regola realmente su di essi.

Lo stile di vita

Il pensiero di Pier Damiani non riguarda solo riflessioni metafisiche, ma anche pratiche quotidiane. Come su descritto, l’intellettuale ricerca uno stile di vita modesto e volto alla penitenza. Però non si tratta di una vita passiva. Infatti, sappiamo che la sua pratica monacale contempla varie attività, tra cui anche lavorare il legno. Sembra che una delle sue pratiche preferite sia stata intagliare cucchiai.

Pier Damiani forchetta medievale

Ma “l’amore” per i cucchiai è inversamente proporzionale a quello per le forchette. Infatti, tra le pratiche che condanna vi è anche l’uso di queste posate. In effetti questa linea di pensiero è ampiamente condivisa nella sua epoca. L’uso della forchetta nasce in oriente, presso le popolazioni di religione islamica. Quindi, l’introduzione di questi oggetti  appare come una pericolosa integrazione di questa cultura nel mondo cristiano. Così, la forchetta è demonizzata e descritta come una versione miniaturizzata dei forconi dei diavoli.

La posizione di Pier Damiani su filosofi e infedeli

Molti hanno visto Pier Damiani come un nemico della filosofia. Difatti, in molti suoi testi usa la parola “filosofia” e “filosofi” con accezioni negative. Caso esemplare è nel testo De decem Aegypti plagi, in cui compara i filosofi alle rane della piaga egiziana descritta nella Bibbia per le sciocchezze che promanano dalle loro bocche.

Allo stesso tempo, afferma che la sapienza può e deve essere utilizzata per comprendere i misteri religiosi. Anche se afferma che questi misteri rimangono tali alla limitata mente umana, la filosofia aiuta a comprendere meglio il messaggio religioso. Così, la dialettica è comparata a un’ancella della religione, metafora classica per i teologi. Tuttavia, il ruolo ancillare non assume aspetto negativo. Infatti, l’intellettuale descrive anche la madre di Dio come “ancella del Signore”, immagine positiva e necessaria per compiere la volontà divina.

Quindi, Pier Damiani deve essere ben compreso alla luce del suo periodo storico. La religione subordina dialettica e filosofia, ma queste, quando non la contraddicono, sono anzi indispensabili per raggiungere la comprensione massima e confutare gli avversari della fede. Infatti Damiani condanna il sapere retorico con la dialettica in quanto dogma e disgiunto da una certa pratica di vita. Per questo annovera tra i più importanti filosofi eremiti e monaci cristiani. Quindi, non è un caso che il suo pensiero è vicino a quello di Agostino d’Ippona.

Così come i filosofi, Damiani non condanna neanche i non cristiani in modo cieco. Essi sono coloro che non hanno compreso la retta via, ma il giusto uso della ragione basterebbe a reindirizzarli. Riguardo gli ebrei, li libera dal peccato di idolatria a lungo loro attribuito, affermando che il loro sbaglio è l’uccisione di Cristo.

Notorietà di Pier Damiani

Una delle maggiori fonti grazie alla quale sappiamo della vita e del pensiero di Pier Damiani è la sua agiografia scritta da Giovanni da Lodi, oggi considerato santo anch’egli dalla Chiesa cattolica. Ma se conosciamo questa fonte è merito di Boccaccio. Infatti il famoso scrittore, come scrive in una lettera a Petrarca, ha cercato notizie sull’intellettuale di Ravenna. Ma con suo stupore non solo questi era poco noto ai suoi concittadini laici bensì perfino ai membri dell’ordine del suo monastero, che ne avevano perso la memoria. Infine, Boccaccio trova un testo molto rovinato, quello di Giovanni da Lodi, e lo trascrive salvandolo dalla distruzione.

Pier Damiani ha suscitato l’interesse non solo di Petrarca e Boccaccio, ma anche del Sommo Poeta, che ne fa un personaggio della Divina Commedia. Infatti, Dante Alighieri incontra il pensatore nel Paradiso, nel cielo di Saturno, il settimo.

Ecco come l’anima si presenta nei versi di Dante:

«Quivi al servigio di Dio mi fe’ sì fermo,
che pur con cibi di liquor d’ulivi
lievemente passava caldi e geli,
contento ne’ pensier contemplativi.
Render solea quel chiostro a questi cieli
fertilemente; e ora è fatto vano,
sì che tosto convien che si riveli.
In quel loco fu’ io Pietro Damiano,
e Pietro Peccator fu’ ne la casa
di Nostra Donna in sul lito adriano»

La scala: porta per l’oltremondo in Dante e in Pier Damiani

Pier Damiani sulla scala dorata visto da DanteDante vede un’enorme scala d’oro e le anime dalla luce sfolgorante di questo cielo vi scendono e salgono in modo apparentemente caotico, “come corvi”. Poi ne giunge una, quella di Pier Damiani, per parlare con Dante. Come spiega al filosofo, Dio ha voluto che fosse proprio lui ad andargli incontro tra tutte le anime, e quando il poeta gli chiede perchè, replica che la mente umana non potrebbe comprendere la risposta, in quanto ci sono cose che travalicano la ragione umana. Difatti, qui Dante sembra sceglierlo proprio perchè la limitatezza della mente umana è un concetto chiave del pensiero di Damiani.

L’immagine della scala come strumento per giungere nell’oltremondo è molto diffusa nel Medioevo. In effetti, anche Damiani la utilizza in una sua lettera. Oggi vi è un dibattito sulla misura in cui queste due immagine sono collegate tra loro. Cioè, se Dante abbia letto questa lettera, insieme ad altri testi dello studioso, e l’immagine della Commedia ne sia quindi un diretto riferimento. O se invece non sia una coincidenza, dovuta ad un uso frequente di tale allegoria in quei secoli e che ambo gli scrittori hanno utilizzato.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto XXI.

Sitografia

L’università di Parma, in occasione di Parma capitale della cultura 2020/2021, ha organizzato un ciclo di incontri online dedicato a Pier Damiani, fruibili sul canale youtube.

Link al testo di Giuseppe Cremascoli, Su Giovanni da Lodi agiografo di Pier Damiani, archivio storico lodigiano.

Link a un sito con una pagina dedicata alla Grotta di San Pier Damiani, in cui presumibilmente visse con gli eremiti.