I dolcificanti artificiali fanno ingrassare? La scienza dice si

Uno studio dell’Università di Sydney ha dimostrato che i dolcificanti artificiali possono far ingrassare chi ne fa uso. Sebbene utilizzati a scopo dimagrante, queste sostanze sarebbero infatti in grado di generare un meccanismo cerebrale in grado di aumentare l’appetito di chi ne fa uso.

Negli ultimi decenni i dolcificanti artificiali sono diventati una delle più comuni alternative allo zucchero in vari alimenti altrimenti considerati ipercalorici. Dalla Coca-Cola Zero alle bustine di Stevia utilizzate per dolcificare il caffè, le cosiddette versioni “dietetiche” o “senza zuccheri” di numerosi alimenti e bevande hanno rapidamente invaso il mercato occidentale. Da quando una vera e propria epidemia di obesità ha infatti colpito perfino il popolo italiano, le grandi multinazionali hanno approfittato di ogni strumento per offrire ai consumatori un’opportunità di ridurre almeno un po’ l’apporto calorico giornaliero senza dover rinunciare alla propria golosità. Tuttavia oggi la scienza ci dimostra che con buona probabilità, l’effetto ottenuto è stato esattamente quello opposto.

Gli edulcoranti intensi sono sostanze chimiche in grado di stimolare le papille gustative generando una forte sensazione di dolce. Utilizzati da diabetici e soggetti che devono controllare il peso, sono in grado di sostituire lo zucchero normale (saccarosio) in quanto dotati di un altissimo potere dolcificante. In altre parole, è necessaria una quantita notevolmente inferiore di queste sostanze per dolcificare un alimento, fornendo quindi un apporto calorico minimo. Molti edulcoranti artificiali non vengono inoltre metabolizzati, e non aumentano dunque il livello di glucosio nel sangue in tutti i soggetti in cui il controllo glicemico è di primaria importanza. In Italia ne sono presenti in commercio numerosi identificati con i codici da E950 a E969. I più comuni sono l’aspartame, la saccarina, l’acesulfame-K, il ciclammato, il neotame, il sucralosio e la stevia.

Dolcificanti artificiali: i risultati dello studio Australiano

Lo studio pubblicato nella rivista scientifica Cell Metabolismè stato svolto in collaborazione fra l’Università di Sydney ed il Garvan Institute of Medical Research. I ricercatori hanno esaminato diverse colonie di moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) alimentate per 5 giorni con cibi dolcificati artificialmente per mezzo di sucralosio (un edulcorate 650 volte più dolce dello zucchero). Al termine dell’esperimento, gli insetti hanno ricominciato ad alimentarsi con un appetito significativamente maggiore, incrementando il loro apporto calorico giornaliero del 30 per cento.

I ricercatori hanno quindi approfondito la loro analisi, scoprendo un pathway neuronale alla base di questo meccanismo. Alcune aree del cervello deputate al recupero delle condizioni fisiche in seguito al digiuno (il cosiddetto “starvation pathway”) si attiverebbero infatti ogni qual volta l’organismo rileva uno squilibrio tra apporto energetico e sensazione di dolce percepita dai chemorecettori delle aree linguali. Nel tentativo di bilanciare il mancato apporto calorico dunque, il cervello dell’animale attiva dunque un meccanismo di difesa che aumenta l’appetito portando ad un aumento del cibo introitato.

Il Professor Herber Herzog avrebbe poi ripetuto lo stesso esperimento anche su degli animali superiori, nutrendo per 7 giorni dei topi con alimenti dolcificati anche in questo caso con il sucralosio. I risultati sono stati i medesimi, confermando inoltre che le aree cerebrali coinvolte fossero proprio le stesse. Gli animali hanno infatti mostrato anche altri sintomi normalmente legati allo stato di inedia o fame, ovvero iperattività, insonnia e disturbi del sonno. I risultati suggeriscono quindi una correlazione fra consumo di dolcificanti artificiali ed aumento del rischio di obesità, che conferma ulteriormente la teoria già in circolazione che vede i cosiddetti cibi e bevande dietetici come inefficaci, se non addirittura pericolosi, per il controllo del peso.

Articolo a cura del Dr. Claudio Butticè, PharmD.

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