Hegel e Platone: un’insolita congiunzione di pensiero

Quando si pensa ad un alter-ego di Platone nella filosofia moderna, il primo nome che viene in mente è probabilmente Immanuel Kant, per le varie attinenze che le loro dottrine comportano. Tra queste: il dualismo tra il mondo sensibile o fenomenico e il mondo intelligibile o noumenico; in realtà un altro nome molto vicino a Platone è Georg Wilhelm Friedrich Hegel. G

Infatti sono svariati i richiami alle tematiche platoniche, soprattutto negli anni giovanili, che il filosofo nativo di Stoccarda ha utilizzato per comporre il suo sistema. Ciò porta i lettori più attenti a ricercare i termini di un’analogia tra il pensiero hegeliano e quello di Platone.

La ricerca giovanile di Hegel

Dopo aver ultimato gli studi di scuola primaria e secondaria a Stoccarda, e aver conseguito la laurea presso lo Stift di Tubinga, Hegel, alla fine dell’anno 1793, si trasferisce a Berna. Qui diventa precettore dei figli di una nobile famiglia, gli Steiger.

Scritti teologici giovanili

In questo ambiente molto religioso Hegel produce i primi frutti del suo genio. Le tesi filosofiche di fine Settecento, profondamente influenzate dal lascito della dottrina kantiana, si fondono con l’ambiente clericale bernese e producono una serie di opere riguardanti la religione cristiana. Queste saranno pubblicate successivamente alla morte di Hegel, nel 1907, da Nohl, con il nome di Scritti teologici giovanili.

In queste opere sono moltissimi i richiami alla vita, alla politica e alla società dell’antica Grecia. Infatti Hegel prende proprio i Greci come esempio di società che, pur non essendo influenzata in tutto e per tutto dai dogmi di una dottrina religiosa, avesse una propria definita identità condivisa e riconosciuta da tutti i suoi cittadini. A questo punto la domanda è: da dove ha tratto Hegel tutte queste informazioni così particolari, riguardanti l’antica Grecia?

Una fonte speciale per Hegel: i Dialoghi di Platone

La risposta è semplice: dalla fonte a cui tutti noi dovremmo attingere se volessimo conoscere scene di vita politica e sociale, le scene di quotidianità, tanto dei nobili che della plebe, riguardanti la Grecia antica. Parliamo dei Dialoghi di Platone, ove Platone esponeva in forma dialogica i suoi concetti. Essi rappresentano l’unica forma scritta della sua dottrina arrivata fino ai giorni nostri.

Ma oltre ad esempi di vita della Grecia antica, nei Dialoghi Hegel ha trovato tutto ciò di cui ha avuto bisogno, in quanto l’estensione di argomenti che si trova nei testi platonici è tale da soddisfare ogni appetito del pensiero hegeliano.

I temi trattati sono molteplici: in primis quelli etico-politici degli anni giovanili, prendendo spunto dalla Politica e dalla Repubblica. Forse anche le speculazioni sull’unione necessaria dei concetti di Spirito e Natura, per far sì che essi, partendo dalla loro diversità, trovino la propria identità, Hegel le ha trovate espresse Timeo. Infine non possiamo non soffermarci sulle tematiche della dialettica, che trovano le loro base nel platonico Parmenide.

Religione popolare e cristianesimo: parallelismo con la “Grecità”

Un primo esempio dell’uso delle tesi della dottrina di Platone da parte di Hegel è da ricercare nel testo Religione popolare e Cristianesimo. Tema centrale di questo scritto è la moralità che durante la storia, soprattutto nel periodo del medioevo, si è fusa con quelli che erano i dogmi imposti dalla religione.

Ciò a cui invece Hegel faceva appello in questo scritto, come rappresentate del movimento idealistico tedesco, era sicuramente una morale libera, ad appannaggio dell’individuo che autonomamente si pone i suoi scopi e i suoi obiettivi. A tal proposito egli voleva costruire una religione popolare che avesse determinate caratteristiche che ovviamente differivano dal cristianesimo.

La lettura di Mirri: ragione e morale

Se leggiamo l’introduzione di E. Mirri agli Scritti teologici giovanili queste riflessioni vengono espresse chiaramente. Per prima cosa egli ci pone una domanda:

Come deve essere la religione popolare, si domanda Hegel, per quanto concerne le sue dottrine e per quanto riguarda il suo culto?

La risposta che propone Mirri è la seguente:

le dottrine devono essere bensì fondate sulla ragione universale.

Con questa risposta Mirri ci mostra la direzione del progetto hegeliano. Egli auspicava ad una religione che non rispondesse al dogma di fede, piuttosto a quello di ragione. Una religione tale da non soddisfare con una mera credenza accreditata da eventi straordinari solo la passionalità umana, ma possedesse caratteristiche commisurate all’incivilimento spirituale e al grado di moralità di un determinato popolo.

Un simile modello di religione popolare, non viene delineato da Hegel con un mero intento utopistico, anzi gli permette di valutare il cristianesimo come espressione compiuta dell’epoca moderna. Un modello corrispondente ad un alto grado di civiltà e di moralità libera è indicato con fermezza nell’antica Grecia, patria per eccellenza degli uomini liberi.

La morale dei Greci

Scrive Mirri, commentando il pensiero di Hegel che si trova alla fine del primo frammento tubinghese di Religione popolare e Cristianesimo:

Presso di loro (i greci) vi era per un verso la fede che gli dèi sono propensi al bene e sottopongono il male alla terribile Nemesi; tale fede poggiava sul profondo bisogno morale della ragione.

Questa convinzione portava i Greci all’accettazione necessaria dei momenti negativi della vita, come l’infelicità o il dolore. Il loro indottrinamento infatti, prevedeva che questa necessità di momenti negativi era parte integrante della vita di ognuno. Il non accettarla avrebbe portato solo altro malessere.

La ricerca della morale: obiettivo univoco di Hegel e Platone

Platone

Se ci rifacciamo, così come ha fatto Hegel, alla Repubblica di Platone scopriamo che egli denota l’esistenza di un’analogia tra la società e l’individuo. L’unica differenza tra i due è la dimensione: la società non è altro che un ingrandimento della nostra anima. Platone sottolinea come esista una tripartizione dell’anima: una parte razionale, una volitiva e una appetitiva.

Scrive infatti il filosofo di Atene nel secondo libro della Repubblica, nel discorso che vede come protagonisti Socrate e Glaucone:

alla parte razionale conviene dunque il comandare, come quella che è saggia ed ha la soprintendenza di tutta quanta l’anima e alla parte irascibile l’essere soggetta e ausiliaria di questa? – Certamente. – E, come dicevamo, non sarà la contemperanza di musica e ginnastica a porle d’accordo, stimolando l’una e nutrendola coi bei discorsi e insegnamenti, e rilassando l’altra.

L’elemento razionale è la parte dell’anima che corrisponde alla facoltà di ragionamento dell’uomo. L’elemento volitivo è individuabile nel sentimento del coraggio, ciò che nei momenti di difficoltà ci aiuta a superare gli ostacoli. Infine, l’elemento appetitivo è costituito dai desideri.

La lettura di Hegel della società tripartitica di Platone

Così come l’anima, anche lo stato ideale si compone di tre parti: i governanti a cui è affidata l’amministrazione; i guerrieri a cui è affidata la difesa; i contadini, i mercanti e gli artigiani che si occupano di garantire la produzione per soddisfare il fabbisogno quotidiano collettivo.

Ognuna di queste classi si può identificare con una delle parti di cui l’anima è composta, secondo la tripartizione suddetta. I governanti rappresentano l’elemento razionale, i soldati invece l’elemento volitivo e gli altri cittadini sono l’elemento appetitivo. La società ideale è quella in cui tutti e tre questi elementi funzionano armonicamente.

La possibilità di analogia tra Stato e individuo nell’antica Grecia ci fa comprendere quanto ogni cittadino greco che si rispetti avesse un sentimento patriottico e volto al bene comune. L’idea dello Stato, come lo intenderemmo oggi, andava oltre qualsiasi appetito egoistico. Ed è questa identificazione, così perfettamente narrata nel testo di Platone, che Hegel invocava per il suo tempo.

Il confronto tra Socrate e Gesù

Un altro esempio dell’influenza che Platone ha avuto nella formazione della dottrina di Hegel, lo ritroviamo nel testo la Positività della religione cristiana. Non sarebbe un’esagerazione se si affermasse che Socrate e Gesù siano due pilastri della cultura occidentale.

Da un lato quello giudaico-cristiano che, come afferma Hegel, aveva seguaci che:

avevano abbandonato tutto per seguire Gesù; essi non avevano alcun interesse di carattere politico, quali il cittadino di una repubblica per la propria patria; ogni loro interesse era circoscritto alla persona di Gesù.

Dall’altro lato il pilastro greco-latino aveva fatto proseliti quasi per il motivo opposto, o almeno così possiamo apprendere da Hegel, che scrive:

gli amici di Socrate avevano sviluppato fin dalla gioventù le loro facoltà in molteplici direzioni, avevano assorbito quello spirito repubblicano che dà ad ogni individuo una maggiore autonomia.

Platone padre occulto di Hegel

Informazioni così dettagliate sulla personalità di Socrate si possono evincere dall’unica fonte in nostro possesso, ovvero i Dialoghi platonici, che lo vedono quasi sempre come protagonista. Ma per i più scettici la conferma che Hegel abbia letto e fatto propri i testi platonici arriva quando scrive:

Essi – riferendosi ai seguaci di Socrate – erano infatti in grado di rielaborare nella propria testa quel che imparavano, di imprimervi lo stampo della propria originalità; molti fondarono proprie scuole e furono nella loro autonomia grandi quanto Socrate.

Proprio Platone infatti è stato il fondatore dell’Accademia che ha reso celebre la sua filosofia per tutta la sua vita e anche dopo la sua morte.

Questi sono solo alcuni degli esempi di influenza del pensiero di Platone che possiamo trovare nei testi di Hegel. In particolare si è cercato di porre l’accento su una cerchia ridotta di testi per mettere in luce alcuni punti cruciali che il filosofo di Stoccarda in quegli anni utilizzava per cercare di smuovere gli animi dei suoi contemporanei.

Lo scopo era di dimostra come la sfera temporale fosse stata quasi inglobata dalla sfera spirituale e mostrare una via diversa da quella che era stata intrapresa. Tutto questo era possibile grazie anche agli insegnamenti del fondatore dell’Accademia. Ma così come queste, molte altre opere hegeliane sono piene di richiami alla dottrina del filosofo di Atene. Non a caso alcuni studiosi hanno definito Platone come un padre occulto per Hegel.

Sabatino Simongini

Bibliografia
  • Platone, Repubblica, a cura di G. Fraccaroli, La Nuova Italia, Firenze, 1977.
  • G. W. F. Hegel, Scritti teologici giovanili, a cura di E. Mirri, Guida, Napoli, 1989.
  • Religione popolare e Cristianesimo, in Id., Scritti teologici giovanili, cit., pp. 25-126;
  • La positività della religione cristiana, in Id., Scritti teologici giovanili, cit., pp. 243-352;
  •   E. Mirri, Introduzione a G. W. F. Hegel, Religione popolare e Cristianesimo, in Id., Scritti teologici giovanili, a cura di E. Mirri, Guida, Napoli, 1989, pp. 25-126.