La Rivoluzione Americana: verso la democrazia moderna

La Rivoluzione Americana rappresenta molte prime volte: la prima volta che una colonia si emancipava dal controllo di uno stato europeo, la prima volta in cui nasceva uno stato democratico e repubblicano, la prima volta in cui si riconosceva l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

Questa mentalità innovatrice era figlia dell’Illuminismo europeo, ma anche dell’influenza delle monarchie illuminate e della stessa corona britannica, rinnovatasi dopo la Gloriosa Rivoluzione.

L’ esito della Rivoluzione era tutt’altro che scontato, soprattutto per l’assetto politico-istituzionale al quale si approderà alla fine. Questa innovazione politica rappresenta il punto di forza e la vera novità delle colonie ribelli. Non si può dire che lo stesso sia avvenuto sul piano sociale, dove non ci fu alcuna rivoluzione né accenno di cambiamento.

Quali furono le prime colonie inglesi in America?

Rivoluzione Americana

La prima colonia inglese fu la Virginia, nata nel 1607, costituita da una compagnia commerciale. Fu chiamata così in onore della sovrana Elisabetta I, detta “la regina vergine” per non aver mai preso marito.

Da quel momento fino agli anni Trenta del Settecento la colonizzazione britannica in Nord America continuò a crescere, per una serie di motivi: crescita demografica, intolleranza religiosa, ragioni economiche. La colonizzazione poteva avvenire sia per iniziativa statale che privata. Famoso è il caso dei padri pellegrini, un gruppo di puritani inglesi che raggiunsero a bordo della Mayflower le coste della Nuova Inghilterra, fondando Plymouth.

Quando nacque l’identità americana?

Le colonie conobbero, tra Seicento e Settecento, un aumento di popolazione vertiginoso (ad inizio Settecento la popolazione contava 250000 abitanti, alla fine dello stesso secolo raggiunse e superò i due milioni). Erano caratterizzate da una forte varietà di etnie, culture e religioni per via delle numerose immigrazioni. In totale le colonie britanniche erano tredici.

Ma il territorio non era inabitato, i coloni si scontrarono con i Nativi americani, i pellerossa, che non vennero inglobati nella popolazione coloniale. L’altro “nemico” esterno con cui si contendevano i territori americani era costituito dai Francesi.

Questa individuazione di un “nemico” favorì la creazione di un’identità americana, diversa da quella europea. Era basata sul mito egalitario, che non conosceva una nobiltà feudale la quale giustificava i propri privilegi con la tradizione, ma non per questo la società non era stratificata: la gerarchia si basava sui livelli della ricchezza e del potere politico.

Come funzionava la vita politica coloniale?

Dal punto di vista politico le colonie erano molto più partecipative e attive rispetto all’Europa. L’interesse in politica era visto come un dovere del cittadino, come unica difesa possibile all’eventuale deriva dispotica dei governanti.

Di fatto ogni colonia aveva, sin dalla sua creazione, un’assemblea eletta di cittadini che divideva il potere con il governatore, generalmente nominato dal re, e i consigli provinciali. In sostanza, per ottenere consenso e approvazione in materia fiscale, la corona dava in cambio autonomia di governo per le questioni interne.

Quali furono le cause della Rivoluzione Americana?

La situazione subì una svolta decisiva dopo la Guerra dei Sette Anni (1756-1763),si combattè sia sul suolo europeo che americano, dove erano state coinvolte anche molte tribù locali.

La Gran Bretagna uscì vincitrice dal conflitto e acquisì i territori francesi in America. Il suo dominio si estendeva dalla regione dei Grandi Laghi a nord alla Florida a sud. Durante i combattimenti erano nati attriti tra i britannici e i coloni americani; questi ultimi lamentavano lo scarso interesse che i comandanti inglesi avevano verso di loro, le loro esigenze economiche e di sicurezza.

Rivoluzione Americana

A ciò si aggiunsero le nuove politiche economiche promosse dal re Giorgio III, salito al trono nel 1760, e dal governo tory guidato da lord Grenville. La madrepatria decise di esercitare un maggior controllo fiscale sui possedimenti americani. Il motivo era per meglio supportare le spese di difesa e amministrazione che la loro gestione comportava.

In più, c’era la questione della frontiera a ovest, segnata dai monti Appalachi. I britannici non erano interessati ad un’espansione, per non sconvolgere gli equilibri con le tribù locali, mentre i coloni premevano per allargare i confini.

Quale fu la reazione americana?

La restrizione dell’autonomia politica ed economica si concretizzò con una serie di leggi: lo Sugar Act (1764) regolamentava il commercio dello zucchero, lo Stamp Act (1765) imponeva il pagamento di un’imposta di bollo su ogni tipo di documento a stampa. Le proteste dei coloni non tardarono ad arrivare rivendicando il diritto di avere voce in capitolo per le tassazioni che li riguardavano direttamente, coniando il famoso slogan: «No taxation without representation».

Il re e il Parlamento non avevano diritto di imporre leggi e tasse che non fossero state discusse con gli Americani. A ciò i giuristi inglesi contrapposero la “rappresentazione virtuale”. Sostenevano che ai coloni ara assicurata una rappresentanza, come tutti i sudditi inglesi esclusi dall’elettorato. Gli Americani risposero chiedendo una rappresentazione reale nelle istituzioni.

Nacquero movimenti politici antibritannici: particolarmente attivi in Massachussets furono i Sons of Liberty (figli della libertà). Durante una manifestazione di protesta a Boston, il 5 marzo 1770, i soldati inglesi spararono ai manifestanti. Ne uccisero cinque. Questo episodio, ricordato come “il massacro di Boston”, fu l’inizio dell’uso della violenza da ambo le parti.

Quando scoppiò la Rivoluzione Americana?

Un’altra data e un’altra legge che segnarono un punto di svolta furono il 1773 e il Tea Act. La legge fu approvata per risollevare le finanze della Compagnia delle Indie Orientali affidandole il monopolio del tè nelle colonie nordamericane.

Per protesta un gruppo di attivisti gettò in mare, travestito da indiani, il carico da tè della compagnia di tre nevi inglesi, in quel momento nel porto di Boston. L’evento fu ricordato come Boston Tea Party. La reazione britannica fu molto dura: emanò quattro nuove leggi, definite dagli americani “intollerabili”.

Il 5 settembre 1774 si svolse il Primo Congresso continentale a Filadelfia, dove si organizzò il boicottaggio economico contro l’ Impero e si dichiararono nulle le disposizione delle leggi “intollerabili”. L’anno successivo, nel febbraio 1775, il parlamento inglese dichiarò la colonia del Massachussets ribelle. Fu autorizzato l’intervento armato.

Il Congresso affidò l’organizzazione delle difesa militare americana ad un ricco latifondista delle Virginia che si era già distino nella guerra dei Sette Anni: George Washington. Egli riuscì in poco tempo ad addestrare un esercito quasi improvvisato e male equipaggiato ma molto motivato, che combatterà valorosamente in nome della Rivoluzione Americana.

Rivoluzione Americana

La guerra d’Indipendenza: quanto durò e come si svolse

La guerra di indipendenza durò otto anni (1776-1783). L’iniziò del conflitti fu a Lexington, a nord di Boston, il 19 aprile 1775.

In realtà dal punto di vista militare si trattava di piccoli scontri, ma ciò che era importante era il loro significato politico e simbolico. La guerra non si combatté solo sul campo di battaglia: la circolazione di opuscoli, phamphlet, e scritti di vario genere sul conflitto. Tutto contribuì a creare un’opinione pubblica a favore della causa rivoluzionaria.

Diversi protagonisti della Rivoluzione scrissero in difesa delle idee per le quali si battevano, per citarne alcuni: Alexander Hamilton, Thomas Jefferson, John Adams. Il supporto arrivò anche da Oltreoceano: l’inglese Thomas Paine scrisse in difesa della Rivoluzione americana. Gli Americani stavano facendo quello che gli Inglesi stessi avevano fatto nel 1688 con la Gloriosa Rivoluzione, ossia si stavano ribellando al potere tirannico.

Il 4 luglio 1776 fu firmata a Filadelfia la Dichiarazione d’ Indipendenza, in cui si ritrovano riassunti i motivi che spinsero i coloni alla ribellione. La colpa viene attribuita a Giorgio III, considerato un tiranno. Di grande importanza è l’incipit del testo nel quale si afferma l’uguaglianza tra gli uomini e i diritti inalienabili: vita, libertà e felicità.

I combattimenti continuavano. L’immagine di superiorità britannica fu scalfita nel 1777 con la sconfitta che questi subirono a Saratoga, ma non bastò per assicurare agli americani la vittoria. Decisivo fu l’intervento a supporto dei ribelli di Francia e Spagna con armamenti e navi. Dall’Europa partirono anche volontari che credevano nella causa rivoluzionaria. Combattenti di valore furono il francese La Fayette e il polacco Kościuszko.

Il 19 ottobre 1781 fu il giorno della disfatta inglese a Yorktown. Dopo aver conquistato e incendiato Richmond, capitale della Virginia, l’esercito inglese si trovò accerchiato e capitolò. La Rivoluzione Americana volgeva al termine. Il 3 settembre 1783 la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza degli Stati uniti d’America con la firma della pace di Versailles.

Quale sistema politico fu dottato dopo la Rivoluzione Americana ?

Conquistata l’indipendenza restava da stabilire l’istituzione politica del neonato Stato. Nel 1777, mentre era in atto la Rivoluzione Americana, si era tenuto il Secondo Congresso continentale a Filadelfia. Durante il congresso erano stati approvati i cosiddetti Articoli di Confederazione, un testo costituzionale provvisorio che prevedeva appunto una confederazione di Stati:le ex colonie erano debolmente coordinate dal potere centrale e sostanzialmente godevano di forte autonomia.

Questo assetto di cose però si rivelò controproducente. A causa delle differenze tra i vari Stati, era sempre più difficile raggiungere un accordo sulle modalità di voto, sulla gestione delle spese di guerra o sulle terre di frontiera. Si iniziò a lavorare così su una nuova carta costituzionale che potesse produrre un potere centrale forte.

Il 17 settembre 1787 la Confederazione di stati divenne un unico Stato con l’approvazione della Costituzione ancora vigente. Il testo costituzionale si basa sulla divisione dei tre poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario.

Il potere legislativo era affidato al Congresso, formato da Senato e Camera dei Rappresentanti. Quello giudiziario era affidato alla Corte Suprema federale, che vigilava sui principi costituzionali. Ogni stato aveva un apparato legislativo proprio. Il potere esecutivo era poi gestito dal Presidente, che nominava il Governo. Le relazioni tra tutti questi organi erano di controllo reciproco in un sistema di pesi e contrappesi. Gli Stati Uniti si configurarono così come una Repubblica presidenziale, quale sono tutt’oggi.

Rivoluzione Americana

Nel 1791 fu aggiunto al testo della costituzione la Dichiarazione dei Diritti finalizzata a tutelare i diritti dei cittadini

Perché è importante la Costituzione Americana? Cosa c’è scritto?

La Costituzione si focalizzava sui procedimenti e sui meccanismi e non sugli equilibri politici, che si sarebbero ridefiniti di volta in volta. L’importanza della Rivoluzione Americana risiede nel suo aspetto politico, tanto da ridefinire il significato stesso di Costituzione. Il termine prima indicava le norme del diritto consuetudinario e non un documento scritto.

Dal punto di vista sociale, non ci furono passi in avanti importanti. Seppure la Costituzione proclamava l’eguaglianza di tutti gli uomini, nella pratica questo era vero per una piccola minoranza: erano esclusi gli Indiani, gli schiavi neri, le donne. C’era una forte componente classista e razzista che perdurerà ancora a lungo.

Miriam Campopiano