Bettino Craxi: dal governo socialista degli anni ’80 al crollo

Chi è Bettino Craxi? Innovatore per alcuni, tiranno per altri. Esiliato per i suoi fedelissimi, latitante per i suoi detrattori. Bettino Craxi è stato, e continua ad esserlo, una delle figure più discusse e controverse della cosiddetta Prima Repubblica.

Le Elezioni Politiche del 1976

Prima di analizzare la figura di Bettino Craxi è fondamentale partire da una data ben precisa: 20 giugno 1976, le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Una tornata elettorale ricca di tensione, speranze e illusioni.

Mai come in questo momento il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer è vicino, in termini percentuali, alla Democrazia Cristiana di Benigno Zaccagnini, eletto segretario l’anno prima e a cui è stato affidato il compito di arginare la preponderante avanzata dei comunisti. Nelle elezioni amministrative del 1975 il distacco era del 2%. Sulle prime pagine dei quotidiani si parla di uno storico “sorpasso”: «Oggi si decide il sorpasso a sinistra», titola “la Repubblica”.

Il responso delle urne vedrà una Dc saldamente in testa con il 38% dei consensi e il Pci al 34%. Un risultato che a Botteghe Oscure ritengono estremamente positivo e significativo: gli elettori chiedono una svolta, un cambiamento, un desiderio di novità.

Una novità ben intesa anche dal presidente dc Aldo Moro che dirà: «due vincitori in una battaglia creano certamente dei problemi».

Negli ambienti del Partito Socialista Italiano si sta invece consumando un dramma. Per la prima volta nella sua storia il partito scende sotto la soglia “psicologica” del 10%, un fallimento che boccia in maniera lampante la linea del segretario De Martino.

L’elezione di Bettino Craxi

L’elettorato socialista rischia di essere completamente inglobato da un Pci in stato di grazia. Urgono provvedimenti: tra il 13 e il 15 luglio all’Hotel Midas di Roma si riunisce la direzione nazionale del partito. Il delicato compito è quello di eleggere il nuovo segretario. La tensione si taglia con un coltello: tutti sanno che ci si trova davanti a un bivio. La lotta per la leadership si concentra su due candidati: il quotato Antonio Giolitti e l’outsider Bettino Craxi, nenniano e anticomunista.

Le nuove leve del partito, intenzionate ad accantonare i vecchi volti (su tutti Mancini, De Martino, Lombardi, lo stesso Nenni) decidono di far convergere i voti su Craxi. Regista dell’ascesa di Craxi al Midas è Enrico Manca. L’intenzione di tutti è quella di avviare una segreteria di transizione, vista la “debolezza” di Craxi.

I fatti li smentiranno, tant’è che nello stesso 1976 proprio Enrico Manca criticherà gravemente il suo potere: «come Mussolini, Hitler, Stalin e altri dittatori: Craxi segue la tecnica di scoprire complotti contro la sua persona per scatenare la caccia alle streghe».

Bettino Craxi durante il Congresso di Torino.

La segreteria Craxi e il sequestro Moro

Il 1978 è un anno cruciale: nei primi mesi dell’anno viene formato il nuovo governo con l’appoggio esterno dei comunisti. Il tessitore del della trama che vedrà in futuro un ipotetico ingresso nella maggioranza è, ovviamente, Aldo Moro. Ma il presidente democristiano non potrà assistere al voto di fiducia alla Camera per il nuovo esecutivo, fissato al 16 marzo 1978.

In una delle giornate più drammatiche della Repubblica le Brigate Rosse metteranno a segno un colpo incredibile: il rapimento dello statista pugliese e l’uccisione degli agenti di scorta.

Nei 55 giorni di detenzione nella “prigione del popolo” il dibattito politico diviene incandescente. Da un lato Dc e Pci sulla linea della fermezza, sull’altro fronte il Psi e Bettino Craxi in primis a spingere per una soluzione umanitaria. Nel congresso socialista che si svolgerà a Torino sul finire di marzo sarà ribadita con forza la via “della trattativa”.

Un congresso che passerà alla storia per una innovazione simbolica: sul simbolo del partito la falce e il martello sono visibilmente rimpiccioliti. Al loro posto si erge un garofano rosso, antico simbolo del socialismo.

Ma gli occhi di tutti sono indirizzati sugli sviluppi del caso Moro: i giorni passano e le ricerche non portano risultati. Sarà Craxi a metà aprile ad affermare: «ciò che si può fare o agevolare per la liberazione di Aldo Moro deve essere fatto o agevolato; non è questione di uno scambio di prigionieri per il quale non esiste un presupposto di principio né alcuna obiettiva possibilità pratica. Ma non è neppure accettabile […] una sorta di immobilismo pregiudiziale o assoluto, genericamente motivato, che porta ad escludere persino la ricerca di ogni ragionevole e legittima possibilità […] Possono esistere altre vie, che in diverse forme diversi stati democratici non hanno esitato ad esplorare».

Dopo il 9 maggio 1978: lo spartiacque della politica italiana

I contatti allestiti con la sinistra extraparlamentare da alcuni socialisti per evitare il drammatico epilogo si risolveranno in un nulla di fatto. Il 9 maggio il cadavere di Aldo Moro sarà rinvenuto nel cofano di una Renault 4 in Via Caetani, a metà strada tra Piazza del Gesù e Bottege Oscure, sede di Dc e Pci.

La “solidarietà nazionale”, giocoforza, era destinata ad esaurirsi. Si acuiva intanto il distacco dal Pci berlingueriano: il 27 agosto sulla rivista “l’Espresso” sarà pubblicato l’articolo “Il Vangelo socialista”. Lo scritto, ideato da Bettino Craxi e redatto dall’intellettuale Luciano Pellicani, manderà in soffitta il marxismo-leninismo per abbracciare il socialismo di stampo Ottocentesco e il pensiero di Proudhon. «Lenin e il pluralismo non vanno insieme», si sosterrà perentoriamente nell’articolo.

Il voto del 1979 non sarà esaltante: il Psi otterrà un modesto 9,8%. La Dc resta stabile al 38% con il Pci in calo di quattro punti. Non mancheranno, ancora una volta, critiche sull’operato craxiano dagli stessi compagni socialisti. Sull’”Avanti!” i dissidenti affermano che il partito è chiamato a superare «le tendenze alla gestione personale e al settarismo di gruppo». Tra le firme più prestigiose vi è Norberto Bobbio, critico da tempo sulla strada intrapresa.

Bettino Craxi durante un congresso socialista.

Gli anni ’80: la nuova stagione del Psi

Craxi sa bene che è arrivato il momento di avviare una nuova stagione per il partito. C’è bisogno di una linea politica imperniata sulla sua persona che consenta al Psi di essere saldamente al governo come maggior alleato della Dc. E che possa inoltre escludere il Pci dal governo, come sarà dimostrato anche dal “preambolo” anticomunista al congresso Dc di Roma del 1981. Nello stesso anno, al congresso socialista di Palermo la leadership craxiana sarà largamente celebrata con una riconferma alla segreteria quasi plebiscitaria. Claudio Martelli, definito da molti addetti ai lavori suo delfino, è vicesegretario.

Nel frattempo la nomina del repubblicano Spadolini, il primo Presidente del Consiglio laico, lascia intendere che il governo non è più un affare solamente democristiano. Sarà un governo che non avrà lunga vita, infatti nel 1983 si torna al voto, in anticipo rispetto alla scadenza della legislatura.  

La campagna elettorale 1983 del Psi si svolge, oltre che nelle piazze italiane, anche sulle tv commerciali di Silvio Berlusconi. Infatti Canale 5 e Italia 1 trasmetteranno centinaia di spot con Craxi protagonista. Parola d’ordine sarà «governabilità»: solo con essa infatti si potrà realizzare una democrazia efficace, il tutto sotto le note di “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori.

La Dc nella tornata elettorale precipita al 32,9%, il Pci si attesta intorno al 30% con il Psi all’11,4%. Ci si trova di fronte a un bivio: con il Pci fuori dalla maggioranza nessun governo si potrà formare senza l’appoggio socialista.

A questo punto il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, affiderà l’incarico di formare un governo a Bettino Craxi il quale, dopo settimane di trattative, troverà una quadra. Un una delle estati più calde della storia italiana per la prima volta un socialista siede a Palazzo Chigi.

Il Pentapartito e gli anni d’oro dei socialisti

Sarà un governo “pentapartito”, una formula che avrà particolari fortune negli anni ’80: Dc, Psi, Pri, Psdi, Pli. In discontinuità con la durata media dei governi italiani, quello guidato da Bettino Craxi andrà avanti, con i dovuti incidenti di percorso, fino al 1987. Una lunghezza senza precedenti che certo non fece piacere a Ciriaco De Mita, che puntava ad una “staffetta” con Craxi mai avvenuta.

Durante la Presidenza del Consiglio. Ai suoi lati Giulio Andreotti (Min. degli Esteri) e Giovanni Spadolini (Min. della Difesa)

Prendono avvio gli anni d’oro dei socialisti che nel segno della “Milano da bere” possono ostentare i piaceri della vita. Una novità assoluta sia nei confronti del grigiore democristiano che dell’inflessibile etica dei comunisti. Secondo lo storico Paul Ginsborg: «Essere un politico socialista a Milano in quegli anni significava possedere un telefono portatile e una BMW, frequentare gli uomini d’affari e gli avvocati più quotati, pranzare da Matarel o da Savini in Galleria […] e trascorrere le vacanze in località esotiche. Come avrebbe scritto dopo la caduta di Craxi lo storico Giuseppe Tamburrano, egli stesso in quegli anni esponente di spicco del partito: “Arriva un esercito di arrampicatori, di rampanti, di yuppies, che trova nel Psi uno strumento di ascesa politica ed economica”».

In questi anni il capoluogo lombardo vivrà il suo momento magico, il cui nome, secondo lo stesso Craxi: «Sta scritto lapidariamente in ogni fatto di progresso, di modernizzazione, di democrazia». Anche in ambito governativo Craxi manterrà immutato il suo atteggiamento, improntato sulla sua forte e spavalda personalità.

Il Governo di Bettino Craxi

Nella sua azione di governo è presente la revisione del Concordato con la Santa Sede, firmato anche dal segretario di stato, il cardinale Casaroli.

Un’altra vittoria del presidente socialista arriva dalla “scala mobile”, una presa di posizione soprattutto nei confronti del Pci. Nel febbraio 1984, con il “decreto di San Valentino”, il governo decide di tagliare in maniera significativa alcuni punti di contingenza. Saranno molte le polemiche e le mobilitazioni organizzate dai comunisti. La resa dei conti è rinviata all’anno successivo con un referendum popolare. Craxi, in caso di sconfitta, non avrebbe esitato a dimettersi. Ma i risultati della consultazione gli daranno ragione: 54,3% contro il 45,7%.

Nello stesso anno, in un altro Congresso-evento questa volta a Verona, lo storico Comitato Centrale del Psi sarà sciolto. Vengono messi da parte i vecchi notabili del partito per lasciar spazio ad una Assemblea composta da uomini e donne dello spettacolo, attrici, cantanti. Un consesso chiaramente decorativo, che sicuramente avrebbe intralciato il percorso del segretario in misura nettamente minore rispetto al vecchio Comitato.

L’incidente di Sigonella

In politica estera il primo dei due governi Craxi sarà segnato dall’incidente presso la base Nato di Sigonella, in Sicilia. Nell’ottobre 1985 quattro terroristi palestinesi prendono in ostaggio la nave da crociera “Achille Lauro”, uccidendo un ebreo americano. I palestinesi, coordinati da Abu Abbas (già condannato all’ergastolo da un tribunale italiano), vengono dirottati dai governi italiano ed egiziano verso Belgrado grazie ad un salvacondotto. La mossa manda su tutte le furie il presidente americano Reagan, che ordina di far intercettare l’aereo con a bordo i terroristi e dirottarlo a Sigonella. Qui si arriverà ad un confronto, armi in pugno, tra militari americani e carabinieri che per fortuna si conclude con un nulla di fatto.

La posizione di Craxi, e insieme a lui del Ministro degli Esteri Andreotti, è chiara: va rispettata la sovranità italiana, dunque il governo americano di Ronald Reagan avrebbe dovuto fare un passo indietro. Giorni dopo, in Parlamento, anche il Pci plauderà per la gestione della vicenda. La crisi di Sigonella fece di Craxi un uomo politico di statura internazionale.

Analisi e contraddizioni del “craxismo”

I quattro anni di governo sotto la guida di Bettino Craxi furono sicuramente una chiara innovazione all’interno del panorama politico italiano. Si è soliti ricordare gli anni del “craxismo” come un epoca di ricchezza, ostentazione dei piaceri e un rampantismo diffuso.

Anche il Pil crescerà in tal senso fino a far schizzare l’Italia al quinto posto tra gli stati più produttivi. Tuttavia sarebbe un errore non ricordare anche l’elevato aumento del debito pubblico. L’azione politica di Craxi, favorita senz’altro dal suo carattere e da una certa fermezza, non riscosse apprezzamenti a livello incondizionato. La forte personalizzazione che diede del suo partito ergendosi quasi a capo assoluto non piacque ai vecchi notabili. 

Si consideri anche che molta della sua forza nell’esecutivo, più che derivare dalla forza del Psi (che era pur sempre all’11%) derivava dalla sconfitta di De Mita alle elezioni. Nonostante l’abbandono di Palazzo Chigi nel 1987 in favore di Giovanni Goria, Craxi lascia intendere che ben presto tornerà a ricoprire quella carica. Soprattutto dopo la creazione del “CAF”, accordo preso durante il trionfale congresso di Milano nel 1989, un asse Craxi-Andreotti-Forlani. Tale accordo prevedeva innanzitutto a scalfire la leadership di De Mita; e puntando in futuro o a una riforma presidenziale (fortemente voluta dal segretario socialista) o all’elezione alla Presidenza della Repubblica di Andreotti che riprese le redini del governo.

Il crollo e la caduta del Psi e di Bettino Craxi

La caduta del Muro di Berlino poteva sembrare una vittoria della linea politica di Craxi, che da anni evidenziava le contraddizioni del sistema comunista. A tal proposito auspicava per l’Italia un’unione con il Pci per dar vita a un grande polo socialista.

Una proposta che sarà categoricamente rifiutata dal segretario del neonato Pds Achille Occhetto. I primi anni ’90 furono un lento declino per i partiti di governo, che sembravano aver perso le proprie coordinate con la fine della Guerra Fredda.

Nel 1992 scoppierà Tangentopoli, che colpirà volti noti del Pentapartito e si focalizzerà sul duello a distanza tra il PM Di Pietro e Craxi. Il segretario socialista, dopo diversi avvisi di garanzia, nel 1994 fuggirà ad Hammamet per evitare l’arresto.

Giuseppe Mercuri

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:

  • Guido Crainz, Storia della Republica, Donzelli Editore, 2016.
  • Paul Ginsborg, L’Italia del tempo presente, Einaudi, 1998.
  • Giorgio Galli, Dossier Craxi, Kaos Edizioni, 2010.
  • Bettino Craxi, La notte di Sigonella, Mondadori, 2015.
  • Francesco Barbagallo, L’Italia nel mondo contemporaneo, Editori Laterza, 2019.