Sant’angelo in Formis: il gioiello del monte Tifata

Sul declivio occidentale del monte Tifata, nella frazione di Capua che prende il nome di Sant’Angelo in Formis, sorge l’omonima basilica benedettina dedicata all’Arcangelo Michele.

Sant'Angelo in Formis abside centraleLa basilica in realtà è un’abbazia cui è stata conferita la dignità di basilica minore, ossia una particolare onorificenza concessa dal papa a edifici religiosi di speciale importanza.

Antichi documenti precisano che l’edificio si trova ad arcum Dianae (“presso l’arco di Diana”), poiché eretto sui resti di un tempio dedicato alla dea. In altri più recenti documenti ci si riferisce ad esso con il nome di ad Formas, Informis o in Formis.

Discussa è l’interpretazione di tale denominazione. Secondo alcuni essa deriverebbe dal termine latino forma (“acquedotto”) e starebbe ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda acquifera. Secondo altri, invece, trarrebbe origine dalla parola informis (“senza forma”) per evidenziare la natura “spirituale” dell’insediamento.

La storia

Origini di Sant’Angelo in Formis

L’area dove sorge la basilica di Sant’Angelo in Formis era luogo di culto già prima che Capua e il suo territorio entrassero nell’orbita del dominio etrusco. Infatti sul grande podio in tufo grigio, tuttora visibile e inglobato nel basamento dell’attuale edificio, è presente un’iscrizione da cui si comprende che in loco vi fosse un tempio sin dal IV secolo a.C.

Dai ritrovamenti emerge che furono i popoli di cultura “villanoviana” a edificare il tempio, dedicato alla dea Diana. Questi furono precursori della cultura “etrusca”. Provenienti dalle aree a nord del Tevere, tali popoli, nel loro primo stanziamento a sud del Volturno, si stabilirono nell’attuale area di Sant’Angelo in Formis.

Difatti, il monte Tifata prende il nome dall’epiteto “Tifatina”, di origine etrusca, attribuito alla divinità locale col significato di “boschetto ricoperto di lecci”. La locale antica divinità, assimilata poi dagli italici a Diana, individuerebbe quindi una figura femminile, una “signora dei boschi” inserita in uno spazio selvaggio.

Anche il rinvenimento di frammenti di tegole di copertura di età tardo-arcaica del VI secolo a.C. e di statuette e terracotte votive datate IV secolo a.C., proverebbe l’esistenza in loco di tale antica forma di culto.

Sant’Angelo in Formis sotto i romani

I romani a partire dal quarto decennio del II secolo a.C. ampliarono e ristrutturarono il tempio. Gli interventi furono effettuati a partire dal 135 a.C.

Più tardi, con Augusto, i confini dell’area sacra furono delimitati con cippi e venne redatto il catasto della proprietà.

Il tempio tuttavia fu devastato dai Vandali contestualmente alla distruzione di Capua, intorno al 455 d.C.

Da tempio a basilica

La prima edificazione della basilica di Sant’Angelo in Formis si può far risalire all’epoca longobarda, quando ebbe grande diffusione il culto dell’Arcangelo Michele, a cui l’edificio è dedicato.

Il santuario divenne una prepositura cassinese nel periodo in cui i monaci vi si trasferirono (896-942), dopo la distruzione di Montecassino ad opera dei Saraceni (833). Fu Pietro I, vescovo di Capua, a concedere loro la basilica di San Michele per costruirvi un monastero.

Successivamente il vescovo capuano Sicone la usurpò ai benedettini. Nel 1065 fu poi ceduta a Riccardo Drengot, principe normanno di Capua e conte di AversaQuesti, nel 1072, la concesse con tutte le sue pertinenze all’abate di Montecassino Desiderio, futuro papa Vittore III.

L’abate Desiderio iniziò così la ricostruzione del complesso monastico rispettandone gli elementi architettonici di origine pagana. In occasione della ricostruzione furono dipinti gli affreschi di scuola bizantino-campana che adornano l’interno della basilica, e che rappresentano uno dei più belli e meglio conservati cicli pittorici dell’Italia meridionale di quegli anni.

Il rifacimento, con nuovi affreschi, del portico antistante la chiesa risale al XII secolo. In quel periodo, in seguito ad un crollo, venne ricostruito anche il campanile.

Struttura architettonica e decorazioni

Sant’Angelo in Formis presenta uno schema a croce latina senza transetto con tre navate, di cui quella centrale è più lunga rispetto a quelle laterali.

Le tre navate culminano in tre absidi e sono separate da due file di archi a tutto sesto, sorrette da colonne di reimpiego.

Molto è il rilavorato dall’antico tempio di Diana, come le colonne romane già citate e il pavimento in opus sectile.

Sant'Angelo in Formis interno basilica

In posizione arretrata rispetto al fronte del portico vi è la torre campanaria a pianta quadrata.

Affreschi

Nell’abside maggiore è rappresentato Cristo creatore seduto sul trono, sormontato dalla colonna dello Spirito Santo e affiancato dai simboli degli evangelisti.

Nel registro inferiore vi sono i tre Arcangeli, posizionati tra l’abate Desiderio che offre il modellino della chiesa e San Benedetto che regge il libro della sua regola monastica.

Vi è poi un ciclo di affreschi sulle pareti della navata centrale e delle navate laterali, che in alcune parti risultano poco visibili. Gli affreschi delle pareti della navata centrale, disposti su tre registri, illustrano i principali episodi del Nuovo Testamento. Quelli sulle pareti della navata laterale raffigurano l’Antico Testamento.

In controfacciata è rappresentato il “Giudizio Universale”. Al centro di questo c’è il Cristo giudice, seduto sul trono racchiuso in una mandorla. Ai suoi lati sono raffigurati gli apostoli. In alto, tra le finestre, sono rappresentati quattro angeli con le trombe del giudizio.

Sant'Angelo in Formis Controfacciata

Ai piedi del Cristo giudice sono dipinti i beati ed infine i dannati. La rappresentazione ammoniva i fedeli a mezzo dell’immagine dell’inferno. Li rassicurava poi con la narrazione della resurrezione.

Facciata e portico

Sant'Angelo in Formis Lunetta con San Michele ArcangeloLa facciata a salienti di Sant’Angelo in Formis è preceduta da un portico a cinque archi acuti, di cui il centrale è più alto. Questo portico, raggiungibile tramite pochi scalini, risalirebbe all’epoca desideriana. Al XII secolo risalirebbero, invece, gli affreschi delle lunette sottostanti gli archi.

Il portico è sorretto lateralmente da due grandi pilastri di tufo grigio e, centralmente, da quattro colonne di spoglio dissimili nella forma e nel tipo di marmo, dotate di capitelli corinzi. Il portale di accesso è di tipo benedettino, quasi totalmente privo di abbellimenti scultorei.

Sull’architrave un’iscrizione ricorda l’abate Desiderio. Vi si legge “Salirai al cielo, se avrai conosciuto te stesso, così come Desiderio che ripieno di santo spirito, adempiendo ad un patto, eresse a Dio una dimora, per conseguire un premio che non conosce fine”.

Nella lunetta sovrastante si trova un affresco raffigurante l’arcangelo Michele. Al di sopra della lunetta un altro affresco rappresenta la Madonna regina in un clipeo sorretto da angeli.

Dinanzi alla basilica si apre un ampio e spettacolare belvedere, delimitato da due suggestive file di cipressi.

Gabriele Infusino

Bibliografia: 

Francesco Duonnolo, Rossella Valletta, La basilica di S.Angelo in formis, Printì s.r.l., 2018;

Raffaello Causa, Gli affreschi di Sant’Angelo in Formis, Fabbri-Skira, 1965;

Sitografia: 

http://www.treccani.it/enciclopedia/sant-angelo-in-formis;

http://www.treccani.it/enciclopedia/vittore-iii-papa-beato/

http://www.treccani.it/enciclopedia/diana_%28Enciclopedia-Italiana%29/