L’educazione della donna in Girolamo

Tra i Padri della Chiesa latini, una delle figure di maggiore spicco è quella di Girolamo. La sua riflessione pedagogica, che è parte della pedagogia cristiana, è raccolta in tre lettere. Esse sono indirizzate a Leta per l’educazione della piccola Paola, a Gaudenzio per l’educazione della fanciulla Pacatula e alla vergine Eustochio.

Il cammino verso la pedagogia in Girolamo

Girolamo proveniva da un’agiata famiglia cristiana e giunto a Roma giovanissimo, con l’amico Bonoso, portò a termine gli studi di grammatica e retorica. Dopo essersi formato con il famoso grammatico Elio Donato, Girolamo (347 ca.- 419) ha svolto un’intensa attività educativa, in particolar modo a Betlemme e a Roma. A seguito di un incontro con alcune donne cristiane, egli fonda una scuola di alta cultura religiosa che, con il tempo, prenderà forma in un monastero femminile. Con l’aiuto e la presenza di alcune di queste donne religiose, Girolamo ha ripreso la stessa iniziativa a Betlemme, dove è rimasto fino alla morte.

Gerolamo
Caravaggio-S. Gerolamo scrivente

Pedagogia e fede

Girolamo ritiene che la cultura abbia un’influenza negativa sulla fede. Nella Lettera a Leta, infatti, egli consiglia l’insegnamento della lettura, scrittura e il testo sacro, ma di evitare un approccio alla poesia, alla musica e alla retorica.

Per comprendere le Sacre Scritture è invece necessario il lavoro: dunque la fanciulla doveva essere avviata a mansioni e attività considerate femminili.

Riprendendo il metodo di Quintiliano, Girolamo riporta interessanti spunti didattici. Essi partono da piccoli premi per i successi scolastici, all’uso di piccole lettere dell’alfabeto in avorio, all’attenzione e il rispetto del gioco nell’istruzione primaria.

La mortificazione del corpo

Con il passare del tempo questi aspetti vanno necessariamente attenuati. La fanciulla è avviata, poi, alla pratica della mortificazione (soprattutto psicologica) del corpo:

“dovrebbe aver vergogna di se stessa da non poter sopportare la vista della propria nudità”.

A questi aspetti si accompagna un costante richiamo alla meditazione e alla pratica della preghiera, da considerare come elementi di preparazione all’inserimento nella vita monastica.

I principi didattici consigliati da Girolamo si possono evincere in particolar modo in questo brano tratto dalla Lettera a Leta per l’educazione di Paola:

“Le si facciano lettere o di bosso o di avorio e si chiamino con i nomi loro propri: giochi con quelle affinché il giuoco stesso le serva di erudizione. Né sappia l’alfabeto soltanto per ordine in modo che ricordandolo lo faccia a canzoncina, ma si muti spesse volte lo stesso ordine delle lettere, scambiando le ultime con quelle di mezzo e mescolando quelle di mezzo con le prime, da conoscere non soltanto dal suono ma anche dal vederne la forma […]”.

In questo passo Girolamo è decisamente sensibile alle modalità di apprendimento della piccola Paola. Tale posizione cambia, quando considera l’educazione morale ed affettiva: la volontà e l’intento di abituarla alla privazione e al rigore soffocherà in gran parte i bisogni tipici dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il valore di queste indicazioni di Girolamo non sta tanto nella loro originalità (sono infatti conformi al modello di Quintiliano), ma nella profonda attenzione ai meccanismi psicologici dell’infanzia.

Gerolamo
Bambini che giocano (Pompei)

Educazione e contenuti della fede

La centralità dell’educazione religiosa della fanciulla Paola è evidente. I momenti di apprendimento sono, in un certo senso, occasione di istruzione anche sui contenuti della fede. L’educazione di Paola, infatti, deve poter essere coerente allo scopo predisposto, in tutte le attività pedagogiche che le sono proposte.

Girolamo a tal proposito affermerà:

“Casomai fosse un po’ lenta ad imparare non è il caso di rimproverarla, ma bisogna spingerla con gli elogi, affinché goda di vincere e provi l’amarezza di essere vinta. In primo luogo bisogna badare che non prenda in odio lo studio, affinché il fastidio presone da bambina non oltrepassi gli anni della fanciullezza. Gli stessi nomi con i quali a poco a poco si avvezza ad unire le parole, non siano a caso, ma ritrovati a bello studio, siano cioè tolti dai Profeti e dagli Apostoli; inoltre, tutta la serie dei Patriarchi descritta dagli Evangelisti Matteo e Luca, cominciando da Adamo, affinché mentre attende ad altro si eserciti nell’imparare a mente e così riesca di buona memoria”.

Carolina Montuori

 

Bibliografia

Girolamo, Lettera a Leta, in AA. VV., Grande antologia filosofica, cit., vol. 4.

Fonte media

L’immagine di copertina è ripresa dal sito http://www.applestory.biz/