Il regionalismo secondo Kenichi Ohmae e Annsi Paasi

Chiunque abbia seguito la politica degli ultimi decenni si è, quasi certamente, imbattuto nel concetto di regionalismo. Quest’ultimo fa riferimento ad un fenomeno che sta acquisendo un’importanza sempre crescente, tanto che secondo alcuni potrebbe addirittura arrivare a plasmare la cartina geografica del futuro. È naturale, quindi, che esso susciti l’interesse delle scienze sociali, anche e soprattutto perché si pone in diretta contrapposizione con un’altra delle ideologie più note della nostra epoca: il nazionalismo.

Due definizioni di regionalismo

Cercando su Google il termine “regionalismo”, vengono proposte due definizioni sintetiche ma efficaci. La prima recita:

“In politica interna, tendenza a promuovere l’autonomia delle regioni”.

La seconda definizione è espressa in questi termini:

“convergenza di interessi limitata all’ambito della regione, spesso contrassegnata da una visione particolaristica dei problemi e talvolta in contrapposizione agli interessi più generali del paese”.

Per capire cos’è, quindi, dovremmo innanzitutto stabilire cosa siano le regioni. Ebbene, questo compito è più difficile del previsto. Secondo molti autori, anzi, la forza del regionalismo rispetto al nazionalismo consiste proprio nella fluidità del concetto di regione rispetto a quello di nazione. Tale livello territoriale, infatti, può variare moltissimo nelle dimensioni, andando da una microregione, come il Salento, a una megaregione come l’Europa settentrionale o l’Estremo Oriente.

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Manifesto della Lega Nord

Qual è il tratto che le accomuna? Il fatto che, dal basso o dall’alto, esse si pongano, come abbiamo letto nella seconda definizione, in contrapposizione con lo Stato. Molti autori, infatti, associano la nascita del regionalismo al venir meno della funzionalità di quest’ultimo.

In altre parole, in un’epoca in cui l’economia mondiale è sempre più globalizzata e transnazionale, lo Stato viene visto come non più in grado di assicurare il benessere dei suo cittadini. Da qui, la crescente domanda di una riorganizzazione della vita politica. Il fatto che la definizione faccia riferimento a “una visione particolaristica dei problemi” corrisponde alla nostra percezione più immediata del regionalismo come movimento localistico. Essa, infatti, ci fa venire in mente fenomeni come l’indipendentismo leghista o catalano, accomunati, di fondo, da ragioni economiche. Come detto, tuttavia, il regionalismo può essere non solo sub, ma anche sovrastatale: basti pensare alle richieste di una sempre maggiore integrazione europea.

Dallo Stato nazionale alla regione

Quanto detto nel paragrafo precedente è sostenuto anche dall’economista Kenichi Ohmae, che scrive:

“Lo Stato-nazione è diventato un’unità innaturale e poco funzionale di organizzazione dell’attività umana e di gestione dell’economia, in un mondo senza confini. Non rappresenta nessuna reale unione di interessi economici, né serve a definire flussi economici significativi”.

La regione, invece, ha il vantaggio, come detto, di essere molto più duttile. Un punto di forza è che spesso essa viene disegnata dal mercato e dai flussi economici e non da velleità politiche come il nazionalismo.

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Manifestazione indipendentista catalana

Naturalmente, questo non impedisce l’esistenza di regioni storiche e/o culturali, come la Provenza o il Monferrato. Anch’esse possono raggiungere dimensioni sovrastatali, come ad esempio l’America Latina.

In quest’ultimo caso, però, l’identità regionale diventa più labile, giacché comincia a soffrire degli stessi problemi di quella nazionale. L’omogeneità etnico-culturale, infatti, è sovente molto meno marcata e diffusa di quanto vogliano far pensare i suoi promotori, al punto da apparire per molti come una semplice costruzione ideologica.

Per questo motivo, uno scienziato sociale dovrebbe sempre stare attento a indagare come le regioni vengono prodotte. Ad esempio, sono il risultato di una divisione imposta dall’alto oppure dell’azione dal basso di attori desiderosi di vedere la propria identità riconosciuta? Il regionalismo ha, dunque, degli evidenti aspetti politici e di costruzione sociale che non si possono trascurare se ne vuole compiere un’analisi approfondita.

Le tre prospettive allo studio del regionalismo secondo Paasi

Per rendere più chiaro il concetto suddetto, il geografo Paasi ha individuato tre diversi tipi di approcci allo studio di regioni e regionalismo. Del primo, quello critico, che li vede come costrutti sociali, abbiamo già detto. Ad esempio, il geografo Beck nel 2005 compì uno studio sull’identità regionale basca, evidenziando come essa fosse molto più marcata nelle regioni spagnole che in quelle francesi. Il motivo di ciò è, per lui, la differenza tra le forti politiche di centralizzazione di Parigi rispetto a quelle di costruzione della nazione lusitana.

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Bandiere basche

C’è, poi, il secondo, quello pre-scientifico, che vede le regioni come semplici unità necessarie per raccogliere e produrre dati statistici, senza considerare le loro specificità storiche e culturali. Questa visione si ritrova soprattutto negli studi compiuti a sostegno delle politiche dei governi.

La prospettiva disciplinare, infine, considera le regioni come il risultato di processi di ricerca intellettuale. Per esempio, i testi scolastici, parlando di connessioni naturali tra identità e territori, hanno il potere di modificare l’immaginario geografico di un popolo e, quindi, di avere effetti molto concreti sulla vita collettiva. Il succitato Paese basco può essere un ottimo esempio, nel momento in cui i suoi sostenitori lo vedono come un territorio unitario nonostante la presenza di una catena montuosa che divide nettamente la sua parte spagnola da quella francese.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Dematteis et al., Geografia dell’economia mondiale, ed.UTET, 2010

Painter, Jeffrey, Geografia Politica, ed.SAGE Publications of London, 2009, it.UTET, 2011

Ohmae, The rise of the regional state, Foreign Affairs, in Painter, Jeffrey, op.cit.

Beck, Territory and Terror, 2005

Fonti media

L’immagine di copertina è ripresa da www.linkiesta.it

www.istitutoeuroarabo.it

sezionemagenta.leganord.org

paisbasco.blogspot.com