Santa Chiara: l’antica basilica a Napoli

La basilica di Santa Chiara e Sancia di Maiorca

La basilica di Santa Chiara è tra le più importanti chiese di epoca angioina, fu infatti fortemente voluta da Sancia di Maiorca, seconda moglie di Roberto d’Angiò, morto nel 1343. La sovrana, vissuta tra il 1286 ed il 1345, si impegnò in prima persona nell’opera di realizzazione della basilica. Infatti, per alcuni studiosi, fu lei ad ideare personalmente il progetto. Tuttavia anche Roberto, terzo sovrano della dinastia angioina, si dedicò assiduamente alla realizzazione del complesso, investendo denaro ed energie. Infatti il re concesse alla moglie, dal 1313 al 1330, cinquemila once d’oro annue, denaro destinato alla realizzazione della chiesa.

L’opera fu concepita come una vera e propria cittadella francescana che comprendeva: la basilica di Santa Chiara, il monastero delle Clarisse e quello dei Frati Minori. I lavori di realizzazione iniziarono nel 1310, in una zona che, a quei tempi, era considerata alquanto periferica: oggi rappresenta il cuore del centro storico della città.

Santa Chiara
La monumentale facciata della basilica di S. Chiara con il rosone

In effetti i due sovrani erano estremamente devoti e religiosi e vollero impegnarsi attivamente per favorire l’insediamento dei francescani a Napoli. Si racconta che il re servisse la Messa e che la regina, pur essendosi sposata, conservasse il desiderio di prendere i voti.

La struttura

La basilica di Santa Chiara è una monumentale chiesa in stile gotico-provenzale, alla quale lavorarono le migliori maestranze del tempo. In effetti, viste la lacunosità delle fonti, si è rivelato complicato individuare gli architetti: tuttavia la paternità è stata attribuita a Gagliardo Primario e Lionardo di Vita.

Santa Chiara
La navata centrale

La chiesa è a pianta rettangolare con grandi finestroni laterali, a navata unica con dieci cappelle per ogni lato. La basilica di Santa Chiara fu destinata ad essere sacrario dei membri della famiglia reale angioina. Infatti, la testata della chiesa ospita le tombe del grande re, Roberto d’Angiò, di suo figlio Carlo, di Maria di Durazzo e di altri esponenti della dinastia.

Attestata anche come Santissimo Corpo di Cristo o Ostia Santa, la basilica di Santa Chiara alta, possente e poderosa è costruita in tufo: materiale duttile e leggero. Molto probabilmente il modello di riferimento è la cattedrale di Sainte Cecile ad Albi.

La facciata, ampia e semplice, presenta un largo portale in stile gotico del XIV secolo: al centro domina lo splendido rosone. Il pronao è a tre arcate ogivali: su quella centrale campeggia lo stemma di Sancia.

La struttura della basilica di Santa Chiara pur essendo semplice colpisce per la potenza e la monumentalità: sin dall’inizio fu ammirata per le sue mastodontiche dimensioni. Al fedele del Trecento la struttura doveva, tuttavia, apparire molto diversa dall’aspetto attuale. Era infatti completamente affrescata e ricca di statue: nel Cinquecento, ai lati dell’altare maggiore, furono aggiunte le colonne tortili. In effetti la basilica di Santa Chiara è stata oggetto nel corso del tempo di continui rimaneggiamenti.

La committenza di Roberto d’Angiò: Giotto e Tino da Camaino

Il re Roberto d’Angiò attuò una politica che si servì ampiamente delle arti e delle lettere come strumento di comunicazione. La stessa Santa Chiara fu scelta come il luogo in cui il re avrebbe dovuto riposare dopo la morte. Qui si trova, infatti, il suo scenografico sepolcro, che supera i 14 metri di altezza.

Santa Chiara
L’altare

In effetti Roberto d’Angiò volle i più grandi artisti del tempo per la costruzione, la decorazione degli ambienti e per la realizzazione delle tombe della basilica di Santa Chiara. L’immenso Giotto, chiamato a Napoli nel 1328, realizzò un ciclo di affreschi dedicati alle storie del Nuovo e Vecchio Testamento e all’Apocalisse. Purtroppo dell’opera rimane ben poco, distrutta nel 1604: oggi è possibile ammirare frammenti degli affreschi di Giotto nel Coro delle Clarisse. Nell’oratorio delle Clarisse si trova invece l’affresco di un notissimo allievo di Giotto: Giovanni Barrile che nel 1332 realizzò L’Allegoria francescana della Mensa del Signore.

Nella basilica di Santa Chiara lavorò anche uno dei più noti scultori del tempo: Tino da Camaino. L’artista senese realizzò i sepolcri di Carlo d’Angiò, figlio di Roberto e di Maria di Valois. Gli scultori fiorentini Pacio e Giovanni Bertini realizzarono, invece, il sepolcro di Roberto. I fratelli fiorentini lavorarono anche allo splendido altare, tra i più belli del periodo angioino.

Monumentale, possente, poderosa, la basilica di Santa Chiara ha contribuito a delineare il profilo della città nel corso dei secoli. Terremoti, saccheggi, incendi, bombardamenti, rimaneggiamenti non ne hanno minato il grande fascino e l’enorme bellezza.

Antonietta Mastrocinque

Bibliografia: