Impero romano

Giustiniano e le ambizioni universali del suo Impero

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Caduto l’Impero d’Occidente nascono i regni romano-germanici, dove tutto si gioca sull’integrazione fra l’elemento romano e quello “barbarico”, nella quale un ruolo determinante giocò la Chiesa, con i suoi vescovi e la forza evangelizzatrice dei suoi monaci. Mentre a Oriente, in un Impero che continuava a chiamarsi “romano” ed era in realtà più bizantino, imperatori come Giustiniano tramandavano ai posteri la grande eredità del diritto romano, sul quale si basano ancora i nostri codici.

Ma chi era Giustiniano? Quali erano le sue ambizioni?

Giustiniano e l’ascesa al trono

 

L’Imperatore Giustiniano

Nativo dell’Illiria, Flavio Pietro Sabbazio (482-565) assunse in seguito il nome di Giustiniano in onore dello zio, l’imperatore Giustino. Questi adottò il nipote e gli fece compiere una brillante carriera politica e militare e nel 527 lo associò al trono. In quello stesso anno, morto Giustino, divenne imperatore unico e tale rimase fino alla morte.

Nel 525, Giustiniano aveva sposato Teodora, la quale sedeva sempre accanto al marito, prendeva liberamente la parola in pubblico ed esercitava grande influenza sulle decisioni dell’imperatore, tanto che il suo nome è associato a quello di Giustiniano nelle leggi imperiali.

Il rinnovamento del diritto: il Corpus iuris civilis

Il capolavoro culturale di Giustiniano fu il Corpus iuris civilis, un insieme articolato di testi giuridici. Il primo problema affrontato fu l’affollarsi disordinato delle leggi e serviva quindi, un Codice legislativo unitario e coerente, che eliminasse testi ormai anacronistici e contraddittori. Questo è il primo incarico che Giustiniano affidò nel 528, a una commissione di sette giuristi guidati da Triboniano. L’anno seguente fu presentato il Codex all’imperatore, una raccolta delle principali norme imperiali dall’età di Adriano (fine II secolo) fino al 529. Ma non era finita qui: nel 533 i giuristi di corte presentarono sia il Digesto (o Pandette), una raccolta fortemente selettiva di scritti giuristi, sia le Institutiones, testi destinati all’insegnamento universitario del diritto. Infine, nella seconda parte del regno di Giustiniano, furono pubblicate le Novellae, ovvero le nuove disposizioni imperiali, emanate dopo la redazione del Codex.

La principale eredità del Corpus iuris civilis è quella di aver trasmesso l’idea di codice, ossia un testo unico delle leggi razionalmente organizzato, all’Europa moderna, o almeno ai paesi la cui giurisdizione si ispira al diritto romano.

Dante, nel VI canto del Paradiso, celebra l’imperatore d’Oriente che ebbe il merito di promuovere questa grande raccolta di leggi e, di tentare una restaurazione imperiale:

«Cesare fui e son Iustiniano

che, per voler del primo amor ch’i’ sento,

d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano.»

Giustiniano e l’unità religiosa e culturale

Nel IV secolo la divisione teologica tra cattolici e ariani aveva portato ad una grande frattura religiosa, separando l’Impero romano dalle popolazioni germaniche ariane. Giustiniano coltivò un progetto molto ambizioso: la restauratio imperii, ossia la ricostituzione del grande Impero romano sotto un unico sovrano e un’unica fede, quella cristiana cattolica.

L’obiettivo dell’unità religiosa comportò una lotta decisa contro ogni forma di eresia e paganesimo e la ricerca di una duratura alleanza con il papa di Roma. A tal fine, Giustiniano arrivò a chiudere nel 529 l’Accademia di Atene, la più prestigiosa scuola filosofica del mondo antico, fondata nel 387 a.C dal filosofo Platone, perché considerata un centro di diffusione del paganesimo. Tuttavia, i rapporti con la Chiesa non furono semplici, perché l’imperatore cercò di estendere il suo controllo anche sulla Chiesa occidentale.

In continuità con la tradizione dell’Impero universale di Roma, impose il latino come lingua da usare a corte e negli atti pubblici, nonostante in Oriente si usasse comunemente il greco e fece costruire o restaurare decine di edifici civili e di culto, come la grande chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. La chiesa, edificata nel 532, fu realizzata in soli cinque anni ed, in seguito alla conquista turca del 1453, divenne la più importante moschea della città. Dal 1935 l’edificio è uno dei musei di Istanbul.

Chiesa di Santa Sofia

 

La riconquista dell’Occidente: un effimero successo

A parte il campo giuridico, Giustiniano si impegnò anche sul piano militare e territoriale, nel tentativo di riconquistare l’Occidente e quindi riunificare l’Impero. Il primo obiettivo fu il regno vandalo di Tunisia, che era il centro degli interessi imperiali; Le truppe imperiali, guidate dal generale Belisario, conquistarono facilmente il regno vandalo, tra 533 e 534.

Ben più faticose le altre campagne imperiali: la Spagna visigota, dove la conquista non si estese mai al di là della fascia costiera mediterranea compresa tra Valencia e Cadice, e l‘Italia ostrogota, oggetto di una campagna militare durata quasi vent’anni (guerra greco-gotica dal 535 al 553).

Fu una conquista lunga e difficile, che provocò grandi danni materiali e umani; non a caso, dopo la conquista, Giustiniano emanò la Prammatica sanzione (554): l’Italia venne riunita all’Impero e sottoposta all’autorità di un imperatore bizantino.

L’Impero non ebbe la forza di preservare la conquista dell’Occidente; dissanguato da vent’anni di guerre, dovette affrontare la minaccia di nuovi nemici e, decenni successivi alla morte di Giustiniano, le conquiste dell’imperatore si sgretolarono come castelli di sabbia.

Anna Della Martora

Bibliografia

L. Provero, M. Vallerani, Storia medievale, Le Monnier, Firenze, 2016.

F. Amerini, E. Zanette, La storia che vive. Vol. 2, Scolastiche Bruno Mondadori, 2017

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Anna Della Martora

Studentessa universitaria attualmente iscritta al Corso di Laurea in Storia alla Federico II di Napoli.

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