Il mezzogiorno francese, tra la metà dell’XI secolo alla fine del XIII, è caratterizzato dalla lirica dei trovatori, una poesia laica rigorosamente in lingua parlata, l’antico provenzale, e sempre accompagnata dal canto. L’amore cantato dai trovatori è metafora esistenziale e dell’etica dell’individuo nella società, una concezione che si impose in tutta l’Europa e che ancora oggi non può definirsi del tutto morta. Tra i più celebri trovatori dell’epoca c’è senz’altro Raimbaut de Vaqueirais la cui Vida, breve biografia anonima in prosa di un trovatore, ci informa delle sue doti e del suo servizio alla corte di Guilhem del Bauç:
“Ben sabia chantar et far coblas e sirventes ; e’l princes d’Aurenga li fetz gran ben e gran honor, e l’ennanset e’l fetz conoisser e pressiar a la bona gen”
“Sapeva ben cantare e comporre coblas e sirventès; e il principe d’Orange gli fece un gran bene e grande onore, insignendolo e facendolo conoscere e stimare dalla buona società
Delle poesie attribuite a Raimbaut de Vaqueirais rimane la musica di solo sette. La più celebe è Kalenda maya che, come rivela nell’ultimo verso il poeta stesso, è una estampida, fino a quel momento solo un genere strumentale caratterizzato da un ritmo veloce e martellante ma mancando informazioni relative al ritmo, per trascrivere le canços trobadoriche si sono adottate di volta in volta ipotesi diverse. Il componimento è considerato un capolavoro della musica profana del Medioevo.
Il mese di maggio offre vari spunti ed è soggetto a varie interpretazioni: qui il trovatore provenzale Raimbault de Vaqueiras vede nella stagione primaverile il contesto per cantare in modo particolare il suo amore. Kalenda Maya è dedicata alla festa popolare che celebra il ritorno della primavera.
Il testo composto da sei coblas singulars, strofe o stanze che ammettono la totale indipendenza dal punto di vista delle rime ed è abbinato a due melodie dal ritmo piuttosto marcato e allegro, la prima melodia ripetuta due volte svolge la funzione di ritornello. In apertura il poeta afferma che la primavera non sarà motivo di gioia per lui finché non potrà amare la donna desiderata più d’ogni altro pretendente:
Kalenda maia Ni fueills de faia Ni chans d’auzell
ni flors de glaia Non es qe.m plaia, Pros dona gaia, Tro q’un isnell messagier aia Del vostre bell cors, qi.m retraia Plazer novell q’amors m’atraia E jaia, E.m traia Vas vos, donna veraia, E chaia De plaia .l gelos, anz qe.m n’estraia.
Calendimaggio nè foglie di faggio nè canti di uccelli, né fiori di gladiolo mi sono graditi, o nobile e felice signora, finchè io non abbia un rapido messaggero della vostra bella persona a raccontarmi nuovi piaceri porteranno Amore e gioia; e mi reco da voi, vera donna, e lasciatemi e colpire il geloso, prima che io mi ritiri.
Raimbaut de Vaqueiras, da un canzoniere di trovatori (BNF, manoscritto francese 854)
Si nota subito la negazione del topos primaverile che palesa le intenzioni di Raimbaut di dissociarsi dalla tradizionale concezione dell’amore. Nella seconda cobla esprime il dolore che lo strazia a star senza la donna amata, ma avverte anche che chi riderà di lui pagherà caramente:
Ma bell’ amia, Per Dieu non sia Qe ja.l gelos de mon dan ria, Qe car vendria Sa gelozia, Si aitals dos amantz partia; Q’ieu ja joios mais non seria, Ni jois ses vos pro no.m tenria; Tal via Faria Q’oms ja mais no.m veiria; Cell dia Morria, Donna pros, q’ie.us perdria.
Mia bella amica per Dio non sia che uno fuori per la gelosia mi derida a mio danno pagherebbe caro prezzo per la sua gelosia se ci fosse come da separare due amanti; da allora non sarei mai felice un’altra volta nè conoscerei felicità senza di voi prenderei una strada tale da non essere mai visto da uomini ancora; quel giorno in cui ti perdo morirò, donna coraggiosa.
Nella terza cobla il poeta si chiede come sia possibile temere di perdere un amore che non è nemmeno sbocciato: amarla è un privilegio di cui non ha ancora goduto:
...Qe nuda Tenguda No us ai,
ni d’als vencuda; Volguda, Cresuda Vos ai, ses autr’ajuda.
…nuda non vi ho
ancora tenuta mai, nè altri ti hanno vinto; vi ho desiderata obbedita, senza alcuna ricompensa.
Raimbaut continua svelando il nome della sua donna che, come per Dante, si chiama Beatrice, e finisce col dichiarare, nell’ultimo verso, che il suo componimento appartiene al genere dell’estampida rivolgendosi ad un “Engles”, probabilmente il senhal del signore di Monferrato sotto la cui corte operava Raimbaut. Un’eco letteraria è costituita dal paragone del suo amore con quello di Erec per Enide.
Tant gent comensa, Part totas gensa, Na Beatritz, e pren creissensa Vostra valensa; Per ma credensa, De pretz garnitz vostra tenensa E de bels ditz, senes failhensa; De faitz grazitz tenetz semensa; Siensa, Sufrensa Avetz e coneissensa; Valensa Ses tensa Vistetz ab benvolensa.
Così gentilmente fiorisce splendendo sopra a tutto, nobile Beatrice, e così gentilmente cresce la vostra virtù; secondo me la vostra signoria è adornata con ricco e giusto discorso, senza dubbio. Voi siete la fonte di graziose gesta; sapienza, grazia avete,con conoscenza; virtù impossibile da contraddire voi vestite con gentilezza.
Donna grazida, Qecs lauz’ e crida Vostra valor q’es abellida, E qi.us oblida, Pauc li val vida, Per q’ie.us azor, donn’ eissernida; Qar per gencor vos ai chauzida E per meilhor, de prez complida, Blandida, Servida Genses q’Erecs Enida. Bastida, Finida, N’Engles, ai l’estampida.
Graziosa donna, ognuno prega e proclama la vostra virtù, che dà un tale piacere; e colui che ti dimentica, giudica poca cosa la vita e così io vi adoro, distinta donna; da quando vi ho scelto come la gentilissima e la migliore, virtuosa signora, vi ho blandita e servita voi più gentilmente di quanto Eric fece con Enid. Ho composto e finito, o Inglese, l’estampida.
L’amore per Raimbaut de Vaqueirais
Il contenuto poetico non richiama lieti eventi, bensì l’amore infelice di Raimbaut de Vaqueiras, per donna Beatrice, probabilmente sorella del Marchese del Monferrato. È celebrata ed esaltata come di consuetudine la rinascita della natura; così come all’inverno segue la primavera, anche dalle sventure si trova uscita sapendo apprezzare le piccole gioie quotidiane.
Il pensiero della morte era sempre presente ma la semplicità e l’essenzialità della melodia trasmettevano la voglia di vivere sopravvivendo alle carestie e pestilenze tipiche di quel periodo.
Ma è palesemente il tema dell’amore che predomina nella canzone: in perfetto stile cortese, il trovatore esprime il suo sentimento alla donna amata, la gentilissima, da lui riverita e decantata come se fosse un fiore che con la sua bellezza incanta e domina le emozioni degli amanti.
Ma Raimbaut realizza un attacco ironico al fin amor cantato dai trovatori; proprio in apertura il rifiuto del topos primaverile esprime con ironia l’impossibilità di tradurre quella visione dell’amor cortese in realtà e a riconoscerlo semplicemente come mito letterario. Angelo Branduardi ha inserito la sua versione di Kalenda Maya, nell’album “Futuro antico I” che va alla scoperta di musiche medievali e rielabora antiche melodie cercando di non stravolgere troppo i brani originali.