Heidegger: L’epoca dell’immagine del mondo

L’epoca dell’immagine del mondo è un saggio redatto da Heidegger, in occasione di una conferenza che si tenne a Friburgo nel 1938. Esso è incentrato sull’analisi e l’elaborazione del concetto di Weltanschauung (immagine del mondo), riferito in particolare all’epoca moderna. L’autore stabilisce, infatti, gli elementi che caratterizzano la modernità e la distinguono dalle epoche precedenti.

Scienza moderna
Galileo e l’esperimento del piano inclinato. L’episodio esemplifica al meglio la nuova modalità di indagine, di cui si avvale la scienza moderna.

La scienza moderna ne “L’epoca dell’immagine del mondo” di Heidegger

Secondo “L’epoca dell’immagine del mondo” di Heidegger, il fattore discriminante è rappresentato dall’interpretazione metafisica dell’ente, che conferisce il fondamento stesso di ciò che si definisce come epoca. Nella riflessione heideggeriana, il termine ente si riferisce all’ambito dell’oggettività.

La metafisica dà fondamento a un’epoca in quanto le offre la base della sua configurazione essenziale, attraverso una determinata interpretazione dell’ente e una determinata concezione della verità.

La principale manifestazione della modernità è costituita dalla scienza moderna. Quest’ultima, nella prospettiva di Heidegger, ha inaugurato una inedita modalità di indagine rispetto al passato. Innanzitutto, l’essenza della scienza moderna risiede nella ricerca e nell’esperimento.

Si tratta di metodologie inutilizzate nelle forme scientifiche anteriori. L’esperimento, in particolare, introduce una progettualità sino ad allora inesistente. Per Heidegger, in epoca moderna, ci troviamo di fronte ad nuova investigazione della natura che ha il suo centro nella formulazione della legge.

L’esperimento è quel procedimento che, nella sua impostazione e nella sua esecuzione, è sorretto e guidato dalla legge ipotizzata e mira al reperimento di fatti che verifichino tale legge o ne neghino la verifica.

Dunque, è a partire della scienza moderna che l’ente viene ad identificarsi con l’oggettività. L’oggettività è determinata dalla possibilità dell’uomo di rappresentarsi l’ente stesso.

Heidegger e la metafisica cartesiana

Il cambiamento di prospettiva, che sta a fondamento della nuova scienza, è introdotto dalla metafisica cartesiana. Nell’interpretazione del filosofo tedesco, essa è portatrice di un modo originale di intendere l’essere dell’uomo.

Attraverso la definizione dell’uomo come soggetto, Cartesio crea il presupposto metafisico per l’antropologia successiva. In epoca moderna si realizza un duplice fenomeno. Da un lato, dice Heidegger, vi è il trionfo del soggettivismo; dall’altro, si presta grande attenzione all’oggettivo.

La sua essenza sta, allora, in questa correlazione tra soggetto-oggetto. L’essere soggetto dell’uomo comporta che egli si affermi come punto di riferimento dell’ente e della sua verità.

Una nuova Weltanschauung

A questo punto, continua Heidegger, è chiaro che il concetto stesso di immagine subisce una notevole modificazione in epoca moderna. La Weltanschauung non è più una riproduzione imitativa dell’ente-mondo, bensì è il risultato di un’operazione compiuta dal soggetto.

L’uomo si rappresenta l’ente e si serve di questa rappresentazione per orientarsi nel contesto mondano. L’ente è divenuto, quindi, immagine e si trova in rapporto di dipendenza rispetto all’uomo stesso. La concezione moderna del mondo differisce, inoltre, notevolmente anche da quella greca. Quest’ultima risolve la relazione uomo-ente nell’atto percettivo.

L’uomo, essere percipiente, riconosce l’esser-presente dell’ente. In questo caso, non subentra ancora la formulazione vera e propria dell’immagine. La differenza tra percezione e rappresentazione è netta per Heidegger. La rappresentazione, infatti, prevede che l’ente venga rapportato al soggetto, che si rivela «il principio di ogni misura».

Trasformazioni storiche

Wolff
René Descartes, italianizzato in Renato Cartesio

Questo processo estremamente complesso si lega, asserisce Heidegger, ad una serie di cambiamenti di ordine storico e sociale. In primo luogo, con la fine dell’età antica, l’uomo conosce un graduale senso di liberazione, dovuto allo svincolamento dalla «obbligatorietà della verità rivelata cristiana e dalla dottrina della Chiesa».

Tuttavia, eliminando la sua subordinazione alla fede, l’uomo necessita di una certezza veritativa su cui edificare il proprio sapere. Tale fondamento è individuato nella ragione stessa, che si rende garante dell’esattezza e della validità del suo conoscere.

La metafisica cartesiana assume come base il cogito ergo sum, in quanto si presenta rispondente all’indubitabilità di un sistema conoscitivo. Il cogitare svolge la funzione di delimitare il campo dell’oggettivo, in relazione alla capacità rappresentativa del soggetto.

Considerazioni conclusive

La modernità, per Heidegger, è l’affermazione definitiva del soggettivismo. Tuttavia, egli riconosce all’uomo la possibilità di conquistare un nuovo modo di stare al mondo. Ciò è possibile, però, soltanto attraverso un mutamento di prospettiva.

In particolare, il filosofo auspica l’abbandono di una visione soggettivistica, in quanto essa corre il rischio di trasformare l’intera teoria del mondo in una dottrina antropologica. Heidegger ribadisce, in conclusione, l’importanza di uscire dalla dimensione del calcolabile per approcciarsi a ciò che non è manifesto e si mantiene nell’ottica del nascondimento.

L’ombra rappresenta «la testimonianza dell’illuminazione nascosta», in cui è rintracciabile la presenza dell’essere.

Alessandra Bocchetti

Bibliografia:

M. Heidegger, L’epoca dell’immagine del mondo in Sentieri interrotti, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1997.