I Vecchi e i Giovani, Pirandello: la Sicilia e il Risorgimento

Era l’anno 1913 quando I Vecchi e i Giovani fu pubblicato dall’editore Treves, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Come i suoi predecessori – i Malavoglia e i Viceré – si trovò ad essere un unicum nel panorama editoriale suo contemporaneo.

Probabilmente scritto tra il 1907 e il 1908, comparve a puntate sulla Rassegna Temporanea a partire dal 1909.

Proprio nel 1907 la provincia di Girgenti si trovava in una situazione di estrema povertà e miseria. Una grave crisi di disoccupazione si era abbattuta sugli operai delle aziende solfifere, e gli emigrati erano stati ricacciati indietro dagli Stati Uniti.

Erano trascorsi quindici anni dallo scandalo della Banca Romana, che aveva visto il coinvolgimento dello zio di Pirandello, Rocco Ricci Gramitto, eroe dell’Unità d’Italia; quindici anni dalla formazione dei Fasci, fino alla loro disgregazione nel sangue.

Il romanzo storico

Stefano Pirandello
Stefano Pirandello, nonno dello scrittore.

Non è un caso che Pirandello abbia scelto questa congiuntura spazio-temporale.

È questo, forse, lo scritto più radicato nella biografia di Pirandello. Lui stesso si rappresenta nel personaggio di Antonio del Re, giovane smanioso e insoddisfatto, personaggio-simbolo della rabbiosa delusione provocata dal fallimento dell’Unità.

I tempi che cambiano, la conquista italiana del Libano, l’avvicinarsi della Grande Guerra spingono Pirandello ad allontanarsi dalle sue tematiche tipiche. Il romanzo storico riesce meglio d’altri a sviscerare la realtà, a lasciare un segno di quegli anni inquieti.

Se il racconto lascia da parte i temi del “pirandellismo”, è profondamente segnata dal gusto per l’assurdo tipico dell’autore; i personaggi navigano tra maschere che li sdoppiano e li nascondono, la storia procede per mistificazioni, a tentoni, le vicende si presentano tortuosamente e per caso. Non c’è forse avvenimento storico più ‘pirandelliano’ dell’intrigo politico.

Lo Scandalo della Banca Romana è segno del fallimento del Risorgimento; ha coinvolto e macchiato la reputazione anche degli eroi del 1860, disilludendo chi aveva ciecamente riposto fede.

Con ironia e ferocia Pirandello dipinge la falsità dell’ideale, in questo caso quello della libertà d’Italia, che va in pezzi di fronte all’interesse personale. L’ancien regime è stato sconfitto, ma le speranze erano malriposte. Ne è manifestazione la repressione nel sangue degli scioperi dei fasci degli anni contemporanei alla stesura del romanzo. Più dei baroni, i potenti borghesi temono la sovversione e ne riducono al silenzio le voci.

La nuova società borghese è guidata dal calcolo e dal perseguimento dell’interesse personale. È lotta aperta dell’individuo per la sua affermazione.

Pirandello a Girgenti

Agrigento, estremamente misera e povera in quegli anni, è madre di disinteresse per gli affari pubblici. Il galantuomismo siciliano è tratto che accomuna i contadini reclutati nei Fasci, quanto i politici locali. La borghesia e il ‘sicilianesimo’ muovono nella stessa direzione di disinteresse e soggettivismo.

Agrigento è sempre lo sfondo del racconto di Pirandello, anche quando l’autore cerca di mascherarlo. Dalla descrizione che ne fa nel romanzo viene fuori un ambiente sopra tutti pirandelliano. Città di continui processi, di carceri traboccanti, dai nobili natali dimenticati nella miseria lacerante.

Fino al 1860 la Sicilia era rimasta isolata dal fronte europeo, anche per quanto riguardava la produzione letteraria; quando poi è entrata nel circuito internazionale, ha mantenuto i suoi aspetti regionali, la tendenza a una rappresentazione di caratteri regionali e stravaganti, una realtà peculiarmente e originariamente siciliana, irripetibile altrove.

La saga familiare

Prima edizione del romanzo I Vecchi e i Giovani Pirandello
Luigi Pirandello, I Vecchi e i Giovani, Fratelli Treves Editori, Milano, 1913

Il romanzo storico diventa necessariamente compagno della saga familiare, perché l’Unità, che ha incoronato la borghesia, ha trionfato anche nelle relazioni familiari. Perfino in quest’ambito è una parità (apparente) a governare. La famiglia non è più guidata da un capo, non è più fermamente regolata da una rigida struttura, che mette ordine e allo stesso tempo costringe gli individui a lasciar da parte i propri egoismi, a beneficio del benessere della famiglia.

La famiglia borghese è anch’essa sconquassata dalle lotte egoistiche.
Se l’uguaglianza nei rapporti dovrebbe produrre affetti più sinceri e profondi, quando la natura dell’uomo è sinonimo di crudeltà, non può tradursi in altro che conflitto perenne tra pari.

I Vecchi e i Giovani: il romanzo storico risorgimentale

Il romanzo storico risorgimentale è espressione della disillusione degli ideali risorgimentali, è simbolo del fallimento della rinascita italiana nella borghesia. Dalla particella più piccola della società, fino a comprenderle tutte, il mutamento smaschera l’aridità e l’artificio dei rapporti tra gli individui.

Oriana Mortale

Bibliografia

L. Sciascia, “Pirandello”, in Pirandello e la Sicilia, Adelphi, 1996
V. Spinazzola, Il romanzo antistorico, CUEM, 2009

Sitografia

L. Caminiti, “A cent’anni da I Vecchi e i Giovani di Pirandello, insurrezione e narrazione”, 2012
L. Sciascia, “Pirandello e i Fasci Siciliani”, 2017
G. Trombatore, “Pirandello e i fasci siciliani. Saggio su “I Vecchi e i Giovani””, 2016