I viaggi e le sei fatiche di Teseo, eroe di Atene

Dopo Eracle, l’eroe più grande del mito classico è Teseo. Eroe leggendario o realmente esistito? Diodoro Siculo nella “Biblioteca Storica” e Plutarco nella “Vita di Teseo” ci forniscono le gesta del campione ed è interessante notare come Plutarco ci fornisca una descrizione dettagliata della sua vita come se fosse stato un uomo politico (a lui infatti si deve la nascita del “Sinecismo”, ovvero la fusione dei distretti attici in un nuovo organismo politico ed amministrativo). Non appena divenne re, infatti, Teseo diede inizio infatti alla federalizzazione dell’Attica, sino ad allora divisa in dodici comunità e ciascuna amministrata senza ricorrere al re di Atene.

Ma Teseo è realmente esistito? Dalle fonti tramandate, ed anche da una notizia non recente sul ritrovamento della spada dell’eroe, sembra che questa persona sia realmente esistita, ma come per il paladino Orlando o re Artù, la sua figura è stata troppo enfatizzata dagli aedi e biografi, infatti moltissimi di loro attribuiscono la paternità dell’eroe a Poseidone, e non ad Egeo. A partire dal V secolo A.C. Teseo diventa una sorta di bandiera per la città di Atene, trasformandolo quindi non in un eroe “nazionale” bensì in uno “locale”, quindi in una bandiera nel duello ideologico con Sparta per proporre al pubblico l’eroe inteso come campione delle virtù umane e civili, contrapponendolo così alla ferocia delle altre città.

Egeo ed Etra: la nascita di Teseo

TeseoEgeo desiderava con forza un figlio. Fu sposato due volte senza ottenere alcun erede, attribuendo tale sventura alla collera di Afrodite, ancora adirata per la triste sorte toccata a Filomela e Procne. Andò così a consultare l’oracolo di Delfi che gli disse di non aprire la bocca del suo rigonfio otre di vino finché non avesse raggiunto il punto più alto di Atene, a meno che non volesse un giorno morire di dolore; ovviamente il re non capì il suddetto responso.

Lungo la via del ritorno si fermò a Corinto dove conobbe Medea la quale le offrì tutte le indicazioni sul come ottenere un figlio con la magia in cambio della sua protezione perché fuggiasca.

Dopo questa promessa, Egeo si recò a Trezene ove regnava Pitteo, padre di Etra e promessa sposa di Bellerofonte. Quando questi fu espulso da Corinto per motivi ancora sconosciuti, la donna rimase in attesa di essere maritata ed ecco l’occasione giusta per Egeo di unirsi con la figlia di Pitteo dopo un simposio ricco di buon cibo e vino con la complicità di Medea.

Ridestatosi, Egeo disse ad Etra che se fosse nato un figlio doveva essere allevato segretamente a Trezene. Prima di partire inoltre, Egeo disse ad Etra che avrebbe nascosto la sua spada ed i suoi calzari sotto un possente masso tra Trezene ed Ermione, e che il figlio avrebbe dovuto recuperarli qualora decidesse di partire per Atene per ereditarne il trono.

Nove mesi dopo nacque Teseo nei pressi del porto di Trezene dove il nonno Pitteo gli fece da padre putativo e Connida da pedagogo.

All’età di sedici anni, Teseo venne a sapere delle sue origini, così si recò nel luogo dove il padre gli lasciò i sandali e la spada, spostò la roccia facilmente e recuperò gli oggetti. Nonostante le raccomandazioni della madre e del nonno nell’intraprendere questa spedizione via mare perché più rapida e sicura, il giovane Teseo decise di andare a piedi ad Atene.

Le “sei fatiche” di Teseo

Teseo
Teseo contro Procustre

Teseo non era di indole belligerante, ma non tollerava il fatto di essere sfidato e provocato; qualora accadesse infliggeva al suo aguzzino la stessa pena che sarebbe toccata a lui, come una sorta di “contrappasso” o “legge del taglione”.

La prima “fatica” di Teseo fu contro lo zoppo Perifete, detto il “Corunete” ad Epidauro il quale ammazzava i viandanti con un’enorme mazza di bronzo. Teseo gli strappò la mazza dalle mani, lo percosse a morte e la portò con sé per tutto il tragitto.

Arrivato all’istmo di Corinto, tra il golfo di Corinto e quello di Saronico, Teseo s’imbatté con Sini detto il “Piziocante”, ovvero colui che piega i pini, e da qua si capisce che questo brigante ha la forza e l’altezza sufficiente per piegare i pini sino atterra, poi chiamava qualche malcapitato nei paraggi per dargli man forte, ma all’improvviso il brigante lasciava la presa e, mentre l’albero scattava di nuovo verso l’alto, il viaggiatore faceva un viaggio in aria di parecchi metri per poi morire spiaccicato atterra. A volte invece piegava quattro pini sino atterra, catturava il viandante, lo legava alle estremità degli alberi e così moriva smembrato. Teseo lottò, lo vinse e fece a lui ciò che egli aveva fatto agli altri.

Teseo
Teseo contro Scirone

Il viaggio dell’eroe continuò sino a Crommio dove uccise una terribile scrofa che aveva fatto terribili danni alle coltivazione e molte vittime tra i civili. Arrivò successivamente a Megara, scese lungo le impervie coste dell’Attica chiamate “Rocce Molurie” e si scontrò con Scirone il quale costringeva i viandanti a lavargli i piedi calciandoli poi in acqua dove una gigantesca testuggine li divorava. Teseo si rifiutò di farlo, ebbe la meglio, lo buttò a mare e la tartaruga lo divorò.

La quinta fatica di Teseo fu contro Cercione; la sua abilità stava nello stritolare le persone tra le sue possenti braccia, l’eroe riuscì ad afferrarlo per le ginocchia, lo scaraventò atterra e morì per una fortissima botta in testa.

La sua ultima fatica fu contro Procustre ed il combattimento si tenne a Coridallo, alle porte di Atene. Il brigante aveva due letti, uno grande ed uno piccolo, accoglieva i viandanti e faceva sdraiare quelli piccoli nel letto grande e quelli grandi nel letto piccolo. Per i primi slogava le membra per farli andare perfettamente nel giaciglio, mentre per i secondi amputava le gambe. Teseo ovviamente lo ripagò con la stessa moneta.

Teseo ad Atene

Teseo
Teseo contro Medea

Non appena toccò il suolo di Atene, Teseo si presentò alla reggia di Atene per conoscere il padre, quivi incontrò Medea nel frattempo diventata moglie del re e madre di Medo. Preoccupata per la successione del trono della città, la maga convinse Egeo che il loro ospite altri non era che una spia e che doveva essere ucciso, quindi lo invitarono ad un banchetto nel Tempio del Delfino.

Medea preparò una coppa di vino con l’aconito, un potentissimo veleno ottenuto dal fiore nato dalla bava di Cerbero. Quando il bue fu ben arrostito, Teseo estrasse la spada per trinciare la carne, il padre la sua dama, si scaraventò sul figlio intento a bere il vino e festa grande fu per la città mentre Medea scappò col figlio Medo ritornando così nella Colchide dove si ricongiunse col padre Eete.

Marco Parisi

Bibliografia

  • Giuseppe Zanetto, I Miti greci, BUR Rizzoli
  • Stefano Andreani, Bruno Traversetti, Miti degli dei e degli eroi, Gherardo Casini, Editore.
  • Robert Graves, I miti greci, Longanesi Edizioni