La rosolia è una malattia esentematica di origine virale che si manifesta durante l’infanzia e ha decorso benigno. E’ noto da tempo che il virus della rosolia rappresenta un serio e grave pericolo per il feto in via di sviluppo, causando numerose anomalie a carico degli organi. Per questo motivo è necessario accertarsi che una donna incinta non contragga la malattia durante il primo trimestre di gestazione.
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L’agente eziologico della malattia è un virus appartenente ala famiglia dei Togavirus (virus Rubeolico). La sua trasmissione è per via aerea ed esso si localizza nelle vie aeree (naso e gola) del paziente; per tale motivo l’emissione avviene attraverso goccioline di pflugge. Nel caso di una donna incinta la trasmissione al feto avviene con il sangue attraverso la circolazione placentare. Il periodo di incubazione è di 14 – 21 giorni, la contagiosità dura a partire da 7 giorni prima della manifestazione dei segni e sintomi e dura fino a 4 – 5 giorni dopo la comparsa dell’esentema.
La malattia si manifesta con la comparsa del’esentema, che interessa il volto e il collo e si estende fino al tronco e agli arti. L’eruzione cutanea si manifesta con piccoli puntini arrossati e sottocutanei; in seguito a ciò si presentano altri sintomi come raffreddore, secrezioni nasali, congiuntivite e, in casi rari, ingrossamento delle ghiandole, soprattutto a livello del collo. Ci sono casi lievi di rosolia (detti forme “frusta“) che passano inosservate.
Le forme congenite di rosolia provocano gravi conseguenze al feto in via di sviluppo; se la malattia viene contratta all’inizio (tra le prime 4 settimane) vi è una probabilità maggiore (circa il 50%) che il feto possa riportare alterazioni gravissime. La probabilità si abbassa al 35% se la rosolia viene contratta tra la quinta e l’ottava settimana e cala al 12% tra la nona e la diciassettesima settimana; oltre questo limite il feto è ben formato da non risentire più gli effetti “teratogeni” del virus. Le principali malformazioni si manifestano a carico dell’apparato cardiocircolatorio, del sistema nervoso e dell’udito con conseguente sordità. Nelle forme più gravi queste anomalie provocano la morte intrauterina. Inoltre il feto, in caso di infezione materna, risulta esposto in quanto gli anticorpi prodotti dalla madre non oltrepassano la barriera placentare.
Il vaccino contro il virus offre immunizzazione completa e duratura; di solite vengono sottoposte a questa pratica le ragazze che non hanno raggiunto l’età fertile (tra gli 11 e 12 anni) e coloro che non hanno contratto la malattia durante l’infanzia. Inoltre è possibile valutare se l’individuo è venuto a contatto con il virus controllando il dosaggio dei suoi anticorpi anti – rosolia: se il titolo anticorpale è alto vuol dire che il soggetto ha contratto la rosolia e ha sviluppato immunità contro di essa.
Roberta Miele
C. Meloni; G. Pelissero – Igiene – Casa Editrice Ambrosiana
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