Crimson Peak: la trama e il significato del film di Del Toro

Che cosa si nasconderà mai sotto il fitto strato di argilla di Crimson Peak? In un’atmosfera fredda e gotica ritroviamo il nuovo film di Guillermo Del Toro, Crimson Peak appunto, da pochissimo nelle sale italiane.

Ambientato in America alla fine del ‘900, la storia vede protagonista Edith (Mia Wasikowska), figlia del ricco Mr. Cushing, che già da piccola si trova ad affrontare la morte improvvisa della madre, la quale però la rende conscia di un suo grande dono, quello di vedere i fantasmi, o meglio vedere il suo, visto che per ben quattordici anni l’unico sporadico evento è quello della sua visita per metterla in guardia sul misterioso Crimson Peak.

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La trama di Crimson Peak

Quattordici anni dopo, ritroviamo una Edith cresciuta, disadattata della società mondana, appassionata di fantasmi e aspirante scrittrice, poco o per nulla apprezzata. A sconvolgerle la monotona quotidianità fatta di libri e vestiti pomposi, è il baronetto inglese Thomas Sharpe (Tom Hiddleston) che arriva in città con sua sorella Lucille (Jessica Chastain) per poter ricevere un finanziamento per la sua invenzione che però non viene accolta a braccia aperte. Come il cliché vuole, i due si innamorano l’una dell’altro, causando non poche preoccupazioni in Mr. Cushing, il quale, dopo aver scoperto un oscuro segreto sui fratelli Sharpe, viene brutalmente assassinato. Ma il proverbio dice bene: “Oltre il danno la beffa” e infatti non solo l’omicidio viene registrato come un incidente, e qui potremmo porci qualche domanda sull’effettiva conoscenza medica del ‘900, ma oltretutto Edith, orfana ed ereditiera diventa finalmente la nuova signora Sharpe.

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La storia fin qui non sembra far faville, dei fantasmi c’è solo un vago ricordo delle prime scene, inoltre non capiamo il perché del regista di volerci presentare come protagonista una mancata donna emancipata, dato che lascerà la fortuna del padre e la sua vita per trasferirsi nel maniero fatiscente del marito. Almeno nella nuova ambientazione la scena diventa un po’ più ricca, forse stiamo entrando nel pieno della trama, una casa immersa in una vallata desolata distante per ore dal più vicino centro abitato… un’ambientazione all’Aménabar di The Others del 2001 ma non con gli stessi risultati. All’interno l’abitazione non migliora: pavimenti distrutti, un’ascensore che non si sa come sia la sola cosa funzionante della casa, assenza di qualsiasi forma di calore che ci lascia dubbiosi su come riescano a sopravvivere quegli sciami di insetti random che vediamo nel film. Del Toro ovviamente sembra ispirarsi alle scene di Tim Barton, ma almeno Jack Skeletron a casa sua un tetto l’aveva.

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D’accordo, torniamo alla storia, come se non bastasse una cognata apertamente scontenta di dover dividere la casa e il fratello con la nuova arrivata, Edith deve anche fronteggiare notti insonni in compagnia di fantasmi grondanti sangue o argilla, non si sa. E con un ben poco riuscito remake della scena di The Shining in cui Kubrick faceva uscire dalla vasca un fantasma che completava la trasformazione in folle di Jack Nicholson, qui il fantasma serve a far capire alla protagonista che qualcosa non va. In fondo la mamma l’aveva avvertita ben due volte, “stai alla larga da Crimson Peak”, ma sappiamo tutti che verba volant e di certo la memoria di Edith non doveva essere molto allenata.

Pian piano i segreti vengono a galla: un’infanzia burrascosa, genitori crudeli, sogni distrutti dalla società che rema contro il grande genio di Mr Sharpe, precedenti matrimoni dello stesso con altre ereditiere conclusisi in omicidi, del tè avvelenato… Da non dimenticare la storia incestuosa tra fratelli e un combattimento che quasi viene da chiedersi se Del Toro non abbia visto troppi episodi di Game of Thrones.

Forse perché concepita come favola, troviamo anche il prode guerriero che cerca di salvare la dama in pericolo, facendo però un pessimo lavoro poiché messo subito KO da due pugnalate. Proprio come in una favola abbiamo l’happy ending perché i “buoni” vengono soccorsi da una folla con torce accese, neanche fosse una caccia alle streghe, che con una tempesta di neve si è messa in marcia per Crimson Peak senza un preciso motivo dato che fino ad allora non era sorto alcun sospetto.

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Una storia nella storia nella storia, un twist continuo che ci fa focalizzare più sulla trama in sé che sulla recitazione degli attori, cercando di non dar troppo peso all’espressione confusa e tonta di Mia Wasikowska che sembra essere il riflesso di quella dello spettatore nel tentativo di capire il senso del film.

Quindi come definire Crimson Peak, l’ultima opera del maestro che ha dato vita all’incredibile Il Labirinto del fauno, una commedia romantica? Uno “jumpy movie” come direbbero gli inglesi? Un horror? La risposta non è certa, a questo punto è meglio non fare domande.

Celia Manzi