Il significato di The Babadook: il film horror di Jennifer Kent

The Babadook è l’esordio alla regia dell’attrice e sceneggiatrice australiana Jennifer Kent. Presentato nel 2014 al Sundance, il film ha attirato l’attenzione di pubblico e critica, confermandosi come uno degli horror più interessanti degli ultimi anni. Kent qui esplora tematiche controverse quali depressione e maternità e le condensa in una pellicola dall’estetica prettamente gotica. Ecco l’analisi del significato di The Babadook.

Jennifer Kent: dalla recitazione alla regia

Jennifer Kent nasce a Brisbane, in Australia, il 5 marzo del 1969. Inizia la sua carriera nel cinema come attrice per la televisione. In un’intervista per il Noir in Festival del 2021, Kent parla della sua esperienza con la recitazione e della decisione di passare alla regia.

Recitare e raccontare storie sono sempre state le mie passioni, così ho deciso di studiare teatro nella stessa accademia di Cate Blanchett, Judy Davis, Mel Gibson. In un primo tempo ho scelto la via della recitazione, per cinque anni mi sono formata sui classici. All’epoca non pensavo che una donna potesse dedicarsi alla regia, erano davvero poche. La recitazione però non mi piaceva, è un’esperienza passiva, mentre io ho bisogno di creare. Così ho mollato tutto per scrivere e dirigere, ma il mio passato da attrice mi è molto utile oggi per capire gli attori. [1]

Kent decide di contattare il regista Lars Von Trier che le permette di assistere sul set alle riprese di Dogville. Nel 2005 dirige un cortometraggio dal titolo Monster, che sarà la principale ispirazione per The Babadook. La sua opera prima arriva nel 2014. Il primo lungometraggio della Kent ottiene un successo internazionale, imponendo il nome della regista all’attenzione di pubblico e critica.The Babadook, Jennifer Kent

Nel 2018, dirige il suo secondo film, The Nightingale, presentato a Venezia. Ambientato nella Tasmania dell’Ottocento, la pellicola racconta la violenza dei colonizzatori inglesi attraverso la storia della sua protagonista, Clare. Le scene particolarmente crude ed estreme hanno provocato a tratti l’indignazione del pubblico, che ha inveito contro la regista durante la presentazione del film a Venezia.

Durante l’intervista del 2021, la Kent ha affermato di star lavorando attualmente al suo terzo progetto, scritto nel 2016.

Il significato di The Babadook: l’analisi del film

Dopo l’uscita del 2014, The Babadook è diventato un vero e proprio cult per gli amanti del genere. Il film ha riscosso un tale successo presso il grande pubblico da arrivare a superare di gran lunga le spese di produzione.  Pur connotandosi visivamente come un horror piuttosto classico, la pellicola va in una direzione molto più ambiziosa e usa gli archetipi del genere per affrontare i demoni che dimorano nella nostra anima.

Trama

Amelia, interpretata da Essie Davis, è una giovane madre vedova che ha perso il marito in un incidente stradale. La protagonista ha difficoltà a gestire suo figlio di sei anni, Samuel, un bambino piuttosto problematico. La situazione peggiora quando porta in casa uno strano libro, dal titolo Mister Babadook: la storia di un mostro che tormenta le proprie vittime fino a farle impazzire. Samuel è convinto che Babadook arriverà a prendere lui e sua madre, mentre in casa cominciano a verificarsi strani eventi. Amelia è tormentata da inquietanti visioni e la sua salute mentale inizia lentamente a deteriorarsi.

Il significato di The Babadook: il mostro dell’anima

Se pronunci una parola o lo stai a osservare, del Babadook non ti puoi più disfare. Se intelligente tu sai essere, e sai il significato del vedere suo, l’amicizia con lui puoi intraprendere, un amico mio e tuo. Mister Babadook si fa chiamare, e questo è il libro dove lo puoi trovare…

In The Babadook, Jennifer Kent esplora senza retoriche le difficoltà legate al lutto, alla depressione e al rapporto madre-figlio. Il libro di Mister Babadook è la chiave di lettura privilegiata per comprendere la metafora latente del film. Il mostro non è altro che il trauma: il dolore e la rabbia repressi di una madre in lotta con il proprio ruolo e la propria identità. I motivi classici della casa infestata e della presenza maligna vengono qui reinterpretati alla luce di un tormento interiore. Il vero orrore si trova nella mente della protagonista ed è qui che la Kent riesce a costruire un racconto fuori dal comune, inserendosi nella traiettoria del gotico femminile inaugurata da Shirley Jackson.

Il film, girato con un budget piuttosto esiguo, si spoglia di ogni elemento superfluo, privilegiando le scene in interni. Lo spazio della casa è onnipresente, a livello di simbologia, e rinchiude i personaggi in un incubo senza via d’uscita. L’archetipo del bad place definito da Stephen King qui diventa il punto di partenza per una sovversione dello stereotipo del focolare domestico.

La scenografia fa da specchio ai sentimenti dei personaggi: ogni elemento della casa rimarca la paura, il tormento e la depressione di Amelia e suo figlio. La fotografia è ugualmente cupa e pone l’accento su un ambiente domestico tutt’altro che confortevole. Jennifer Kent fa di questa sovrapposizione di senso la cifra narrativa dell’intera pellicola, rendendo ogni stato emotivo con incredibile sincerità.

Il cinema è finzione, ma le emozioni restano vere e questo è ciò che è più terrificante. Per Babadook, mi sono immedesimata nella madre e mi sono chiesta ‘Cosa prova il personaggio? Paura’. Così ho dipinto il mondo come un posto spaventoso.[2]

Il significato di The Babadook: il mostruoso materno secondo Jennifer Kent

In The Babadook, la regista reinterpreta la poetica dell’orrore in chiave femminile (e femminista), compiendo una lucida analisi sulla maternità. La figura della madre è centrale nel cinema horror e spesso si concretizza in personaggi al limite dello psicotico. Basti pensare alle tante madri terribili di Hitchcock, come la Norma Bates di Psycho. In questo caso, il mostruoso materno è dato dall’impossibilità di Amelia di confrontarsi con quel tipo di maternità ideale propugnata dalla società.

La protagonista è assediata dal senso di colpa verso il figlio, sfortunatamente nato il giorno della morte del marito, e verso cui prova un inconscio rancore. La regista pone il focus principale su questo conflitto e sul confine che ci dovrebbe essere tra l’essere una buona o una cattiva madre secondo le norme sociali. Amelia si sente costantemente accusata e rimproverata, dalle istituzioni, dalla scuola e dalla sua stessa sorella. Il Babadook rappresenta non solo il dolore mai affrontato per la perdita del marito, ma anche la paura soppressa di non essere abbastanza per Samuel.The Babadook

La Kent, attraverso il personaggio di Amelia, rifiuta l’idea che ci sia uno script di regole per essere madre e che bisogni annullare sé stesse per prendersi cura degli altri. Il genere agisce quasi come uno spettro protettivo nei confronti di un discorso forse scomodo ma necessario. All’inizio del film, Samuel sembra essere il problema principale per Amelia, che ha sempre più difficoltà a gestirlo. La regista avvalora questa complicata dinamica genitoriale in più punti, mettendo spesso la voce del figlio fuori campo che interrompe e disturba la madre.

Ma come spesso accade, quelli dei bambini sono i personaggi più consapevoli di tutti. È proprio Samuel a ribaltare questa dinamica e ad assumere il ruolo opposto. Il figlio accompagna Amelia verso la scoperta, e infine la sconfitta, del proprio trauma.

Il significato di The Babadook: la spiegazione del finale

Il finale di The Babadook è la parte in cui Jennifer Kent riassume il senso più profondo del film, discostandosi definitivamente dalle logiche del genere. La protagonista affronta, ma non uccide, il mostro, che vive ancora nascosto nella casa. Nell’ultima sequenza, vediamo Amelia scendere nello scantinato per dare da mangiare al Babadook. È il punto più alto della simbologia del film e il confronto definitivo con l’accettazione del lutto e del dolore. Il mostro non può e non deve essere ucciso, ma anzi rimane custodito in un angolo remoto della casa e della mente. Si tratta di un epilogo atipico, ma senz’altro commovente, che rappresenta la catarsi finale per Amelia, finalmente libera dallo stigma della madre perfetta.

Con The Babadook, Jennifer Kent nasconde sotto la forma dell’horror una narrativa complessa e stratificata, invitando lo spettatore ad affrontare il vero mostro nascosto nel proprio scantinato.

Martina Pedata

Note e Bibliografia

[1] Valentina D’Amico, Jennifer Kent: Intervista al Noir in Festival 2021, Movieplayer, 11/03/2021.

[2] Valentina D’Amico, Jennifer Kent: Intervista al Noir in Festival 2021, Movieplayer, 11/03/2021.