Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare: l’analisi

Sogno di una notte di mezza estate: commedia lieve e spensierata oppure opera complessa e riflessiva?

Per lungo tempo gli studiosi hanno considerato il Sogno di una notte di mezza estate un divertissement, una forma di pura evasione dalla realtà: un intervallo di sospensione dell’incredulità prima di tornare alla fatica e al peso della vita quotidiana.

Esiste, tuttavia, un’altra tendenza interpretativa che, pur senza privare il Sogno di una notte di mezza estate della sua leggerezza, attribuisce una certa consistenza agli spunti di riflessione in essa contenuti.

L’utilizzo di queste parole non è casuale: nel dialogo tra Teseo e Ippolita all’inizio dell’atto V, infatti, il primo definisce airy nothing il campo d’azione del poeta (associato ai pazzi e agli innamorati, protagonisti della storia), mentre l’amazzone afferma che nel bosco debba essere avvenuto something of great consistency [1].

Sogno illustrato Kevin Maddison
Edizione del “Sogno di una notte di mezza estate” illustrata da Kevin Maddison.

Come faceva notare Calvino nella prima delle sue Lezioni Americane, un binomio che attraversa la letteratura d’ogni tempo è quello di leggerezza/pesantezza. In quest’opera, Shakespeare tratta argomenti di gran peso e consistenza con la levità dell’aria.

La leggerezza di un sogno…

Ogni elemento dell’opera concorre a trasmettere l’idea di levità, di inconsistenza: ad esempio, i protagonisti non sono personaggi reali, appartengono al mito oppure al mondo delle fate.

Shakespeare elabora infatti una sua personale mitologia, fatta da un intreccio di personaggi tratti dall’immaginario greco (inoltre, la vicenda si svolge in un bosco nei pressi di Atene) e folklore di matrice celtica: Teseo, duca di Atene, sta per sposare Ippolita, regina delle Amazzoni, dopo aver conquistato il suo amore in battaglia combattendo contro di lei; Egeo, un padre padrone, vuole obbligare sua figlia Ermia a sposare Demetrio, ma la fanciulla ama un altro, Lisandro, che ricambia il suo amore. Anche Demetrio ama Ermia, ma è a sua volta amato dall’infelice Elena. A quest’intreccio di questioni amorose, difficili da prendere sul serio, si aggiungono i personaggi fiabeschi, i fairies che popolano il bosco notturno: il re e la regina delle fate Oberon e Titania, il dispettoso folletto Puck e tutto il seguito fatato dei due coniugi.

Come se non bastasse, l’intera vicenda degli innamorati, svoltasi nel bosco, viene in seguito liquidata come possibile soltanto in sogno: in pratica assistiamo ad una messa in scena fiabesca che denuncia la propria irrealtà e la riduce ad un airy nothing.

Afferma Teseo:

More strange than true. I never may believe

These antique fables, nor these fairy toys. [2]

Egli non crede agli antichi miti (antique fables) e alle sciocchezze infantili (fairy toys): entrambe le cose sono inesplicabili e irrazionali. Non dimentichiamo, però, che Teseo è egli stesso l’illustre esponente di un antico mito: l’ironia di Shakespeare crea una situazione paradossale in cui proprio le parole del personaggio più razionale diventano quelle da cui dobbiamo diffidare.

Più avanti risponde Ippolita:

But all the story of the night told over,

And all their minds so transfigured together,

More witnesseth than fancy’s images,

And grows to something of great constancy;

But howsoever, strange and admirable. [3]

Ippolita attribuisce agli amanti una forma di saggezza che non ha a che fare con la sfera razionale, non si può spiegare o dimostrare, ma è pur sempre qualcosa di una certa consistenza. Sta proprio qui, nell‘ineffabile rapporto tra realtà e illusione, il tema principale dell’opera.

…la consistenza della vita

Sogno deviantart MukilteoCasualtie
La fantasmagoria dell’atto III disegnata da
MukilteoCasualtie (fonte: Deviantart)

Il Sogno è un gioco di specchi: ogni cosa si rispecchia in qualche altra, la realtà stessa si rifrange sulla superficie acquosa, increspata dell’illusione ed è difficile discernere l’una dall’altra.

Così ad Atene, dove tutto si svolge di giorno, fa da contraltare il bosco notturno, luogo dove ogni cosa può accadere: il primo è  un luogo cinto da mura, vincolato dalla legge e dalla tradizione, mentre il secondo è uno spazio aperto, illimitato e, per estensione, fuori dal dominio della ragione. Allo stesso modo la figura autoritaria di Teseo si riflette in quella di Oberon, che vorrebbe imporre la sua volontà sulla moglie; inoltre, Oberon e Titania si accusano a vicenda di provare attrazione per Ippolita e Teseo, come se non ci fosse alcun confine tra i due mondi. Le eteree, incorporee creature del bosco affermano la loro presenza in modo tutt’altro che inconsistente, perché con le loro magie sovvertono l’ordine prestabilito, creando due coppie (Lisandro ed Ermia, Demetrio ed Elena) destinate al matrimonio, un matrimonio vero nella “vera” Atene.

La riflessione metapoetica

sogno titania e bottom
Titania e Bottom rappresentati da Arthur Rackham

La trama vera e propria del Sogno di una notte di mezza estate si conclude già con la fine dell’atto IV, quando le coppie vengono ricondotte in città e si preparano per il matrimonio. L’atto V dovrà allora avere una funzione particolare, se addirittura risulta avulso dalla storia: questa funzione è una riflessione sul teatro e sull’arte poetica, che si incastra alla perfezione col tema realtà vs. illusione analizzato in precedenza.

Un gruppo di artigiani, che col teatro non hanno nulla a che fare, mette in scena una versione di Piramo e Tisbe (una delle fonti principali per la stesura di Romeo e Giulietta, scritta nello stesso periodo del Sogno di una notte di mezza estate) alle nozze di Teseo e Ippolita.

Si tratta di una rappresentazione assolutamente disastrosa, in cui ciascun attore sente la necessità di rimarcare che ciò che avviene sul palco non è la realtà, che i personaggi non stanno morendo veramente e che, di fatto, il tutto è soltanto una messinscena, è irreale. Ciononostante Bottom, l’artigiano-attore che interpreta Piramo, ha vissuto in prima persona le esperienze fatate nel bosco (Puck ha sostituito la sua testa con quella di un asino e la regina Titania si è innamorata di lui a causa di un filtro) e, al risveglio, desidera che esse vengano messe per iscritto in un testo poetico, una ballata: il Sogno di Bottom.

Ritorniamo ancora al discorso di Teseo, che paragona gli amanti e i folli ai poeti:

The lunatic, the lover, and the poet

Are of imagination all compact. […]

The poet’s eye, in a fine frenzy rolling,

Doth glance from heaven to earth, from earth to heaven,

And as imagination bodies forth

The forms of things unknown, the poet’s pen

Turns them to shapes, and gives to airy nothing

A local habitation and a name. [4]

Siamo arrivati al dunque: il poeta è come un demiurgo, la sua immaginazione dà forma e sostanza a qualcosa che altrimenti sarebbe soltanto airy nothing, ancor meno che un sogno.

Non risulta allora fuori luogo concludere la nostra analisi con le parole di un altro poeta che ha riflettuto sul medesimo tema:

Is all that we see or seem
But a dream within a dream?
Tutto ciò che vediamo o a cui rassomigliamo è soltanto un sogno dentro un sogno? [5]
Maria Fiorella Suozzo

Fonti

Sogno di una notte di mezz’estate, Shakespeare, Mondadori (Oscar classici) 1998, introduzione di Anna Luisa Zazo e traduzione di Antonio Calenda e Giorgio Melchiori

A midsummer night’s dream: un sogno chiamato teatro, Vito Carrassi, in “Contesti”, vol. 16, 2004, pp. 37-67

immagini: google, deviantArt

Citazioni e traduzioni

[1] il dialogo tra Teseo e Ippolita avviene nell’atto V, scena I.

[2] “Più strano che vero. Io non ho mai creduto a questi antichi miti né alle sciocchezze infantili.” Sogno di una notte di mezza estate, V. I

[3] “Eppure la storia di questa notte, come l’hanno raccontata, e il fatto che concordino sulle trasformazioni subìte, sono prove che si tratta di qualcosa di più di fantasie, anzi, dimostrano una notevole coerenza in cose di per sé strane e stupefacenti.” ibidem

[4] “il lunatico, l’amante e il poeta sono tutti fatti di immaginazione […] l’occhio del poeta, mosso da una sublime frenesia, si volge dal cielo alla terra, e dalla terra al cielo e, come l’immaginazione dà corpo alle figure di cose sconosciute, così la penna del poeta le viene modellando, e dà a un aereo nulla una casa in cui vivere ed un nome.” ibidem

[5] A dream within a dream, Edgar Allan Poe (traduzione di Livia Bidoli)