Il Demiurgo nel Timeo di Platone

Platone è stato uno dei filosofi ad aver posto le basi del pensiero filosofico occidentale ma, alle volte, si travestiva anche da Capitan Ovvio: “Tutto quello che nasce, nasce da una causa”.  Sorge, però, una domanda – e se non sorge, facciamola sorgere noi: qual è la causa di tutte le cose? 

Il Timeo è un dialogo in cui il nostro Platone risponde a questo questo; tra l’altro, proprio dal Timeo il Medioevo trasse lo schema generale del mondo della natura (almeno finché non furono riscoperti gli scritti fisici e metafisici di Aristotele, ma questa è un’altra storia); per bocca di Timeo – ma va? -, Platone ci introduce la figura del Demiurgo, divino artefice creatore dell’universo. Ma perché il Demiurgo ha voluto generare il mondo?

Egli era buono, e in uno buono nessuna invidia nasce mai per nessuna cosa. (…) volle che tutte le cose divenissero simili a lui quanto potevano”.

Egli era… cosa”: lo Zeus geloso che punisce quel disgraziato di Prometeo solo per aver regalato agli uomini il fuoco ha fatto il suo tempo: questo Demiurgo è un dio che non prova sentimenti negativi e che, quindi, non può fare cose cattive.

“Volle che… potevano”: il nostro Demiurgo, quanto infinitamente buono, vuole che tutte le cose siano, per quanto possibile, simili a lui, dunque buone e giuste.

Demiurgo
Il Demiurgo visto da William Blake. Ma non gli fa male la schiena?

Fermi tutti! Non penserete mica che il Demiurgo sia un dio come lo è quello cristiano? Il dio biblico è onnipotente mentre quello platonico “prese dunque quanto c’era di visibile che (…) si agitava sregolatamente (…) e lo ridusse dal disordine all’ordine (…). La materia su cui il furbone lavora già esiste e, dunque, il Demiurgo non crea un bel niente ma chiudiamo un occhio; infatti non è da tutti ordinare il caos per farne un universo. Il mondo che il Demiurgo crea è animato nel senso che possiede un’anima: infatti – e questo lo dice Platone, eh! – non è possibile che esista un qualcosa di intelligente che non abbia anche un’anima.

Siete ancora tutti con me? Bene. Ora munitevi di pane, Nutella e bombola di ossigeno perché, una volta compreso il perché delle azioni del Demiurgo, è necessario comprendere a quale modello si sia ispirato nel generare l’universo. Lasciamo la parola a Timeo:

“Posto ciò, occorre che passiamo in seguito a dire a somiglianza di quale animale l’abbia fatto [l’universo] l’artefice. Certo non reputeremo che l’abbia fatto a somiglianza d’alcuno di quello che hanno forma di parte, perché niente assomigliato a cosa imperfetta può mai essere bello: ma lo porremo somigliantissimo a quello, del quale sono parti gli altri animali considerati singolarmente e nei loro generi. (…) dio, volendolo rassomigliare al più bello e al più compitamente perfetto degli animali intellegibili, compose un solo animale visibile, che dentro di sé raccoglie tutti gli animali che gli sono naturalmente affini.

Ci siamo tutti? Anche voi in fondo? Forza e coraggio:

“Certo non reputeremo… bello”: il Demiurgo non si è certo ispirato a un qualche animale già preesistente, perché questo animale sarebbe imperfetto e non potrebbe fare da modello a qualcosa che deve essere sommamente buono e perfetto.

“Dio… affini”: il modello cui si ispira il nostro Demiurgo è l’idea del vivente. Quest’idea, estremamente complessa, contiene in sé le idee di tutti gli altri esseri viventi.

Immaginate una scatola con dentro tane scatole più piccole: la scatola è l’universo e le scatolette sono le idee più specifiche di cui fanno parte, ad esempio, gli animali del cielo, della terra e dell’acqua.

Demiurgo
In effetti la sfera ha il suo fascino, i Pitagorici avevano ragione!

Ovviamente il mondo è unico, perché deve necessariamente contenere tutte le forme del vivente e, inoltre, il Demiurgo ha voluto imitare completamente il modello cui si è ispirato, compresa la sua unicità. Ciò si basa sul principio secondo cui questo è “il migliore dei mondi possibili” (tutto ciò non vi dice niente? Vedrete…). Questo mondo ha una forma sferica in quanto la sfera è una figura giudicata perfetta già dai Pitagorici, ed è perfettamente liscio, privo di qualsivoglia tipo di organo, dato che non ha bisogno di nutrirsi o di espellere rifiuti; si muove in modo circolare, secondo “il movimento più adatto al suo corpo” (i movimenti, in realtà, sono ben sette; ma provate un po’ a immaginare un mondo che saltelli su e giù o che vada avanti e indietro…).

Tutta questa fatica ci porta a comprendere come il Demiurgo sia a propria volta un dio, in quanto imitazione delle idee (di cui parleremo la prossima volta) ed è felice poiché perfetto e autosufficiente; conosce se stesso, sa di essere perfetto e si ama così com’è. Un po’ narcisista, forse, ma non importa. Anche noi, che abbiamo seguito il Demiurgo in quest’avventura, siamo molto felici. Lo siamo, vero?

Luigi Santoro

Fonte immagine in evidenza: www.italiapress.it

Fonte immagini media: www.wikipedia.org; www.comecalcolare.com

Fonte citazioni: Platone, Timeo, in Platone, Opere complete, vol. VI, traduzione di Cesare Giarratano